MAUSOLEI VATICANI





La BASILICA DI S. PIETRO custodisce un segreto inaspettato, sotto di essa infatti si trova la Necropoli Vaticana, una città dei morti, in pratica un cimitero romano dove si ritiene ci sia pure la tomba di San Pietro.

Questi corridoi sono in realtà antiche strade, dove i parenti venivano ad onorare i loro defunti, o a seppellirli, o a fare cerimonie sacre in loro onore.



LA STORIA

Durante l'anno 64 dc, quando Nerone era imperatore di Roma si verificò un grande incendio che distrusse una vasta area della città.

Molti incolparono del fuoco Nerone, che in seguito costruì la sua Domus Aurea sopra la zona distrutta, per cui a sua volta Nerone dette la colpa ai cristiani.

Gli Apostoli Pietro e Paolo, che erano a Roma, vennero così giustiziati nel circo originariamente costruito da Caligola sul Colle Vaticano.
L'obelisco portato dall'Egitto che vediamo oggi al centro di Piazza San Pietro era all'epoca usato come mèta al centro del circo e venne qui trasferito nel 1586.

Una lettera inviata nel 120 d.c. da un certo sacerdote di nome Gaio è la testimonianza scritta che indica che i resti di Pietro erano effettivamente nella Necropoli accanto al circo.
Nel 319 d.c. l'imperatore Costantino I eresse la I Basilica di San Pietro sulla parte superiore del luogo di sepoltura originario di San Pietro.

Nel XVI sec. la Basilica di San Pietro Vecchio venne smantellata per far posto alla costruzione della chiesa attuale.

Nel 1939 Papa Pio XI finanziò gli scavi archeologici, si disse perché voleva essere sepolto il più vicino possibile a Pietro Apostolo. Ma in realtà non ci si fece deporre.

La Necropoli Vaticana è molto simile ad altre necropoli a Roma come quelli di Ostia Antica e Isola Sacra, anche se più piccola.
In questo diagramma si può vedere la pianta della Basilica attuale, il piano della vecchia basilica, circo di Nerone, e ad essa adiacente alla Necropoli, proprio sotto il centro della basilica attuale.

Il circo correva accanto a una strada chiamata Via Cornelia. La Necropoli Vaticana era dall'altra parte della strada.


Quando Costantino iniziò a costruire la Vecchia San Pietro, stabilì che quello era il luogo sacro della tomba dell'Apostolo e decise di costruire l'altare maggiore su di essa, riempiendo il resto della Necropoli di detriti.

La Vecchia San Pietro aveva un cortile di fronte ad essa, e anche se era enorme, come si può vedere nel diagramma, era più piccola della Basilica di San Pietro attuale.

Ecco un piano più dettagliato della Necropoli in relazione alle basiliche:

il piano Necropoli Vaticana in rosso,
le grotte vaticane (tombe dei Papi) in verde,
il piano della Basilica di San Pietro in viola
il Vecchio San Pietro in blu.

Secondo il corso della Open University sull'antica funeraria familiare i monumenti tombali erano molto importanti per gli antichi romani, soprattutto era un modo per preservare il nome della famiglia costruendo una tomba familiare.
Sebbene la maggior parte dei romani non poteva permettersene uno, molti li costruirono per la loro famiglia nucleare di marito, moglie e figli.

I Romani più poveri sarebbero sepolti in fosse comuni o piccole tombe individuati a terra con modesti marcatori o anfore.

Le dimensioni, la portata della decorazione e l'inserimento di elementi architettonici aveva un rapporto diretto con lo status sociale della famiglia.

Durante il I sec. d.c. i defunti venivano cremati e i resti messi in contenitori o urne che venivano collocati in piccole nicchie (colombario) all'interno della tomba di famiglia. Non usava la cremazione.




I MAUSOLEI

A Sud della Basilica di San Pietro, in terra c'è un indicatore che designa il luogo in cui l'obelisco sorgeva nel circo di Nerone, l'obelisco che oggi si trova al centro di Piazza San Pietro.

Qui, secondo la tradizione, San Pietro fu crocifisso a testa in giù, e sepolto in una tomba di pietra nella necropoli a nord lungo la via Cornelia. 

A destra della Sagrestia sotto un altro arco è l'ingresso ai Mausolei sotterranei dove si dice fu sepolto San Pietro.

Con la costruzione della basilica costantiniana sparì il ricordo del cimitero sottostante.

Si dice però che sia la costantiniana che la basilica attuale siano state costruite in modo che l'altare papale, si trovi sopra la tomba dell'apostolo, anche se non è chiaro come lo sapessero visto che era quasi scomparso il ricordo sia del cimitero sia la collocazione della tomba, che non si sapeva comunque dove fosse.

Si deve in gran parte a Papa Pio XII che la necropoli sia stata scavata durante gli anni che vanno dal 1940 al 1957. 

La zona che conteneva il corpo di Pietro è chiamata Campo P e si trova nella parte occidentale, insieme a molti altri monumenti funerari del I e II sec. d.c.



MAUSOLEO A
Da qui parte la visita. Il Mausoleo di Caius Polilius Heracla contiene una tavola in cui è menzionata l'esistenza di un'arena nei pressi (il Circo di Nerone). La tomba è della metà del II sec. d.c.. Le parole qui iscritte: in Vatic(ano) ad circum significano accanto al circo nel vaticano.

Infatti Heracla commissionò ai suoi eredi di costruirgli un sepolcro nella collina vaticana accanto al circo, vicino al monumento funerario di Ulpius Narcissus.


Dal momento che il mausoleo in cui gli eredi collocarono i resti del loro benefattore è certamente quella che gli scavi hanno scoperto, possiamo dedurre con certezza che l'arena, o circo, era nelle immediate vicinanze.
EPIGRAFE traduzione da: P. Zander. La Necropoli Vaticana, in "Roma Sacra", 25, Roma 2003

"Nelle mani degli Dei.
Caius Popilius Heracla saluta i suoi eredi.

