PREGHIERE PAGANE




Sanctitas autem est scientia colendorum deorum
In verità il sentimento religioso è la perizia nell'adorare gli dei.



PREGHIERE DEI FRATELLI ARVALI

E nos Lases Iuvate (ter)
Neve rue, lue, Marmar, sins
Incurrere in pleores! (ter)
Satur fu, fere Mars, limen sali
sta ber ber (ter)
Semunis alternei advocapit
conctos (ter)
E nos Mermor iuvato! (ter)
Triumpe Triumpe! (ter)

(Corpus incriptionum latinarum 6, 2104)

O nos, Lares, aiuvate (ter)
Ne luen, ruinam, Marmar,
sinas in currerein plures
(ter)
Satur esto, fere Mars, limen
salii, sta illic. illic (ter)
Semones alterni advocabit
cunctos (ter)
O nos, Marmar, iuvato (ter)
Triumphe Triumphe! (ter)



PREGHIERE AGLI DEI

CIPPO VOTIVO
(Scipione l'Africano)
- O Dei e Dee,
che i mari e le terre abitate,
vi prego e scongiuro, deh,
quello, che sotto il mio imperio si è compiuto,
si compie e si compirà, quello per me,
per il popolo e per la plebe romana,
per i socii e per la nazione latina
e per quelli che in terra, in mare e sui fiumi
seguono il mio esempio,
i miei ordini e i miei auspici,
abbia buon esito;
e tutto quello voi bene aiutate,
con buoni incrementi accrescete;
e salvi ed incolumi, vincitori,
dopo avere vinto i nemici, adorni di spoglie,
carichi di preda e trionfanti meco reduci riportate in patria; 
concedeteci di punire gli avversari ed i nemici;
e quello, che il popolo cartaginese
ha cercato di fare contro la nostra città,
date a me ed al popolo romano
la facoltà di fare contro la città cartaginese,
così da dare un esempio. -


(Tibullo)
- Assistetemi, o Dèi!
Non disdegnate i doni della povera mia mensa
ch’io v’offro in nude ciotole di terra,
chè ben di terra cotta fece i primi vasi,
nella molle creta ben li foggiò l’antico agricoltore.
Non io richiedo le ricchezze avite,
non il censo che cumuli di messi procacciavano ai miei progenitori;
poche messi mi bastano,
LARARIO
mi basta riposar nel mio letto
e ristorarmi le membra nel triclinio consueto. -


(Catullo)
- O Dei, se l'avere pietà è cosa vostra,
o se mai avete portato l'estremo soccorso
a qualcuno ormai nella stessa morte,
volgete lo sguardo su me infelice, e,
se ho vissuto senza colpa, strappate da me
questo morbo rovinoso che insinuandosi,
strisciando come un torpore nelle membra,
mi ha strappato ogni gioia dal cuore.
Ormai non chiedo questo,
che ella contraccambi il mio amore,
o, cosa che non è possibile,
che ella voglia essere casta,
sono io che voglio guarire e liberarmi da questa tetra malattia.
O Dei concedetemi questo in cambio della mia pietas. -

 

PREGHIERE A GIOVE

- Iuppiter Optime Maxime pater omnipotens Rex deorum hominumque sive quo alio nomine appellari volueris si pietate mereor da mihi domo familiae nostrae prosperitatem felicitatem opere nostro. Ita est. -
- O Giove ottimo massimo, padre onnipotente, re degli dei, o se vorrai essere chiamato con qualche altro nome, se sono degno della benevolenza, dona a me e alla casa della nostra famiglia prosperità e fortuna nel nostro lavoro. La preghiera è stata inviata. (letteralmente: è andata. Si usa tutt'oggi alla fine della Messa cattolica) -

- Salve Iuppiter O.M., pater omipotens, rex deorum ominumque, stator, lapis, latiaris, fulgurator, tonans, Fidio, farree, hospitalis, capitoline, arcane, sive quo alio nomine appellari volueris! Tibi offero hoc vinum et tu sies mihi propitius in opere meo. Ita est. -
- Salve Giove Ottimo Massimo, padre onnipotente, re di tutti gli Dei, stabilizzatore, pietra, Laziale, folgoratore, tuonante, Fidio, festoso, ospitale, capitolino, arcano, o qualsiasi altro nome tu voglia! Ti offro questo vino e tu siimi propizio nel mio lavoro. E' andata. -

GIOVE
- Iuppiter, te hoc ferto obmovendo bonas preces precor, uti sies volens propitius mihi liberisque meis domo familiaeque meae mactus hoc ferto. -
- Iuppiter, facendoti questa offerta, prego con buone preghiere che tu sia propizio a me, alla casa della mia famiglia e ai miei librti. Possa questa mia offerta darti conforto. -

- Audi, Iuppiter, civium preces et hostes a patriae finibus arce! -
- Ascolta, Giove, le preghiere dei cittadini e caccia i nemici dai confini della patria! -

- Iuppiter, te hoc ferto obmovendo bonas preces precor, uti sies volens propitius mihi liberisque meis domo familiaeque meae mactus hoc ferto. -
- Giove, facendoti questa offerta prego con buone preghiere, affinchè tu sia propizio a me, alla mia casa e ai miei familiari. Possa quesra offerta confortarti. -


(Velleio Patercolo)
- Iuppiter Capitoline, et auctor ac stator romani nominis Gradive Mars, perpetuorumque custos Vesta ignium et quidquid numinum hanc Romani imperii molem in amplissimum terrarum orbis fastigium extulit vos publica voce obstesto atque precor: custodite, servate, protegite hunc statum, hanc pacem, hunc principem, eique functo longissima statione mortali destinate successores quam serissimos, sed eos quorum cervice tam fortiter sustinendo terrarum orbis imperio sufficiant quam huius suffecisse sensimus, consiliaque omnium ciuium aut pia (iuvate aut impia confringite). -
- Giove Capitolino e tu Marte Gradivo, fondatore e sostegno del nome romano e tu, Vesta, custode del fuoco eterno, e voi, divinità tutte che avete innalzato questa mole dell'impero romano ai più alti fastigi del mondo, vi scongiuro e vi invoco, a nome di questo popolo: guardate, salvate e proteggete questo stato di prosperità, questa pace, questo principe; a lui, al termine di una lunghissima dimora tra gli uomini, destinate, il più tardi possibile, dei successori le cui spalle siano in grado di sostenere il dominio del mondo tanto validamente, quanto sentiamo che sono state le sue e assecondate, se sono pii, i propositi dei cittadini e rendeteli vani, se sono empi. -


(Cicerone) 
- Tu Giove, con gli auspici con i quali questa città è stata fondata, fosti stabilito da Romolo che chiamano protettore di questa città e giustamente anche dell’impero, tieni lontani costui e i suoi compagni dai tuoi templi e da quelli degli altri dei, dalle case e dalle mura della città, dalla vita e dai beni di tutti i cittadini e gli uomini avversi ai buoni, nemici della patria, predatori dell’Italia uniti da un patto di scelleratezze tra di loro e da una nefasta amicizia, punisci vivi e morti con eterni supplizi. -


