QUINTO LIGARIO - QUINTUS LIGARIUS



ORAZIONE PRO LIGARIO

Nome: Quinto Ligario, in latino Quintus Ligarius
Nascita: Roma, I secolo a.c.
Morte: Roma, I secolo a,c,
Professione: militare romano,
Fratello: Tito Ligario, questore urbano di Roma fedele a Gaio Giulio Cesare.
Gens: Ligaria originaria della Sabina

 
Ligario fu un condottiero romano, di famiglia d'Ordine equestre. Pur essendo di famiglia plebea fu un repubblicano vicino al partito degli optimates di Gneo Pompeo Magno. Divenne Governatore della provincia d'Africa come legato del proconsole Gaio Considio Longo che, nominato propretore in Africa nel 50 ac., aveva lasciato temporaneamente la provincia per porre la sua candidatura al consolato, lasciandone l'amministrazione ad interim al suo legato Q. Ligario.

Sempre nel 46, durante la guerra africana condotta da Cesare contro i resti delle forze pompeiane, era al comando del presidio di Hadrumetum (tenuto da seguaci di Pompeo da poco ucciso in Egitto) .
Lasciò poi la città, sempre combattendo dalla parte dei pompeiani superstiti e insieme a P. Azio Varo, che poi trovò la morte nella battaglia di Munda, e occupò la città di Curubis (Kourba).

Ligario fu accusato di tradimento da Quinto Tuberone per essersi opposto a Gaio Giulio Cesare e condannato all'esilio da Roma in Africa.  Oltre ad aver opposto strenua resistenza a Cesare, Ligario fu accusato di connivenza con l'alleato di Pompeo Giuba I, re di Numidia, e di aver respinto Tuberone, governatore in possesso di un mandato ufficiale da parte del Senato romano.



PRO QUINTO LIGARIO

Quinto Ligario fu difeso da Marco Tullio Cicerone, che chiese a Cesare la fine del suo esilio nella celebre orazione Pro Quinto Ligario. Ottenuto di poter tornare a Roma, Ligario rimase nemico di Cesare e prese anche parte alla congiura contro di lui.

All'inizio delle ostilità, o Cesare, anzi quando la guerra era stata già in gran parte combattuta, senza cedere ad alcuna costrizione sono partito per raggiungere quelle armi che erano state impugnate contro di te.

Ma che altro abbiamo tentato di fare, o Tuberone, se non raggiungere il potere che ora detiene il qui presente [Cesare]? Dunque, sarà proprio la parola di quelli, la cui impunità rappresenta, o Cesare, l'elogio della tua clemenza, a incitarti alla crudeltà?

Codesta accusa non mira alla condanna ma all'uccisione di Quinto Ligario. Questo, prima di te, non l'ha mai fatto alcun cittadino romano: rientra negli usi degli stranieri o nella leggerezza dei Greci o nella efferatezza dei barbari. Tu dunque non vuoi privarlo della patria che gli manca, ma della vita.

Quello che noi invochiamo con suppliche e lacrime, prostrati ai piedi [di Cesare], fiduciosi non tanto nella nostra causa quanto nella sua generosità, tu ti opporrai a che noi lo otteniamo, e farai di tutto per impedirci di piangere e di supplicare giacendo ai suoi piedi?


Le tue grandissime benemerenze verso di me, o Cesare, non mi sembrerebbero, certo, così grandi, se pensassi d'essere stato salvato da te come uno scellerato. Orbene, ti sembra, o Cesare, che io sia preoccupato della causa di Ligario e che io discuta della sua condotta? Quanto ho detto intendo che si riconduca ad un punto solo, alla tua umanità, alla tua clemenza, alla tua generosità.

Non credere, o Cesare che noi stiamo trattando della sorte di uno solo: o tutti e tre i Ligari devono essere mantenuti tra i cittadini o tutti e tre espulsi. Ci giungevano, infatti, all'orecchio, queste tue parole: che noi giudicavamo nemici tutti quelli che non erano con noi; tu giudicavi tuoi amici tutti quelli che non erano contro di te.

