I TATUAGGI NELL'ANTICA ROMA



TATUAGGIO SU "IL GLADIATORE"

Nell'antica Roma i tatuaggi erano considerati appannaggio dei barbari, per cui nessun nobile romano se ne sarebbe praticato uno.  Tuttavia i tatuaggi erano largamente usati in ambito barbaro, prima con l'unico scopo di contrassegnare le tribù, anche per riconoscere alleati o nemici, sia per incutere paura in battaglia.

In particolare vennero usati molto tra i Pitti, i Britanni, i Traci e gli Alamanni, sembra che non solo distinguessero le tribù ma vi si aggiungessero decorazioni per significare il valore in guerra. I Celti adoravano come divinità anche animali quali il toro, il cinghiale, il gatto, gli uccelli e i pesci e in segno di devozione se ne tracciavano i simboli sulla pelle.

I Britanni, il cui nome deriva da "brith" ( dipingere) non portavano altre vesti che dei mantelli fatti con peli di bestie selvagge e si facevano sul corpo incisioni di varie forme e figure che riempite con un succo di colore scuro, davano loro una tinta indelebile. Gli Alamanni si tatuavano in nero e rosso, e aggiungevano le pitture.

Di solito infatti venivano operati tatuaggi di mostri e bestie feroci, ma anche di divinità protettive, spesso rappresentate dall'animale totem. Il tatuaggio si effettuava specie sugli omeri, sulle braccia, sulle gambe, ma soprattutto sui ginocchi che essendo mobili davano l'idea di belve in movimento.

Oltre ai tatuaggi, detti in genere "stigmae", c'erano le parti dipinte, sopratutto sul viso che si operavano in tempo di guerra, per darsi coraggio e per intimorire il nemico.
Queste pitture sformavano il viso, ingrandivano la bocca e gli occhi, davano un'espressione selvaggia e crudele. Tutto ciò era fatto naturalmente per spaventare il più possibile il nemico.

Le prime volte che i Romani entrarono a contatto con tali figure dovettero esserne impressionati, ma poi credettero bene di copiare in parte questa usanza, anche se in modo più ristretto, perchè in patria sarebbero risultati barbari.



IL TATUAGGIO PER I ROMANI

I primi a farsi tatuare volontariamente furono i soldati, per una specie di giuramento scritto con i propri commilitoni. Spesso infatti il tatuaggio riguardava l'essere "civis romanus", sintetizzato con l'S.P.Q.R con cui si indicava il senato e il popolo di Roma, o il nome della legione, o il comandante della legione o, in seguito, l'imperatore.

ERA USO TATUARE ANCHE
IL NOME DELLA LEGIONE
Poi però con lo stabilirsi delle legioni, cioè quando i soldati cominciarono a ricevere un congruo stipendio, si dice che il tatuaggio divenne obbligatorio per i soldati perchè non essendo cancellabile diventava un mezzo per scoraggiare la diserzione.

Un militare a spasso senza licenza veniva condannato a morte come disertore.
In realtà al legionario veniva dato un signaculum, una specie di pendaglio che simboleggiava l'appartenenza all'esercito, (l'equivalente piastrina militare dei soldati odierni) cosa che gli garantiva una quasi totale immunità e fu invece solo nel tardo impero che diventa tatuaggio obbligatorio come misura antidiserzione.

Ciò non tolse però i tatuaggi aggiuntivi, soprattutto ad opera dei veterani che erano considerati di tutto rispetto. Non era infrequente un veterano che aggiungesse il nome di una seconda legione, o addirittura il nome di una battaglia molto gloriosa cui aveva partecipato.

Riguardo ai tatuaggi aggiuntivi, mentre l'S.P.Q.R. non tramontava mai, la legione, il generale e pure l'imperatore potevano cambiare, ma essendo un credo e una dedizione si portava nel cuore come sulla pelle. Alcune fonti raccontano che inizialmente i tatuaggi vennero eseguiti solo su schiavi, gladiatori e criminali, prima ancora di appartenere ai soldati.

Sembra vero il contrario: a parte che molti schiavi erano guerrieri fatti prigionieri, per cui spesso già tatuati, l'uso di tatuare gli schiavi non era usuale, anche perchè molti degli schiavi venivano liberati dai loro padroni per riconoscenza e pure per interesse. Ne fa prova l'editto di Augusto che, vista l'enorme quantità di schiavi liberati che popolavano Roma, proibiva la liberazione di questi prima dei 5 anni di proprietà da parte dello stesso padrone.

