CULTO DI SATURNO



SATURNO ROMANO

URANO GRECO

Nel mito greco Urano, Dio del cielo, ogni notte si univa alla sua sposa Gea, la Terra, fecondandola, però non voleva figli per cui li nascondeva in grotte e caverne impedendo loro di vedere la luce.

Gea, ferita nella maternità, non tollerava più di vedere i suoi figli ricacciati nel suo interiore pietroso. Così decise di vendicarsi e ne parlò con i suoi figli. 

Il più giovane tra questi, Crono, giurò vendetta e una notte, quando Urano si avvicinò a Gea per unirsi a lei, Crono uscì dal nascondiglio e lo evirò con la falce donatagli dalla madre.

Dal sangue caduto a terra nacquero le Erinni, i Giganti e le Ninfe, che dettero poi inizio ad una stirpe umana. Dal membro caduto in mare nacque invece Afrodite.




CRONO GRECO

Cronos, il più giovane dei Titani, figli degli Dei, spodestato dal suo trono suo padre Urano, Dio del cielo,  sposò la sorella Rea, una divinità della terra come la madre, e dalla loro unione nacque la prima generazione degli Dei dell’Olimpo: Estia, Demetra, Era, Ade, Poseidone e in ultimo Zeus.

CRONO MENTRE MANGIA IL FIGLIO
Un giorno però un oracolo gli predisse che avrebbe subito la stessa sorte del padre, Crono decise allora di ingoiare tutti i suoi figli, divorandoli. Rea, prima di partorire Zeus, chiese aiuto ai genitori Urano e Gea per salvare questo figlio, e la consigliarono di avvolgere una pietra con delle fasce e consegnarla a Crono.

Questi, che non distingueva la pietra dalla carne, lo divorò convinto di essersene sbarazzato.

Giove viene allevato a Creta dalle ninfe e allattato dalla capra Amaltea e una volta cresciuto riuscì a far risputare al padre tutti i figli che aveva trangugiato, e insieme a loro gli mosse guerra.

Dopo dieci anni Zeus, aiutato dai fratelli, dai Giganti e dagli Ecatonchiri, vinse. Così Crono e tutti i suoi fratelli Titani che lo avevano aiutato nella guerra furono incatenati nel Tartaro, mentre Zeus pose il suo trono sull'Olimpo.

Terminò così la lotta dei figli contro i padri, forse immagine del capobranco maschio più giovane che spodesta il capobranco padre, ormai più vecchio e debole.

Ma Cronos è anche il tempo, che genera e divora, cioè che fa morire le sue creature, ma è anche generatore fecondando Rhea, la Terra, ed è pure il sovrano della mitica Età dell’Oro, la prima era, vuole la felicità e la pace dei suoi sudditi, ma  non concepisce la successione e l’avvicendamento. La prima era è inconsapevole e pertanto beata, perchè, vivendo come gli animali, non conosce la morte. O almeno così pensa l'uomo.

Crono trascorse un lungo periodo di isolamento e tristezza, al termine del quale, secondo un' antichissima tradizione orfica, padre e figlio si riconciliarono e Crono pose la sua sede nell'Isola dei Beati. Qui si trasformò in un re buono, dedito alla prosperità del suo regno, un Dio dell’agricoltura che governava con saggezza.



SATURNO ITALICO

REA CONSEGNA LA PIETRA A CRONO
Il nome di Saturno sembra derivi dalla radice indoeuropea sat, ciò che produce, che dà vita, che feconda.

Secondo la leggenda avrebbe regnato nella mitica età dell'oro, quando era sempre primavera, vi era abbondanza di ogni frutti della Terra, uomini e Dei vivevano insieme, non v'era necessità di lavorare nè c'erano le guerre.

E' il giardino dell'Eden, dove gli uomini vivono con Dio finchè non vengono cacciati con infamia.

La moglie di Saturno, Opi, cioè Opima, abbondante, ricca, Dea del raccolto, divenne l'equivalente di Rea. Saturno era il padre, fra gli altri, di Cerere, Giove, Nettuno e Plutone, nonchè "Picus", il primo re del Lazio.

In Grecia Crono è cupo, solitario e afflitto dalla detronizzazione ad opera del figlio; in Italia Saturno è il re della mitica Età dell’Oro, benevolo, protettore dell’agricoltura e costruttore di città, un eroe civilizzatore. Non solo, un mito racconta che Saturno incatenato giaccia nel profondo del Lazio, rinchiuso in una tomba. Chi riuscirà a trovarlo otterrà il seme d'oro di cui il Dio è custode.

