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GENS HORATIA


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IL GIURAMENTO DEGLI ORAZI

La gens Horatia (in italiano: gens Orazia) è un'antichissima gens romana, di origine autoctona, di cui fecero parte alcuni personaggi molto famosi. E' sicuramente ricompresa tra le cento gentes originarie ricordate dallo storico Tito Livio che dettero luogo all'aristocrazia romana.

Il grande storico romano Theodor Mommsen pone la gens Horatia tra le più antiche famiglie romane, sopravvissute nei secoli successivi alla fondazione di Roma. Egli desume la remota antichità di questa gens dall'esistenza dell'omonima antica tribù rustica, che comprendeva Aricia nel Lazio, Venosa in Basilicata, Spoleto in Umbria, e Falerii in Etruria.

Secondo alcune fonti il nomen Horatius deriverebbe dall'eroe Horatus, al quale era dedicato un bosco di querce. La gens era certamente di origine latina, anche se c'era qualche incertezza su quando arrivarono a Roma. Una leggenda narra che durante il regno di Tullo Ostilio, il destino dell'antica città di Alba Longa fu deciso da un combattimento tra tre fratelli di quella città e tre di Roma.

GENS HORATIA

ORAZI E CURIAZI 

Lo storico Livio afferma che la maggior parte delle fonti testimoniò lo scontro tra gli Orazi provenienti da Roma, e i loro avversari, i Curiazi, da Alba Longa. che vantava addirittura origini troiane. Non era insolito all'epoca sanare le guerre tra tribù limitandole ad una battaglia tra campioni. Trattandosi di pastori ed agricoltori, ben sapevano quanto la morte dei giovani portasse carenza di braccia e quindi fame nelle tribù.

I tre fratelli romani Orazi, durante il regno di Tullo Ostilio si offrirono di sfidare i tre fratelli Curiazi di Alba Longa in un duello che avrebbe deciso la sottomissione dell'una o dell'altra città che li avesse visti vincitori in campo. 

La vittoria degli Orazi portò, secondo gli accordi, alla distruzione di Alba Longa ma non dei suoi cittadini, che vennero al contrario accolti in territorio romano con riconoscimento delle sue famiglie nobili a Roma e che vennero accolte come aristocratiche.
La gens Horatia si divise in diversi rami, tra i quali i Pulvilli ed i Barbati. A questa illustre famiglia che ascese 8 volte al consolato appartennero vari personaggi, alcuni forse leggendari, altri storicamente certi.

ORAZIO COCLITE

I PERSONAGGI FAMOSI

che al tempo della guerra contro il re etrusco Porsenna avrebbe difeso da solo il Pons Sublicius, riuscendo a respingere i nemici facendo salva la vita (secondo Tito Livio); mentre per Polibio Orazio Coclite sarebbe invece morto sotto l'impeto dell'esercito etrusco pur distruggendo il ponte romano ed impedendo pertanto l'entrata ai nemici etruschi.

Secondo Plinio il Vecchio
«Nel trattato che Porsenna, dopo la cacciata dei re, dette al popolo romano, troviamo la clausola esplicita di non usare il ferro se non in agricoltura.»
(Plinio il Vecchio, Naturalis Historia, XXXIV, 39.)


- Marco Orazio Pulvillo -

fu il primo console della repubblica nel 509 a.c. in sostituzione di Publio Valerio Publicola che aiutò a scacciare i Tarquini dalla città. Marcus Horatius Pulvillus, discendeva da Publio Orazio, quello dei tre fratelli Orazii che era sopravvissuto allo scontro con i Curiazi e forse era anche il fratello di Orazio Coclite, l'eroe che salvò o quasi Roma dai Galli.

politico e militare romano del V secolo a.c., due volte console, anche se per il secondo consolato esiste qualche dubbio, visto che Tito Livio cita come console dell'anno Marco Orazio Pulvillo. Nel Consolato nel 477 a.c. insieme con Tito Menenio Agrippa Lanato, il Senato gli affidò la campagna contro i Volsci, mentre il suo collega Tito Menenio, venne inviato contro Veio e a portare aiuto ai Fabii. 

Mentre conduceva la campagna contro i Volsci però Orazio dovette tornare in soccorso di Roma, perché i Veienti, dopo aver sconfitto i Fabii nella battaglia del Cremera, avevano sconfitto anche l'esercito condotto da Tito Menenio e si erano accampati sul Gianicolo, da dove partivano per effettuare scorribande sotto le mura di Roma. 

Gaio Orazio dopo aver combattuto strenuamente col suo esercito e riportato l'ordine a Roma, vinse i Veienti, prima presso il tempio della Speranza e poi presso Porta Collina. Il popolo e il senato lo apprezzarono e onorarono come dovuto.

Ottenne infatti ancora il Consolato nel 457 a.c. con Quinto Minucio Esquilino Augurino. Le incursioni di Sabini ed Equi nei territori romani, avevano fatto ritrovare la concordia tra patrizi e plebei, che si accordarono per la nomina di 10 tribuni della plebe, 2 per ogni classe, invece dei due eletti fino a quel momento. 

