AQUINUM - AQUINO ( Lazio )





ORAZIO (65-8 a.c.)

Epistulae - Chi scaltro non sa riconoscere dalla porpora di Sidonio la lana imbevuta del color rosso di Aquino, non subirà danno più sicuro e più consono al suo cuore di chi non saprà distinguere il falso dal vero.

Liber coloniarum - Aquino: colonia circondata da mura, dedotta dai Triumviri; al popolo è dovuto un passaggio di 30 piedi; il suo territorio è stato assegnato con confini perpetui.

"Aquinum muro ducta colonia, a triumviris deducta" (Lib. Col., 229)

Secondo la leggenda Aquino fu fondata da Saturno assieme ad Ausonia, Atina, Alvito, Anagni, Alatri e Arpino, ma a differenza di questi ad Aquino non sono presenti nè la rocca nè le mura ciclopiche, ma troviamo resti di una torre quadrata megalitica.

Ma occorre cercarli nelle campagne di Castrocielo e di Aquino i resti di Aquinum, l'antica città romana famosa per le sue porpore e per aver dato i natali a Giovenale. La zona che circonda l'odierna Aquino è ancora oggetto di campagne di ricerca e scavo, a cominciare dalla zona della Chiesa della Libera (sicuramente un derivato della Dea Libera), ai cui lati già si intravedono dei bei monumenti.

LE TERME

LA STORIA

La prima organizzazione urbana di Aquinum (oggi Aquino provincia di Frosinone) risale all'avvento dei Volsci nella II metà del IV sec. a.c. e di quest'epoca sono i resti connessi ai luoghi di culto a ridosso di tre antichi laghi che tali restarono fino al XVI sec., ora scomparsi.

TEMPIO DI AQUINO
Il toponimo deriva da una parola volsca che indicherebbe abbondanza d'acqua, dalla quale il nome latino Aquinum.

Non si sa quando sia iniziata l'egemonia romana, si sa però che Roma fondò nel territorio di Aquino la colonia di Interamna Lirenas concomitante con la costruzione della via Latina, appunto nel 312 a.c., quale base per la guerra contro i sanniti, stipulando pertanto un trattato con gli aquinati.

Il trattato non doveva essere sfavorevole agli aquinati, visto che durante il periodo repubblicano venne loro concesso il diritto di battere moneta. In effetti il centro si sviluppò solo con l’espansione romana nella valle del Liri, soprattutto dopo la costruzione della via Latina verso il 312 a.c..

Comunque le fonti storiche iniziano a parlare di Aquinum nel 211 a.c., durante la marcia di Annibale lungo la via Latina, e ne parla anche Tito Livio. Però Aquino rimase fedele a Roma e quando questo fu battuto il paese ebbe cospicue ricompense, da Roma, per la sua fedeltà.

Poichè Interamna (terra tra due fiumi) venne distrutta dai Sanniti nel 294 a.c., è evidente che Aquino acquistasse maggiore importanza nel territorio.

Infatti Cicerone nella seconda delle sue Filippiche la chiama "frequens municipium" e come tale iscritta alla tribù Oufentina, e Silio la definisce ingens.

Durante il secondo Triumvirato, quando vi si insediò una colonia di veterani di Antonio, fu governata dai duoviri.

Con l’occasione il suo territorio viene riorganizzato e riedificato all'uso romano fin sotto Augusto, abbellendosi di numerosi e splendidi edifici pubblici. Anche le iscrizioni rinvenute nelle campagne circostanti aiutano a comprendere la fioritura della civiltà e della religione di Aquinum in quel tempo, un centro tanto prospero da raggiungere in epoca romana una popolazione di circa quarantamila abitanti.

La città venne devastata alla fine del VI secolo dai Longobardi e rimase quasi spopolata.

LE TERME

I MONUMENTI

"Ma dentro la città, e per tutti i dintorni suoi sorgono sparsamente qua e là maestosi avanzi di vetusti edifici, che fanno indizio al passeggero di qual foss'ella al tempo del suo primo splendore: e si veggon parte delle antiche mura, che giravano per ispazio di circa quattro miglia; una porta assai ben conservata presso la via Latina; le reliquie de' tempi di Diana e di Cerere Elvina ricordati da Giovenale; quelle di un teatro e di un ponte a un solo arco, che si tiene essere appartenuto alla detta via Latina; e simili altre importanti ruine, che troppo sarebbe a voler tutte ricordare."