Era infatti più redditizio affittare una bottega ad uno schiavo liberato che avrebbe fatto al massimo i suoi interessi che non tenerci lo schiavo come commesso, di certo in tal modo meno incentivato a far andare al meglio il commercio. 

Tuttavia Plinio e Svetonio riferiscono che gli schiavi romani venivano marchiati con le iniziali del proprio padrone o, nel caso fossero stati sorpresi a rubare, erano marchiati a fuoco sulla fronte. Non era comunque la norma tanto è vero che di solito si usavano i collari di ferro col nome e l'indirizzo del padrone, ma solo per gli schiavi più ribelli.

Il tatuaggio degli antichi romani era un po' come quello dei tempi nostri, i marinai si tatuavano sentendosi uniti dalla pericolosa avventura di solcare i mari, così i legionari si sentirono una comunità a parte che rischiava la vita in guerra.



LE STIGMATA


Nel Terrabiblos (VI sec. d.c.), enciclopedia
medica scritta da Ezio, medico dell'imperatore Giustiniano l, che definisce "stigmata" come «una qualunque cosa
segnata sulla faccia o altre parti del corpo, ad esempio
sulle mani dei soldati».
Ed ecco la procedura: "pungere la zona
con degli aghi, asciugare il sangue, strofinare per prima
il succo di porro ed infine la preparazione dell' inchiostro.
La ricetta include legno di pino, bronzo corroso, bile e vetriolo.
(Aetius Tetr., 8.12).

Tra gli oggetti utilizzati nell'antichitå e funzionali alla realizzazione del tatuaggio vi erano: gli ingredienti necessari; due mortai dove mescolare gli ingredienti; un pestello per battere e omogeneizzare il preparato, gli aghi. Dato che le marchiature erano sinonimo di infamia, alcune testimonianze informano dell'esistenza delle procedure di rimozione del tatuaggio; a tal proposito Plinio il Vecchio, Dioscoride e Galeno prescrivono l'uso del batrachian (ranunculo), pianta dotata di proprietå caustiche (DSC. Mat. Med, 2.175.2; PLIN. nat., 25.173; GALEN, De Simpl., 6.25); mentre Ezio fornisce vere e proprie istruzioni per rimuoverli.



IL FASCINO DEL TATUAGGIO

Sembra che i gladiatori sfoggiassero tatuaggi molto apprezzati dal pubblico e dalle matrone. 
In genere i tatuaggi venivano eseguiti sulle braccia, raramente sulle gambe. Se invece i legionari appartenevano ad una gloriosa legione fregiarsene era un pregio. Di solito la legione veniva abbreviata con l'abbreviazione leg. (da legio) e il numero della legione. 

A volte si tatuavano però solo il simbolo della legione, ad esempio sembra che il famoso capricorno di Augusto fosse abbastanza usato tra i soldati. Avendo Augusto copiato molte cose da Giulio Cesare, probabilmente vi era nel suo esercito anche l'uso del toro (di Giulio Cesare) che caratterizzava le sue legioni. Questi simboli, che venivano pure riportati sugli stendardi, riguardavano spesso il segno zodiacale del generale, ma non sempre. Questo accadeva infatti quando si trattava di un comandante particolarmente amato dai legionari e sia Cesare che Augusto lo furono.

Si sa che in certe epoche i soldati si tatuarono il nome dell'imperatore, naturalmente quando era uno molto stimato e venerato, uno di questi fu ad esempio Marco Aurelio, ma sembra che altri imperatori non gradissero la cosa.

TATUAGGIO CRISTIANO
Rispetto al colore sembra che i Romani usassero esclusivamente il nero, ottenuto infiltrando carbone disciolto sotto la pelle. C'è notizia anche di una tinta rossiccia (Plinio il Vecchio) ricavata forse dallo zafferano, ma non è notizia certa sul materiale impiegato.

Una nota sul film Il Gladiatore, di cui, a proposito del tatuaggio del generale Massimo, è stato notato che essendo un comandante non avrebbe mai portato un tatuaggio come un semplice soldato, facciamo notare che di solito i generali romani erano ex soldati e che perfino i politici erano ex soldati, grazie al famoso e obbligatorio cursus honorum stabilito da Giulio Cesare. 

Ma c'è di più, i migliori generali furono quelli che si sentivano commilitoni (cum militum - termine creato da Cesare) del loro generale. Nessun vero generale romano (a parte poche eccezioni) avrebbe snobbato i legionari dandosi arie di nobiltà o superiorità. 

Perdere il rispetto dei soldati poteva significare perdere la vita. Il generale più amato era sempre un soldato che era emerso per meriti speciali. Non c'era nulla di strano dunque se un generale portava sul braccio un tatuaggio che inneggiasse a Roma.