A Minuncio fu affidato il compito di contrastare i Sabini, ad Orazio di affrontare gli Equi, che per l'ennesima volta sconfisse sul monte Algido, scacciandoli da Ortona e da Corbione, che fu rasa al suolo per essersi consegnata al nemico.

ORAZIO FLACCO

- Quinto Orazio Flacco (65 a.c. - 8 a.c.) famosissimo poeta e 
scrittore. 


- Marco Orazio Barbato -
console nel 449 con Lucio Valerio Potito, nell'anno successivo al Decemvirato. Secondo alcuni avrebbe provveduto assieme al suo collega alla stesura delle ultime due delle XII tavole, quelle in cui si affermavano i privilegi dei patrizi nei confronti dei plebei; secondo altri invece avrebbe fatto approvare le tre Leggi Valerie Orazie, favorevoli alla plebe.



FINE DEGLI ORAZI

A partire dal IV secolo a.c. non si hanno più notizie della gens Orazia; la presenza del famoso poeta del I secolo a.c. Quinto Orazio Flacco, figlio di un liberto di Venosa, (che trasse quindi il nomen dal suo patrono) attesta l'esistenza di altri Orazi, dei quali tuttavia non è dimostrata la connessione agnatizia con l'antica gens Orazia.


BIBLIO

- Plinio il Vecchio - Naturalis Historia - XI -
- Tito Livio - Ab urbe condita libri -
- Dionigi di Alicarnasso - Antichità romane - Libro V -
- Aurelio Vittore - De Viris Illustribus Romae -
- Ovidio - Fasti -
- Marco Tullio Cicerone - De legibus -
- Marco Tullio Cicerone - De officiis -


GENS TREBONIA


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LE LEGGI ROMANE

La gens Trebonia, raramente Terebonia, era una famiglia plebea dell'antica Roma. La sua fama molto derivò dalla Lex Trebonia di Lucio Trebonio Aspro, che suscitò molti tumulti. I membri di questa gens sono menzionati nel primo secolo della Repubblica e regolarmente nel corso della storia romana, ma nessuno di loro raggiunse il titolo di console fino all'epoca di Cesare.

Il nomen Trebonius appartiene a un'ampia classe di gentilicia formata utilizzando il suffisso -onius, originariamente applicato ai cognomina che terminavano in -o, ma in seguito utilizzato come suffisso regolare per formare gentilizi, e applicato in casi per i quali non esisteva una giustificazione morfologica. Queste gentes erano in gran parte plebee, e la forma Terebonius suggerisce fortemente un'origine osca.


COGNOMINA

I Trebonii della Repubblica non portavano cognomi ereditari, ma alcuni avevano cognomi personali, come Asper, conferito a Lucio Trebonio, tribuno plebeo del 448 a.c. (rude, duro, fastidioso), per la determinazione di Trebonio nel perseguire riforme a favore della plebe.


MEMBRI FAMOSI

- Lucio Trebonio, detto Asper, come tribuno della plebe nel 448 a.c., promulgò la lex Trebonia, che prevedeva che i comizi non venissero sciolti finché non fosse stato eletto l'intero numero di dieci tribuni plebei. Prima di allora, i posti vacanti venivano occupati per cooptazione, lasciando la carica aperta all'influenza politica, che aveva portato alla scelta di due patrizi come tribuni della plebe nell'anno precedente.


Lex Trebonia di Lucio Trebonio Aspro

La Lex Trebonia del 448 a.c. vietava ai tribuni della plebe di cooptare colleghi nei posti vacanti creatisi nel consiglio, per impedire ai patrizi di esercitare pressioni sui tribuni affinché nominassero colleghi simpatizzanti o scelti dall'aristocrazia.

Nel 451 a.c. i due consoli romani vennero sostituiti da un comitato di dieci statisti, i decemviri, che dovevano redigere l'intero corpus della legge romana, sulla base di leggi, tradizioni, e modelli greci riportati a Roma da appositi giuristi. Questi promulgarono le prime dieci tavole (delle dodici previste) di diritto romano, ma si dovettero nominare nuovi decemviri, per l'anno successivo, per concludere il lavoro. 

Appio Claudio Crasso, il console eletto prima del decemvirato, fu l'unico membro del primo collegio a partecipare anche al secondo, su cui ebbe grande influenza. Le ultime due tavole di diritto previdero infatti dure restrizioni ai plebei e proibivano il matrimonio tra patrizi e plebei.

La corruzione e la parzialità dei decemviri verso i patrizi fece si che il popolo si ribellò e ripristinò il governo consolare.  I nuovi consoli plebei vinsero su Sabini ed Equi, ma il Senato rifiutò loro il trionfo. I tribuni delle plebe sottoposero la questione a un voto popolare e ottennero il trionfo per i consoli.

Forti dei successi, i tribuni proposero la rielezione l'anno successivo ma il tribuno Marco Duilio, che aveva presieduto le elezioni, ma questi rifiutò di ripresentarsi e ordinò ai cinque eletti di cooptare cinque colleghi. Secondo Tito Livio, i cinque eletti si lasciarono guidare dai patrizi, e scelsero due patrizi come tribuni delle plebe: Aulo Aternio Varo Fontinale e Spurio Tarpeio Montano Capitolino, già consoli nel 454 a.c..

