COLOMBARIO DI LARGO PRENESTE




Il Colombario di Largo Preneste, posto nel territorio del Prenestino-Labicano è una tomba che ospitava le ceneri di diversi defunti anche se qualche studioso pone dubbi sulla sua funzione. Esso risale al II o III secolo d.c. ed è costruito in opera laterizia con mattoni gialli e rossi come venne largamente usato specie negli edifici di Ostia o nel paramento bicromo del tempio del Dio Ridicolo sull' Appia, e nei monumenti funerari presenti lungo la via Latina e la via Appia.

INTERNI
Il sepolcro era qualcosa di ben diverso, simile alle tombe di via Latina o al cosiddetto cenotafio di Annia Regilla, alla Caffarella: un edificio funebre familiare a due o tre piani, con quello centrale utilizzato per i banchetti funebri per celebrare i defunti, l’inferiore, dedicato alla sepoltura vera e propria e il superiore, a scopo puramente decorativo.

Sul fronte sono ancora visibili degli archetti pensili che è presumibile sorreggessero un balcone, probabilmente simile a quelli esistenti nella case di Ostia Antica, mentre sul lato ovest sono ancora visibili i resti di una scala che portava al piano superiore, oggi non più esistente, che in parte furono sostituiti intorno al XVIII secolo dai muri moderni di un casale di campagna.

Essendo all'epoca più frequente la cremazione (bruciatura dei cadaveri) che non l'inumazione (sepoltura dei corpi integri), per accogliere le ceneri dei defunti si edificavano dei sepolcri a camera unica o con più camere nelle cui pareti venivano ricavate delle nicchie rettangolari o ad arco dove si ponevano delle ollette cinerarie contenenti appunto i resti inceneriti dei defunti.

Le nicchie venivano ricavate su ogni lato dell’interno della struttura, costruita esattamente come un colombario che ospitasse colombi e da qui il loro nome. I colombari, come tutti i sepolcri, venivano posti sulle vie consolari subito fuori città, essendo proibito porli all'interno dell'abitato.


La via consolare, in questo caso la via Prenestina, consentiva di transitare con i carri su una via basolata e pertanto percorribile senza difficoltà, sia per l'edificazione del colombario sia per le future visite dei parenti. Accanto al colombario sono stati rinvenuti i resti di un’area sepolcrale allineata alla struttura.

L’attuale tetto a spiovente, che comporta la classica forma a tempietto, venne ricostruito a seguito del restauro della struttura intorno alla fine degli anni ’50 che lo riportò il più possibile alla forma originale. Nelle foto più antiche il Colombario appare completamente collocato nell'aperta campagna dell’Agro Romano, al contrario di oggi dove la zona è ampiamente edificata.

COME APPARIVA NEL 1887 PRIVO DEL TETTO
Solitamente il colombario accoglieva le ceneri dei componenti di una stessa famiglia, ma non era infrequente che accogliesse anche le ceneri di estranei. Infatti talvolta l'edificazione di un colombario poteva costituire un business finanziario, frutto dell'iniziativa di una o di più famiglie, un vero e proprio investimento finanziario. 

Infatti uno o più imprenditori facevano costruire e attrezzare il colombario attribuendo un valore alle varie file di nicchie: quelle ad altezza d'uomo erano le più care perchè non abbisognavano di scale per ornare con fiori o ghirlande la nicchia, quelle più alte costavano meno.

Così poi parte delle nicchie venivano affittate ad altre famiglie o altre persone per costituirsi una piccola rendita, si che venne un po' l'usanza di costruire colombari di molti piani, a volte altissimi, per guadagnare più soldi. Talvolta il colombario possedeva anche più di una stanza, magari aggiunta successivamente. Ignoriamo totalmente il possessore o i possessori del colombario di Largo Preneste.


BIBLIO

- Rodolfo Lanciani - Roma pagana e cristiana - Colombari romani - Cap. VI -
- Antonio Nibby - Roma antica di Fabiano Nardini - Stamperia De Romanis - Roma - 1818 -
- Filippo Coarelli - Guida archeologica di Roma - Arnoldo Mondadori Editore - Verona - 1984 -
- L. Quilici, S. Quilici Gigli -  Opere di assetto territoriale ed urbano - L'Erma di Bretschneider - 1995 -



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