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| VICUS CAPRARIUS |
Nel cinema Trevi si trova, nelle profondità della terra, l'entrata al Vicus Caprarius, all'interno di un quartiere abitativo romano. Le ricerche, condotte dalla Soprintendenza Archeologica di Roma, si sono svolte tra il 1999 ed il 2001 e, con la collaborazione del Gruppo Cremonini, società proprietaria dell’immobile e committente dei lavori, ha consentito la scoperta e la valorizzazione del sito archeologico.
Le indagini, estese per una superficie complessiva di circa 350 mq ed una profondità massima di circa 8-9 m, hanno rimesso in luce un vasto complesso edilizio di età imperiale che rappresenta una notevole testimonianza dell’antico tessuto urbanistico. Infine il complesso archeologico, detto del «vicus Caprarius», dall’antica via romana attorno alla quale si sviluppava, è stato aperto al pubblico dal 2002.
A Roma dove tocchi il sottosuolo scopri antichità romane, ma il guaio è che spesso vengono ricoperte, trafugate e distrutte. Durante i lavori si annuncia che verranno salvaguardati i beni sottostanti, che poi regolarmente diventano quattro anfore e tre tubi di piombo.
A Roma dove tocchi il sottosuolo scopri antichità romane, ma il guaio è che spesso vengono ricoperte, trafugate e distrutte. Durante i lavori si annuncia che verranno salvaguardati i beni sottostanti, che poi regolarmente diventano quattro anfore e tre tubi di piombo.
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| DOMUS DI VICUS CAPRARIUS |
Nelle domus romane sotto al cinema Trevi la fabbrica doveva estendersi per una superficie di oltre 2.000 mq tra le odierne via di San Vincenzo (antico vicus Caprarius) ad ovest e via del Lavatore (che ricalca anch’essa un antico tracciato stradale) a nord.
Gli scavi hanno messo in luce due edifici, di cui uno è un'insula di almeno tre piani, con botteghe al pianterreno, conservato in alzato per circa otto metri. La prima fase costruttiva è di epoca neroniana, per un’altezza di circa 12 m, trasformata nel IV sec. in una domus signorile con le pareti rivestite di marmi e pavimenti in mosaici policromi.
Gli scavi hanno messo in luce due edifici, di cui uno è un'insula di almeno tre piani, con botteghe al pianterreno, conservato in alzato per circa otto metri. La prima fase costruttiva è di epoca neroniana, per un’altezza di circa 12 m, trasformata nel IV sec. in una domus signorile con le pareti rivestite di marmi e pavimenti in mosaici policromi.
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| DOMUS DI VICUS CAPRARIUS |
Il pavimento e le pareti, di cui fu raddoppiato lo spessore per bilanciare la pressione dell’acqua all’interno, furono rivestiti con uno spesso strato di intonaco idraulico (cocciopesto). insomma un serbatoio di distribuzione (castellum aquae) dell’Acquedotto Vergine.
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Nel XII secolo circa, la struttura venne rimaneggiata con materiali più poveri finchè in età moderna divenne sede del Cinema Trevi.
Questo era il piano di lusso dell'epoca, che si chiamò in seguito il piano nobile, siccome non esistevano gli ascensori per fare poche scale era il più comodo e poi l'acqua non ce la faceva a risalire ai piani superiori.
Il primo piano aveva una funzione di rappresentanza, come si usava all'epoca e come indicano in particolare, nell’ambiente da cui proviene il mosaico marmoreo pavimentale ora nell’antiquarium, nonchè i resti di rivestimento marmoreo parietale.
Quando poi i Vandali di Genserico nel 455 saccheggiarono la città causarono un incendio che distrusse il piano terra dell'edificio. Il pianterreno venne quindi colmato da un interro di circa 4 m il cui scavo ha restituito, oltre a numerosi elementi lapidei dell’apparato decorativo, circa 14.000 frammenti di ceramica ed oltre 800 pezzi monetali in bronzo.
L’edificio sud si conserva per quasi 6 m e in origine doveva ergersi su almeno due piani, per un’altezza complessiva di circa 11 m. Fin dalla fase edilizia originaria, databile anche qui in età neroniana, l’edificio doveva svolgere una funzione pubblica.
Questo era il piano di lusso dell'epoca, che si chiamò in seguito il piano nobile, siccome non esistevano gli ascensori per fare poche scale era il più comodo e poi l'acqua non ce la faceva a risalire ai piani superiori.
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| STATUA ACEFALA |
Quando poi i Vandali di Genserico nel 455 saccheggiarono la città causarono un incendio che distrusse il piano terra dell'edificio. Il pianterreno venne quindi colmato da un interro di circa 4 m il cui scavo ha restituito, oltre a numerosi elementi lapidei dell’apparato decorativo, circa 14.000 frammenti di ceramica ed oltre 800 pezzi monetali in bronzo.
