CULTO DI IUVENTAS






EBE GRECA

La Dea Ebe, la coppiera degli Dei, per alcuni era figlia di Zeus ed Era, per altri generata dalla sola Era dopo che si sedette su una lattuga. Fece da coppiera sull'Olimpo fino a quando non sposò Ercole già assunto fra gli Dei, da cui ebbe due figli. Per altri miti ella aveva il compito di servire nettare e ambrosia agli Dei, finché non fu sostituita dal principe troiano Ganimede.

Secondo un'altra versione fu esonerata dai suoi servigi quando ebbe una caduta mentre serviva gli Dei, un incidente poco dignitoso, ma un esonero che si addice più ad una serva che a una Dea.
La sua figura è citata da Esiodo ed appare più volte nelle opere omeriche, infatti nell'Iliade è l'ancella degli Dei, a cui mesce il nettare, ed è lei che immerge il fratello Ares nell'acqua, dopo la battaglia con Diomede.

Nell'Odissea  è la sposa di Eracle, e così la presenta. Euripide, nelle Eraclidi. Non ci sono pervenuti miti su Ebe e le viene attributo un solo santuario, quello di Flio.



IUVENTAS ROMANA

Dea italica della "Giovinezza", figlia di Zeus e di Hera e moglie di Ercole dopo l'assunzione in cielo di quest'ultimo, fu identificata nella religione romana con l'Ebe greca solo in epoca tarda, mantenendo sempre caratteristiche proprie. Orazio la pose nel corteo di Venere, perchè senza giovinezza. Iuventas, non c'è la bellezza e neppure l'amore di Venere "Iuventas parum comis sine te"

Nei "Fasti" di Ovidio la Dea, assimilata con Ebe, figlia di Giove e di Giunone e sposa di Ercole, spiega come il nome del mese di giugno (Iunius) derivi dal suo nome, e non da Iuno (Giunone) o da iungere (unificare). Il che dà l'idea dell'importanza di questa divinità.

Nel Feriale Cumano del giorno 18 ottobre si legge: Eo die Caesar (Augusto) togam virilem sumpsit. Supplicatio Spei et Iuventatis, all'età di 15 anni e 24 giorni. Il suo figlio adottivo e futuro imperatore Tiberio adottò la toga virile a 15 anni e 5 mesi.

I Romani dovevano pagare una tassa alla Dea Ilitia quando nasceva un bambino, una tassa alla Dea Libitina quando moriva un familiare e una tassa alla Dea Iuventas quando il figlio maschio abbandonava la bulla e la toga praetexta. Inoltre si faceva una festa rapportata alla posizione sociale della familia, che poteva riguardare regalie di soldi alla popolazione, come narra Apuleio o di ciambelle con miele e vino come narra Cornelio.

In genere la toga virile veniva indossata tra i 14 e i 16 anni, senza una data fissa, a seconda delle condizioni fisiche e la maturità del giovinetto, senza mai oltrepassare il 17° anno di età, anche se Caligola prese la toga virile a 19 anni, segno che qualcosa già non andava per il verso giusto. Del resto un ragazzo a 14 anni era già ritenuto in grado di sposarsi e generare figli.

Soprattutto Iuventas era venerata dai giovani adolescenti all'atto di indossare la toga virile, ossia nel trapasso tra la fanciullezza e l'entrata nel mondo degli adulti. Iuventas, o Iuventus, o Iuventa, possedeva una cappella nell'atrio della cella di Minerva, entro il tempio della triade capitolina.

IUVENTAS
La cappella, anteriore all'introduzione della triade sul Campidoglio, dimostra l'antichità del culto. Iuventas infatti proteggeva gli adolescenti che le offrivano i sacrifici, istituiti in epoca monarchica da Servio Tullio, quando, indossando la toga virile, offrivano una moneta d'argento alla Dea, ovvero al suo tempio. Il re le fece erigere una grande statua nel Campidoglio. La Dea inoltre proteggeva inoltre le associazioni giovanili.

Da Livio sappiamo come nel 218 a.c. le vennero tributati onori, quali un lectisternium, cioè un rituale con sacrificio di animale, associati a suppliche rivolte ad Ercole. In seguito fu votato un suo tempio, nel 207 a.c. dal console Marco Livio Salinatore per la sua vittoria su l generale cartaginese Asdrubale, dedicato poi nel 191 a.c.

Iuventas fu anche un antico epiteto di Iuppiter in quanto divinità tutelare degli iuvenes, ovvero gli uomini in età militare. Ma durante l'impero il culto della Dea servì a creare associazioni di giovani, collegi o formazioni premilitari tese a garantire la qualità dell'esercito.

La Dea è raffigurata sul rovescio di un denario del 140 d.c., che commemora l'assunzione della toga virile da parte di Marco Aurelio. Era rappresentata in piedi, con una patera nella sinistra e grani nella mano destra che la Dea sparge su un'ara a forma di tripode.
Un medaglione dell'imperatore Ostiliano la ritrae invece con un ramoscello in mano e appoggiata a una lira,



IUVENTAS CAPITOLINA

Ebbe un culto sul Campidoglio, più tardi inglobato nel tempio di Giove Ottimo Massimo al momento della costruzione di quest'ultimo, alla fine del VI sec a.c..

Narra Tito Livio che erano state interpellate dall'augure Atto Navio le varie divinità onorate sul Campidoglio per conoscere il loro volere in merito alla cessione del luogo a Giove.