 (Carmen saliare)
- Divum empta cante, divum deo supplicate.
cume tonas, Leucesie, prae tet tremonti +quot+ ibet etinei de is cum tonarem.
-
- Cantate Lui, il padre degli Dei, supplicate il Dio degli Dei!
Quando tuoni, o Lucente, davanti a Te tremano tutti gli Dei
che lassù ti hanno sentito tuonare. -


(Virgilio)
- Iuppiter omnipotens, audacibus annue coeptis. -
- Giove Onnipotente, appoggia le nostre imprese. -

Ad aram tuam cum tuo supplice, Iuppiter, nunc venio; auxilium tuum, deum atque hominum pater, supplici prece petimus. -
- O Giove, ora vengo alla tua ara con il tuo supplice; padre degli dei e degli uomini, chiediamo il tuo aiuto con supplichevole preghiera. -



PREGHIERE A GIUNONE

- Iuno Regina te precor quaesoque uti dies mihi domo familiae nostrae 
firmitatem ac felicitatem in opere nostro. Ita est. -
. O Giunone Regina, ti prego e supplico di donare a me e alla casa della nostra famiglia
stabilità e prosperità nel nostro lavoro. E' andata. -

- Iuno Covella sive quo alio nomine te appellare volueris te precor quaesoque uti dies mihi domo familiae nostrae bonam salutem et felicitatem in opere nostro. Ita est. -
- Giunone Covella o in qualsiasi altro nome tu voglia essere chiamata, ti prego affinchè doni a me e alla casa della nostra famiglia buona salute e felicità nelle nostre opere. E' andata. -

- Salve Iuno Regina Te precor uti sis volens mihi propitius. Tibi offero hoc thus. Ita est. -
Salve Giunone Regina. Ti prego affinchè tu mi sia propizia. Ti offro questo. E' andata. -


(Tibullo)
GIUNONE
Giunone, dea della nascita, accogli i mucchi d’incenso
 che ti offre con la sua tenera mano la dotta fanciulla
Oggi è tutta tua, per te si è adornata
lietamente, per essere bella davanti al tuo focolare.
Lei dedica a te i motivi del suo ornamento,
dea, e tuttavia c’è qualcuno segreto a cui vuol piacere.
Ma tu, dea, sii propizia, e nessuno separi gli amanti,
ma, ti prego, prepara anche al giovane un solido vincolo.
Sarà una bella coppia: non c’è nessuna ragazza
a cui sia più degno lui di servire, e lei a nessun uomo.
Il vigile guardiano non dovrà sorprendere questi amanti:
Amore troverà mille modi di eluderlo
Acconsenti e vieni, bellissima, col mantello di porpora:
tre volte ti offrono, casta dea, vino e focacce
Una madre affettuosa prescrive alla figlia ciò che desidera,
ma altro essa chiede in silenzio, ormai padrona di sé
Brucia come le fiamme rapide bruciano gli altari,
e non vuol essere sana, se anche potesse.
Sii benigna al ragazzo; quando verrà l’anno prossimo
nelle preghiere riapparirà, ormai antico, questo stesso amore.



PREGHIERE A VENERE

(Lucrezio)
-  Madre degli Enèadi, piacere degli uomini e degli dei,
Venere vivificante, che sotto le mobili costellazioni celesti
ravvivi il mare portatore di navi, la terra che reca le messi,
poiché grazie a te ogni genere di esseri animati è concepito e vede,
(una volta) nato, la luce del sole: te, dea, te fuggono i venti,
te ed il tuo arrivo le nuvole del cielo, per te la terra industriosa
fa crescere i fiori soavi, per te sorridono le distese marine,
e, rasserenato, brilla di una luce diffusa il cielo.
Infatti, non appena la bellezza del giorno primaverile si svela,
ed il soffio del favonio vivificatore, dischiuso, prende forza,
per prima cosa gli uccelli del cielo annunciano te e il tuo arrivo,
o dea, colpiti in cuore dalla tua potenza. Quindi le bestie selvatiche
balzano qua e là per i pascoli rigogliosi ed attraversano i fiumi vorticosi:
così, presa dal fascino, ti segue desiderosa ovunque tu voglia condurla.
Infine per i mari ed i monti ed i fiumi impetuosi e per le frondose dimore
degli uccelli ed i campi verdeggianti,
ispirando a tutti nel cuore un soave amore, fai sì che con desiderio
propaghino le loro generazioni stirpe per stirpe.

E poiché tu sola governi la natura, e senza di te nulla nasce
nelle divine plaghe del giorno, e nulla diviene lieto né amabile,
desidero che tu sia compagna nello scrivere  versi,
che tento di comporre sulla natura per il nostro discendente di Memmio,
che tu, o dea, hai voluto eccellesse in ogni tempo, adorno di ogni qualità.
Tanto più, dunque, concedi, o dea, un piacere inestinguibile alla parole.
Fa’ che frattanto le feroci occupazioni della guerra,
per mare ed ogni terra, spente, si acquetino.
Infatti tu sola puoi giovare ai mortali con una tranquilla pace,
perché le feroci occupazioni della guerra governa Marte bellicoso,
che spesso si abbandona sul tuo grembo,
vinto dall’eterna ferita d’amore, e così levando lo sguardo,
 reclinato il morbido collo, nutre d’amore gli avidi sguardi, anelando a te,
o dea, e dalla tua bocca pende il respiro abbandonato.
E tu, o dea, abbracciando con il tuo santo corpo lui disteso,
emetti dalla bocca soavi parole, chiedendo per i Romani,
o ìnclita, una tranquilla pace. -

- Veneri Matri quae Frutis dicitur... - Venere Madre, che chiamano Frutis..


VENERE
(Saffo)
- Venere dal trono dipinto,
Venere immortale, figlia di Giove,
tessitrice di inganni, ti prego,
non domare con pene e con ansie d'amore,
o Regina del mio cuore.

E qui vieni. Altra volta venisti;
pur di lontano udisti la mia voce,
e del padre lasciasti la reggia
sull'aureo cocchio aggiogato.

Te conducevano leggiadri passeri snelli
sopra la nera terra
fitte agiando dal cielo giù la ali
per gli eterei spazi.

Rapidamente giunsero. E tu, o Beata
sorridendo dal tuo volto immortale,
mi chiedevi che pena ancora pativo,
che cosa ancora invocavo,

e chi nel mio cuore in delirio
follemente desideravo. "Chi cerchi
che ancora Pieto riporti il tuo amore?
Chi ti fa male, o Saffo?

Oh ma se ora ti fugge, presto ti inseguirà,
se doni rifiuta doni farà,
se già non ti ama, presto ti amerà,
anche contro la sua voglia.