Uno dei membri plebei del collegio, Lucio Trebonio Aspro, propose quindi una legge che proibiva la cooptazione dei tribuni, ma chiedeva che la loro elezione continuasse fino a quando non fosse stato eletto il numero completo. La legge fu approvata, e Trebonio fu così efficace nel frustrare i disegni dei patrizi durante il suo anno di mandato che si guadagnò il soprannome di Asper ("aspro").

Tuttavia quando nel 401 a.c. non furono eletti abbastanza tribuni, i patrizi tentarono di farne cooptare altri. Non vi riuscirono, ma due plebei furono ancora scelti come tribuni per cooptazione, con risentimento del loro collega, Gneo Trebonio, il cui nome è appunto legato alla legge contestata.

- Gneo Trebonio, tribuno della plebe nel 401 a.c., si oppose alla cooptazione di due suoi colleghi, in violazione della lex Trebonia. Anche se senza successo, i tribuni della plebe di quest'anno approvarono una legge agraria.

- Marco Trebonio, tribuno consolare nel 383 a.c.

- Publio Trebonio, citato da Diodoro Siculo tra i tribuni consolari del 379 a.c.. Ma non è menzionato da Livio, che elenca sei tribuni consolari, mentre Diodoro ne dà otto; ma non ce n'erano più di sei in nessun altro anno.

- Tito Trebonio, legato al servizio del console Lucio Papirio Cursore nel 293 a.c., durante la III guerra sannitica. Guidò la cavalleria romana ad Aquilonia, dove il console ottenne una importante vittoria.

- Trebonio, sottoposto di Gaio Lusio, nipote di Mario, durante la guerra cimbrica. Quando i suoi tentativi di seduzione fallirono, Lusio tentò di violentare Trebonio, che lo uccise. Dopo aver ascoltato la difesa di Trebonio, Marius lo assolse dall'omicidio del nipote e lo onorò.

- Aulo Trebonio, citato da Cicerone tra i proscritti di Silla.

- Publio Trebonio, fece testamento a favore del fratello Aulo, che era stato proscritto da Silla, solo per essere annullato da Verre, il corrotto governatore della Sicilia.

- Gaio Trebonio, un equo e padre di Gaio Trebonio, il console.

- Gaio Trebonio, (90 a.c. – 43 a.c.) console suffetto nella tarda Repubblica romana, politico e militare, comandante, nonché seguace di Cesare, prima di divenire nel 44 a.c. complice del suo assassinio, come questore nel 60 a.c. si oppose all'adozione di Publio Clodio Pulcro da parte di un plebeo. Come tribuno della plebe nel 55, fece approvare la lex Trebonia che concedeva comandi proconsolari a Pompeo e Crasso e prolungava il comando di Cesare in Gallia per altri cinque anni. Divenne fidato luogotenente di Cesare, che lo fece diventare console suffectus nel 45. L'anno successivo fu uno dei principali cospiratori contro Cesare, per il quale fu molto apprezzato da Cicerone. Venne ucciso da Publio Cornelio Dolabella nel 43.

- Trebonio, un personaggio oscuro il cui adulterio fu menzionato da Orazio.

- Trebonius Garutianus o Garucianus, procuratore a cui Galba ordinò di mettere a morte Lucio Clodio Macer, governatore dell'Africa. Macer si era ribellato a Nerone istigato da Galba, ma la misura in cui si era armato fece sospettare che Macer intendesse rivendicare l'impero.

- Trebonio Rufino, uno dei decemviri municipali di Vienna, nella Gallia Lugdunensis, amico di Plinio il Giovane.

- Publio Trebonio, console suffetto nel 53 d.c., in carica dalle calende di luglio, forse fino alla fine di ottobre.

- Gaio Trebonio Proculo Mettius Modestus, console suffectus nel 103 d.c., della gens Mettia; potrebbe essere stato adottato da un Gaio Trebonio Proculo, o forse questo era il nome del nonno materno.

- Appius Annius Trebonius Gallus, console nel 108 d.c., era in realtà un membro della gens Annia, ma attraverso la madre era probabilmente il nipote di Publius Trebonius, il console del 53 d.c..

- Gaius Vibius Trebonianus Gallus(206-253) Console nel 245, nel 250 fu nominato Governatore della Mesia, fu imperatore dal 251 al 253. 


BIBLIO

- Cicero - Epistulae ad Familiares - Philippicae -
- Plutarco - La vita di Bruto - 19 -
- Gaius Julius Caesar - Commentarii de Bello Gallico -
- Gaius Julius Caesar -  Commentarii de Bello Civili
- Dionysius di Halicarnassus - Romaike Archaiologia -
- Titus Livius - Storia di Roma -
- Gaius Plinius Caecilius Secundus - Epistulae -
- Publius Cornelius Tacitus - Historiae -
- Francesca Rohr Vio - P. Cornelio Dolabella, ultor caesaris primus - L'assassinio di G. Trebonio nella polemica politica del post cesaricidio - 2006 -


GENS ABUDIA


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GENS ROMANA

La gens Abudia fu una gens plebea romana. Viene nominata solo in epoca imperiale dove evidentemente diventò agiata ma nessuno dei suoi membri ricoprì le alte magistrature superiori dello stato romano. Solo Ruso Abudio ricoprì la carica di edile sotto Tiberio. Infatti tutti gli altri appartenenti a questa gens ci sono noti solo grazie alle iscrizioni.



