DEI ROMANI DELLA GUERRA



Le origini della religione romana risalgono ai culti dei popoli pre-indoeuropei stanziati in Italia che, all'incirca dal XV secolo a.c. migrarono nella penisola, nelle civiltà etrusca e della Grecia insieme alle varie influenze delle civiltà del Vicino Oriente lungo i secoli.

Di questo pantheon religioso gli Dei della guerra furono molto importanti per i Romani che passarono in guerra la maggior parte della loro epoca e combatterono praticamente contro tutto il mondo allora conosciuto, dimostrandosi i più forti ma pure i più civili.
«Et si conferre volumus nostra cum externis, ceteris rebus aut pares aut etiam inferiores reperiemur, religione, id est cultu deorum, multo superiores
«E se vogliamo confrontare la nostra cultura con quella delle popolazioni straniere, risulterà che siamo uguali o anche inferiori sotto ogni altro aspetto, ma che siamo molto superiori per quello che concerne la religione, cioè il culto degli dei.»
(Cicerone - De natura deorum. II - Milano - Rizzoli - 2007)
E la prova di tutto ciò era che gli Dei avevano concesso a Roma di diventare la più grande potenza del mondo, quindi per i Romani non parole ma fatti dimostrati. Il favore degli Dei era inconfutabile.


MARTE
Dio della guerra feroce e bruta


MARTE CLAUDIO 
Dio Romano della guerra, dei campi, degli agricoltori e della vegetazione primaverile. A Marte erano sacri il toro, il picchio, la quercia, il lupo e il cavallo. Le sue armi sono lo scudo e la lancia. Quando il popolo era colpito da carestie o epidemie si offrivano a Marte le primizie della terra, del bestiame e degli uomini per placare il dio. 
Tra le principali divinità di Roma, era considerato anche il padre del popolo romano, in quanto padre di Romolo, il leggendario fondatore della città; il suo altare si trovava nel Campo Marzio. Augusto attribuì a Marte il titolo di Ultor (vendicatore) e gli dedicò un nuovo tempio. I primogeniti che erano offerti al Dio, divenuti adulti dovevano cercare nuovi territori guidati da Marte. 
  
MARTE SI AVVICINA A REA SILVIA PER GENERARE ROMOLO E REMO


PAVOR E PALLOR
Pavor e Pallor gli Dei  facenti parte del seguito del funesto Marte, rispettivamente della paura e del pallido terrore.
 

MARTE GRADIVO 
Così era chiamato Marte nella sua invisibilità quando precedeva gli eserciti nella loro marcia di guerra. Come l'Athena greca egli marciava in prima fila nell'esercito romano.


PICO
Dio profetico del seguito di Marte, prevedeva vittorie, pericoli e sconfitte. Di lui si innamorarono tutte le ninfe dei boschi e delle sorgenti, ma Pico amò solamente Canente figlia di Giano. Un giorno mentre cacciava incontrò la maga Circe che si invaghì di lui ma Pico respinse la maga che risentita lo mutò in picchio che ancora oggi picchia i tronchi degli alberi perché non riesce a sciogliere l'incantesimo.


MINERVA
Dea della guerra intelligente e strategica, come si addice ai generali, non per nulla era anche Dea dell'abilità e dell'intelligenza. Giulio Cesare compativa quell'esercito il cui comandante si affidasse più alla forza dei suoi uomini che alla sua capacità di escogitare strategie tattiche.


ONORE 
Cioè Honos, divinità allegorica della comitiva di Marte. Figurato come un giovane armato di lancia nella destra e con una cornucopia nella sinistra. Era particolarmente adorato dai soldati che ambivano sempre emergere per farsi onore.

BELLONA E GIANO


VIRTUS
era la divinità del coraggio, della forza militare, e del valore romano in battaglia. Era spesso onorata insieme ad Honos. Narra Valerio Massimo che Marco Claudio Marcello fece erigere nel 210 a.c. un unico tempio per entrambi. Ma il collegio pontificio obiettò che se fosse accaduto un miracolo nel tempio, non avrebbe saputo a quale dei due dei offrire sacrifici in ringraziamento. 
Marcello eresse allora un tempio a Porta Capena per Virtus ed uno per Honos, finanziandoli con il bottino ottenuto saccheggiando Siracusa e sconfiggendo i Galli. La divinità era rappresentata in genere come una giovane donna che venne poi assimilata a Bellona, o come un uomo vecchio o un giovane, con un giavellotto o solo con un mantello.


DISCIPLINA
Le sue virtù principali erano Frugalitas, Severitas e Fidelis: frugalità, severità e fedeltà. Nell'adorare Disciplina un soldato diventava frugale nel denaro, nel consumare energie e nelle azioni. La virtù della Severitas veniva dimostrata nella sua concentrazione, determinazione e nel comportamento deciso.


GIOVE FERETRIO
Epiteto di Giove Capitolino, quando i condottieri vittoriosi gli offrivano durante una cerimonia sacra i bottini vinti in guerra.


BELLONA
Antica divinità della guerra a Roma. Il suo culto era legato a quello di Marte. A Roma aveva un tempio dove il Senato riceveva i generali vittoriosi e gli ambasciatori stranieri. Bellona era raffigurata ricoperta da un'armatura e con l'asta in mano.


DUELLONA 
Altro nome della Dea Bellona. Ella era conosciuta fin dai tempi arcaici, quando la guerra non era altro che un susseguirsi di duelli e pertanto si chiamava Duellona, appunto da “duellum”.


VICA POTA
Dea romana della vittoria e del potere ( Vincere - Potiri). Secondo Cicerone l'etimologia deriverebbe dal latino "vincendi atque potiundi" (vincendo e potendo). Trattavasi di un'antica Dea italica guerriera, quindi preromana. In suo nome si facevano spesso spettacoli di gare ginniche  con le armi e poi combattimenti gladiatori.


BIBLIO

- Cicerone - De natura deorum. II - Milano - Rizzoli - 2007 -
- George Dumezil - La religione romana arcaica - a cura di Furio Jesi - Rizzoli Editore - Milano - 1977 -
- William Warde Fowler - The Roman Festivals of the Period of the Republic - Londra - 1908 -
- Carlo Prandi - Mito in Dizionario delle religioni - a cura di Giovanni Filoramo - Torino - Einaudi - 1993 -
- K. Kerényi - La religione antica nelle sue linee fondamentali - Astrolabio - Roma - 1951 -



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