(1868 Alessandro Guidi)

MERIDIANA DI AQUINO
Gli edifici della città romana, desertificati durante le invasioni barbariche, e poi dalla peste, servirono purtroppo per diversi secoli da cava di materiale per costruzioni di epoca medievale, infatti sia il castello dei Conti, sia la chiesa della Madonna della Libera, sia il medievale monastero di San Gregorio, furono edificati con il materiale edilizio prelevato dalla città romana abbandonata.

Questi monumenti si trovano oggi nel territorio che comprende Aquino e Castrocielo, con:
- l’Arco trionfale di Marcantonio,
- un lungo tratto della via Latina
- con la porta Capuana ancora quasi integra,
- la cinta muraria,
- la Porta Romana,
- il Teatro,
- il Capitolium o Tempio Maggiore,
- l’Anfiteatro,
- la Basilica,
- la necropoli,
- una torre di tipo megalitico,
- alcune ville lungo la via pedemontana tra gli attuali centri di Castrocielo e Piedimonte.

Un altro grande monumento romano sono le rocce tagliate, usate per secoli come cave di travertino per l’edificazione di edifici e monumenti romani. I resti di queste cave, ancora poco studiate, alte ed imponenti, fanno parte oggi del parco archeologico comunale del “Vallone d’Aquino”.

Lungo l'antica Via Latina, pavimentata di blocchi lavici, sorge la chiesetta di S. Tommaso, scoperchiata e che incorpora avanzi di un tempio romano (tra cui un elegante bassorilievo a sinistra dell'ingresso); a sinistra, immerso in fitta vegetazione, un tratto delle mura antiche a grossi blocchi rettangolari.

Proseguendo si oltrepassa un quadrivio e si vedono a destra  i resti di un edificio absidato, erroneamente chiamato «tempio di Diana», da identificarsi con terme o una basilica, quindi, presso la strada, sempre tra fitta vegetazione,  gli avanzi seminterrati del teatro in «opus reticulatum» di età augustea.

Dello stesso periodo e con tecnica simile, ma più verso le mura, fu eretto l'anfiteatro. 

Si continua fino a un incrocio di strada ove, a sinistra, sono altri avanzi di mura di grandi massi, quindi si vedono a destra, a qualche distanza, due muri di notevole altezza di cui il maggiore consta di c. 30 filari di grandi massi regolarmente squadrati, resti del creduto tempio di Cerere Elvina, dedicato poi a S. Pietro e perciò detto Basilica di S. Pietro Vetere, la prima chiesa di Aquino cristiana,

Qui invece, è stato riconosciuto il Capitolium della città, a tre celle su podio: interessante il fregio in alto, con metope e triglifi. Il fatto che avesse tre celle conferma secondo alcuni l'ipotesi della Triade Capitolina.

ARCO ONORARIO DI MARCO ANTONIO


L'ARCO ONORARIO DI MARCO ANTONIO

Il primo arco trionfale ben definito nelle sue caratteristiche apparve nel 40-30 a.c. ad Aquino, nel Lazio. In questo arco isolato, che precede l’accesso alla città, interamente costruito con cunei monolitici di travertino locale, l’archivolto poggia su colonne ioniche incassate nella parete, con gli spigoli dei piloni rafforzati da semicolonne a coppia di stile corinzio. Sopra la trabeazione doveva trovarsi un attico, purtroppo non conservato e di cui si ignora la forma.

Con paraste o semicolonne o colonne che la inquadrano e sostengono la trabeazione sopra a cui si sviluppa l'attico, gli architetti della Repubblica fissarono un nuovo codice tutto romano proprio dell’arco, un arco prettamente romano ma con molte variazioni, ben trentaquattro schemi diversi individuati dagli archeologi.

Dal tramonto della Repubblica alla vigilia del Principato l’arco trionfale e l’arco onorario si assommarono,  venendo via via sempre più considerati monumenti ufficiali su cui solo il Senato poteva legiferare, ingerendosi pure sulle immagini da inserire nell'arco. In effetti esso era un perpetuo e imponente veicolo di pubblicità per colui a cui veniva dedicato, un nome e una figura da non dimenticare.

Una iscrizione in bronzo trovata nel sud della Spagna, la Tabula Siarensis, consiglia infatti i soggetti da scolpire nei rilievi, il genere e la varietà delle figure dei gruppi statuari da posare sugli attici. Con l’avvento del principato gli archi celebravano le vittorie degli imperator, esaltando le virtù politiche, militari e morali del princeps e, per estensione, del popolo romano. Le vittorie romane divennero un'assicurazione di pace e prosperità per l'impero più vasto e progredito del mondo, conosciuto e sconosciuto.