PRAENOMINA

I principali praenomina degli Abudii furono Marco, Publio e Tito, ciascuno dei quali fu molto comune nel corso della storia romana. Ma l'epigrafia fornisce anche esempi di Gneo, Lucio e Quinto, però meno usati.



MEMBRI CITATI

- Ruso Abudio -

già magistrato edile, aveva comandato una legione sotto Gneo Cornelio Lentulo Getulico in Germania Superiore, senatore, generale e console nel 26 d.c. Era un ex magistrato edile e ha servito nell'Alta Germania come legato nell'esercito di Gneo Cornelio Lentulo Getulico durante il regno dell'imperatore Tiberio. Ruso accusò Lentulo poiché aveva fatto sposare la figlia con il prefetto del pretorio Seiano, che nel 31 era caduto in disgrazia accusato di cospirazione contro l'imperatore. 

Allontanatosi Tiberio da Roma, Seiano era diventato il "consigliere e ministro di tutti gli affari", ma quando l'imperatore sospettò che il suo ministro volesse spodestarlo, lo aveva atto destituire e condannare a morte. Non si sa se ci fosse un'accusa formale contro Lentulo; in ogni caso, egli non fu mai condannato, ma Ruso Abudio fu invece esiliato da Roma.


- Abudio -

nominato in una iscrizione del I secolo d.c. da Virunum nel Noricum, regione che include la maggior parte dell'Austria e parte della Slovenia (oggi Carinzia in Austria) e che nel I secolo d.c. divenne provincia dell'Impero romano. I suoi confini erano il Danubio a nord, la Raetia e i Vindelici a ovest, la Pannonia a est e sud-est e l'Italia (Venetia et Histria) a sud. Il regno fu fondato intorno al 400 a.c. e aveva la sua capitale nella residenza reale di Virunum, sul Magdalensberg.


- Lucio Abudio -

Nominato da un'iscrizione da Vasio in Gallia Narbonensis che occupava la maggior parte dell'Austria moderna e parte della Slovenia e che nel I secolo divenne una provincia dell'Impero romano. Il regno fu fondato intorno al 400 a.c. e aveva la sua capitale nella residenza reale di Virunum, sul Magdalensberg. 


- Gneo Abudio Fortunato -

Venne sepolto a Roma, bella tomba familiare dedicata da sua moglie, Octavia Faustilla, datata tra la fine del I secolo e la prima metà del II secolo.


- Marco Abudio Luminario -

Gli venne dedicata una tomba a Roma dal suo cliente e sua moglie, Abudia Megiste, e dal loro figlio, Marcus Abudius Saturninus.


- Massima Abudia -

Le venne dedicata una tomba da suo figlio a Iader (Zara) sul mare Adriatico in Dalmatia, datata tra la metà del II secolo e la fine del III secolo.


- Megiste Abudia -

Una liberta che fu cliente e moglie di Marcus Abudius Luminaris, forse il suo precedente padrone, che dedicò una tomba a Roma per Abudia e il loro figlio, Marcus Abudius Saturninus.


- Murinilla Abudia -

Dedicò una tomba a Carnuntum, centro di origine celtica e poi un'importante fortezza legionaria nella Pannonia Superiore, , oggi in Austraia, datata nella seconda metà del II secolo a suo marito Crescens Licinianus, probabilmente un tribuno della XVIII cohorte di volontari della Mauretania, dell'età di 45 anni.


- Pelegusa Abudia -

Dedicò una tomba a Nemausus (Nimes) nel sud della Francia, nella Gallia Narbonensis, al suo liberto, Gellius.


- Prima Abudia -

sepolta a Roma, in una tomba dedicata dal marito Epafrodito e risalente alla seconda metà del I secolo.


- Prima Abudia -

Sepolta in una tomba di famiglia ad Aquileia, in Veneto, antica città romana all'estremità dell'Adriatico, a circa 10 Km dal mare, sul fiume Natiso (Natisone), il cui corso è leggermente cambiato dall'epoca romana, nella Venetia et Histria, creata da Augusto come X regio. La tomba venne edificata da Titus Albius Rufus, un soldato della Legio VIII Augusta, insieme a suo figlio o suo genero, e datata alla fine del I secolo. 


- Tito Abudio Prisco -

Figlio di Priscus, un nativo di Aquileia, che fu un veterano della Legio VII Claudia ovvero la VII legio Paterna Claudia Pia Fidelis ("paterna" nel senso che deriverebbe dalla legio VII del padre adottivo di Ottaviano, Gaio Giulio Cesare; "fedele e leale"), che venne seppellito a Scupi (Colonia Flavia Aelia Scupi ) nella Moesia Superior, all'età di 85 anni, in una tomba a lui dedicata da sua moglie Felicula, datata alla fine del I secolo, o alla prima metà del II secolo.