Vieni a me anche ora: da così triste
pena di amore mi sciogli; quando
brama il mio cuore si compia, tu compi;
tu stessa mi assisti". -


(Saffo)
- Afrodite eterna, in variopinto soglio,
Di Zeus fìglia, artefice d'inganni,
O Augusta, il cor deh tu mi serba spoglio,
Di noie e affanni.

E traggi or quà, se mai pietosa un giorno,
Tutto a' miei prieghi il favor tuo donato,
Dal paterno venisti almo soggiorno,
Al cocchio aurato

Giugnendo il giogo. I passer lievi, belli
Te guidavano intorno al fosco suolo
Battendo i vanni spesseggianti, snelli
Tra l'aria e il polo,

Ma giunser ratti: tu di riso ornata
Poi la faccia immortal, qual soffra assalto
Di guai mi chiedi, e perché te, beata,
Chiami io dall'alto.

Qual cosa io voglio più che fatta sia
Al forsennato mio core, qual caggìa
Novello amor ne' miei lacci: chi, o mia
Saffo, ti oltraggia?

S'ei fugge, ben ti seguirà tra poco,
Doni farà, s'egli or ricusa i tuoi,
E s'ei non t'ama, il vedrai tosto in foco,
Se ancor nol vuoi.

Vienne pur ora, e sciogli a me la vita
D'ogni aspra cura, e quanto io ti domando
Che a me compiuto sia compi, e m'aita
meco pugnando. -


(Apuleio)
- Seu tu caelestis Venus, quae primis rerum exordiis 
sexuum diversitatem generato Amore sociasti 
et aeterna subole humano genere propagato 
nunc circumfluo Paphii sacrario coleris -
- Tu Venere celeste, che agli inizi del mondo congiungesti
la diversità dei sessi facendo sorgere l'Amore
e propagando l'eterna progenie del genere umano,
ora sei onorata nel tempio di Pafo che il mare circonda. -



PREGHIERE A MARTE

MARTE
- Mars pater, divi quorum est potestas nostrorum hostiumque,
dique, vos precor, veneror, veniam peto feroque,
uti populo Romano vim victoriam prosperetis
hostesque populi Romani terrore formidine morteque adficiatis.
Sicut verbis nuncupavi, ita pro re publica populi Romani, exercitu
legionibus, auxiliis populi Romani,
hostium mecum deis Tellurique devoveo.
-
- Padre Marte, dei tutti che avete potere su di noi e sui nemici,
e voi, dei, vi prego, vi adoro, chiedo la grazia e la ottengo,
che concediate al popolo romano la forza e la vittoria,
e che gettiate paura, terrore e morte sui nemici del popolo romano.
Come ho solennemente proclamato, così offro in voto agli dei
e alla Terra, insieme a me stesso, le truppe regolari e ausiliarie dei nemici,
in favore della comunità del popolo romano, del suo esercito,
delle truppe regolari e ausiliarie del popolo romano. -


(Catone il Censore) 
- O Marte padre,
ti prego e scongiuro,
sii benevolo e propizio a me,
alla casa ed alla famiglia nostra;
In considerazione di ciò ho fatto condurre
porci, montoni e tori intorno al campo,
alla terra ed al fondo mio;
deh, tieni tu lontano, respingi,
spazza via i morbi visibili ed invisibili,
la sterilità e la devastazione, il maltempo e le bufere. -


(Ovidio)
- O bellicoso Marte, lasciato per un poco lo scudo e la lancia,
assistimi, e sciogli fuori dall'elmo la lucente chioma. -

- Destati Marte, il popolo tuo figlio va alla guerra,
che sia gran copia di sangue, per i nemici di Roma. -

- O Marte Ultore, Dio di vendetta,
che dalla sconfitta risollevi,
che punisci i traditori di Roma,
infondi il coraggio nei soldati
che siano feroci nella battaglia,
e possano offrirti molte vittime nemiche.


Preghiera rituale

Padre Marte,
te prego e scongiuro che tu sia benevolo e propizio,
a me, ai miei servi e alla mia casa.
Per questo campo, fondo e terreno
ho ordinato di far cerchiare con questa offerta
perchè tu i mali, visti e nascosti,
desolazione e devastazione,
calamità e brutta stagione,
possa impedire, ricacci e allontani.
Perchè tu messi, frumenti e vigneti,
voglia far crescere e ben prosperare.
Pastori e pecore sani conserva,
dona vigore e buona salute a me,
alla casa e ai nostri servi.
Per questi voti, per rendere puro
fondo, terreno e tutto il campo,
per questo rito purificante, così come ho detto,
ti sia gradito che abbia immolato tal sacrificio:
porco, vitello e agnello da latte.
Padre Marte, per questo voto,
ti sia gradito che abbia immolato tal sacrificio:
porco, vitello e agnello da latte.



PREGHIERE A MINERVA

MINERVA
- Accogli questa offerta o Dea e sii al mio fianco
nella battaglia, dai la vittoria a Roma, a me e ai miei militi
e al mio ritorno ti farò un'offerta più grande. -


(Inni orfici)
- Pallade unigenita, augusta prole del grande Zeus, Divina,
Dea beata, che susciti la guerra, dall'animo forte, indicibile,
di gran nome, che abiti negli antri, che governi le alture elevate
dei gioghi montani e i monti ombrosi,
e rallegri il tuo cuore nelle valli, godi delle armi,
con le follie sconvolgi le anime dei mortali,
fanciulla che estenui, dall'animo che incute terrore,
che hai ucciso la Gorgone, che fuggi i talami,
madre felicissima delle arti, eccitatrice,
follia per malvagi, per buoni saggezza;
sei maschio e femmina, generatrice di guerra,
astuzia, dalle forme svariate, dracena, invasata,
splendidamente onorata, distruttrice dei Giganti Flegrei,
guidatrice di cavalli, Tritogenia, che sciogli dai mali,
demone apportatore di vittoria, giorno e notte,
sempre, nelle ore piccole ascolta me che prego,
dà la Pace molto felice e sazietà e Salute
nelle stagioni felici Glaucopide, 
inventrice delle arti, regina molto pregata -



CIBELE
PREGHIERE A CIBELE

Ave, Grande Madre dell'Ida, Madre degli Dei!
Ave, O più antica Sacra Dea! Io ti offro preghiere devote, 
O Cibele, Berecinziana Madre di Dindymus!
Accoglici sotto la Tua protezione
Che Tu possa difenderci!
A Te offro questa supplica
Per garantire pace, sicurezza,
E salute alla nostra famiglia.
Possa tu essere benevolente e a noi propizia
E non abbandonare mai la Tua progenie
Se si presenta un'offerta di vino:
Per queste cose sii Tu onorata da questa libagione.
Sii Tu benevola e a noi propizia!