CRONO
Più precisamente, un mito specifica che dopo la distruzione di Troia Enea s'imbarcò col padre Anchise, il figlio Ascanio ed un gruppo di superstiti, vagò per il mare approdando alla foci del Tevere dove, appena sbarcato, la Dea Cibele trasformò in ninfe le navi della flotta troiana, chiaro segno divino della fine del viaggio.

Dalle coste dell'Etruria, Enea, risalendo il Tevere, raggiunse la città di Palantea dove regnava il vecchio re Evandro, giunto nel Lazio dall'Arcadia 60 anni prima della guerra di Troia.

Quando Evandro arrivò sul Colle Palatino trovò le popolazioni locali, gli Aborigeni, che già praticavano un culto al Dio Saturno.

Era l'Età dell'Oro, quando gli uomini vivevano insieme agli Dei; non conoscevano preoccupazioni, fatiche, miserie e dolori.

Non invecchiavano e trascorrevano i giorni sempre giovani, tra feste e banchetti; quando arrivava per loro il tempo della morte, si addormentavano dolcemente.

Gli uomini si nutrivano di ghiande, di frutta selvatica e del miele prodotto dalle api e la terra produceva naturalmente tutto ciò di cui avevano bisogno.

Poi Saturno venne nuovamente scacciato da Giove che lo esiliò su un'isola deserta dove vive in una sorta di vita nella morte, avvolto in lini funerari, fino a quando non verrà il tempo del suo risveglio. Allora egli rinascerà come bambino ed avverrà la restaurazione dell'Età dell'Oro.



SATURNO ROMANO

SATURNO ROMANO
Prima delle influenze della cultura greca, Roma aveva sue divinità, dette numina, cioè "potenze", senza forma e senza miti (o piuttosto siamo noi che non li conosciamo).

I numina più importanti erano i Lari ed i Penati, e Saturno era uno dei numina che proteggeva  campi e sementi, mentre sua moglie Opi proteggeva il raccolto. Sotto l'influenza greca Saturno venne associato al greco Crono, il titano padre di Zeus.

Secondo il mito romano, quando il Dio fu spodestato dal figlio Giove, fu esiliato in Ausonia, cioè nel suolo italico e, accolto dal Dio Giano, avrebbe fondato le mitiche città saturnie. 

Giano gli avrebbe donato la "Falciola", cioè la falce, simbolo di raccolto ma anche di morte, insegnandogli l'agricoltura che a sua volta Saturno avrebbe insegnato agli uomini.

Il Dio infatti insegnò l'agricoltura alle genti del luogo portando pace e giustizia. Per i suoi molti meriti avrebbe ricevuto una parte del regno di Giano, cui conferì anche il dono della preveggenza.

Saturno resterà l'unico a regnare dopo la morte e la divinizzazione di Giano, ed ebbe la sua dimora in Campidoglio e c'era un tempio in cui la sua statua era avvolta in catene perché i Romani non volevano che lasciasse mai Roma, oppure perché si ricordava così il periodo in cui Zeus lo aveva imprigionato. 

Ma Saturno incatenato è anche simbolo della prigione corporea dell'uomo il cui spirito viaggia in altre dimensioni nel dopo morte, nell'avvicendarsi delle infinite reincarnazioni dello spirito, perchè in natura "nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma" (Eraclito).

Saturno aveva un tempio nel foro dove si conservò il tesoro dello stato fino alla fine della repubblica (aerarium), insieme alle leggi incise su tavole bronzee, ai decreti del Senato, alle insegne degli eserciti e ad una bilancia per la pesatura del metallo.

Una sezione speciale del tesoro era costituita dall'aerarium sanctius, contenente la riserva metallica dello Stato (bronzo, oro e argento), gemme, gioielli e i proventi della tassa del 5 per cento sull'emancipazione degli schiavi. Ovvero fino a quando Giulio Cesare violò la sacralità del luogo impadronendosi dell'erario.

Il rito degli Argei, durante il quale si gettavano fantocci di giunco nel Tevere dal ponte Sublicio ogni 15 maggio, era secondo Ovidio connesso a Saturno. Tale rito avrebbe ricordato un antico sacrificio di un uomo per ogni gens al Dio, che ebbe inizio in età preromana, stabilito per responso di Giove Fatidico.