- Demetro Cassidiario Abudio Prisco -

Fu uno degli agenti dei decurioni municipali a Gabii nel  220 d.c., città del Latium vetus, posta al XII miglio della via Prenestina, che collegava Roma a Præneste, insieme a Cerlerinus Statienus Clementianus,


- Publia Abudia -

Sepolta nel III secolo in una tomba di Pola nella regione di Venetia e Histria (conquistata dai romani e rinominata Pietas Iulia, oggi in Croazia), dedicatale dai suoi genitori Quintus Postumius e Albudia Publia, e pure da suo fratello Publius.


- Marco Abudio Seleuco -

Gli dedicò una tomba a Roma suo fratello Gaius Attius Venustus, e sua sorella, la liberta Attia Primigenia.


- Satura Abudia -

una donna sepolta ad Ammaedara nell'Africa Proconsolare, situata in Tunisia a qualche km dal confine con l'Algeria, aveva ottant'anni.


- Marco Abudio Saturnino -

Figlio di Saturninus, un bambino di 8 anni sepolto a Roma con sua madre, Megiste Abudia, in una tomba dedicatagli dal padre Marcus Abudius Luminaris.


- Quinto Abudio Teodoto -

un liberto di Frontone, oggi nella provincia di Pesaro e Urbino nelle Marche, che fece un'offerta alle Dee Madri di Vasio.


- Vero Abudio -
 
Dedicò nel I secolo un monumento a Parentium (Parenzo, sulla costa occidentale della penisola istriana, ad ovest della Croazia, della regio Venetia e Histria) in memoria di sua madre, Junia Varilla, e dei suoi fratelli; Publius Junius Severianus, Galeonia Larga, e Publius Junius Novatus, secondo le volontà testamentarie di sua madre.


Publio Abudio Vero - 

Durante il I o il II secolo offrì a Parentium in memoria di suo figlio, anche lui di nome Publius Abudius Verus.


- Publio Abudio -Il figlio di Publius Abudius Verus, che fece l'offerta nel I o II secolo, in memoria di suo figlio a Parentium.


- Tito Abudio Vero -

Un eques che servì nell'esercito a Ravenna durante il I secolo, e che aveva fatto un'offerta a Nettuno, probabilmente per essere scampato al mare in tempesta. I romani tenevano molto a mantenere le promesse fatte agli Dei perchè se non esaudite le divinità potevano vendicarsi.


- Marco Abudio Vitalio -

Dedicò nel III secolo un sepolcro familiare ad Aquileia per sua moglie e la sua famiglia.



BIBLIO

- Tacitus - Annales - VI -
- Theodor Mommsen et alii, Corpus Inscriptionum Latinarum - Berlin-Brandenburgische Akademie der Wissenschaften - 1853 -
- René Cagnat et alii - L'Année épigraphique - Presses Universitaires de France - 1888 -
- Emile Espérandieu - Inscriptions Latines de Gaule - Narbonnaise - Paris - 1929 -
- Anna Gerstl - Supplementum Epigraphicum zu CIL III für Kärnten und Osttirol - 1902-1961 -
- Giovanni Battista Brusin - Inscriptiones Aquileiae - Udine - 1991–1993 -





GENS OTTAVIA


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OTTAVIANO AUGUSTO

La Gens Octavia, cioè gli Octavii, furono una gens plebea che venne elevata al rango patrizio da Giulio Cesare nel I secolo a.c. Il primo membro noto di questa gens fu Gneo Ottavio Rufo, questore nel 230 a.c. Nei due secoli successivi gli Octavii raggiunsero alte cariche ma l'Ottavio più famoso fu Gaio Giulio Cesare Ottaviano, il primo imperatore romano, pronipote di Cesare e suo figlio adottivo, che venne proclamato Augustus dal senato nel 27 a.c.



LA SUA GENS

Gli Octavii provenivano dall'antica città volsca di Velitrae, ovvero Velletri, ritenuta in genere Volsca, ma secondo alcuni etrusca e secondo altri latina, posta sui colli Albani. Essendo famiglia plebea le sue origini sono sconosciute, ma divenendo poi imperatore fiorirono le leggende sulla provenienza familiare. Lo storico Svetonio nella De vita Caesarum così scrive sulla famiglia di Augusto:

«1. Molti particolari confermano che la famiglia Ottavia era stata un tempo una delle più cospicue di Velitrae. Infatti uno dei quartieri più popolosi della città già da un po' si chiamava Ottavio, inoltre si mostrava un'ara consacrata ad un Ottavio che, quando era comandante supremo durante una guerra contro i vicini, all'annuncio di una improvvisa incursione dei nemici, proprio mentre stava facendo sacrifici a Marte, tolse dal fuoco, ancora semicrude le interiora delle vittime e le fece a pezzi, dopo di che attaccò battaglia e ne uscì vincitore. Vi era anche un decreto ufficiale che stabiliva, da allora in poi, di sacrificare le interiora a Marte in quel modo e di portare agli Ottavii i resti delle vittime.