A voi, miei eredi, chiedo, ordino e do mandato, in nome della vostra fede, di erigere per me un monumento sul Vaticano, nei pressi del circo, vicino al monumento a Ulpio Narciso, per un valore di sei mila sesterzi.

Per la costruzione del sepolcro, a Novia Trophime sarà dato tremila sesterzi e tremila sesterzi andrà al suo co-erede.
E voglio che i miei resti da collocare lì e quelli di mia moglie, Fadia Maxima, senza che a lei debba succedere nulla di male."

Lascio i diritti relativi a questo sepolcro ai miei liberti e di coloro che, per volontà, sarà stato liberato, o meglio, di quelli che ho liberato.
E ancora, lascio questi diritti a Novia Trophime, ai suoi liberti e liberte e ai discendenti di quanto sopra menzionato e stabilisco che lei ha il diritto di andare, entrare e visitare il sepolcro di svolgere i riti funebri.

MAUSOLEO B

L'interno è mostrato come si presentava dopo le modifiche effettuate nel III secolo.
Il particolare della facciata (la parte inferiore, del II secolo, la parte superiore, costantiniana) non è visibile.
Le scale sono datate probabilmente dallo smantellamento della tomba da operai di Costantino.

Esso fu dedicato a Fannia Redempta, la moglie di Aurelius Hermes, un liberto della famiglia di Augusto che definisce sua moglie come “incomparabile”.

Le pareti hanno nicchie dove le ceneri sono contenute in urne, che indicano la cremazione pagana.

La pittura sulla volta è un Carro del Sole accompagnato dalle figure delle stagioni.

Il resto della tomba è decorato con pitture di fiori ed animali.
Trattavasi di una sposa a tredici anni,  che aveva 46 anni cinque mesi e sette giorni di vita quando è morta, dopo 33 anni di matrimonio di successo (coniunx incomparabilis).

Il suo epitaffio è tagliato in lettere irregolari su un lastra di marmo lasciate nel lato del suo sarcofago di terracotta, che poggia su un vano chiuso costruito contro il muro est della camera interna di questo mausoleo bipartito.

La Tomba B è suddivisa in due parti, indicati come B e B1, la parte d'ingresso e la parte principale, elementi tipici di una casa dei vivi che si trovano anche nella "casa dei morti".

Sulle pareti della prima sala sono file di nicchie utilizzate per mantenere i cineraria, urne o vasi per contenere le ceneri dopo la cremazione, che sono indicativi di una sepoltura pagana.

Nella seconda sala, oltre ad altre cineraria, ci sono alcune sepolture in arcosoli.

Le pareti sono tutte affrescate con fiori e animali. La volta presenta un affresco con l'allegoria del "Carro del Sole", circondato da figure modellate delle stagioni.

Questa antichissima tomba mostra alcune divergenze, la volta è ancora originale, ma il muro sono stati modificati, prima di accogliere nuove sepolture e poi di nuovo al momento dei lavori della basilica costantiniana.


MAUSOLEO C

Questa è la tomba di L.Tullius Zethus. La L che precedeva il nome implicava che fosse un liberto o che lo fosse stato suo padre.
Il titolare della tomba doveva avere molta cura di sè, e in più doveva disporre di discrete possibilità economiche, perchè la sua tomba è una delle più ornate con pareti affrescate e pavimenti in mosaico.

Due urne di marmo vennero aggiunte in un periodo più tardo. La tomba ha nicchie per le urne e due arcosolia, rientranze nel muro fatte ad arco.

L'entrata della tomba ha un portale con un architrave modanato e aldisopra c'è una nicchia rettangolare con bordi lavorati finemente, al cui interno è scolpita la dicitura della tomba.

ENTRATA MAUSOLEO C
Ai lati dell'epigrafe due nicchie che dovevano contenere le immagini di due divinità.
L'interno è costituito da una stanza unica con due arcosolii piuttosto bassi posti al pavimento, aldisopra delle quali la parete arretra lasciando un bordo tutto intorno.

Sopra questo piccolo piano si aprono degli alti nicchioni dove dovevano alloggiarsi delle statue. 

Nella parete di fondo due tronchetti di lesene appena sporgenti fino al primo piano.
Poi una serie di nicchie piccole e rettangolari che dovevano contenere le urne con le ceneri.
Tra di esse si apre un altro nicchione ad arcosolio, anch'esso probabilmente per una statua.

Il pavimento, che presenta un notevole cedimento al centro, è ornato da un bellissimo mosaico a tessere minute in bianco e nero.
Esso è circondato sul bordo da una specie di frangia, mentre al suo interno eleganti volute, tipo grottesche, incorniciano quattro uccelli e un rettangolo centrale.

Questo rettangolo è stato spogliato dell'immagine che vi era raffigurata, forse dagli stessi prelati per ornare i loro palazzi.
Sopra i nicchioni si apre un nuovo piano con nicchie rettangolari tipo catacomba, create successivamente per inserirvi defunti inumati.

Infatti qui vennero rinvenuti due sarcofagi di marmo, probabilmente asportati per arricchire il museo capitolino.
La tomba ha un soffitto a botte in larga parte troncato per la cosiddetta fabbrica di San Pietro.
Nei resti della volta ai lati si nota che tutta la volta doveva essere affrescata, come lo erano d'altronde i nicchioni e in parte le pareti.

All'ingresso dovevano essere alloggiate le due colonne di marmo bianco che si trovano in parte spaccate al suolo.
La pluralità delle statue che dovevano alloggiarvi, ma soprattutto l'uso delle urne suggeriscono che la tomba appartenesse a una familia pagana.
La maggior parte delle tombe di questa area sono in effetti pagane, anche se non mancano le tombe cristiane.

Recentemente Werner Eck ha rinnovato l’attenzione per un gruppo di iscrizioni rinvenute nella necropoli in Vaticano.