SATURNALIA

I SATURNALIA

In memoria dell'antica età dell'oro dell'uomo venivano celebrati i Saturnalia, presso il solstizio d'inverno.

Originariamente duravano un solo giorno, il 17 dicembre, poi una intera una settimana, dal 17 al 24 dicembre di ogni anno.

Durante i Saturnalia, il ruolo di padroni e schiavi veniva invertito, cadevano le regole e i vincoli morali, e si eleggeva una specie di re carnevalesco: il saturnalicius princeps.

I Saturnali, ovvero i Saturnalia, sono una delle più antiche del calendario festivo romano. Si festeggiavano durante il riposo dai lavori agricoli e rappresentavano quindi la temporanea liberazione dalle fatiche del lavoro, dalle costrizioni sociali e dalle convenzioni morali.

La festa, serviva anche ad augurare la fecondità della terra e celebravano anche l’epoca primordiale in cui si riteneva che la proprietà delle terre e dei beni fosse comune e che non esistessero né il lavoro né i conflitti sociali né la guerra.

Durante i Saturnali l'autorità ed il potere dei padroni sugli schiavi era temporaneamente sospesa: questi cambiavano i loro abiti con quelli dei loro signori ed eleggevano un loro Re per le feste, che presiedeva ad un  grande banchetto in cui il signore serviva a tavola i suoi schiavi. Nel periodo arcaico, questo Re, alla fine delle feste, veniva poi messo a morte.

Tale usanza risaliva, molto probabilmente, al mitico periodo in cui i Pelasgi giunsero a Saturnia. Gli Elleni, dopo aver scacciato gli abitanti del posto, sacrificarono un decimo del bottino ad Apollo ed eressero due templi: uno ad Ade e uno a Saturno che identificarono con il loro Crono.

Ad Ade sacrificavano teste umane e a Saturno immolavano un uomo. A questo mito si sovrappose quello di Ercole, di passaggio in quelle regioni, che convinse i suoi connazionali a non offrire teste umane, ma statuette d'argilla ed a sostituire l'immolazione di un uomo con l'offerta di ceri accesi.

Così i Romani, in tempi più recenti, anziché sacrificare uomini usavano scambiarsi in dono ceri e statuette d'argilla riproducenti fattezze umane.

Caratteristiche dei Saturnali:
  • la libertà concessa agli schiavi di trattare i loro padroni da pari a pari e persino di rinfacciare loro vizi e difetti e di insultarli; 
  • la presenza di grandi banchetti cui era consentito di partecipare a tutti, indipendentemente dalla loro estrazione sociale e culturale; le danze, le feste, gli spettacoli e il gioco d’azzardo, solitamente proibito; una certa rilassatezza dei costumi (severamente biasimata, evidentemente per gli eccessi cui era giunta, da diversi intellettuali di età imperiale, come Seneca o Plinio); 
  • lo scambio di regali.
  • danze, musiche e balli 
  • offerte di ceri accesi
Per Virgilio la missione storica di Roma, secondo una precisa volontà degli Dei, va dalle profezie della Sibilla al ritorno del tempo di Saturno e la nascita di un fanciullo che chiuderà l'età del ferro e riaprirà le porte ad un nuovo ciclo aureo.

Pertanto i Saturnali, all'epoca di Virgilio, si sono trasformati in una religione misterica, come precisa Macrobio nell'opera Saturnalia:

"II diritto divino non mi permette di rivelare nozioni connesse alla segreta essenza della divinità: posso esporre soltanto la versione mista ad elementi mitici o divulgata dai fisici. Quanto alle origini occulte... non si possono illustrare nemmeno durante le cerimonie sacre; anzi, qualora si giunga a conoscerle, è obbligo tenerle ben nascoste dentro di sé".

I Saturnali si celebravano a dicembre, l'ultimo mese dell'anno ed erano ufficialmente proclamati il 17 dicembre, solo dopo aver compiuto il sacrificio nel tempio di Saturno nel Foro ed aver terminato il lettisternio. In epoca arcaica la festa si svolgeva in quest'unico giorno; in seguito la durata delle celebrazioni fu portata a tre giorni da Cesare, a quattro da Augusto, a cinque da Caligola e, infine, a sette da Domiziano.


Durante i Saturnali i tribunali e le scuole erano chiusi: era proibito iniziare o partecipare a guerre, stabilire pene capitali e, comunque, esercitare qualsiasi attività che non fosse un festeggiamento. I Saturnali si svolgevano nel periodo precedente il solstizio d'inverno, alla vigilia del Natale del Sole: il nuovo Sole che rinasce dopo la sua morte simbolica.