LE MURA

Da Porta Capuana verso sud c'è, abbastanza ben conservato, un lungo tratto delle mura della città, della lunghezza di circa trecento metri. che si snoda candido, a blocchi di travertino locale, attraverso i campi. In alcuni punti il tratto delle mura conservatosi è alto fino a quattro metri.



PORTA ROMANA

Detta Romana perché si apriva sempre sulla via Latina verso Roma, rimangono tanti massi ammucchiati alla rinfusa che testimoniano l'imponenza della porta. Pare che la lunghezza totale fosse addirittura di diciotto metri ! Fino a qualche decennio fa resistevano ancora diversi filari della costruzione, tolti definitivamente di mezzo pare all'inizio degli anni'50, all'atto della costruzione della strada provinciale, la stessa che dal casello autostradale porta al centro di Aquino.

Della Porta Romana, accesso alla città per chi veniva da nord, restano unicamente enormi massi squadrati di travertino che nessuno ha tentato di ricomporre, almeno per ora.

PORTA CAPUANA

PORTA CAPUANA

La costruzione si fa risalire all'inizio dell'opera imperiale, l'unico monumento della città Romana giunto fino a noi praticamente integro, più tardi detta di San Lorenzo per la vicinanza di una piccola chiesa con questo nome, si chiamava così proprio perché da essa si usciva per avviarsi verso Capua, dove la via Latina si congiungeva all'Appia che proseguiva sino a Brindisi.

Era uno delle quattro porte di Aquinum: di due non si ha traccia visibile; dell'altra, detta Romana perché si apriva sulla via Latina verso Roma, restano imponenti massi ammucchiati alla rinfusa, un'opera di devastazione voluta, per il recupero dei materiali o per cancellare il passato.

La porta di San Lorenzo recentemente è stata sottoposta a restauro e scavi alla base, che hanno fatto riemergere diversi altri metri della via Latina, che l'attraversava senza interrompersi.

INTERNI DI SANTA MARIA DELLA LIBERA
La porta è una pesante costruzione cubica, massiccia e isolata, in opera quadrata di travertino aquinate. Sui lati orientali e occidentali si aprono gli ingressi, archi a tutto sesto che danno accesso all'ambiente interno con quattro pilastri angolari che sostengono una volta a crociera in opera cementizia.

La curvatura della volta che sovrasta i fornici poggia su di un arco di scarico in blocchi di travertino. Ai lati interni dei fornici vi sono blocchi di pietra con i fori che fungevano da alvei per i cardini dei battenti delle porte. Sono anche conservate le basi su cui poggiavano e ruotavano le porte.


TEMPIO ERCOLE LIBERATORE (Santa Maria della Libera)

Uno dei monumenti più importanti di Aquino è la chiesa di Santa Maria della Libera costruita, in stile romanico-benedettino, forgiata in travertino locale, nel senso che fu sottratto al tempio preesistente, intorno al 1125.

La chiesa sorse infatti sulle rovine del tempio dedicato ad Ercole Liberatore, rovine procurate dalla chiesa stessa, che all'epoca demoliva sistematicamente tutti i templi pagani costruendovi sopra delle chiese per paura che il luogo continuasse nonostante la devastazione ad essere considerato sacro.

La varie parti del tempio sono passate però alla chiesa, sia nelle mura esterne che in quelle interne:
frammenti di marmi di grande dimensioni, epigrafi, metope, cornici, rilievi tombali, tutto depredato e usato alla rinfusa.

Da Ercole liberatore a Madonna della libera il passo è breve. E forse dagli Dei Libero e Libera ed Ercole liberatore è un altro breve passo.

Chi determinava  un attributo del nome non era la Chiesa, che aveva si dedicato il tempio alla Madonna, ma il popolo, e il termine libera era sopravvissuto in memoria di Ercole liberatore.

Sul piano d’ingresso si innalzano i pilastri di un grandioso portico a tre arcate che hanno per base pezzi di cornicione, quasi sicuramente provenienti dall’edificio del Capitolium, come anche i capitelli dei contropilastri costituiti da frammenti di un ricco soffitto a cassettoni.

Nel giardino di S.Maria della Libera ci sono infatti diversi reperti romani, fra cui l'arco onorario detto di "Marcantonio" parzialmente immerso nell'acqua dell'attiguo fiume.