Tito Ligario, dunque, che allora non cercò altro che d'essere giudicato da te un galantuomo a te devoto, ora è qui a chiederti supplichevole la salvezza di suo fratello. Se, memore anche del servigio di costui, la concederai ad entrambi i fratelli qui presenti, restituirai tre fratelli, fior di galantuomini, non solo a se stessi, né soltanto a così numerosi e ragguardevoli personaggi che si trovano qui, né solo a noi, che siamo tuoi amici, ma anche allo Stato.

Compi, dunque, ora nel Foro, a favore di questi ottimi fratelli, carissimi a tutta questa folla, il medesimo gesto che hai compiuto poco fa in senato a favore d'un personaggio di grande nobiltà e fama. Il dono più grande della tua fortuna è che tu puoi dare salvezza al maggior numero di persone, il pregio più bello della tua natura è che tu lo vuoi. "

(Cicerone - da Pro Quinto Ligario)

L'opera di Ligario nella città di Curubis è ricordata anche in un'iscrizione lì ritrovata e Ligario da cui si evince che egli continuò a combattere le truppe romane di Cesare e i suoi alleati africani anche quando non si vedeva segno di vittoria.



LA MORTE

Ciò fino a quando, sempre nel 46 a.c., combattendo le truppe romane di Cesare e i suoi alleati africani venne ucciso da cavalieri getuli, antica popolazione del nord-Africa, mentre difendeva la città di Tisdro contro i cesariani.


I 22 CESARICIDI E LA LORO FINE


CESARIANI

- Servio Sulpicio Galba (pretore 54 a.c.), cesariano, fine ignota (probabilmente assassinato).
Lucio Minucio Basilo, cesariano. Assassinato nel 43 a.c..
Publio Servilio Casca, cesariano. Ucciso nella battaglia di Filippi 42 a.c.
Gaio Servilio Casca (fratello del precedente), cesariano. Fine ignota.
Decimo Giunio Bruto Albino, cesariano. Ucciso in Gallia per ordine di Marco Antonio 43 a.c.
Lucio Tillio Cimbro, cesariano. Ucciso nella battaglia di Filippi 42 a.c.
Gaio Trebonio, cesariano, ucciso in Asia per ordine di Publio Cornelio Dolabella 43 a.c..


REPUBBLICANI

Gaio Cassio Longino, repubblicano, suicida dopo la sconfitta nella battaglia di Filippi.
Marco Giunio Bruto, repubblicano, ucciso o suicida dopo la sconfitta nella battaglia di Filippi.
Quinto Ligario, repubblicano, fine ignota.
Lucio Cassio Longino (fratello di Gaio Cassio Longino) repubblicano.
Gaio Cassio Parmense, repubblicano. Ucciso per ordine di Ottaviano ad Atene (catturato dopo Azio, 31 a.c.).
Domizio Enobarbo, repubblicano.
Cecilio Bucoliano (fratello di Bucoliano), repubblicano. Fine ignota probabilmente assassinato con il fratello.
Bucoliano Cecilio (fratello di Cecilio), repubblicano. Fine ignota (probabilmente assassinato).
Rubrio Ruga, repubblicano. Fine ignota (probabilmente assassinato).
Marco Spurio, repubblicano. Fine ignota (probabilmente assassinato).
Publio Sesto Nasone, repubblicano. Fine ignota (probabilmente assassinato).
Lucio Ponzio Aquila, repubblicano. Ucciso nella battaglia di Modena 43 a.c.
Petronio, repubblicano. Ucciso a Efeso per ordine di Marco Antonio nel 41 a.c.
Publio Decimo Turullio, repubblicano. Ucciso per ordine di Ottaviano dopo Azio nel 31 a.c.
Pacuvio Antistio Labeone, repubblicano. Probabilmente suicida dopo sconfitta battaglia di Filippi.


BIBLIO

- Marco Tullio Cicerone - Pro Quinto Ligario - 46 a.c. -
- Appiano di Alessandria - De bellis civilibus - Storia Romana -
- Giorgio di Trebisonda - De Artificio Ciceronianae Orationis pro Q. Ligario - Venezia - 1477 -
- Gaio Giulio Cesare - Bellum Africum -
- Bartolomeo Cavalcanti - Retorica (libro terzo) - Pesaro - 1564 -


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