2. Questa famiglia, che il re Tarquinio Prisco aveva ammesso al Senato tra quelle di secondo rango e che poi Servio Tullio aveva elevato al patriziato, con il passare dei secoli ritornò plebea, quindi, dopo un lungo intervallo, fu reintegrata nella sua antica dignità dal divino Giulio. Il primo dei suoi membri ad ottenere una carica con il suffragio del popolo fu Caio Rufo. Costui, divenuto poi questore, ebbe due figli, Gneo e Gaio: essi diedero vita a due rami della famiglia degli Ottavii, che ebbero destini diversi.
Gneo e tutti quelli che discesero via via da lui esercitarono le più alte cariche, mentre Caio e i suoi discendenti, vuoi per caso, vuoi volontariamente, rimasero nell'ordine equestre fino al padre di Augusto. Il bisavolo di Augusto, durante la II guerra punica, servì in Sicilia come tribuno militare agli ordini del comandante Emilio Papo. Il nonno si limitò alle cariche municipali e visse la sua vecchiaia felicemente, con un cospicuo patrimonio a disposizione.

Queste notizie, tuttavia, ci vengono da altre fonti, perché Augusto dice semplicemente di venire da famiglia equestre, antica e agiata, nella quale il primo senatore fu suo padre. Marco Antonio gli rimproverava di aver avuto come bisavolo un liberto, un funaiolo della contrada di Turi, e per nonno un agente di cambio. Di più non ho potuto sapere sugli antenati paterni di Augusto

(Svetonio, De vita Caesarum, Augustus)

Tuttavia nè Livio né Dionigi citano gli Octavii quando parlano di Velitrae, e la famiglia non viene nemmeno citata prima del III secolo a.c., per cui la sua origine antica è poco credibile. Comunque il nomen Octavius era diffuso nel Latium fin dagli inizi della Repubblica, nome che in origine designava l'ottavo figlio, secondo l'antica e poco affettiva usanza di indicare come nome solo il numero occupato dal figlio tra i vari figli: primo, secondo e così via. I praenomina più usati dagli Octavii furono Gnaeus, Gaius, Marcus e Lucius. Durante il periodo imperiale sono attestati anche Publius e Servius.

Il fondatore della gens ottavia fu Gneo Ottavio Rufo, che ebbe due figli, Gneo e Gaio; alcuni discendenti del ramo di Gneo ricoprirono importanti magistrature, mentre i discendenti di Gaio, trisnonno di Augusto, rimasero nell'ordine degli equites che era comunque un lavoro piuttosto rispettato. Il figlio di Gaio fu tribunus militum nel 216 a.c. durante la II guerra punica e partecipò e sopravvisse alla battaglia di Canne, anche Marco Antonio, rivale di Ottaviano, lo citò come un liberto che lavorava come "restius" (funaio).
 
Il primo discendente di Gaio a diventare senatore fu Gaio Ottavio, il padre di Augusto. Durante la Repubblica l'unico cognomen portato dagli Octavii fu Rufus, Octavii, di discendenza non nota furono i Balbus (da balbuzie), Naso (forse un naso pronunciato o con molto fiuto), Ligur e Marsus (dagli antichi popoli Liguri e dei Marsi).

GAIO OTTAVIO, PADRE DELL'IMPERATORE OTTAVIANO AUGUSTO

I MEMBRI

495 a.c. - Ottavio Mamilio - che sposò la figlia di Tarquinio il Superbo.

230 a.c. - Gneo Ottavio Rufo - primo membro della gens a ricoprire una magistratura (questore intorno al 230 a.c.). Fu padre di Gneo Ottavio e Gaio Ottavio.

206 a.c. - Gneo Ottavio - edile nel 206 a.c. e pretore nel 205 a.c. durante la II guerra punica (218 ac. - 202 ac.), fu governatore della Sardegna 205-203 a.c., propretore e comandante della flotta romana in Sardegna dove catturò ottanta navi da carico cartaginesi. Dopo la battaglia di Zama Scipione gli ordinò di marciare su Cartagine.

- Gaio Ottavio - il figlio più giovane di Gneo Ottavio, forse poco ambizioso perchè rimase un eques a vita.

205 a.c. - Gaio Ottavio - figlio del precedente, nipote del questore Gneo Ottavio Rufo, padre del magistrato di Velitrae Gaio Ottavio, nonno del pretore Gaio Ottavio e bisnonno dell'imperatore Augusto. Fu "tribunus militum" nel 216 a.c. durante la II guerra punica, e quando i Cartaginesi entrarono nell'accampamento romano, Ottavio e il suo collega, il tribuno Publius Sempronius Tuditanus, riuscirono a farsi strada attraverso il nemico e arrivarono sani e salvi a Canusium, pertanto uno dei pochi sopravvissuti alla battaglia di Canne e nel 205 a.c.. Operò in Sicilia agli ordini del pretore Lucio Emilio Papo nel 205 a.c. Marco Antonio per denigrare Augusto, disse che Ottavio era un liberto e un costruttore di corde di Thurii (in Calabria), diffamando un brillante combattente.