PREGHIERE AD APOLLO

(Virgilio - preghiera di Enea)
- Dacci, o Apollo,
una dimora nostra,
a questi uomini stanchi dona una terra,
una posterità, una patria che duri nel tempo,
un’altra Pergamo troiana.
APOLLO
Porta in salvo ciò che è sfuggito
alla strage dei Greci e del feroce Achille.
Chi ci farà da guida e dove andremo?
Dove andare, dove fissare una dimora mostracelo tu.
Mostraci, Padre, un segno della tua volontà,
discendi nei nostri cuori. -

- Ascolta la mia preghiera grande medico
grande uccisore di serpenti
gestore di pestilenze e di salute
su tutti gli uomini e tutti gli animali.
Salvami potente Apollo
da questo male e da questo dolore
e io ti farò grande sacrificio di buoi.
Accetta intanto la mia offerta e non
allontanare lo sguardo da me. -



PREGHIERE A MERCURIO

(Manilius Astronomicon 1.3)
Mercurio Cyllenius, principale autore di tutta la conoscenza sacra, a volte in Cielo,
altre volte viaggiando all'interno dei segni stellati per aprire i sentieri celesti
alle parti più alte sopra e ai sentieri più bassi sotto la terra. Metti insieme le stelle
nel vuoto dello spazio in costellazioni, nominali e stabilisci il loro corso;
possa essere stato per noi usare reverentemente i più grandi poteri dell'universo
che Tu fai, meditandoli, non in tutte le questioni, ma nel potenziale delle cose in se stesse,
e per imparare il piano divino fissato per le più grandi nazioni.


(Martial Epigrammata 7.74)
Mercurio, la gloria di Cyllene, l'orgoglio del cielo,
messaggero con la lingua intelligente,
attorno al cui bastone d'oro si avvolge il serpente,
possa splendere luminoso tra gli dei.
Che tu possa godere dei tuoi amori rubati,
che tu voglia Venere o Ganimede, e sulle Idi
l'altare di Tua Madre sia adornato di allori,
e tuo nonno Atlas porti un peso minore,
se permetti a Norbana e Carpo,
che si sono incontrati per la prima volta oggi,
per celebrare sempre le loro nozze insieme.
Questo pio maestro delle arti offre un dono
alla Tua saggezza, questo incenso che invio a Te,
fedelmente prego, e fedelmente anche a Giove.


MERCURIO
(Orazio)
- Mercuri facunde nepos Atlantis
qui feros cultus recentum
voce formasti catus et decorae
more palestrae,
Te canam, magni, Iovis et Deorum
nuntium curvaeque lyrae parentem,
calidum quicquid placuit, iocoso
condere furto.
Te boves olim nisi reddidisses
per dolum amotas puerum minaci
voce dum terret vidduus pharetra
risit Apollo.
Quin et Atridas duce te superbos
Ilio dives Priamus relicto
Thessalosque ignes et iniqua Troiae
castra fefellit.
Tu pias laetis animas reponis
sedibus virgaque levem coerces
aurea turbam, superis deorum
gratus et imis.

- O Mercurio fecondo, nipote d'Atlante, 
che accorto i feroci costumi degli uomini hai ingentilito 
con l'eloquenza e con l'uso della palestra che dà grazia
te, io canterò, messaggero del potente Giove 
e inventore della lira ricurva, 
abile a nascondere con giocoso furto 
tutto ciò che ti sia piaciuto. 
Mentre Apollo privo della faretra 
una volta cercava di atterrire te bambino 
con voce minacciosa se non avessi restituito i buoi 
portati via con l'inganno, rise. 
Anzi, sotto la tua guida, anche il ricco Priamo, 
lasciata Ilio, sfuggì i superbi Atridi e i fuochi Tessali 
e l'accampamento ostile a Troia. 
Tu conduci le anime pie alle sedi beate 
e raduni con la verga d'oro la folla evanescente, 
gradito agli dei superi e inferi. -


(Orazio - Satire)
- È bene. Niente di più, prego, figlio di Maia, 
se non che Tu farai durare questi miei doni per tutta la vita. -


(Orazio - Satire)
Possa Tu, Mercurio, far ingrassare le ricchezze della mia casa e di tutto il resto, 
risparmi in ogni caso i miei talenti naturali e, come al solito, 
possa rimanere il principale guardiano su di me.


(Orazio - Carmina)
- Mercurio, da Atlas nato a Maia, Dio che ha modellato 
i nostri antenati incivili in uomini colti di discorsi urbani 
e portamento atletico, a Te canto, Messaggero degli Dei 
e del potente Giove, inventore della lira curva, 
ti piace comporre segreti scherza e fa scherzi abilmente. 
Rallegrandoti, riporti le anime pie ai loro luoghi appropriati 
e il personale d'oro limita la banale lite. Caro sei tu agli dei sopra e sotto.-


(Orazio - Carmina)
- Mercurius, una volta hai insegnato ad Amphion 
come muovere le pietre stupide con il potere del canto, 
e sei stato Tu che hai insegnato al guscio di tartaruga 
a risuonare con sette corde ben posizionate, 
una volta silenziose e ora amate nei banchetti mensili e nei templi, 
insegnami ora come poter fermare le orecchie ostinate di Lyde. -


(Ovidio - Fasti)
- Il glorioso Mercurio, nipote di Atlas, sarà presente qui oggi 
come era sulla collina di Arcadia, figlio di Pleiade di Giove. 
Arbiter in pace e in armi tra gli Dei dei cieli sopra e sulla terra, 
viaggiatore su piedi alati, 
Tu che ami la cetra e che ti compiaci
di chi luccica con l'unguento del lottatore, 
Tu che hai insegnato un linguaggio eloquente 
in tutte le lingue, per Tu alle Idi di Maggio, 
i Padri una volta hanno dedicato un santuario sacro 
vicino al Circo e hanno chiamato questo giorno 
dover essere il Tuo giorno di festa. -


(Ovidio - Fasti)
Avvisami, figlio di Pleiade Maia, Mercurio, 
dio del venerato bastone potente, 
spesso hai visto la corte di Giove di Stygia.


(Ovidio - Fasti)
- O Mercurio, se ti ho falsamente chiamato a testimoniare in passato, 
o chiesto ingannevolmente a Giove di non ascoltare le mie promesse vuote, 
o se c'è qualche altro dio o dea che ho ingannato consapevolmente, 
lava via le mie speranze del passato, lava allontana le perfidie parole di ieri 
e concedimi nuovi falsi da fare quando il nuovo giorno si alza, 
e fai in modo che gli dei siano indifferenti alle mie bugie. 
Concedi che io possa trarne profitto, conceda gioia nel realizzare un profitto, 
concedimi di godermi ancora una volta truffando i miei clienti con parole ingannevoli. -


(Persius Satires)
Desiderando la ricchezza, uccidi un bue e chiami Mercurio, 
"Concedi ai miei Penati di prosperare per fortuna, assicurandoti 
che i miei greggi e le mandrie possano essere fertili.