La parte ufficiale della festa consisteva in un solenne sacrificio nel tempio cui si assisteva a capo scoperto e durante il quale si scioglievano le bende di lana che avvolgevano i piedi del simulacro di Saturno. Seguiva un banchetto pubblico dove tutti i convenuti si scambiavano brindisi e auguri. Saturno rimaneva slegato ad adempiere le sue funzioni di fondatore di una nuova era fìno alla fine dell'anno.

Al rinnovo del ciclo annuale, il simulacro veniva nuovamente legato ed un suo sostituto, il Rex Saturnaliorum, veniva simbolicamente ucciso. Tutto ciò in ricordo degli arcaici sacrifìci umani e perché l'Età dell'Oro non è restaurabile se non alla fine di questo ciclo, quando il Dio rinascerà bambino.


Il tempio di Saturno

Il tempio di Saturno fu edificato nel Foro Romano nei primi anni dell'età repubblicana e si trova ai piedi del Campidoglio, a sud-ovest dei Rostra imperiali. Qui giaceva un antichissimo altare, risalente alla mitica fondazione della città sul Campidoglio da parte di Saturno.
La data della prima consacrazione oscilla infatti, secondo gli studiosi, tra il 501 e il 498 a.C.,  votato dal re Tarquinio il Superbo e dedicato da Tito Larcio (dittatore in entrambe le date).

Il dies natalis del tempio corrispondeva al 17 dicembre, festa dei Saturnali, in occasione dei quali si celebrava in scatenata libertà la fine dell'anno.

Le fonti antiche ricordano che la statua di culto, velata e con in mano una falce, era cava e interamente riempita di olio. Le gambe venivano legate con bende di lana, sciolte solo in occasione dei Saturnali.

Nel tempio si conservava il tesoro statale (aerarium) che poi fu spostato in un edificio vicino e anche gli archivi furono trasferiti nel Tabularium. Il podio del tempio era utilizzato per l'affissione di leggi e documenti pubblici. 

Un totale rifacimento dell'edificio si ebbe a partire dal 42 a.c. ad opera del console Lucio Munazio Planco, con il bottino del suo trionfo sulla popolazione alpina dei Reti. Dopo l'incendio di Carino del 283 d.c. dovette di nuovo essere restaurato. 

Ciò che oggi resta del Tempio risale proprio a quest’ultimo risanamento: otto grandi colonne realizzate in granito grigio e dotate di capitelli in stile ionico creati, invece, con il marmo bianco; l’architrave, abbellito sulla parte interna da un’incisione in cui sono raffigurate in rilievo alcune palmette; il frontone principale, realizzato in massima parte con materiale recuperato.

L’incisione che caratterizza il fregio rievoca proprio il risanamento successivo all’incendio: SENATUS POPULUSQUE ROMANUS INCENDIO CONSUMPTUM RESTITUIT cioè “Il Senato e il Popolo Romano restituirono (il tempio) rovinato dall’incendio”.

Vedi anche: LISTA DELLE DIVINITA' ROMANE


BIBLIO

- Macrobio - Saturnalia - I -
- Servio Mario Onorato - Commentarii in Vergilii Aeneidos libros - III -
- Dionigi di Alicarnasso - Le antichità romane -
- Plutarco - Quaestiones Romanae - XLII -
- Appiano - Historia Romana -
- Giacomo Devoto - Gli antichi Italici - Firenze - Vallecchi - 1952 -
- Philippe Borgeaud - Avec Doralice Fabiano - Perception et construction du divin dans l'Antiquité - Genève - Droz - 2013 -


4 comment:

Anonimo ha detto...

Riguardo al tempo futuro non ci sono ipotesi approssimative circa una probabile data ? O e' questo che non puo essere rivelato ?

enea anchise on 16 maggio 2020 alle ore 21:58 ha detto...

Saturno è un dio esclusivamente italiano, faceva parte della trinità Jano, Saturno e Diana trivia.Erano Dei adorati ancor prima dell'avvento dei greci. Saturno Dio delle messi, si distingue perché ha 2 falci. La grande falce e la piccola falce per la mietitura del Frumento. Il Grammofono, il giradischi, l'Hard Disk sono oggetti saturnidi perchè comprensivi di falce, doppia falce e disco rotante.

AionTeleos on 3 gennaio 2022 alle ore 02:25 ha detto...

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Anonimo ha detto...

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