Si tratta, di un lato, di una dedica incisa su un sepolcro di famiglia (mausoleo C), dalla quale si desume che esso era stato destinato da Lucius Tullius Zethus alla sua sepoltura ed a quella dei suoi congiunti: la bene merens moglie Tullia Athenais, i due figli, i nipoti ed i liberti:

D ( is )M ( anibus )
L ( ucius )Tullius Zethus fecit
sibi et Tulliae Athenaidi coniugi bene /merenti et Tulliae Secundae et
Tullio Athenaeo filis et libe
ris eorum libertis liberta /busque, quos hi, qui supra scripti /sunt, manumisissent.
In front ( e )ped ( es )XII in agr ( o) ped ( es )XVII.

Dall’altro lato, si tratta di due iscrizioni con testi originalmente corrispondenti e incisi su due
arae poste, nel medesimo mausoleo, in posizione simmetrica. L’altare collocato sul lato sinistro riporta l’iscrizione che segue:
D ( is )M ( anibus ) /L ( ucius )Tullius Athenaeus /alius hic situs est.

Si tratta della tomba del figlio di Zethus, Lucius Tullius Athenaeus. Sull’ara destra, invece, secondo la lezione e la punteggiatura di Eck, si trova il testo:
D ( is )M ( anibus )
Tullia Secunda
alia hic sita
est. Passulenae Secu /ndinae mater
cessit .

Le ultime quattro parole sono frutto di un’aggiunta successiva. Secondo una convincente ipotesi di Eck, in origine, dunque, la tomba sarebbe stata destinata alla figlia di Zethus, Tullia Secunda, per la quale - sebbene fosse ancora in vita - sarebbe stata preparata un’iscrizione funeraria, probabilmente in occasione della morte del fratello Athenaeus.

Mai, tuttavia, a Secunda si diede sepoltura in quel luogo.

Eck è dell’avviso che la madre di Secunda Athenais (=mater ), essendo “senza alcun dubbio capace di disporre giuridicamente di tutta la struttura funeraria C”, avrebbe ceduto la tomba ad una certa Passulena Secundina. Athenais, dunque, sarebbe stata a conoscenza del fatto che sua figlia non era stata sepolta nel monumento funebre di Zethus. al momento della cessione, Secunda, ormai defunta, giaceva accanto a suo marito in una struttura funeraria poco distante del mausoleo C. 

Nel mausoleo F si trova l‘iscrizione:
M ( arco)Caetennio/Antigono/et Tulliae /Secundae /coniugi eius.

Ecco le relazioni di parentela secondo Eck:?
L. Tullius Zethus ∞ Tullia Athenais (=mater ) Passulena Secundina
L. Tullius Athenaeus
Tullia Secunda ∞ M. Caetennius Antigonus 
“Chi sia stata Passulena Secundina, non è ulteriormente detto”. “Stranamente” verrebbe da aggiungere. Lo stesso Eck, del resto, riconosce che un altro fenomeno assume la forma di una “contraddizione almeno apparente”. La madre di Secunda, Athenais, è qualificata, nella dedica di Zethus, come
coniunx bene merens. Ciò “propriamente”  significherebbe che Athenais avrebbe già dovuto essere morta al momento dell’incisione del testo e dunque - con una certa probabilità - al tempo della creazione della tomba. 
In tal caso, Athenais come avrebbe potuto cedere la tomba di sua figlia alla misteriosa Passulena Secundina?
Per risolvere la contraddizione si deve innanzitutto verificare se l’interpretazione di Eck consideri tutte le informazioni disponibili. Tale ipotesi sembra non potersi accogliere in base alla semplice consultazione delle riproduzioni fotografiche pubblicate dallo stesso autore.
Per tale ragione, e con ogni cautela, proponiamo un modello differente. Non è privo di rilevanza il dato che l‘iscrizione incisa sulla tomba di Passulena Secundina contiene un‘aggiunta non menzionata da Eck.

Il “punto” nel centro della prima linea corrisponde in dimensione e forma perfettamente alla linea orizzontale della nostra E. per esempio l’iscrizione parla più soltanto di filia dal momento che è stata aggiunta una E. Come tratto orizzontale della lettera E si è usato l’originario segno di separazione, un cuneo allungato che ricorre talvolta nella stessa iscrizione. adesso si legge:

D ( is ) ·M ( anibus )·
Tullia ·Secunda
alia[[·]]`e´ hic sita
est /Passulenae ·Secu
ndinae ·mater ·
·cessit

La consapevole inserzione deve verosimilmente avere un senso. È plausibile ritenere che si è voluto espressamente modificare la struttura grammaticale del testo - con scarso entusiasmo e con il minimo dispendio. Del testo così emendato, dunque, può essere data la traduzione che segue:
“Tullia Secunda : alla figlia - è sepolta qua - Passulena Secundina lei, la madre, ha ceduto ( scil.la tomba).”
Tullia Secunda rimane nel caso nominativo e assume il carattere di un casus pendens.
Filia`e´ diviene attributo del successivo dativo Passulenae Secundinae. 
Un lettore benevolo può ritenere che hic sita est  sia un’interiezione. Più elegante sotto l’aspetto linguistico, ma non sotto quello ottico, sarebbe stata la modifica in una proposizione relativa: `
quae´ hic sita est
.L’alternativa alla correzione del testo già esistente sarebbe stata la creazione di un’iscrizione interamente nuova con un testo ipotizzabile tra uno dei seguenti:

- Tullia Secunda cessit Passulenae Secundinae aliae suae
- Passulenae Secundinae aliae Tullia Secunda mater cessit
- Passulena Secundina hic sita est cui locum cessit Tullia Secunda aliae bene merenti

Secunda  e Secundina sono madre e figlia, e l’onomastica non fa che confermare l’ipotesi fondata sull’inserimento della E aggiunta in combinazione con la parola Tullia Secunda, madre di Passulena Secundina, potesse identificarsi con la Tullia Secunda, moglie di M. Caetennius Antigonus, sepolta nel mausoleo F, dovrebbe allora desumersi che sarebbe stata sposata più di una volta.
Secundina, quindi, sarebbe nata da un primo matrimonio di Secunda con un Passulenus. 
Pertanto non è stata Athenais ad aver ceduto la tomba di sua figlia ad una terza persona, nè sembra
presumibile che ella sia stata capace di farlo.