L'imperatore Costantino ( 325 AD circa ) stabilì che gli schiavi condannati a combattere come gladiatori o a lavorare nelle miniere potevano essere tatuati sulle gambe o sulle braccia, ma non in volto, poichè questo, creato ad immagine e somiglianza di Dio, doveva mantenersi integro.

A ragione di ciò si porta la Bibbia: "Non vi farete incisioni nella carne per un defunto, né vi farete tatuaggi addosso. Io sono il Signore" Levitico 19.28'. Però a quei tempi la Bibbia era totalmente ignorata dai cristiani. Comunque non lo proibì ai soldati, perchè era ormai una tradizione conclamata.

Nel 787, Papa Adriano Primo proibì l'uso dei tatuaggi durante il Concilio di Nicea, a causa della loro associazione al Paganesimo considerato ormai come diabolico. Nonostante le proibizioni sembra che anche durante le crociate, molti combattenti si fecero tatuare la croce cristiana sulle carni per fede e protezione.


BIBLIO

- "Inscripta in fronte: Penal Tattooing in Late Antiquity", in Classical Antiquity, April 1997, Gustafson, Mark, Vol. 16/No. 1
- "Stigma: Tattooing and Branding in Graeco–Roman Antiquity", in Journal of Roman Studies, Jones, C. P. (1987) 77/1987
- Tatuaggio. Dalle origini ai giorni nostri, Massa, Eclettica, Andrea Palmeri, 2011.
- Modern Primitives, San Francisco, Re/Search 12, V. Vale e Andrea Juno, ottobre 1989.
- Messaggi sulla pelle. Tatuaggio e antichi simboli, Chiavari, Internos, Nadir e Goffredo Feretto, 2008.
- Tatau und Tattoo – Eine Epigraphik der Identitätskonstruktion, Aquisgrana, Shaker Verlag, Wolf-Peter Kächelen, 2004.
Altri...


11 comment:

Unknown on 20 febbraio 2015 alle ore 20:06 ha detto...

Molto interessante, da quale fonte avrete preso queste informazioni? Grazie

Unknown on 24 settembre 2016 alle ore 18:32 ha detto...

Quali sono le fonti?

Anonimo ha detto...

Che commenti da seghe, da dove avete preso le fonti? Leggette, studiate e silenzio segaioli del 21secolo

Anonimo ha detto...

@Anonimo: Sai, la serietà di un testo di storia si vede anche dalla presenza delle fonti, dove chi vuole può trovare altre informazioni (e verificare quello che ha letto).

A proposito, anche a me interessano le fonti, grazie!

Poi non ha senso dire "studiate" a chi chiede materiale per lo studio... Hai un po' di logica? Mah

Francesca ha detto...

Negli archivi storici non risulta nessun ordine o bolla o decreto di Papa Adriano.

Non ho ancora controllato l'altra fonte, ma mi pare un po' strana anche la notizia di Costantino perché praticamente l'imperatore si convertì dal paganesimo e sapeva ben poco di scritture sacre cristiane... Non so quanto gliene fregasse dei tatuaggi in senso religioso... Costantino semplicemente dichiarò "religio licita" il culto cristiano, equiparandolo a quello pagano e a quello ebraico, anche con lo scopo di far smettere le persecuzioni ai cristiani. (A Oriente manco gli danno retta e continuano a massacrare i cristiani). Sarà solo verso il 400 con Teodosio che si proclama il cristianesimo religione imperiale (e poco dopo l'impero crollerà).

Riguardo i tatuaggi cristiani: dipendeva dal soggetto disegnato se erano leciti oppure no. Comunque, alcuni cristiani li ritenevano leciti, altri illeciti (secondo la norma levitica, e secondo un generico passo paolino).

Attualmente è uguale: sono consentiti nel cattolicesimo oppure no in base al soggetto e alla zona del corpo.

Unknown on 5 settembre 2018 alle ore 18:53 ha detto...

Per i crociati potete cercare i marcatori di loreto

Anonimo ha detto...

Ciao mi andava di scrivere qualcosa

Unknown on 15 luglio 2019 alle ore 14:41 ha detto...

Il cristianesimo la rovina di Roma.

Anonimo ha detto...

Malimortacci vostra che mi fate studiare

Francesco on 16 agosto 2020 alle ore 00:30 ha detto...

Quelli che chiedono le fonti non leggono che in fondo c'è scritto biblio?

Unknown on 14 maggio 2021 alle ore 14:24 ha detto...

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