IL TEATRO

TEATRO

Sulla destra della via Latina, si notano i ruderi del "teatro della città". Del Teatro, della metà del I sec. a.c., rimangono i setti radiali della media cavea in opera quasi reticolata. Ma questi resti della costruzione in "opus reticolatum", sono ancora quasi del tutto coperti da terra da riporto e folta vegetazione, anche se si presentano ancora notevoli e abbastanza completi. Purtroppo non sono ancora fatti gli scavi che l'opera monumentale meriterebbe.
La scena dà le spalle alla via consolare e si affaccia proprio su di essa, il che ha fatto supporre che lo stesso teatro sia precedentemente la costruzione della via latina, verso cui è rivolta tutta la cavea.
Della costruzione rimangono i ruderi dei muri dei cunei di sostegno delle gradinate, ognuno lungo circa quattordici metri.

RICOSTRUZIONE DEL TEATRO
Erano collegati da volte a botte di cui resta ancora qualche traccia. Complessivamente il teatro doveva avere una lunghezza di 64 metri e sicuramente poteva accogliere un numero considerevole di spettatori.


ANFITEATRO

I resti dell'Anfiteatro, di età augustea, una struttura esclusivamente scavata (molto strano per i romani), sopravvivono solamente alcuni tratti delle gallerie sottostanti la cavea, nel basamento di un casolare a ridosso dell'autostrada del Sole.
Non solo non si è mai chiesto l'esproprio del casolare per far riemergere il monumento, ma gran parte dell'opera venne coperta dalla costruzione dell'autostrada Roma - Napoli... (no comment).

RICOSTRUZIONE DELL'ANFITEATRO

VIA LATINA

Aveva la carreggiata a "schiena d’asino" cioè inclinata ai lati per lo scolo delle acque, con pietre miliari ad ogni miglio indicanti la distanza da Roma o dalla città più vicina. Frequenti le stazioni di posta, le mansiones, dotate di camere, comando di polizia e taverne dove i viaggiatori potevano rifocillarsi e cambiare i cavalli.

La Via Latina, una delle più note vie consolari, era il decumano massimo di Aquinum, pressoché parallela all’Appia che costeggiava il Tirreno, con cui si univa a Capua, dopo aver traversato la Valle del Liri. Toccando i principali centri dell’area entrava in Aquinum dalla Porta Romana e ne usciva dalla Porta Capuana, poi detta di San Lorenzo, e proseguiva per Casinum e per Capua.

Il basolato romano della via Latina si incontra sparso nel territorio, sulle pareti dei vecchi casolari, nei muri a secco che costeggiano tante strade delle città, lungo viottoli e nei campi. La traccia principale però è un lungo tratto molto ben conservato che va dalla Porta Capuana al ponticello "sui laghi".

Recentemente riportata alla luce dopo che nei primi anni ’50 vi furono scaricati centinaia di mc di terra di riporto, per la costruzione della via asfaltata che ora le corre accanto, è una viva testimonianza di cosa fossero le vie consolari.

Il tratto ancora visibile è lungo circa trecento m ed è affiancato dai ruderi della chiesetta di San Tommaso, senza più tetto e con la parete di fondo crollata. Anche qui sono incorporati tra le mura notevoli frammenti di templi romani.

Proprio di fronte, nel giardino di una casa privata, è posto il miliario LXXIX (79 da Roma). Su un lato vi è l’iscrizione:
"C(aius) Calvisius C(ai) f(ilius) Sabinus", il console che probabilmente restaurò la via Latina nel 39 a.c..

Sul lato opposto c’è il nome Vespasiano e l’anno 77, forse per un restauro della strada. Sempre di fronte ai ruderi della chiesetta di San Tommaso, c’è oggi una strada da poco realizzata che ricalca il tracciato di una piccola via che la tradizione afferma chiamarsi "degli orefici" forse per la presenza di botteghe.

Durante la sua costruzione sono venute alla luce numerosissimi reperti riutilizzati per creare un suggestivo muro "archeologico" lungo la stessa via. All’inizio di questa strada, si notano le tracce di una stanza d’abitazione quasi sicuramente d’epoca romana.

Lungo il tragitto che ci conduce alla Chiesa di S. Maria della Libera si notano resti in opera quadrata di un edificio absidato e resti della chiesa medievale di S.Maria degli Angeli, l'antica cattedrale di S.Costanzo Vecchio.