MAUSOLEO D

Non sappiamo a chi appartenesse non avendo trovato epigrafi all'esterno o all'interno di essa.Si chiama Mausoleo di opus reticulatum, dal nome del modello in cui sono stati collocati i mattoni. 
Il nome di questa tomba deriva infatti dalla struttura delle sue pareti, fatta di piccoli blocchi di pomice, in un modello composto a piccoli rombi verticali-

.La camera funeraria ha una volta a botte in parte spianata dal soffitto collocato per porre le basi della fabbrica di San Pietro.

Sulla parete di fondo vi è un arcosolio probabilmente contenete una divinità o un busto del defunto.
Sopra detto arcosolio una placca di pietra a forma geometrica di un triangolo unito a un rettangolo su cui era incisa un'immagine ormai rovinata, forse appositamente trattandosi di tomba pagana.
Sulle pareti ci sono molte nicchie contenenti urne per le ceneri dei defunti.

Un muro costruito in epoca costantiniana chiuse l'ingresso della tomba per ragioni a noi ignote.
Un grande tubo terracotta è stato collocato nel muro costantiniano, sia per facilitare il flusso di acqua, oppure come un probabile scarico.
Un'anfora qui rinvenuta è stata posta in un angolo. Sicuramente la tomba disponeva di diversi vasi o ornamenti ormai scomparsi. Al disotto è visibile il muro riaperto così come doveva apparire percorrendo la via del cimitero. Una via non dissimili da quelle della città all'epoca, con finestrelle, portoni, sporgenze decorate, tubi per grondaie e poco spazio tra un edificio e l'altro, visto che il suolo era comunque costoso. La cortina appare in mattoni, probabilmente ristrutturata.

Non dimentichiamo che il cimitero, detto dai greci NECROPOLIS e dai romani NOVO DIE (nuovo giorno), era oggetto di culto da parte dei romane esattamente come oggi, con offerte di fiori e piante, preghiere e libagioni.


MAUSOLEO E

Tomba di T. Aelius Tyrannus (Tomba E)

Il titulus di questa tomba non è più a posto, anche se l'elegante cornice terracotta multicolore rimane intatta.
Infatti il nome della tomba è derivato da una iscrizione su una pietra che si trova all'interno della arcosolio sulla parete di sinistra.


Il proprietario è (T.) Aelius Tyrannus, un liberto che era riuscito ad assumere cariche pubbliche nell'amministrazione della provincia romana della regione della Gallia Belgica.

Gli elementi più importanti di questa tomba sono due contenitori di alabastro, una con Medusa scolpita e le pitture in stucco sulle pareti.
Infatti i due vasi che fungevano da urne cinerarie sono di alabastro.

I vasi erano posti all'interno di due nicchie ugualmente decorate a sfondo rosso.

Tra le figure in stucco e le immagini che decorano le pareti, il dovrebbe prendere atto di due pavoni accanto a un cesto di fiori, uccelli in volo e funeraria genii.

Ci sono parecchi arcosoli e nicchie per urne cinerarie nelle pareti, segno che la tomba è stata usata a lungo.

Si possono notare anche i resti di un mosaico pavimentale non a tessere ma a piccoli pezzi di marmo bianco e nero.

Da notare la scala con la quale la processione scendeva dal cenacolo, usato per il rito della "Refrigerio ", alla camera sepolcrale interna per il rito libagione sulle tombe dei defunti.

Il "Refrigerio" era un rito in cui la famiglia accompagnava il defunto alla tomba in una sorta di festa, ripetendo il rito in altre ricorrenze. 

La famiglia scenderebbe alla camera sepolcrale interna per versare libagioni (offerte di cibo e vino) attraverso i fori sul pavimento, per nutrire il defunto.

Questa spiegazione però ha poco a che fare col mondo romano, le offerte di cibo riguardano semmai il mondo etrusco o le religioni orientali. 

I romani non pensavano affatto che i loro defunti avessero bisogno di essere nutriti, ritenendo che vi fosse si una vita dopo la morte, ma una vita di corpi eterei, senza bisogni fisici, eterni e senza dolore.

Si sa che molto contava l'essere ricordati dai parenti e ricevere le offerte e i riti, ma per cosa non è chiaro.

Questa vita dopo la morte non prevedeva premi nè castighi, se non forse un trattamento privilegiato per gli eroi. 
Ma non è chiaro in cosa consistesse.


MAUSOLEUM F

La I Tomba dei Caetennii
Questa tomba fu la prima ad essere stata scoperta, ed avvenne nel 1939.

Il tetto è andato, ma la sua facciata, che si trova ad una altezza di 4,50 metri, sovrasta quelle di tutte le altre tombe nella scavo e oltrepassa il livello del pavimento della nuova chiesa inferiore. 

Trattasi della tomba delle familiae dei Tulli e dei Caetenni come si legge su l'altare che si trova al centro del mausoleo:

M ( arco) Caetennio
Antigonoet Tulliae
Secundae
coniugi eius.

La parte superiore della facciata venne alla luce quando, nel 1939, furono iniziati i lavori per abbassare il pavimento delle Grotte Vaticane.

ATTRAVERSO I FORI INFILAVANO CIBO E BEVANDE
I nomi dei membri della famiglia sono contenute in numerose epigrafi, soprattutto sull'altare al centro della tomba. 

Si tratta di uno dei più grandi e più ornato dei mausolei.
E' con evidenza una tomba pagana con tuttavia qualche simbologia cristiana. 