(Plauto - Stichus)
- Grazie a Nettuno e ai Tempestati, per avermi riportato di nuovo sano e salvo, 
la mia avventura è stata un successo! E anche Mercurio, che mi ha aiutato 
nei miei affari mercantili e ha quadruplicato la mia fortuna con profitto. -


(Plauto - Asinaria)
- Lode e grazie dovremmo dare giustamente al grande dio del tradimento,
perché sicuramente non c'è fine in vista alle nostre stesse vie diffamatorie, 
alla nostra ingannevolezza o alla nostra astuzia. -



PREGHIERE A DIANA

(Apuleio)
- Seu Phoebi soror, quae partu fetarum medelis lenientibus recreato populos tantos 
educasti praeclarisque nunc veneraris delubris Ephesi -
- Tu sorella di Febo, che, alleviando con le tue cure il parto alle donne incinte,
hai fatto nascere tanti popoli, ora sei venerata nel tempio illustre di Efeso. -



PREGHIERE A APOLLO E DIANA

( Carmen seculare )
DIANA
- Phoebe silvarumque potens Diana, lucidum caeli decus, o colendi
semper et culti, date quae precamur tempore sacro,
quo Sibyllini monuere versus virgines lectas puerosque castos

dis, quibus septem placuere colles, dicere carmen.

Alme Sol, curru nitido diem qui promis et celas aliusque et idem
nasceris, possis nihil urbe Roma visere maius.
Rite maturos aperire partus ienis, Ilithyia, tuere matres,

sive tu Lucina probas vocari seu Genitalis.

Diva, producas subolem patrumque prosperes decreta super iugandis
feminis prolisque novae feraci lege marita,
certus undenos deciens per annos orbis ut cantus referatque ludos
ter die claro totiensque grata nocte frequentis.

Vosque, veraces cecinisse Parcae, quod semel dictum est stabilisque rerum
terminus servet, bona iam peractis iungite fata.
Fertilis frugum pecorisque Tellus spicea donet Cererem corona;
nutriant fetus et aquae salubres et Iovis aurae.

Condito mitis placidusque telo supplices audi pueros, Apollo;
siderum regina bicornis, audi, Luna, puellas.
Roma si vestrum est opus Iliaeque litus Etruscum tenuere turmae,
iussa pars mutare lares et urbem sospite cursu,

cui per ardentem sine fraude Troiam castus Aeneas patriae superstes
liberum munivit iter, daturus plura relictis;
di, probos mores docili iuventae, di, senectuti placidae quietem,
Romulae genti date remque prolemque et decus omne.

Quaeque vos bobus veneratur albis clarus Anchisae Venerisque sanguis,
impetret, bellante prior, iacentem lenis in hostem.
Iam mari terraque manus potentis Medus Albanasque timet securis,
iam Scythae responsa petunt, superbi nuper et Indi.

Iam Fides et Pax et Honos Pudorque priscus et neglecta redire Virtus
audet adparetque beata pleno copia cornu.
Augur et fulgente decorus arcu Phoebus acceptusque novem Camenis,
qui salutari levat arte fessos corporis artus,

si Palatinas videt aequos aras, remque Romanam Latiumque felix
alterum in lustrum meliusque semper prorogat aevum,
quaeque Aventinum tenet Algidumque, quindecim Diana preces virorum
curat et votis puerorum amicas adplicat auris.

Haec Iovem sentire deosque cunctos spem bonam certamque domum reporto,
doctus et Phoebi chorus et Dianae dicere laudes. -



- O Febo, decoro luminoso del cielo, e Diana, signora dei boschi, sempre
onorati e venerabili, esaudite le nostre preghiere in questo tempo sacro,
nel quale i vaticini della Sibilla esortarono le fanciulle elette e i casti fanciulli
a recitare un carme per gli dei, ai quali furono graditi i sette colli.

O Sole che dai la vita, che con il carro lucente mostri e celi il giorno, e che vecchio e
nuovo risorgi, possa tu mai vedere nella più grande della città di Roma.
Dolce schiudi secondo il rito i parti maturi, o Ilitia, proteggi le madri,
o come gradisci essere chiamata, Lucina o Genitale.

O dea, fa` crescere la gioventù e favorisci i decreti del senato, e in più, con la legge sul matrimonio
e l`unione delle donne, la vita per una nuova e fertile discedenza,
affinché al compiersi di centodieci anni ritornino i canti e i giochi affollati
per tre giorni limpidi ed altrettante tre notti piacevoli.

E voi, o Parche, sincere nel profetizzare ciò che è deciso per sempre
aggiungete altri buoni destini  a quelli già compiuti.
La Terra fertile di frutti e di bestiame  regali a Cerere una corona di spighe;
le piogge salutari e le brezze del cielo ne nutrano i prodotti. 

Riposta l`arma, o Apollo, ascolta  sereno e tranquillo i fanciulli in preghiera;
o Luna, regina degli astri,  dà ascolto alle fanciulle.
Se Roma è opera vostra e gruppi di Troiani hanno occupato la costa Etrusca,
salvaguardate gli ordini di emigrare e di lasciare la propria città con un viaggio, 

per il quale, senza inganno, il pio Enea, superstite della patria, ha aperto ai rimanenti
un sicuro percorso attraverso Troia in fiamme che gli avrebbe dato di più;
o dei, date buoni costumi alla docile gioventù, o dei, concedete alla vecchiaia una placida quiete,
e donate al popolo di Romolo potenza, prole e ogni gloria. 

E che il sangue puro di Anchise e di Venere, vittorioso su chi gli muove guerra e mite con il nemico
sconfitto, ottenga le cose che vi chiede con tori bianchi.
Oramai per terra e per mare il persiano teme la sua potente mano e le asce albane,
oramai gli Sciti e gli Indiani, recentemente superbi, attendono la sentenza. 

Che ormai la Fede, la Pace, l`Onore e l`antica e perduta Virtù voglia tornare
e felice appaia l`abbondanza con il suo corno ricolmo.
Febo, profeta ornato di un arco splendente, seduto fra le nove Muse,
che con la sua arte risolleva le stanche membra del corpo,
 
se guarda sereno gli altari Palatini prolunga sempre di secolo in secolo
e in meglio il tempo della fortuna dell`Impero Romano,
e Diana, che domina l`Aventino e l`Algido, esaudisce quindici preghiere degli uomini
e porge orecchio benevolo alle offerte dei fanciulli. 

