FORNIX FABIANUS - ARCO DI FABIANO



POSIZIONE DELL'ARCO

ARCO Dl FABIANO. "A piedi del lato Orientale del Comizio si pone comunemente l'arco di Fabiano, il quale doveva trovarsi nello sbocco della via Sacra nel foro."

Il Fornix Fabianus fu uno dei più antichi archi trionfali di Roma eretto nel Foro Romano a cavallo della via Sacra, tra la Regia e la Casa delle Vestali, dove cioè inizia la salita della Velia. Il Fornix Fabianus segnava l’angolo nord-est del Foro all’altezza della Basilica Aemilia e, pur non essendo il primo eretto a Roma, fu il primo arco nel perimetro del Foro, un grande onore che poi in età imperiale sarebbe stato riconosciuto solo ad Augusto, Tiberio e Settimio Severo.

RICOSTRUZIONE DELL'ARCO DI FABIANO
L’Arco Fabiano viene citato due volte da Cicerone che lo chiama “fornix” anche perché era un arco semplice; egli nel primo testo racconta che il Fornice si trovava sulla Via Sacra nel tratto che collegava il Foro al Vico per il quale si saliva sul Palatino, dove si trovava la casa di Ortensio che poi divenne consigliere di Augusto. 

Nel secondo testo racconta che quando la folla scendeva giù dalla Via Sacra Summa, iuxta Regia, all’altezza della Regia doveva stringersi per passare sotto il Fornice Fabiano.

Il termine fornix venne usato per gli archi eretti in età repubblicana, in età imperiale furono chiamati arcus, il che sottolinea anche il differente valore che questi monumenti ebbero nelle due età. 

Il fornix era eretto a spese proprie dalla gens che intendeva così pubblicizzarsi al popolo di Roma; era stato così per l'Arco di Scipione ed fu così per la Fornix Fabiana fatta erigere nel 120 a.c. dalla gens Fabia dopo aver ottenuto il consenso del Senato.



QUINTO FABIO MASSIMO ALLOBROGICO

Il fornix era stato eretto da Quinto Fabio Massimo Allobrogico (Quintus Fabius Maximus Allobrogicus; ... – ...; fl. 120 a.c.) nel 121 a.c. per celebrare la sua vittoria sugli Allobrogi.

GENS FABIA
Fabio Massimo, apparteneva alla nobile gens Fabia, antichissima famiglia patrizia romana, inclusa fra le cento gentes originarie ricordate dallo storico Tito Livio.

Era figlio di Quinto Fabio Massimo Emiliano, console romano nel 145 a.c. e venne nominato questore nel 134 a.c., lo stesso anno in cui lo zio Scipione Emiliano ottenne il secondo consolato, cosicchè partì a suo fianco per la guerra contro i Celtiberi in Hispania. 

La guerra terminò nel 133 a.c. con la distruzione della città di Numanzia, l'antica roccaforte celtiberica di Numancia, in Spagna, dopo 15 mesi di assedio.

Tornato a Roma nel 132 a.c., si occupò personalmente nel 129 a.c., delle esequie dello zio, pronunciando egli stesso il discorso funebre in suo onore. 

Venne poi nominato Pretore della Spagna nel 124 a.c., cui seguì la carica di console nel 121 a.c., avendo come collega l'infame Lucio Opimio, colui che pur essendo di estrazione plebea sterminò tremila Romani sul monte Aventino, costringendo Gaio Gracco al suicidio.

Divenuto console nel 121 a.c., gli fu affidata la guerra contro gli Allobrogi in Gallia Transalpina, riportando una vittoria decisiva su di loro e su Bituito, re degli Arverni. 

A Fabio venne affidata la guerra contro gli Allobrogi nella Gallia Transalpina.

Qui guidò l'esercito assieme al suo predecessore Gneo Domizio Enobarbo, console romano nel 122 a.c. Vinse nello stesso anno  una vittoria decisiva sugli Allobrogi e su Bituito, re degli Arverni. 

Nel 120 a.c., per queste vittorie, gli venne accordato dal senato il trionfo, durante il quale fece sfilare il re degli Arverni, Bituito, nella sua armatura d'argento, e gli fu conferito l'agnomen Allobrogicus.
Inoltre il Senato decise di far innalzare in suo onore il Fornix Fabianus, un arco sulla Via Sacra che segnava l’angolo del Foro all’altezza della Basilica Aemilia, e fu il primo arco nel perimetro del Foro.
Il senato accordò il monumento ma fu pagato dallo stesso Fabio grazie ai bottini di guerra.

Il Fornix Fabianus, o Arco Fabiano venne eretto nel Foro Romano a cavallo della via Sacra tra la Regia e la Casa delle Vestali nel 121 a.c. per celebrare la vittoria sugli Allobrogi. Fu poi restaurato da suo nipote nel 56 a.c. che se lo dedicò a sua volta, Ancora esistente ai tempi di Cicerone (106-43 a.c.), fu abbattuto, spoliato e riciclato non sappiamo quando.

Nel XVI secolo furono rinvenuti nei paraggi frammenti di iscrizioni appartenenti al monumento, ma la sua collocazione è stata precisata solo in seguito a sondaggi nel XX secolo. Rufo e Vittore alla fine del IV secolo lo chiamano Arcus Fabianus, ma non ci sono poi altre citazioni del monumento. Era ancora esistente ai tempi di Cicerone (106-43 a.c.)


POSIZIONE DELL'ARCO DI FABIANO (INGRANDIBILE)

I RESTI DELL'ARCO

Nel 1546 vennero rinvenute presso il Tempio di Antonino e Faustina le epigrafi dedicatorie dell'Arco ed altri frammenti ad esso pertinenti che erano stati utilizzati per la copertura della Cloaca sulla Via Sacra. 