La donna di cui l'altare è l'Emilia Gorgonia, e suo marito menziona la sua bellezza e bontà.

Sulla facciata, a sinistra dell'ingresso, vi è un pannello in terracotta raffigurante una pernice, sul lato destro ci sono decorazioni architettoniche.

I fori per le libagioni sono visibili sul lato destro del pavimento. 

I Romani tenevano banchetti funebri in cui il vino e il cibo venivano versati all'interno di questi fori, affinché i defunti venissero nutriti.

L'interno è ricco di figure in stucco e le immagini di fiori e frutta, sulla parete ovest c'è una scena rurale piuttosto bella. 

Ci sono inoltre arcosoli e cineraria.

In questa tomba tipicamente pagana vi è una sepoltura che rivela qualche simbolismo cristiano, come la donna che attinge l'acqua da un pozzo, due colombe con un ramoscello d'ulivo, e le parole "Dormit in pace" - "riposa in pace".

Il defunto è una giovane donna cristiana, Emilia Gorgonia, nel epitaffio marito ricorda la sua bellezza e bontà.

In un'altra tomba di pietra si è rinvenuta una lapide in cui una moglie elogia il marito, il direttore di una compagnia di attori, possessore di un notevole talento musicale.

Nella navata sud, una bassa struttura scatolare racchiude la porzione superstite più alta di questa facciata, e se il visitatore è fortunato e le luci si accendono sotto, può accovacciandosi, scorgere attraverso la grata sul lato della scatola di protezione, e vedere qualcosa della costruzione che per primo ha dato via al segreto della necropoli vaticana.

A destra disegno assonometrico, con la volta e l'ordine
interno restaurato, per mostrare lo schema architettonico 
originale.
Le aggiunte edificate più tardi sono state omesse. 

A sinistra fregio del mausoleo in terracotta su mattoni, sulle finestre della facciata del mausoleo.
Nel mausoleo F si trova l‘iscrizione:
M ( arco)Caetennio/Antigono/et Tulliae /Secundae /coniugi eius.



MAUSOLEO G

La tomba del Maestro prende il nome dal dipinto nella parete di fondo raffigura un vecchio con una pergamena, di fronte a un uomo più giovane.

Anche se le prime persone che hanno visto la tomba hanno interpretato la pittura come un insegnamento e il suo studente, oggi si pensa più a un amministratore e un servo, ma viene da pensare che davvero la figura con lo stilo sia il proprietario che insegna a qualcuno, forse il figlio, o un liberto.

Non è logico che avesse voluto immortalare nella sua tomba il suo amministratore o il suo servo.

Il soffitto raffigura splendidi dipinti di uccelli, cervi, ghirlande, nastri, trofei e figure geometriche, insomma una sorta di grottesche con due figure sulla cuspide sulla parete di fondo, appunto di un insegnante e un allievo.



MAUSOLEO H O TOMBA DEI VALERII -  VEDI

MAUSOLEO I

Detto anche Tomba del carro, dalla quadriga raffiguarata nel mosaico del pavimento dove si rappresenta il rapimento di Persephone ad opera di Plutone su un carro guidato da Mercurio.

RICOSTRUZIONE DEGLI INTERNI CON I COLORI ORIGINALI
Situato tra i due pilastri orientali della cupola parallelo all'altare di San Pietro, nella navata centrale delle Grotte Vaticane, questo edificio è stato invaso dalle fondamenta sia della vecchia che della nuova basilica. 

Fu uno degli ultimi mausolei della necropoli ad essere esplorato e solo nel 1946 è stato possibile aprire il passaggio verso l'angolo sud-orientale, che ora consente l'accesso al sepolcro. 

Un muro di blocchi di tufo misto a mattoni mattoni ha sostituito la facciata originale, costruita nel IV sec. 

Inoltre ha utilizzato gli stipiti del portale in travertino su cui le misure legali del palazzo furono scolpite in caratteri indicizzati: dodici metri di larghezza e quindici di profondità, mentre la parete laterale è più lunga di tre piedi.

Il pavimento è interamente coperto da un mosaico  a tessere bianche e nere che presenta un bordo sottile nero aldilà del quale si dispiegano una serie di animali, tigri e gazzelle, uccelli, vasi di fiori, piante e mazzi floreali. 

Aldiqua del bordo invece si notano solo cesti di vimini da cui escono esili piante fiorite.

COME APPARE OGGI
Al centro Mercurio guida a piedi una quadriga di cui tiene le briglie, evidentemente per il suo carattere psicopompo. 

Infatti come guidò Proserpina e Ade a ridiscendere nel Tartaro, così guida le anime accompagnandole nell'aldilà, seguendo un mito forse non preso a caso, visto che Proserpina tornerà periodicamente sulla terra a godere del sole e della primavera.

Gli affreschi alle pareti sono, secondo l'uso romano, decorate in giallo, arancione e rosso.

Gli affreschi sono incorniciati da righe geometriche di colore più scuro contengono scene campagnole un pavone (sacro a Giunone), una colomba (sacra a Venere), un'anatra, più altri uccelli e motivi floreali.

La sala presenta diverse nicchie rettangolari atte a contenere le varie urne delle ceneri dei defunti.
Tra le nicchie si aprono dei nicchioni ad arcosolio che dovevano originariamente contenere le statue dei congiunti e inoltre le statue delle divinità a cui si rivolgevano le funzioni sacre e rituali dei defunti. 

Le tessere sono piuttosto minute e il lavoro è pregevole.
Qui in dettaglio si può osservare il bel pavimento musivo.

Sopra i nicchioni delle piccole trabeazioni sottolineavano la bellezza di alcuni piccoli affreschi sobri ed eleganti.
Tra questi un bel pavone che si muove tra piante fiorite e tiene nel becco esso stesso un fiore.



MAUSOLEO L

Tomba dei Caetenni (il secondo dei Caetenni)  Tomba L.