Torno a casa con la speranza viva e sicura che Giove e tutti gli dei sentano queste cose,
e che il coro istruito canti le lodi di Febo e di Diana. -


Orazio:
- Febo e Diana dea delle foreste
onore dei cieli splendido, onorati
sempre e onorandi, oh esauditeci in questi
giorni solenni
in cui prescrisse il sibillino carme
che vergini e fanciulli scelti e puri
cantino un inno per gli Dei che i sette
colli hanno cari!
Sole divino, che apri e chiudi il giorno
con l'aureo carro sempre eguale e nuovo
sorgi, deh nulla mai veder tu possa
maggior di Roma! -



PREGHIERE A LUNA

(Firmicus Maternus Scrittore siracusano IV sec. d.c.)
- La Luna, quasi che adorasse umilmente il Sole, si espone ai raggi della sua luce, si riabbellisce dello splendore che promana dall’altro fratello, viene rigenerata dalla luce scintillante e, quasi rinnovata, reca su di sé i monili del fulgore riflesso. O Luna, tu trapassi agli estremi confini della volta celeste, tu sei l’eccelsa che torna continuamente ad adornarsi della luce del Sole e brilla del suo splendore per dare mensilmente eterna durata alla forza seminale degli esseri viventi -



CERERE
PREGHIERE A CERERE

(Apuleio)
- Regina caeli, sive tu Ceres 
alma frugum parens originalis, 
quae, repertu laetata filiae, 
vetustatae glandis ferino remoto pabulo, 
miti commostrato cibo nunc 
Eleusiniam glebam percolis -
- O Regina del cielo, tu feconda Cerere,
prima creatrice delle messi,
che, nella gioia di aver ritrovato tua figlia,
eliminasti l'antica usanza
di nutrirsi di ghiande come le fiere,
rivelando agli uomini un cibo più mite,
ora dimori nella terra di Eleusi. -



PREGHIERE A PROSERPINA

(Apuleio)
- Seu nocturnis ululatibus horrenda Proserpina
triformi facie larvales impetus comprimens terraeque 
claustra cohibens lucos diversos inerrans 
vario cultu propitiaris -
- Tu Proserpina, che la notte con le tue urla spaventose
e col tuo triforme aspetto freni l'impeto degli spettri
e sbarri le porte del mondo sotterraneo, errando qua e là per le selve,
accogli propizia le varie cerimonie di culto -

- Salve, salve, salve, Dea dai volti luminoso e oscuro,
amata figlia della madre potente, regina degli inferi
e di tutto ciò che è occulto, placa la tua ira
e torna nelle braccia di tua madre,
e sorridi a noi mostrando il volto benevolo e luminoso. -



PREGHIERE A GIANO

- Salve Iane Pater Matutine. Admitte me coram numina lucentia.-
- Salve Giano Padre del Mattino. Ammettimi alla presenza degli Dei splendenti. -


(Ovidio)
- Iane biceps, anni tacite labentis origo,          - Giano bifronte, origine silenziosa del volgere degli anni
solus de superis qui tua terga vides,                - il solo nume che può guardare alle sue spalle.
dexter ades ducibus, quorum secura labore      - sei alla destra dei condottieri, dei quali il sicuro lavoro
otia terra ferax, otia pontus habet:                 - porta gli agi della terra feconda e del mare:
dexter ades patribusque tuis populoque Quirini - sei alla destra dei padri e del tuo popolo Quirino,
et resera nutu candida templa tuo.                  - e apri a un tuo cenno le porte del tuo candido tempio.

Prospera lux oritur: linguis animisque favete;  - Sorge una prospera luce: favorite gli animi e le parole.
nunc dicenda bona sunt bona verba die.           - ora è il giorno dei buoni discorsi e delle buone parole.
Lite vacent aures, insanaque protinus absint     - Le orecchie non ascoltino liti, le dispute insane stiano                                                              
iurgia: differ opus, livida turba, tuum.             - lontane: cambia le tue opere, turba invidiosa.
Cernis odoratis ut luceat ignibus aether,           - Senti gli odori del rilucente etere di fuoco
et sonet accensis spica Cilissa focis?                - che fa infiammare le orecchie e il focolare di Cilissa? 

-Flamma nitore suo templorum verberat aurum - la fiamma, col suo splendore riverbera l'oro dei templi,
- et tremulum summa spargit in aede iubar -         - e sparge il tremulo raggio dalla sommità del tempio -
- Vestibus intactis Tarpeias itur in arces, -             - Tarpea va nell'acropoli con le vesti intatte, -
- et populus festo concolor ipse suo est, -              - e il popolo in festa ha il suo stesso colore -
- iamque novi praeeunt fasces, nova purpura fulget - già incedono nuovi fasci e rifulge nuova porpora
- et nova conspicuum pondera sentit ebur. -           - e l'avorio sente nuovi e cospicui pesi  -

- Colla rudes operum praebent ferienda iuvenci,   - I torelli offrono i colli per il lavoro agricolo, -
- quos aluit campis herba Falisca suis. -                  - nutriti coll'erba dei campi falisci -
- Iuppiter arce sua totum cum spectet in orbem, -    - Giove dall'alto guarda tutto il mondo -
- nil nisi Romanum quod tueatur habet. -                 - e non ha nulla da proteggere se non Roma -
- Salve, laeta dies, meliorque revertere semper, -     - Salve, giorno lieto, e ritorna sempre migliore -
- a populo rerum digna potente coli. -                     - degno di essere venerato da un popolo potente. -

- Quem tamen esse deum te dicam, Iane biformis?-   - Quale Dio posso dire tu sia, Giano Bifronte? -
- nam tibi par nullum Graecia numen habet. -         - Giacchè la Grecia non ha alcun Dio pari a te. -
- ede simul causam, cur de caelestibus unus  -         - e intanto dimmi la causa per cui. unico tra i celesti -
- sitque quod a tergo sitque quod ante vides. -         - vedi ciò che è alle spalle e ciò che è davanti. -
- haec ego cum sumptis agitarem mente tabellis, -    -  questi scritti  che presi con mente agitata. -
- lucidior visa est quam fuit ante domus. -                - mi fanno vedere la casa più luminosa di prima -

- Tum sacer ancipiti mirandus imagine Ianus -        - Poi ammirando la doppia immagine sacra di Giano -
- bina repens oculis obtulit ora meis. -                    - immediatamente offrii il doppio delle mie mie preghiere -
- extimui sensique metu riguisse capillos, -              - la paura mi invase i sensi e mi drizzò i capelli -
- et gelidum subito frigore pectus erat. -                  - e un subitaneo gelo mi invase il petto -
- ille tenens baculum dextra clavemque sinistra       .- questi tiene lo scettro nella destra e la clava nella sinistra                                                                                                                                                         
- edidit hos nobis ore priore sonos:

- disce metu posito, vates operose dierum,
quod petis, et voces percipe mente meas. -
me Chaos antiqui (nam sum res prisca) vocabant: - Gli antichi mi chiamavano Caos (tengo alle vecchie cose )                                                                                                                                                                                                                                                                                                
GIANO
aspice quam longi temporis acta canam.
lucidus hic aer et quae tria corpora restant,
ignis, aquae, tellus, unus acervus erat.

Ut semel haec rerum secessit lite suarum
inque novas abiit massa soluta domos,
flamma petit altum, propior locus aera cepit,
sederunt medio terra fretumque solo.
Tunc ego, qui fueram globus et sine imagine moles,
in faciem redii dignaque membra deo.

Nunc quoque, confusae quondam nota parva figurae,
ante quod est in me postque videtur idem.
accipe quaesitae quae causa sit altera formae,
hanc simul ut noris officiumque meum.
quicquid ubique vides, caelum, mare, nubila, terras,
omnia sunt nostra clausa patentque manu.