168 a.c. - Gneo Ottavio, Gneus Octavius - (... - Laodicea 162 a.c.) Nell'inverno del 170 a.c. fu inviato con Gaio Popilio Lenate dal Senato come ambasciatore in Grecia; al suo ritorno nel 169 a.c. per i buoni risultati ottenuti, fu eletto tra i decemviri sacrorum. Nel 168 a.c. fu pretore e gli fu affidato il comando della flotta durante la guerra contro Perseo, re della Macedonia. Dopo la vittoria romana di Pidna del console Lucio Emilio Paolo Macedonico, Gneo Ottavio si portò con la flotta presso l'isola di Samotracia, dove il re macedone aveva cercato rifugio. Perseo si arrese ad Ottavio, che lo portò ad Anfipoli presso il console. L'anno seguente Ottavio riportò la flotta a Roma con il bottino conquistato durante la guerra e il I dicembre di quello stesso anno gli fu tributato il trionfo navale, a commemorazione del quale fece erigere il Porticus Octaviae. Nel 165 a.c. venne eletto console ma fu assassinato nel 162 a.c., nel ginnasio di Laodicea in Siria, da un certo Leptine, forse su istigazione di Lisia, il tutore del giovane re seleucide.

165 a.c. - Gneo Ottavio - Figlio di Gneo Ottavio che  console nel 165 a.c., e di nuovo fu eletto console nel 128 a.c. avando come collega Tito Annio Rufo. Viene ricordato da Cicerone come uno dei migliori oratori del suo tempo.

128 a.c.Marco Ottavio - Figlio di Gneo Ottavio, fratello di un altro Gneo Ottavio che fu console nel 165 a.c., e zio paterno di Gneo Ottavio console nell'87 a.c., venne eletto tribuno della plebe nel 133 a.c, e console nel 128 a.c. Ebbe fama di buon oratore. Sebbene suo caro amico Ottavio si oppose a Gracco e, per volere del senato, gli pose ripetutamente il veto alla sua riforma agraria. Gracco fece allora in modo che l'Assemblea plebea lo espellesse nel 133 a.c.. per cui i tribuni plebei annullarono il suo il veto alla riforma di Tiberio.

- Gaio Ottavio - il nonno di Augusto, rimase eques nonostante la condizione benestante. Ritenuto un usuraio, pertanto sia Antonio che Gaio Cassio Parmense (ucciso poi per ordine di Augusto nei pressi di Anzio come assassino di Cesare) definirono Augusto il nipote di un usuraio.

107 a.c. - Gneo Ottavio - questore nel 107 a.c, forse coincidente col console dell'87 a.c..

87 a.c. Gneo Ottavio - (130 a.c. - Roma 87 a.c.) Plutarco lo descrive di buona reputazione politica e lo enumera tra gli antenati di Ottaviano Augusto. Nel 100 a.c. Ottavio assunse le parti del Senato contro le azioni sovversive di Lucio Appuleio Saturnino; Cicerone infatti menziona gli Ottavi tra le famiglie che presero le armi dal magazzino pubblico contro il tribuno e i suoi sostenitori. Ricoprì la pretura entro il 90 a.c.. Nell'88 a.c. si candidò al consolato; in quell'anno però il Senato tolse il comando della guerra contro Mitridate VI a Silla dandolo a Gaio Mario. Silla marciò con le sue legioni su Roma. Ottavio vinse il consolato per l'anno successivo insieme a Lucio Cornelio Cinna.
Nell'87 a.v. Silla partì da Roma per combattere Mitridate, Cinna ripropose la legge sulla distribuzione dei nuovi cittadini nelle tribù, ma i suoi sostenitori furono attaccati da quelli di Ottavio in una sanguinosa battaglia di 10.000 morti. Malgrado Cinna avesse dalla sua parte italici e schiavi, Ottavio ebbe la meglio e fece un massacro. Il Senato destituì Cinna da console, ma questi si alleò con Gaio Mario il Giovane, Gneo Papirio Carbone e Quinto Sertorio. Ottavio e il Senato convocarono Gneo Pompeo Strabone a difesa della città, ma questi si fermò a Porta Collina. Ottavio e il Senato si ritrovarono assediati e Ostia fu rasa al suolo.
Secondo Plutarco "Ottavio danneggiava la sua stessa causa, non tanto per mancanza di abilità, quanto per un'osservanza troppo scrupolosa delle leggi, a seguito di cui trascurava incautamente i bisogni del momento". Metello Pio ordinò alle truppe di Pompeo di recarsi a Roma, da Ottavio, ma preferirono unirsi all'esercito di Cinna, riconoscendolo come console. Ottavio chiese di evitare lo spargimento di sangue, cosa a cui Cinna acconsentì, ma non Mario, che fece strage e tra le prime vittime vi fu Ottavio stesso, cui fu tagliata la testa da Gaio Marcio Censorino, che la presentò a Cinna, il quale ordinò di appenderla ai rostri.
«Cinna e Mario avevano giurato a Ottavio, e gli auspici e gli indovini avevano predetto che non avrebbe subito danni, ma i suoi amici gli consigliarono di fuggire. Rispose che non avrebbe mai abbandonato la città mentre era console. Così si ritirò dal foro al Gianicolo con la nobiltà e quel che restava del suo esercito, dove occupò la sella curule e vestì le vesti d'ufficio, assistito come console dai littori. Qui fu attaccato da Censorino con un corpo di cavalleria, e di nuovo i suoi amici e i soldati che gli stavano accanto lo esortarono a fuggire e gli portarono il suo cavallo, ma disdegnò persino di alzarsi e aspettò la morte. Censorino gli tagliò la testa e la portò a Cinna, e fu lasciata nel foro davanti ai rostri, la prima testa di un console così esposta.»
(Appiano di Alessandria, Storia Romana, Guerre Civili, I, 71)