Anche se questa tomba è in gran parte occupata da un muro di fondazione, il "Titulus" può ancora essere visto, e da essa apprendiamo il nome del proprietario.

Il susseguente uso della tomba fu proibito con la formula HMHNS (Hoc Monumentuum Heredem Non Sequetur*), in cui è incluso anche il titulus "titulus", che significa "Questo monumento non passò agli eredi".



MAUSOLEO M

La tomba del Julii o del "Cristo Sole", o di Cristo il Sole o il Mausoleo Cristiano. Questa tomba è stata costruita dai genitori di Giulio Tarpeianus, che apparteneva alla gloriosa gens Iulia, ormai dispersa in tanti rami minori.

Anche se la forma e alcuni elementi della tomba sono pagani, i mosaici sono cristiani, visto che raffigurano una scena di Giona mangiato dalla balena e la scena di un pescatore che fanno parte dei miti cristiani.

La tomba del "Cristo Sole", che è Cristo, il Sole, venne scoperto nel 1574, durante alcuni scavi sotto la Basilica.
Secondo Tiberio Alfarano, che meticolosamente copiò l'epitaffio, che da allora andò perduto, la tomba venne costruita dai genitori del defunto, Giulio Tarpeianus.

L'origine pagana della tomba è evidente a causa della presenza di un cinerarium con dentro le varie urne per le ceneri, anche se i tre affreschi sul soffitto e sulle pareti, che sono state decorate con mosaici policromi, sono senza dubbio di ispirazione cristiana.

Cristo è raffigurato sulla volta in un carro trainato da cavalli bianchi, con la medesima iconografia di Helios, o Sol, o Mitra, tre divinità che spesso si frapposero tra loro identificandosi tutti e tre con il Dio Sole.

il pescatore
IL PESCATORE
Il Buon Pastore è stato originariamente raffigurato su una delle pareti, anche se l'immagine nasce come mitraica e in seguito viene assorbita dal cristianesimo. 
D'altronde anche Elios- Mitra è il Dio pagano del Sole invitto, o Sol Invictus.
In un'altra parete appare la sagoma di un pescatore  che con una lenza cattura dei grossi pesci, e in una scena dell' altra parete compare il personaggio biblico Giona che sta su una barchetta inseme a qualcun altro che non si riesce a capire chi è, e una balena che sta per ingoiarlo.
Forse il mito di Giona ingoiato dalla balena è l'allegoria della morte che inghiotte il cristiano per essere restituito poi alla resurrezione dei morti.
GIONA CON LA BALENA
Sia volta e delle pareti vennero poi decorate con viti che sono caratteristiche tanto delle pitture dionisiache che di quelle orfiche. 
Non per nulla spesso nelle catacombe il Cristo appare a volte come Dioniso.e a volte come Orfeo.
Viene da chiedersi se questa tomba non sia stata in realtà una tomba pagana e quindi con affreschi e allegorie pagane, in seguito arricchita con scene a contenuti cristiani. 

Ci si chiede inoltre cosa c'entri il pescatore o Giona con la balena in un paesaggio pieno di foglie di vite.

Si ha la sensazione di avere a che fare concerti tipi di pitture pagane su cui siano stati inseriti un po' a caso dei miti cristiani,

Le pareti attorno sono istoriate da motivi geometrici nella parte di sotto  e figure con le viti nella fascia superiore.


MAUSOLEUM N


La tomba di Aebutius conosciuto anche col nome di “Clodius Romanus“.
Sua madre, Volusia Megiste, lo chiamava "Il più gentile dei figli", scritto sull'epitaffio dell'urna.

Aebutius morì precocemente all'età di 21 anni. 

La sua urna offre alcuni particolari pieni di significato.

Questo contenitore offre alcune indicazioni di particolare importanza, la Coppa del sacrificio, la lampada accesa in forma di cigno, e due fiale per i profumi.

Nello stesso cinerarium, trovato tra i resti umani, si è rinvenuta una moneta d'argento da inizio del II secolo dc, probabilmente dal tempo tra imperatori Traiano e Adriano. 

La presenza di una tale moneta tra i resti di una tomba, ovviamente riutilizzati, testimonia l'esistenza di tombe in Vaticano già prima del tempo di Traiano (98-117 dc).

Conferma anche che il colle Vaticano era un sito utilizzato per le sepolture.

Al suo interno un'erma dedicata agli Dei Mani.

Vi sono finemente riprodotti un portatorcia e una lucerna, simbolo di luce e di vita quando ogni luce della vita si spegne lasciando posto a un buio interiore che deve essere illuminato.

L'erma ha 4 palmette. La tomba è estremamente rovinata.



MAUSOLEO O

Davanti alla tomba del Matucci c'è un piccolo recinto aperto con muri di opus reticulatum.

A ovest della tomba è una scalinata esterna che ha portato al "Campo P".

L'interno ha cineraria che presenta diverse nicchie è stato riutilizzato.

Le pareti semplici e austeramente decorati esprimono degli spazi gialli in una pianura, alternati a righe viola e ramoscelli delicati con piccole foglie.




MAUSOLEO P

La zona conosciuta come Campo P è stata la parte più venerata del cimitero, infatti, diverse tombe circondarono la cosiddetta tomba di San Pietro. O almeno facevano parte dello stesso gruppo di tombe.

Un semplice tomba, scavata nel terreno e situata al centro, si dice sia stata la tomba dell'Apostolo San Pietro, martirizzato durante la persecuzione di Nerone, 64-67 dc.

Questo sito fu oggetto di venerazione dalla Chiesa del I secolo. Lo proverebbe la scoperta di pareti e materiali architettonici che circondavano e soverchiavano questo sacro luogo di sepoltura.

Questa piccola zona che, in relazione alla basilica moderna, si trova direttamente sotto la Confessione, fu chiamato "Campo P" dagli archeologi.


