GLI SPETTACOLI ROMANI



I LUDI GLADIATORI
E' ludico tutto ciò che ha il presupposto del divertimento, almeno per gli spettatori. Ludus, in latino, equivale al gioco e al divertimento. Oggi alcuni spettacoli dei romani vengono giudicati poco morali, e forse con ragione, perchè c'erano persone che venivano costrette a battersi nell'arena, o ad uccidere un'infinità di animali.

Ma oggi non siamo migliori, perchè certe aberrazioni della morale comune consentono a certi poteri di sfruttare lavoratori aventi sia la maggiore che la minore età, bambini inclusi (a sette anni già fanno gli spaccapietre), o consentono di uccidere altre persone solo per una diversa credenza religiosa.

Qui non vogliamo parlare dei MAGNI CIRCENSES, già trattati altrove, ma degli spettacoli romani in genere, dalle corse dei cavalli alle tragedie recitate nei teatri, dalle lotte dei gladiatori agli spettacoli di funambolismo e acrobazie, dalle venationes alle gare di poesia, dalle commedie alle corse con le bighe, dalle danze alle musiche, dalle satire di teatro alle battaglie navali nei circhi. Tutto venne pian piano proibito dalla intransigenza del cristianesimo.

TERTULLIANO fu il più duro e intransigente, perchè divertirsi era peccato. Riportiamo solo alcuni titoli delle dissertazioni di Tertulliano nel merito:

NAUMACHIA

TERTULLIANO DE SPECTACULIS 

CAP. I. --- I cristiani respingono gli spettacoli di cui i pagani si dilettano; né ci possono essere ragioni che li convincano ad assistere a cerimonie così sacrileghe ed empie.
CAP. III.  --- Gli spettacoli sono proibiti dalle Sacre Scritture. 
CAP. IV.  --- Già col battesimo, noi Cristiani abbiamo rinunziato agli spettacoli teatrali.
CAP. V.  --- Le loro denominazioni: gli Dei ai quali essi venivano dedicati.
CAP. VI. --- Che gli spettacoli siano dedicati agli Dei o agli spiriti dei trapassati, vanno considerati come falso e sacrilego. 
CAP. VII. --- Anche l'apparato esterno di questi giochi, tradisce la loro origine e natura idolatra. CAP. VIII. --- Tutto nel Circo, parla esplicitamente d'idolatria.
CAP. IX. --- Anche nei giochi equestri s'annida un principio idolatra.
CAP. X. --- E i giochi scenici non sono forse imbevuti di principi idolatriAnche l'ossequio prestato ai morti, non è che idolatria.
CAP. XI. --- I giochi agonali sono consacrati agli Dei, hanno un carattere prettamente idolatra.
CAP. XII. --- Quale l'origine dei gladiatori; dei loro combattimenti colle fiere e come partecipino dei principi idolatri. 
CAP. XVII. --- I teatri sono sentine d'impurità e di disonestà.
CAP. XVIII. --- Le tragedie, le commedie hanno in loro qualcosa d'illecito e di empio. 
CAP. XXIV. --- Col battesimo si rinunzia a qualsiasi genere di spettacoli: chi v'assiste rinnega il battesimo.
CAP. XXV. --- Come è possibile nutrire santità di pensieri, in mezzo all'obbrobrio degli spettacoli? CAP. XXVI. --- Il teatro ha in sé carattere demoniaco.
CAP. XXVII. --- Ogni godimento che può esser dato dagli spettacoli, è unito con qualcosa di empio, di sacrilego, di diabolico.  "vi sono anche donne che recitano, portando  fino all'ultimo gradino quel senso di dignità e di pudore che è proprio della donna: è più facile che una arrossisca in casa... ma sulla scena non sarà mai."
CAP. XXVIII. --- E' nella vita dell'al di là che i Cristiani troveranno le gioie più intinse e più piene. CAP. XXIX. --- Anche i Cristiani possono avere tanti spettacoli di gioia e di grandezza su questa terra! "Cosa di più magnifico che il riconoscimento dei nostri errori e il perdono di tante colpe commesse? Quale gioia maggiore di quando noi potremo provar noia del piacere stesso? Quale grandezza, quando sapremo guardare e considerar con disprezzo quanto ci circonda e ci stringe?"
CAP. XXX. --- Il Giudizio Universale "Quale magnificenza di visione! su chi gettare il mio riso di scherno e di pietà? Oh, quando vedrò tanti re che si facevano sicuri d'essere accolti nel cielo, ed invece li sentirò piangere e rammaricarsi nelle tenebre più fitte, con Giove stesso e tutti i suoi satelliti! e che dirò di quegli illustri che pure infieriscono con tanta crudeltà nel nome Cristiano, quando saranno straziati dalle fiamme che li consumeranno, ben più tremende di quelle colle quali una volta tormentavano ed uccidevano i Cristiani?"