Me penes est unum vasti custodia mundi,
et ius vertendi cardinis omne meum est.
cum libuit Pacem placidis emittere tectis,
libera perpetuas ambulat illa vias:
sanguine letifero totus miscebitur orbis,
ni teneant rigidae condita Bella serae.



SATURNO
PREGHIERE A SATURNO

O nos, Vestalem (o Initialem ), divi iuvate!
Ne luem, ruinam, Saturno, sinas incurrere in plures!
Satur esto, fere Mars, limen sali, sta illic,
O nos, Esculapio, iuvato!
Triumphe triumphe!
 -
- A noi Vestali (o sacerdoti Iniziali), aiutateci o Dei!
No, pestilenza e rovina, o Saturno,
non permettere che trascorrano tra il popolo!
Sii sazio, o feroce Marte;
balza sulla soglia, fermati là,
Oh! a noi! Esculapio! aiutaci!
Trionfo, trionfo! -



PREGHIERE A LUNA

(Apuleio)
- Ista luce feminea conlustrans cuncta moenia 
et udis ignibus nutriens laeta semina 
et solis ambagibus dispensas incerta lumina -
- Tu che con la tua femminile luce rischiari ovunque le mura delle città
e col tuo rugiadoso splendore alimenti la rigogliosa semente
e con le tue solitarie peregrinazioni spandi il tuo incerto chiarore. -



PREGHIERE A ISIDE

(Apuleio)
- quoque nomine, quoque ritu, quaqua facie te fas est invocare: 
tu meis iam nunc extremis aerumnis subsiste, 
tu fortunam conlapsam adfirma, 
tu saevis exanclatis casibus pausam pacem tribue -
- con qualsiasi nome, con qualsiasi rito,
sotto qualunque aspetto è lecito invocarti: 
concedimi il tuo aiuto nell'ora delle estreme tribolazioni, 
rinsalda la mia afflitta fortuna,
e dopo tante disgrazie che ho sofferto dammi pace e riposo. -


ISIDE
(Apuleio)
- Tu sì, sei santa, tu sei in ogni tempo salvatrice dell'umana specie, 
tu, nella tua generosità, porgi sempre aiuto ai mortali, 
tu offri ai miseri in travaglio
il dolce affetto che può avere una madre.
Né giorno né notte né attimo alcuno, per breve che sia, 
passa senza che tu lo colmi dei tuoi benefici; 
tu per mare e per terra proteggi gli uomini, 
allontani le tempeste della vita e porgi con la tua destra la salvezza, 
tu sempre con la tua mano sciogli le fila che il destino 
aggroviglia in nodi inestricabili, tu calmi le bufere della fortuna 
e poni un freno alle funeste rivoluzioni delle stelle. 
Te onorano gli dèi del cielo e rispettano quelli dell'inferno, 
tu fai ruotare la terra, dai la luce al sole, 
governi l'universo, calchi col tuo piede il Tartaro. 
A te obbediscono le stelle, per te ritornano le stagioni, 
di te si rallegrano i numi, a te servono gli elementi. 
Al tuo cenno spirano i venti, offrono il nutrimento le nubi, 
germogliano i semi, crescono i germogli. 
La tua maestà temono gli uccelli vaganti pel cielo, 
le fiere erranti pei monti, i rettili celandosi nel terreno, 
i mostri nuotanti pel mare.
Povero è il mio ingegno nel cantare le tue lodi; 
scarso il mio patrimonio nell'offrirti sacrifici,
la mia voce non ha sufficiente ricchezza per esprimere 
i sentimenti che m'ispira la tua maestà; 
e non ci riuscirei neppure se avessi mille bocche e altrettante lingue, 
neppure se potessi parlare senza stancarmi per tutta l'eternità!
Perciò quel poco che può un tuo fedele ma povero seguace, 
cercherò di farlo: le tue divine sembianze e la santissima tua volontà, 
ora che le ho accolte nell'intimo segreto del mio cuore, 
le custodirò in eterno e sempre le contemplerò nell'animo mio. -


(Apuleio)
- Regina caeli, sive tu Ceres alma frugum parens originalis, quae,
repertu laetata filiae, vetustatae glandis ferino remoto pabulo,
miti commostrato cibo nunc Eleusiniam glebam percolis -
- O Regina del cielo, tu feconda Cerere, prima creatrice delle messi,che,
nella gioia di aver ritrovato tua figlia, eliminasti l'antica usanza
di nutrirsi di ghiande come le fiere, rivelando agli uomini un cibo più mite,
ora dimori nella terra di Eleusi -



VESTA
PREGHIERE A VESTA

- O Madre antica e feconda,
fai scendere sulla nostra Gens  la tua benedizione, 
che il tuo sacro fuoco bruci anche per noi, 
come sempre l'hai fatto ardere per Roma.
Accogli la nostra offerta fatta col cuore
e in cambio concedi alla nostra casa, e alla nostra familia
con liberti e schiavi,  pace e armonia, ricchezza e salute. -

- Triplice Dea, Tu madre, Tu feconda di frutti,
Tu fuoco che distrugge i nemici,
proteggi Roma e il suo popolo,
proteggi me e la mia casa,
e sii benevola alla mia offerta.
E' stata mandata. -

- Triplice Dea, guarda la mia afflizione
e dici basta, e il mio dolore avrà fine. -



PREGHIERE AI LARI

- Salve Lar Familiaris. -                                               -  Salve Lari Familiari -
- Salvete Di Penates. -                                                  -  Salve Dei Penati -
- Salve Geni. Patris Familias. -                                    -  Salve Geni. Padri della Familia -
- Salve Vesta Mater. -                                                  -  Salve Vesta Madre -
- Vobis offero puro corde hunc panam farreum -             - Vi offro con cuore puro  il pane di farro -
-  et vos omnes date mihi  domo, -                                 - e voi tutti date alla mia casa -
- familiae nostrae valetudinem  -                                   - e alla nostra familia valore -
- ac felicitatem in opere nostro. -                                  - e felicità nel nostro operare. -

- O Mani, o Lari, o Penati noi vi invochiamo o numi potenti! 
Voi che siete i protettori della famiglia e del focolare, 
Voi che vegliate sulla nostra Gens, 
Voi che garantite noi salute e prosperità, 
Voi che tenete salde le nostre domus 
Accettate le nostre offerte con benevolenza
e non distogliete lo sguardo da noi. -



PREGHIERA A NETTUNO

(Plauto Stichus 402-5)
- Grazie a Nettuno e ai Tempestati, per avermi riportato di nuovo sano e salvo, 
la mia avventura è stata un successo! E anche Mercurio, che mi ha aiutato 
nei miei affari mercantili e ha quadruplicato la mia fortuna con profitto. -