Avendo Iuventas rifiutato, le fu conservato un sacello (aedicula) all'interno della cella dedicata a Minerva.
Dopo un incendio nel 16 a.c., l'edicola nel tempio di Giove Ottimo Massimo fu ricostruita da Augusto.



IUVENTAS IN CIRCO MAXIMO

Nel 207 a.c. Marco Livio Salinatore votò un tempio alla Iuventas durante la battaglia del Metauro. I lavori, iniziati nel 204 mentre rivestiva la carica di censore, furono completati nel 191 a.c. da Gaio Licinio Lucullo (duovir aedis dedicandae) duoviro preposto all'inaugurazione dei templi.

La collocazione dell'edificio è riferita in Circo Maximo, ossia presso il Circo Massimo, probabilmente sulle pendici dell'Aventino. Se ne ignora il giorno della dedicatio. Iuventas si dice fosse figlia di Iuppiter e di Iuno, sposa di Hercules.



IUVENTAS AUGUSTA

"La figura femminile ignuda, se non quanto una clamide affibbiata sull' omero destro le pende
a tergo, sta in atto di accostare alle sue labbra una tazza. Questo soggetto è uno de' più replicati
sulle antiche gemme, e non perciò di più chiaro o meno equivoco significato. Più antiquari, fra'
quali Winckelmann ( Cab. de Stosch, CI. II, 175), vi han ravvisato Ebe, la ministra della bevanda
degl' Iddii, atta a conservar in giovinezza eterna quelle membra divine: quindi forse la Dea della
gioventù sta in atto di gustarne. 


Lo stesso Vinckelmann, dimentico, a quel che pare, della prima
sua esposizione, dà per immagini d'Arianna due simili gemme che hanno come la nostra a piè
I' emblema d'un vaso, entrovi una palma ( Ivi, CI. II, 1465—-66). 


Pure non v'ha simbolo più opportuno a confermarne la primiera esposizione; il vaso e la palma sqn segno ordinario de' premj atletici: han dunque una manifesta allusione alle il più comune ed onorato esercizio della libera gioventù greca. Ebe è' dun- que il soggetto più probabile di. questa incisione in plasma, e come tale è stata soggiunta alle favole d' Ercole, di cui fatto Dio questa immortal figlia di giunone divenne sposa."

(Ennio Quirino Visconti 1824)



Fu sotto Augusto però che lo Stato propugnò e incoraggiò le associazioni giovanili, e l’imperatore nominò per l'occasione i primi Princeps Iuventutis, e cioè patrocinanti della gioventù, Caio e Lucio Cesare unendo in tal modo la famiglia imperiale con la Iuventus, per l’educazione della gioventù. Augusto le fece erigere un tempio sul Palatino.

EBE
Da quel momento i giovani delle migliori familiae romane vengono uniti in un saldo e perfetto organismo con continue discipline, unità di intenti ed esercitazioni fisiche, sotto il vincolo di adeguati culti, con il richiamo di ricorrenti feste.

Una festa in perticolare all'inizio dell'anno, quella della Juventas Augusta, e sotto la protezione dello stato, per una casta privilegiata che doveva fornire ufficiali all’esercito e magistrati allo Stato, a cui Augusto impose le riviste militari inclusi i giovani dell’ordine equestre e senatorio.

Ogni Collegium aveva una sua divinità particolare oltre quella comune della Iuventus o Iuventas, da Tertulliano chiamata “Dea novorum togarum”, cioè degli adolescenti che indossano per la prima volta la toga praetexta e che sotto l’impero diventò una divinità della famiglia imperiale, apparendo in numerose epigrafi come Iuventus Augusta.

Gli Iuvenes si dedicavano soprattutto all’esercizio dell’equitazione, all’uso delle armi ed anche a spettacoli scenici, compresi quelli gladiatorii, che si celebravano nelle Iuvenalia o in altre feste particolari, compreso il “ludus campestris”, equitazione su terreno accidentato.

Come narra Cicerone  che gli iuventes vestivano solo una tunica leggera, e Virgilio cita queste esercitazioni  come duri esercizi effettuati dai giovanissimi associati e dagli adolescenti (primaevo flore).

Dopo Augusto che, costituì organicamente le associazioni nate a scopi educativi e militari, ponendole sotto il controllo dello stato, Nerone le appoggiò ancora con entusiasmo, facendogli però perdere il carattere militare augustano, a vantaggio di quello estetico e spettacolare.

Con i Flavi invece si tornò all'austerità dei costumi militari e nel III sec. d.c.

Gordiano diede un nuovo impulso alle associazioni facendo rinascere in molte città d’Italia l’entusiasmo per i ludi iuveniles,

Costantino non viene meno alla tradizione, anzi viene ancora rappresentato in alcuni medaglioni aurei come Princeps Iuventutis, mentre l’ultima menzione della Iuventus risale al V sec. d.c. e si trova in un carme del poeta romano-gallo Sidonio Apollinare.

Vedi anche: LISTA DELLE DIVINITA' ROMANE


BIBLIO

- Floro - Epitome de T. Livio Bellorum omnium - annorum DCC - Libri duo - I -
- Cicerone - De natura deorum - I -
- Livio - Periochae - ab Urbe condita libri - V -
- Cicerone - De natura deorum - I -
- Sant'Agostino d'Ippona - De Civitate Dei - VI -


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