RICOSTRUZIONE DEL CAPITOLIUM

CAPITOLIUM

Giovenale: "Ormai il cocchiere già mi fa segno agitando la frusta. Addio dunque, ricordati di me; e tutte le volte che Roma ti restituirà alla tua Aquino, desideroso di rimetterti in forze, richiama anche me da Cuma a visitare la Cerere Elvina e la vostra Diana. Allora verrò con i miei scarponi in quelle gelide campagne ad ascoltare le tue satire, se esse non si vergognano di me."

Il Capitolium era il santuario urbano dell'ultimo periodo repubblicano di cui resta la parete di fondo con in alto un fregio a metope e triglifi.

I RESTI
I resti dell'imponente Capitolium di Aquinum, il maggior tempio della città, dedicato probabilmente alla triade capitolina, con Giove, Giunone e Minerva, giacciono infatti ormai solitari in un vasto campo, due muraglie di pietra squadrata.

Secondo alcuni, seguendo le parole di Giovenale, il Capitolium sarebbe stato dedicato a Cerere Elvina e a Diana. 

Trattandosi di un tempio alquanto distante dal resto della città quasi a ridosso delle mura di cinta, fa pensare ad un antico santuario inglobato poi con l'estendersi dell'urbanizzazione.

Difficile però pensare che i Romani contemplassero un Capitolium senza la triade capitolina, visto poi che le città romanizzate erano in genere copia conforme di Roma, specie in età augustea. Potrebbe invece trattarsi di un antico santuario intitolato a una Dea Trina che potrebbe essere stata identificata con Cerere Elvina e Diana. 

Il primo dei muri rimasti è un grandioso rudere in opera quadrata, in origine lungo 26 m e spesso più di 1 m. In alto è conservato parte del fregio dorico con metope, che ne costituiva il coronamento. La parete poggia su un podio, all’esterno ancora visibile, alto due metri e quaranta e composto da quattro filari di pietre squadrate, con la prima e l’ultima che sorgono leggermente in fuori. L’altro frammento di muro è spesso 1 m, di stile corinzio con sette scanalature ed è conservato per tutta la sua altezza.

Questo è sicuramente l’edificio dell’Aquino romana più depredato, i cui resti sono stati riadoperati dappertutto, dalla chiesa della Libera ad altre chiese, per l'usuale odio verso i templi pagani, fino a far da armatura ad un antico ponte sul Melfa nel punto attraversato dall’autostrada del Sole ed oggi non più esistente.

Nella Chiesa di Santa Maria si notano tuttora inserite nelle sue pareti delle Tavolae Lusoriae, quei giochi simili al filettino che venivano incise sulla pietra per divertire i romani.

Per la sua bellezza e purezza di forme è stato uno degli edifici più studiati già nel secolo scorso, visto e disegnato da molti viaggiatori dell’epoca. Nelle sue immediate vicinanze spessissimo sono stati effettuati scavi, legali e illegali, e ancor oggi, nonostante il depredamento, della terra arata escono reperti, a testimonianza della ricchezza del materiale di cui era depositario, dagli ex voto per grazie ricevute alle dediche votive.

Uno degli scavi più proficui fu all’inizio dell’ottocento, quando venne scoperta la stipe votiva del tempio, ricchissima di terracotte. Gli scavi durarono diversi mesi, e furono così produttivi che il ministro della real Casa di Napoli inviò sul posto due ispettori. 

POZZO ROMANO
Nella relazione sono descritti alcuni ritrovamenti probabilmente finiti nel museo archeologico di Napoli:

osservai finalmente due teste di marmo rinvenute nello scavo suddetto, che sono colossali e di donne,…che crede il sig. can.co Spezia essere di Pallade e Giunone”.

Il rinvenimento di Pallade sembra confermato dalle monete aquinate con Pallade Galeata, e pallede è tutt'uno con Minerva, il che confermerebbe l'idea della Triade Capitolina.

In epoca cristiana, probabilmente nel V sec., il tempio fu trasformato in chiesa col nome di San Pietro divenendo quasi sicuramente la prima Cattedrale di Aquino.

La stessa zona oggi conserva ancora il toponimo di San Pietro Vetere e con questo nome è definita quasi tutta l’area archeologica dell’antica città, in barba agli antichi Dei cui era dedicata.
Tuttavia Giovenale parla di Cerere Elvina, e sembra che ad Aquino ci fosse una fonte chiamata Elvina e per questo Cerere era così chiamata.



POZZO ROMANO

Eccezionale conservazione di un pozzo romano nel parco archeologico di Aquino, in laterizio e calce idraulica. Il pozzo, all'esterno quadrangolare, era sovrastato da un arco edificato in blocchi di tufo su cui si doveva appoggiare la corda con la carrucola per il prelievo dell'acqua.