 E 'di forma rettangolare (circa sette metri da nord a sud, a circa quattro da est a ovest), e si trova in un luogo dove il terreno sale abbastanza rapidamente da sud a nord, cioè verso i Palazzi Apostolici, e più gradualmente da est a ovest, cioè verso i Giardini Vaticani.

Campo P è delimitato a ovest da un muro chiamato "Rosso" per il colore rosso del gesso (ora in gran parte caduto) che è stato utilizzato per coprire, a sud da una tomba che gli archeologi chiamano S, a est, ma solo nella metà meridionale della parte est, da un'altra tomba detta O (questa tomba era di proprietà della Matuccii ed è talvolta chiamato con il loro nome).

Il confine settentrionale del lato orientale e tutto il confine settentrionale del lato orientale e tutto il confine settentrionale non ci sono più, ma ci sono buone ragioni per ritenere che una volta c'erano le strutture e che siano state per lo più distrutte.
La più antica delle tombe circostanti Campo P è certamente Tomb O, che, come si può notare formano la lapide di marmo sopra l'ingresso, apparteneva alla famiglia Matuccii.

Questa tomba, in cui è stato praticato il rito della cremazione, può essere datato circa 130, ed è certamente oltre il 123, dal momento che un mattone è stato trovato in una delle sue pareti con un sigillo risalente quell'anno.

Campo P era pieno di tombe di sepoltura.
Alcuni di questi sono stati portati alla luce nel corso degli scavi 1939-1949, altri in numero molto maggiore, dagli scavi successivi degli anni 1955-1957.
Queste tombe sono generalmente abbastanza modesti, situato nella nuda terra, con poca o nessuna protezione.

Alcuni di loro sono sicuramente più vecchio del Muro Rosso, vale a dire, come ho spiegato, prima di circa 160 dc.

Una di queste è la tomba indicata dagli escavatori con la lettera gamma greco: la tomba di un bambino che si estende in parte sotto il Muro Rosso, il che dimostra che deve essere più vecchio del muro.
Un indizio prezioso per stabilire la sua data viene da pressato in una delle tegole di copertura esso un sigillo.
Il sigillo è datato dagli studiosi agli inizi del II secolo (circa 115-123), 4 ed è molto probabile che la tomba non è molto oltre tale data.

La Tomba gamma è interessante anche perché una delle sue pareti contiene un tubo di terracotta con cui libagioni sono stati versati dalla parte esterna in onore del defunto.

Questo è essenzialmente un rito pagano, ma è stato adottato per un po 'da parte di alcuni cristiani.
Altre tombe in Campo P possono essere datati prima del muro rosso.
Essi sono di solito designati con le lettere greche eta e theta.
Il primo è certamente più antica del Muro Rosso in quanto le due colonnine di Memorial di San Pietro sono posti su di esso, e questo monumento, come spiegherò tra poco, è contemporaneo con il muro rosso.

La seconda di queste tombe (theta) è in fase di Tomb eta e così, necessariamente, prima. Inoltre, Tomba theta ha, in una delle sue piastrelle, un sigillo che può essere datata nel tempo dell'imperatore Vespasiano (69-79).

Questo sigillo è stato già discusso nel capitolo sul Vaticano nell'antichità, e il fatto che questa tomba appartiene al I secolo è indiscutibile.

Inoltre, l'esistenza di tombe del I secolo a questa parte della necropoli vaticana è confermata, come ho detto, sei da altri documenti, in particolare da una lampada che può essere datata con certezza nel primo secolo, ha trovato con altro materiale funebre rispetto allo stesso periodo, nelle immediate vicinanze della tomba theta.
Tutte queste tombe di Campo P sono, per noi, anonimi, dato che nessuno di loro ha conservato un'epigrafe in cui è indicato il nome del defunto.

Ma è molto probabile che in tempi antichi i nomi (almeno alcuni di loro) sono stati scolpiti sulle lapidi in aumento dalla terra e che questi sono stati successivamente perse durante le varie vicissitudini della regione.

Da: 'Il Santuario di San Pietro e gli scavi Vaticani di Toynbee e Perkins
"L'edicola si affacciava su, e fu intimamente connessa con, uno spazio aperto o cortile, 'P' (di cui nella relazione come 'Campo P'), la maggior parte dei quali è alla base del cinquecentesco aperto Confessione 

... I limiti di P sono stati in parte determinata da strutture preesistenti, a sud con la parete nord della tomba, e ad est, per un certo periodo, dalla parete esterna della scalinata che fiancheggia Tomba O. 

La parete nord sembra sono stati distrutti in un abbastanza presto nel Medioevo, probabilmente in relazione alla costruzione della Confessione coperto, ma la sua posizione può essere determinata dalle tracce superstiti del ritorno del gesso di fronte al punto in cui è battuta contro la faccia del Muro Rosso, presso l'angolo nord della Tomba D. 

La parte settentrionale della parete est non è stato rintracciato, ma è un'ipotesi ragionevole che essa è stata condotta verso nord dall'angolo nord-ovest di O, delimitando un'area approssimativamente rettangolare , poco più di 7 metri da nord a sud da quasi 4 metri da est a ovest. 

L'ingresso a questa zona, che è stato aperto al cielo e non sembra a prima di aver avuto alcun formale pavimentazione, deve essere stato sia da nord, o meglio più probabilmente, in vista della menzogna della terra, da est , dietro e sopra tomba O; come la ripida pendenza stato può essere desunta dal fatto che il pavimento di P e del Aedicula, che è a livello quasi esattamente con quella della pavimentazione a mosaico di Q, era oltre 3 metri sopra quella di O .



MAUSOLEO Q

Area Q era un recinto all'aperto con un pavimento a mosaico, a ovest del muro rosso, riservato alla inumazione dei defunti.
In Q, un piccolo drenaggio è stato scoperto. 

Dopo aver raccolto l'acqua piovana passò sotto i gradini e il pavimento del clivus. 
Alcuni segni stampati di 146-161 dc, realizzati nelle piastrelle che hanno sigillato la canalizzazione, hanno permesso di stabilire un arco cronologico di base per la costruzione della recinzione Q, il muro rosso e il trofeo di Gaio.