ATLETI - MOSAICI DELLE TERME DI CARACALLA

Con la religione cristiana tutto ciò che è materiale diventa infimo. La natura, considerata madre fino ad allora, divenne una cosa inferiore e disanimata, creata solo per l'Uomo, Il Signore del creato. Perchè la natura cessò di essere divina ma divenne un sottoprodotto creato da Dio.

Per cui anche il corpo dell'uomo era un sottoprodotto destinato ai vermi, mentre l'anima peccatrice poteva tramite la penitenza avvicinarsi a Dio e guadagnarsi il paradiso. Pertanto il divertimento venne bandito e i popoli cristiani caddero nella depressione più totale, come si evince nell'arte e nelle scritture.

Al contrario per i romani tutto era divertimento e spettacolo. Infatti festeggiavano quasi per metà dell'anno, non si battevano il petto ma stavano diritti di fronte agli Dei come di fronte all'imperatore. "Panem et circensem" è stato considerato una forma di inciviltà, come se il popolo romano fosse ignorante e privo di cultura.

Nell'antica Roma, come si evince da Pompei, Ostia antica ecc. le case del ceto medio erano tutte affrescate e con statue e statuette varie o bassorilievi per tutta la casa. Noi non abbiamo lo stesso senso estetico. Tutti i romani conoscevano il latino e sapevano far di conto, compresi i servi e pure gli schiavi, perchè c'erano scuole pubbliche e private in quantità. L'alfabetizzazione era almeno come oggi, forse anche meglio, perchè non vi erano extracomunitari che non conoscessero la lingua ufficiale, oggi non possiamo dire altrettanto.


I romani non badavano alla razza, nè al colore della pelle o degli occhi o dei capelli, nè alla religione, l'importante era l'adeguamento di tutti alle leggi; oggi avviene il contrario, si bada alla razza, alla terra di provenienza e alla religione, ma a volte non si pretende dagli extracomunitari il rispetto delle nostre leggi.

" Un tempo un attore e si era convertito al cristianesimo chiese al suo vescovo di continuare a esercitare la sua arte per poter campare. E il vescovo, che di per sè non sapeva cosa fosse giusto pensare, visto che non pensava con la sua testa, aveva chiesto il parere di un collega più prestigioso, Cipriano di Cartagine.

Il responso era stato inesorabile: «Io penso che non sia compatibile né con la maestà divina né con la disciplina evangelica che l’onore e il pudore della Chiesa siano contaminati da un contagio tanto impuro e infame». 

Siamo nel III secolo, e questa condanna inesorabile piomberà su attori, mimi e gente di spettacolo per tutta l’era patristica e dilagherà anche nei secoli successivi, relegando i teatranti ai margini della comunità, negando loro persino la sepoltura in luoghi consacrati. 

E anche quando a popolare i teatri e i circhi saranno folle di spettatori, il buon cristiano – come suggeriva s. Girolamo – non deve lasciarsi tentare: anche se nel circo ci sono duecentomila persone, non impressionarti (né illuderti di portarle a salvezza), perché «devi sapere che sono molti a cadere rispetto ai pochi che si salvano, e così continua ad evitare di metter piede in quei luoghi di peccato».

Ma l'amore del Cristo, l'esser tutti fratelli e amarsi l'un l'altro dove era finito? Che fine fece il Dio buono del cristianesimo? Come mai era tornato il Dio giudicante, geloso, crudele e ossessivo del Vecchio Testamento?



LA CULTURA DIFFUSA

Di certo alcuni spettacoli erano crudeli e cruenti, ma gli spettacoli non cruenti vennero aboliti allo stesso modo. In epoca romana gli spettacoli erano gratis o costavano pochissimo e altrettanto le terme, in cui andavano pure gli schiavi.

Oggi gli spettacoli costano molto e solo una parte minoritaria della popolazione può permetterseli. Eppure lo spettacolo è la forma d'arte che può giungere più direttamente alla gente, leggere può essere già più difficile, ma può essere incentivato dagli spettacoli.

Come mai le religioni monoteiste sono così contrarie alla cultura, e soprattutto alla gioia?


BIBLIO

- Carlo Fea - Osservazioni sull'Arena e sul Podio dell'Anfiteatro Flavio dopo gli scavi nel medesimo - 1813 -
- J. Cl. Golvin - L'amphithéâtre romain. Essai sur la théorisation de sa forme et de ses fonctions - Paris -1988 -
- J. Cl. Golvin, Ch. Landes - Amphithéâtres et gladiateurs - Paris - 1990, 96 -
- Nicola Savarese - Teatri romani: gli spettacoli nell'antica Roma - Bologna - Il mulino - 1996 -
- Antonietta Dosi - OTIUM, il tempo libero dei Romani - Vita e Costumi nel mondo romano antico - 


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