PRESUNTO CESARE


Castrocielo, Importanti scoperte nell'area archeologia dell'antica Aquinum
TRE SPLENDIDE TESTE DI MARMO 

Sono state rinvenute tre teste di età romana in prossimità delle rovine ancora emergenti del Teatro e del cosiddetto Tempio di Diana. Le loro attribuzioni sono in fase di studio.

"L'eccezionale ritrovamento è avvenuto durante le campagne di scavo dirette dal 2009 dal Prof. Giuseppe Ceraudo del Dipartimento di Beni Culturali dell'Università del Salento, su concessione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Frosinone, Latina e Rieti.

Si tratta di tre splendide teste di marmo di età romana rinvenute in prossimità delle rovine ancora emergenti del Teatro e del cosiddetto Tempio di Diana. La prima testa ritrovata è quella di un uomo con la barba molto probabilmente raffigurante Eracle.



TESTA DI DONNA CON PALLA


Castrocielo, Importanti scoperte nell'area archeologia dell'antica Aquinu

La seconda è quella di una donna con il volto velato ed ancora da identificare mentre infine l'ultima è una delle rarissime raffigurazioni di Giulio Cesare. Scolpite in marmo, probabilmente appartenenti ad un periodo storico tra l'"età Augustea e la Giulio Claudia", i reperti appaiono ben conservati, ma certo saranno necessarie altre indagini.

Questo ultimo intervento, in particolare, è conseguenza diretta di un'intensa attività di ricognizione aerea effettuata ad Aquinum anche con l'ausilio di Aeromobili a Pilotaggio Remoto (droni), che ha portato all'individuazione della presenza di strutture sepolte interpretate come i resti di un grande edificio porticato disposto lungo la Via Latina, da mettere forse in connessione, vista la posizione centrale all'interno della Colonia, con l'area del Foro."

PRESUNTO ERCOLE

LA SCOPERTA CON I DRONI 
(Fonte)

Il gruppo archeologico diretto da Giuseppe Ceraudo dell’Università del Salento ha fatto alzare in volo i droni in un punto vicino all'antico teatro "Abbiamo subito notato una crescita differenziata dell'erba - racconta a Repubblica Ceraudo - e abbiamo capito che in quel punto poteva esserci qualcosa".

Erano i resti di un grande edificio porticato disposto lungo la via Latina che "probabilmente, vista la posizione centrale all’interno della colonia, sono da mettere in connessione con il Foro. Lì, scavando, abbiamo trovato l'angolo del porticato: nel punto in cui si connetteva con una strada c'erano le tre teste".

Scolpite nel marmo, di un periodo tra l'"età Augustea e la Giulio Claudia", le tre teste appaiono "abbastanza ben conservate, ma ora sono necessarie altre indagini. Per somiglianza ad altre raffigurazioni siamo convinti che quella principale sia proprio relativa a Cesare". 

LE TERME
Nell'intero sito, tra il Tempio di Diana e le grandi Terme Centrali, stanno pian piano venendo alla luce sempre più reperti. In realtà, precisano ancora i ricercatori, si tratta di una parte minuscola rispetto a quello che potrebbe esserci nascosto sotto il terreno. 

"L'area di Aquinum era superiore a 100 ettari. Quella che stiamo analizzando noi, grazie a Comune e privati, è di appena 8 ettari. E in particolare quella dove abbiamo trovato le teste è di un ettaro solo: significa che abbiamo esplorato un centesimo dell'esplorabile".

Gli archeologi sono certi che continuando a scavare verranno alla luce "opere che riusciranno a raccontarci ancora la storia e l'età romana in tutta la sua magnificenza". E chissà che scavando più a fondo "non spuntino e anche i corpi di Cesare, Ercole e la donna" conclude speranzoso Ceraudo.


BIBLIO

- Giuseppe Rocco Volpi - Vetus Latium Profanum - Roma - 1745 -
- F. Coarelli - Lazio - Guide Archeologiche Laterza - Roma-Bari - 1982 -
- A. Fiorelli - in “Notizie degli Scavi di Antichità” - 1877 e 1878 -
- Emanuele Narducci - Cicerone e l'eloquenza romana: retorica e progetto culturale - Roma-Bari - Laterza - 1997 -
- Giovanni Brizzi - Annibale, strategia e immagine - Perugia - Provincia di Perugia - 1984 -





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