PREGHIERA A PALE

(Ovidio - preghiera a Pale)
- Proteggi il gregge e insieme al gregge i pastori
e fuggano i malanni, scacciati dalle mie stalle.
Se pascolai in scaro suolo, o sedetti sotto un albero sacro,
o una mia pecora ignara brucò erba da una tomba,
se entrai in un bosco proibito,
e furono dal mio sguardo messe in fuga le ninfe
o il dio capro a metà,
se la mia falce spogliò d’ombroso ramo una selva sacra,
le cui foglie offrii in un cestello a una pecora malata,
perdona la mia colpa,
e non mi noccia l’aver messo al riparo in un agreste tempio
il mio gregge mentre grandinava.
Né mi sia danno aver turbato una fonte:
perdonatemi o Ninfe,
se con gli unghiati piedi del gregge intorbidai le acque.
Tu, o dea, placa in nostro favore le fonti,
e i numi delle fonti, e gli dei sparsi per tutti i boschi.
Fa’ che possa non vedere le Driadi,
né Diana che si bagna,
né Fauno quando a mezzogiorno giace sdraiato nei campi.
Scaccia lontano le malattie,
godano buona salute gli uomini e le greggi,
e anch’essi i cani, provvida turba.
Fa’ che a sera non riconduca capi di bestiame
Meno numerosi che al mattino,
né gema riportando velli strappati al lupo.
Stia lontana l’iniqua fame,
e abbondino erbe e fronde,
e acque per lavarsi e per bere.
Ch’io possa mungere colmi uberi,
e denaro frutti il mio cacio,
e i radi vimini lascino colare il liquido siero;
sia sempre lascivo il capro,
e la capra si sgravi del feto di cui era pregna,
e siano molte le agnelle nel mio ovile;
e ne provenga una lana che non punga le fanciulle,
soffice e adatta a mani tenere quanto si voglia.
Accada quanto io prego,
e noi anno per anno
offriremo grandi focacce a Pale,
signora dei pastori. -



PREGHIERE A PRIAPO

(Anonimo Vaticano)
- Salve Priapo, Padre fecondo, di orti custode, violatore.
Ti invoco, rubizzo, dissipatore, spermatico
Tu che semini la vita.
Defloratore, sgomento di vergini, igneo, fallopodo,
fugatore di ladri e di uccelli, signore del fico, magmatico.
Vieni a noi, possiedici col calore del tuo fuoco, dacci l’ardore
che ti pervade, o comburente.
Svela i misteri del fallo nascosti dal ricurvo falcetto,
ambidestro, flagello di cinedi. Irrumatore,
rostro marino, muto, ematico, signore dell’asino,
vieni ai nostri santi spasmi.
Signore dell’Orgia, sacrifica i nostri atti, vivifica le nostre menti
Osceno, Itifallo, Iectatore, Salvatore! -


BIBLIO

- J. Scheid - La religione a Roma - Laterza - Roma - 2001 -
- D. Feeney - Letteratura e religione nell'antica Roma - Salerno - Roma - 1998 -
- Robert Turcan - The Gods of Ancient Rome - Routledge - 1998, 2001 -
- Attilio De Marchi - "Il culto privato di Roma Antica, I" - Milano - 1896 -
- Renato Del Ponte - Il movimento tradizionalista romano nel 900 - Scandiano - Sear - 1987 -
- Renato Del Ponte - Dei e miti italici. Archetipi e forme della sacralità romano-italica - Genova - Ecig - 1985 -


16 comment:

Rafael Nolêto on 28 febbraio 2012 alle ore 01:13 ha detto...

Gostei bastante dessa postagem, vou utilizar essas orações em meu culto diário para os Gloriosos Deuses Romanos! Parabéns pelo site!


Mi è piaciuto molto questo post, userò questi preghiera nel mio culto quotidiano per gli dei romani! Congratulazioni per il vostro sito!

Anonimo ha detto...

D'ora in poi saranno le mie preghiere, gloria agli Dei Romani, che tramontino queste barbare religioni monoteiste, tristi, orientaleggianti, incivili e intransigenti!

Unknown on 24 luglio 2015 alle ore 13:05 ha detto...

Ok queste sono le preghiere. Però mi sapere dire com'è fatto il rituale ? Nella propria casa come ci si deve comportare ?

Unknown on 29 luglio 2017 alle ore 02:37 ha detto...

Saranno preghiere che stampero' ...Basta col monoteismo

Loris Vendrame ha detto...

Grazie infinite

Anonimo ha detto...

La domanda non trova una risposta definitiva in quanto le preghiere di cui sopra non sono accomunate da un'unitarieta' liturgica,incastonandosi alcune nell'alveo letterario,altre richiamandosi ai riti di Eleusi.

Guido Canacci on 24 ottobre 2019 alle ore 21:54 ha detto...

Lode a Voi che divulgate il sapere contadini allevatori e cacciatori nei secoli hanno sempre invocato la benedizione ,sono loro in effetti che con il loro operato hanno permesso il divulgarsi della razza umana e hanno sempre saputo che a governare gli eventi terrestri e marini sono il sole la luna e i pianeti, un doveroso Grazie di esistere a questo sito.

Minks on 15 gennaio 2020 alle ore 04:31 ha detto...

Meraviglioso questo post. Grazie mille!

Liv S blogger per caso on 2 agosto 2020 alle ore 22:04 ha detto...

Nella casa si crea un altare dedicato al Dio(o più) a cui si è devoti e ai Larii.
Alcuni di noi,che seguono il culto pagano greco e romano, si fanno un taquino con preghiere,offerte ecc

Unknown on 4 agosto 2020 alle ore 21:17 ha detto...

Molto interessante. Grazie

Anonimo ha detto...

Ci sono altre preghiere x i 12 Dei apostoli di Roma su quale pagina?
Grazie da Michela del gargano

Unknown on 14 aprile 2021 alle ore 22:57 ha detto...

Splendido, grazie 🙏🏻

Anonimo ha detto...

Caro romano impero Grazie x le preghiere, ci sono altri siti ? × copiare la nostra storia con altre preghiere ed inni ?
. Grazie
Grazie anche x averci fatto capire che Romolo aveva ed ha un grande ruolo x la storia insieme a Marte suo Padre proteggere l Italia e presto libereranno Roma
Solo gli Dei cioè i 12 dei apostoli di Roma con i loro veri Nomi si riprenderanno la loro terra e ci daranno la loro protezione.
Accendiamo sempre un c'ero come nel tempio di Vesta e impariamo a pregare che ci doninola pace e la serenità che ogni popolo ne ha bisogno. Aspetto risposta su altri siti x le preghiere agli Dei Grazie romano impero.

Vulcanide ha detto...

Alcune preghiere non hanno tra parentesi la fonte, sono dunque preghiere moderne o è stato omesso per impossibilità di trovarne la fonte esatta? Grazie comunque del vostro lavoro.

Anonimo ha detto...

Veramente molto interessante e la riscoperta Della spirituality antics.

Anonimo ha detto...

Caro romano impero mi occorre una preghiera x liberare una persona da una grande cattiveria.
X salvare madre e bimba x farla tornare alla famiglia che la messa al mondo.
Indicatemi la strada aspetto risposta grazie di cuore.

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