L’edificio sud si conserva per quasi 6 m e in origine doveva ergersi su almeno due piani, per un’altezza complessiva di circa 11 m. Fin dalla fase edilizia originaria, databile anche qui in età neroniana, l’edificio doveva svolgere una funzione pubblica.
Questo edificio ha alla base due ambienti, impiegati come serbatoio di acqua. Si tratta dell' «Acqua Vergine», o Aqua Virgo, che serve ancora quella parte della città e che ha la sua mostra monumentale proprio nella Fontana di Trevi.
Da qui il suggestivo nome di «Città dell’Acqua» dato al complesso del Vicus Caprarius, anche per la presenza costante di acqua sorgiva naturale, che copre in parte gli scavi.
Le fonti letterarie riportano l’esistenza di ben 18 castella lungo il tratto urbano dell’Aqua Virgo, ma fino ad oggi nessuno di questi era stato ancora rimesso in luce.
Oggi il complesso visitabile è dotato di un antiquarium che accoglie alcuni interessanti reperti trovati in situ, ma ora, in occasione del decennale dell’inizio degli scavi, finanziati dal Gruppo Cremonini che possiede il palazzo, si è provveduto a un nuovo allestimento.
Infatti tra i nuovi reperti esposti oltre ai bellissimi marmi bianchi lavorati e quelli colorati che appartengono alla decorazione della domus, c'è anche l’eterogeneo materiale di uso quotidiano che riguarda le fasi post antiche del vicus.
Si va dal coltello e forchetta del XVII secolo, alle brocche e piatti in maiolica, alle olle e tegami del XVI-XVII secolo, alle bottiglie in vetro soffiato del XVII-XIX secolo. L’interesse del luogo è legato proprio al fatto che i materiali esposti possono ancora raccontarci tutta la loro storia perché, invece di essere decontestualizzati in musei esterni, sono stati sistemati direttamente nell’area.
I materiali esposti pertanto testimoniano l’esistenza, a partire dal Medioevo, di un’umile comunità stretta intorno alle fonti di approvvigionamento idrico rappresentate dalla Fontana di Trevi alimentata dall’Acqua Vergine, unico degli acquedotti antichi rimasto in uso.
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| ANTIQUARIUM |
Una “Città dell’Acqua”, che ebbe nel prezioso elemento il suo vero e proprio principio insediativo.
Gli scavi hanno così riportato in luce un grande serbatoio di distribuzione dell’antico acquedotto, che alimentava (attraverso tubazioni in piombo ancora conservate in posto) le vasche di una lussuosa residenza signorile posta nelle adiacenze. In secondo luogo l’acqua sorgiva, proveniente da una potente falda idrica, che sgorga nel sottosuolo filtrando attraverso le antiche murature in opera laterizia dell’area archeologica del Vicus Caprarius.
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| EX CINEMA TREVI |
Su iniziativa del Gruppo Cremonini, il progetto originario fu profondamente modificato, fino all’allestimento di un vero e proprio sito museale, conosciuto come “Vicus Caprarius – la Città dell’Acqua”. Nel 2004 l’area archeologica è stata stabilmente aperta al pubblico, ma negli anni successivi, è stata ulteriormente sviluppata ed arricchita.
Il 19 dicembre 2006, dopo un delicato restauro durato diversi mesi, in due apposite vetrine è stato esposto il “tesoretto” rinvenuto nel corso degli scavi: oltre 800 monete databili tra il IV e V secolo d.C. Tre anni dopo, il 22 dicembre 2009 è stato definitivamente completato l’allestimento dell’antiquarium.
BIBLIO
- Quellen u. Forschungen - XIV - 33 - vicus Caprarius in regione V - 1911 -
- Rodolfo Lanciani - Ancient Rome in the Lights of Recent Discoveries - Boston -New York - Houghton - Mifflin and Co. - 1888 - L'antica Roma - Roma - Newton & Compton - 2005 -
- Mario Attilio Levi - Nerone e i suoi tempi, Milano - Cisalpino-Goliardica - 1973 -
- Carlo Palumbo - La vita di Nerone - Le Grandi Biografie - Milano - Peruzzo - 1985 -
- Brian H. Warmington - Nerone: realtà e leggenda - Roma-Bari - Laterza - 1973 -
- Mario Attilio Levi - Nerone e i suoi tempi, Milano - Cisalpino-Goliardica - 1973 -
- Carlo Palumbo - La vita di Nerone - Le Grandi Biografie - Milano - Peruzzo - 1985 -
- Brian H. Warmington - Nerone: realtà e leggenda - Roma-Bari - Laterza - 1973 -












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