Tombe R e Q, e il Clivo e la sua parete orientale (il Muro Rosso), formano un gruppo strettamente correlata di strutture, di cui tutti, tranne il primo nome in (R) sono certamente di uno costruire e costituire una singola unità cronologica. 

Lo scarico, il cui scopo era quello di drenare la zona aperta Q, è stato in parte costruito su piastrelle, e non meno di cinque di queste piastrelle reca il timbro identico, databile tra gli anni 147-161. 

Dal momento che vi è poca probabilità di cinque tessere identiche sono stati riutilizzati da qualche struttura in precedenza, possiamo essere ragionevolmente certi che questo gruppo di tombe è stato costruito molto poco, se non del tutto, dopo la morte di Antonino Pio nel 161. 

Questa datazione ha implicazioni molto importanti per la storia del santuario di San Pietro.


MAUSOLEO R

Una gran parte di tombe R ed R1 è occupato dal muro di fondazione del baldacchino del Bernini e da sarcofagi posto lì durante il periodo di costruzione costantiniana. 

Un sarcofago paleocristiano affiancato con le figure di Pietro e di Paolo può essere visto lì.

Dall'ingresso del Clivo si può vedere una scalinata che conduce a nord verso la zona D, dove c'è, installato nel Clivo, uno scarico che funge da canale per l'acqua piovana. 

E 'importante dal punto di vista cronologico, le piastrelle che ricoprono recano il timbro delle fabbriche di M. Aurelio Cesare e Faustina Augusta. 

Questi francobolli, quindi, aiutare a risolvere l'età dello scarico e il famoso "muro rosso", costruito nello stesso periodo come il "Clivus", poco dopo la metà del secondo secolo.

Dal Clivus una serie di passaggi procedono da sud a nord, raggiungendo una superficie di tombe designati come "Area Q". 

In questa zona ci sono ancora tombe di sepoltura, i resti di un pavimento a mosaico di grandi pezzi di marmo bianco e nero, e alcuni sarcofagi.


MAUSOLEO S

Questa tomba è stata largamente occupata dalle fondamenta del Baldacchino Bernini (il canopo aldisopra).

Il Mausoleo S è molto importante perchè so trova a sud del Campo Pand dove c'è un "Clivus" che corre da sud a nord verso la parete rossa sul lato nord-est.
Le fondamenta della colonna sud-est del baldacchino bronzeo del Bernini sono stati collocati all'interno di Tomb "S". 

Parte della facciata con la soglia, e una piccola sezione occidentale degli interni possono essere visti, tra cui un arcosolio e alcuni cineraria. Questa piccola tomba, tuttavia, è molto importante per aiutare a distinguere il famoso "Campo P", luogo della sepoltura di San Pietro.

Tomb "S" i confini dei campi P a sud; Tomba "O" delimita ad est. 
Al di là nell'angolo sud-ovest della Tomba "S" è un piccolo passaggio, o "iter", procedendo da sud a nord, ma viene inserito per mezzo di una porta.
Questo passaggio, noto anche come il "Clivus", è delimitata a destra (est) per la parete occidentale della Tomba "S" e il "Muro Rosso", a sinistra, è delimitata dalla parete frontale di tombe R e R1.

Il "Muro Rosso" è anche un muro di contenimento, costruito per sostenere il terreno del campo P in modo che non sarebbe affondata o scivolare con lo scavo che è stato necessario per costruire il Clivo conducono a tombe R e R1, e l'Area Q per il nord.


MAUSOLEO T

La Tomba T contiene l'evidenza di alcuni cineraria, così come di alcune sepolture.
In genere nella religione pagana c'era l'incinerazione mentre in quella cristiana vigeva l'inumazione, per cui si può supporre che si siano sovrapposti culti mortuari cristiani, anche se a volte anche i pagani si inumavano.

L'ingresso della tomba è stato ridotto a causa di un guasto al architrave.

È possibile, tuttavia, di intravedere alcune delle nicchie con il loro caratteristico sfondo rosso e vari arcosoli.

La tomba è piuttosto bella, con un pavimento a lastroni di pietra e nicchie finemente decorate con immagini di uccelli e fiori.

Le nicchie sono separate da piccole colonne in stucco su un fondo dipinto a colori vivaci, dal giallo al rosso. 

Ci sono inoltre alcuni dettagli pittoreschi, come un delfino che riceve una ferita da un tridente e un vaso tra due colombe.

In un cinerarium c'è scritto:
"Trebellenae Flaccilae Valeria Taecina Matri dulcissimae fecit".

E' stata rinvenuta una piccola moneta di bronzo di epoca costantiniana presso con la scritta "Soli invicto Comiti", ma può essere facilmente risalire all'età di Massenzio.


MAUSOLEO U

L'ingresso della tomba è stato ridotto a causa di un guasto al architrave.

È possibile, tuttavia, di intravedere alcune delle nicchie con il loro caratteristico sfondo rosso e diversi arcosoli.

Un vero peccato, perchè si può vedere solo un piccolo dettaglio di un dipinto con un dadoforo, ovvero di un genio alato che corre su un cavallo con una fiaccola accesa.

Il tutto su un fondo rosso lacca, mentre intorno si rilevano nicchie e arcosolii.


BIBLIO

- Giovanni Brizzi - Roma. Potere e identità dalle origini alla nascita dell'impero cristiano - Bologna - Pàtron - 2012 -
- Lorenzo Bianchi - Ad limina Petri: spazio e memoria della Roma cristiana - 1999 -
- Orazio Marucchi - Manuale di Archeologia Cristiana - Roma -1933 -
- Rodolfo Lanciani - Underground Christian Rome - in the Atlantic Monthly - 1891 -


1 comment:

Anonimo ha detto...

Per favore può dire il titolo della pubblicazione del citato Werner Eck.
Grazie

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