L'HASTA CAELIBARIS



HASTA CAELIBARIS
Per Ovidio e Festo l’hasta caelibaris serviva a “pettinare” (comat, comebatur) le chiome delle nubentes, per Plutarco a dividerle, per Arnobio ad “accarezzarle” (mulcetis), alludendo probabilmente ad una delicata ravvivata dell’acconciatura. Guarda caso lo spillone ha una forma che ricorda un serpente, da sempre animale sacro alla Madre Terra.



SPILLONI PER CAPELLI 

Evidentemente dell’hasta caelibaris è stato dimenticato con il tempo il suo vero uso. Continuava ad essere impiegata più per tradizione che per scopo pratico.

Così sul suo significato, si sono fatte molte congetture degli antichi stessi, che vedevano tutto ma a volte gli sfuggiva l'aspetto più semplice.

Sia per Festo che per Plutarco l’hasta era usata, perché le matrone romane erano sotto la protezione di Iuno Curitis e l’asta era sacra a Giunone, spesso raffigurata appoggiata ad essa, e Giunone era la Dea cui si connetteva la maggior parte delle cerimonie. 

Secondo Festo invece, l’hasta caelibaris era usata per buon augurio nella procreazione di una forte e coraggiosa prole o perché, essendo l’asta summa armorum et imperii, si voleva sottolineare che la sposa era soggetta alla potestà del marito.

SPILLONI
Anche per Le Bonniec in Le témoignage d’Arnobe cit., p.127 ss., l’asta sarebbe il simbolo della sovranità del marito sulla moglie.

L’Arnobe considera il rito dell’asta, cui erano sottoposte di certo solo le fanciulle che si sposavano per la prima volta, come attesta anche Ovidio “un rito di passaggio” che faceva entrare la fanciulla nella categorie delle matrone. La toilette della sposa nel giorno del matrimonio, iniziava con la pettinatura speciale di tutte le spose.

I capelli venivano spartiti in sei ciocche (sex crines) con la punta di una lancia detta (hasta caelibaris), e, dopo esser stati divise se ne facevano sei trecce arrotolate e poste le une sulle altre in modo da formare un cilindro stretto ed alto e posto sulla sommità del capo.

Esso avrebbe fornito un'alta e solida pettinatura su cui stendere il velo dalla sposa aumentando peraltro la sua statura. Infine il tutto veniva adornato con le bende sacre, ("le vittae").


Però affinchè la punta della lancia fosse adatta allo scopo e portasse fortuna occorreva adoperarne una con cui fosse stato ucciso un gladiatore. Inoltre i gladiatori costavano cari da allenare, vestire e nutrire e i loro managers se li tenevano cari come oggi si tiene caro un giocatore di calcio con la speranza che diventi famoso e faccia fare tanti soldi.

FERMA CAPELLI
Quindi sulla punta di quella lancia poteva soltanto esserci qualche rugginosa macchia di sangue di chissà chi o di chissà quale animale. Una volta acconciata la fanciulla indossava la veste da sposa che era uguale per tutte le Romane.

Si trattava di una tunica di lino bianco, molto semplice e a taglio diritto che veniva stretta alla vita da una cintura detta "cingulum" legata con un nodo detto nodo di Ercole che poi la sera sarebbe poi stato sciolto dallo sposo.

Completava il suo abbigliamento il "flammeum", il velo nuziale rosso fiamma.  Ora sappiamo che il flammeum era il velo delle antiche sacerdotesse di Vesta, e che le vittae erano bende sacre che ornavano o la fronte o la capigliatura delle antiche sacerdotesse.

AFRODITE, HERMES, PHOTOS ED EROS
La strana pettinatura delle spose era inoltre una specie di corona alta e circolare che doveva indicare lo status sacro della nubenda. Ma le donne romane non usavano spilloni per i capelli? Direi di si.

Per i capelli si usava l'Ago Crinale, uno spillone composto da un ago sormontato da una pallina o da decorazioni complesse. Poteva essere in osso, avorio, d'argento e d’oro. Nella pallina o decorazione, se cava, potevano essere conservati anche veleni. In Grecia furono proibiti perchè le donne li usavano contro gli uomini quando si sentivano aggredite.

A Roma non furono mai proibiti, ma nessuna donna avrebbe osato tanto. Ora viene da chiedersi come mai doveva proprio essere l'hasta caelibaris a delineare la pettinatura della sposa, e una risposta c'è, ma bisogna risalire ad un lontano costume greco. Un tempo tutte le greche portavano infilato nei capelli uno spillone, come descrive il mito delle Danaidi:

LE DANAIDI

IL MITO DELLE DANAIDI 

Le Danaidi erano cinquanta figlie di Danao, che fuggirono insieme al padre dalla Libia, temendo i cinquanta figli del fratello gemello di Danao, chiamato Egitto, che aveva usurpato il trono. Una volta stabilitosi ad Argo, Egitto mandò i suoi figlioli con l'ordine di non tornare senza punito Danao e la sua famiglia. Appena giunti, essi pregarono Danao di concedere loro in spose le sue figlie, decisi a ucciderle la notte delle nozze.

Danao rifiutò e i figli di Egitto assediarono Argo. Nella cittadella argiva non vi erano sorgenti per cui Danao promise le figlie in matrimonio. Alla data delle nozze Danao scelse i mariti per ciascuna delle sue figlie, ma segretamente consegnò alle figlie dei lunghi spilloni che esse dovevano celare nei loro capelli; e a mezzanotte ciascuna di esse trafisse il cuore del proprio sposo. Soltanto uno sopravvisse: per consiglio di Artemide, Ipermestra salvò la vita di Linceo che aveva rispettato la sua verginità, e lo aiutò a fuggire.

All'alba, Danao seppe che Ipermestra aveva disubbidito ai suoi ordini e la portò in tribunale affinché fosse condannata a morte; ma i giudici la assolsero. Essa innalzò un simulacro ad Afrodite Vittoriosa nel tempio di Apollo Lupo, e dedicò inoltre un santuario ad Artemide Persuasiva. Sono evidenti diverse cose, che per avere il regno i figli di Egitto dovevano avere spose figlie di re, altrimenti perchè ci avrebbero tenuto tanto a sposarle? E poi che le donne all'epoca erano coraggiose e sapevano difendersi, e gli spilloni sui capelli servivano soprattutto a questo.

L'Hasta Caelibaris, cioè l'asta del celibato, o caelibaris, cioè di colei che poteva celebrare i riti riservati alle vergini, era l'arma concessa da Giunone per difendere le fanciulle da chi attentasse alla loro verginità. Tanto è vero che Ipermestra risparmiò Linceo perchè aveva rispettato la sua verginità. L'Hasta era dunque un segno dell'antica potestà muliebre di cui era restata un'insegna ormai senza significato, ma il fatto interessante è che Ipermestra innalzò un tempio a Venere Vittoriosa, una Venere di cui si è trovato un simulacro in cui guarda caso, non solo la Dea è vestita ma è pure armata di lancia e fu rinvenuta a Cipro.


BIBLIO

- Carla Fayer - La familia romana - L'erma di Bretshneider via Cassiodoro, 19 - Roma - 2005 -
- La vita quotidiana a Roma - Universale Laterza - Bari - 1971 -
- Antonietta Dosi - Spazio e tempo - (coautore Francois Schnell) - Vita e Costumi dei Romani Antichi - Quasar - Roma - 1992 -
- Florence Dupon - Daily Life in Ancient Rome - Blackwell Publishing - 1993 -


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