L’epigrafe dedicatoria dell’arco (CIL VI, 1407) era però intitolata a Quinto Fabio Massimo nipote dell’Allobrogico. 


LE EPIGRAFI

Sembra che all'epoca l’epigrafe già si trovasse "in Hortis Maximorum ad Forum Boarium" perché, come narra Pirro Ligorio, la gens Maximorum stava raccogliendo documenti epigrafici che testimoniassero le antiche origini della famiglia.

Quando si seppe che erano stati ritrovati frammenti del Fornix Fabianus, ottennero dal Papa Paolo III l’autorizzazione a condurre gli scavi per conto proprio, per cui ciò che veniva ritrovato lo portavano nei loro Horti della zona del Foro Boario (dove i cinquecentisti credevano che anticamente si trovasse la domus dei Massimi).

LE FONDAZIONI DEL FORNIX RINVENUTE
NEGLI SCAVI DEL 1953
Le iscrizioni dedicatorie e parecchi frammenti dell' arco furono rinvenuti nel 1546 presso il tempio di Antonino e Faustina, ma che già avevano servito come materiale nella costruzione di mura medievali e soprattutto per la copertura della Cloaca sulla Via Sacra, mentre altri frammenti vennero fuori da un muro “qui dividebat Comitium a foro romano”. 

Secondo le epigrafi, l'arco era stato decorato con le statue di Q. Fabio Massimo Allobrogico, di Lucius Aemilius Paullus, vincitore di Perseo di Macedonia, e di Lucio Cornelio Scipione Africano minore.

Altri avanzi del Fornix Fabianus, soprattutto i pesanti blocchi componenti la volta, dai quali si può calcolare la luce dell'arco a m.3,80, furono rinvenuti nel 1882, ma anche essi vennero spoliati e riutilizzati nel medioevo.



CICERONE

L’Arco Fabiano viene citato due volte da Cicerone che lo chiama "fornix" proprio perché era ad un solo arco e narra che il Fornice si trovava sulla Via Sacra nel tratto che collegava il Foro al Vico per il quale si saliva sul Palatino, dove si trovava la casa di Ortensio che poi divenne di proprietà di Augusto.

Cicerone aggiunge che quando la folla scendeva giù dalla Via Sacra Summa, iuxta Regia, all’altezza della Regia doveva stringersi per passare sotto il Fornice Fabiano, posizione del resto confermata dall'oratore Crasso che, per burlarsi del vanitoso Memmio, diceva "credersi egli tanto alto da dover abbassare il capo quando, scendendo sul Foro, passava sotto l' arco Fabiano".



LA LOCAZIONE

Dalle notizie date dagli scrittori antichi dobbiamo supporre che non fosse collocato dove ora sono ammucchiati i suoi frammenti (presso XXVII sulla pianta severiana), ma piuttosto verso la Regia e il tempio di Vesta ((Cicerone De or. : ad fornicem Fabianum; Planc. 17.7; Sen., Constant. 1.3).

Le fonti descrivono il Fornix Fabianus come 'accanto alla Regia' (iuxta Regiam: schol. Cicer. 211 Stangl), o 'accanto alla pozzo in pietra di Scribonius Libo che si trova nel Porticus Iulia' (ad puteal Scribonii Libonis quod est in porticu Iulia: schol. ad Pers. 4.49), e 'davanti alla Sacra Via tra il Tempio di Faustina e il Tempio di Vesta' (ante Sacram viam, inter templum Faustinae ac Vestam: SHA, Gall. 19.4). 
MONETA DI Q. FABIO MASSIMO
Comunque gli studiosi hanno localizzato l'arco sia a sud che a nord della Regia, ma oggi gli studiosi concordano nel collocarlo a nord, soprattutto sulla base di recenti scavi (Steinby) e della ottima analisi che fa Coarelli delle testimonianze letterarie in merito.

Abbiamo anche in merito una lettera del 1859 dell'archeologo romano Giovan Battista De Rossi a Teodoro Mommsen con il quale stava collaborando alla stesura del "Corpus Inscriptionum Latinarum", in cui il reverendo De Rossi tenta di tracciare una storia del monumento a partire dai primi resti che erano stati individuati nel Rinascimento, basandosi sulla menzione che ne fece l'archeologo e antiquario Giovan Bartolomeo Marliano (1488 – 1566) nella sua "Urbis Romae Topographia" del 1543.

L'arco era probabilmente ancora in piedi nel V o VI secolo d.c., si che Rufo e Vittore alla fine del IV secolo lo chiamano Arcus Fabianus, ma sono le ultime citazioni del monumento.


BIBLIO

- Giuliano Malizia - Gli archi di Roma - Newton Compton Ed. - Roma - 2005 -
- G. Lugli - Monumenti minori del Foro Romano - Roma - 1947 -
- Marco Tullio Cicerone - In Verrem actio prima - I -
- Filippo Coarelli - Guida archeologica di Roma - Verona - Arnoldo Mondadori Editore - 1975 -
- R. Lanciani - Storia degli Scavi di Roma - Roma - 1903 -
- Urbis Romae Topographia - 1550 Reprint - Bartolomeo Marliani - 2021 - Da True World of Books - Delhi - India -
- Silvio De Maria - Gli archi onorari di Roma e dell'Italia romana - L'Erma di Bretschneider - Roma 1988 -
- Vol. VI - Inscriptiones Urbis Romae Latinae - 1876 -




1 comment:

Unknown on 20 luglio 2018 alle ore 01:40 ha detto...

c'è lì in mezzo una scarpa senza uomo che cammina solitaria...

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