82 a.c. - Marco Ottavio Ligure - senatore e tribuno della plebe assieme al fratello Lucio nell'82 a.c..  Verre lo costrinse a tornare a Roma in un processo su una proprietà ereditata in Sicilia, e poi gli addebitò i costi del processo.

- Marco Ottavio - tribuno della plebe (l'anno è incerto), emanò una legge con la quale veniva alzato il prezzo di vendita del grano alla plebe.

76 a.c. - Gneo Ottavio - console nell'76 a.c. e oratore modesto. Soffrì tanto di gotta, da perdere l'uso di entrambi i piedi.

75 a.c. - Lucio Ottavio - console nell'75 a.c., morì l'anno seguente mentre era proconsole in Cilicia: gli successe Lucullo.

73 a.c. - Lucio Ottavio Ligure - tribuno della plebe assieme al fratello Marco, e suo difensore nel processo intentato da Verre. (73 a,c,) Forse è lo stesso personaggio nominato da Cicerone in una delle sue lettere ad Attico.

72 a.c. - Ottavio Grecino - uno dei generali di Quinto Sertorio (126 a.c. – 72 a.c.) in Spagna, che si distinse in battaglia contro Pompeo nel 76 a.c.,  Nel 72 a.c. si unì alla cospirazione di Marco Perperna, nella quale morì Sertorio.

67 a.c. - Lucio Ottavio - legato di Pompeo nel 67 a.c. durante la guerra piratica. Successe a Quinto Cecilio Metello Cretico al comando di Creta.

61 a.c. - Gaio Ottavio - padre di Augusto, fu pretore nel 61 a.c. Nominato proconsole di Macedonia, sconfisse numerose tribù traci, e si comportò onorevolmente eliminando alcuni banditi, e come distrusse i simboli e i vessilli degli eserciti di Spartaco e Catilina, che si erano impossessati del territorio di Thurium, avendo ricevuto dal Senato una commissione straordinaria a tale scopo.
Nel suo governo della provincia, ebbe uguale giustizia e risoluzione; poiché sconfisse i Bessiani e i Traci in una grande battaglia, e trattò gli alleati della repubblica in modo tale che, ci sono lettere da Cicerone, in cui esorta suo fratello Quinto, che deteneva il proconsolato dell'Asia senza grande reputazione, a imitare l'esempio del suo vicino Ottavio, per guadagnarsi gli affetti degli alleati di Roma.
Dopo aver lasciato la Macedonia, prima che potesse dichiararsi candidato per il consolato, morì improvvisamente, lasciando una figlia, la maggiore Octavia, da parte di Ancharia, e un'altra figlia, Ottavia la minore, e Augusto, da Atia, che era figlia di Marco Atius Balbo e di Giulia, sorella di Caio Giulio Cesare.

54 a.c. - Marco Ottavio Lenate Curziano - uomo eminente, oratore, uno dei difensori di Marco Emilio Scauro durante il processo del 54 a.c.

53 a.c. - Ottavio - legatus nell'esercito di Marco Licinio Crasso, morto nel 53 a.v. durante la battaglia di Carre.

50 a.c.Marco Ottavio - edile nel 50 a.c., seguace di Pompeo durante la guerra civile e, assieme a Lucio Scribonio Libone, fu al comando delle flotte liburna e achea, agendo come legatus di Marco Calpurnio Bibulo.

43 a.c. - Ottavio Marso - legatus di Publio Cornelio Dolabella, che nel 43 a.c. lo inviò in Siria con una legione. Quando Laodicea cadde nelle mani di Gaio Cassio Longino, Dolabella e Ottavio si suicidarono.

31 a.c. - Marco Ottavio - assieme a Marco Insteio comandò la parte centrale della flotta di Marco Antonio alla battaglia di Azio.

- Ottavia Maggiore - figlia maggiore del pretore Gaio, sorellastra di Augusto e moglie di Sesto Appuleio. Figlia maggiore di Gaio Ottavio e della sua prima moglie Ancaria, sorellastra di Ottavia minore e dell'imperatore Augusto. Ebbe due figli, Sesto Appuleio, console nel 29 a.c. con lo zio Augusto e Marco Appuleio, console nel 20 a.c. Dal figlio Sesto ebbe un nipote, anche lui di nome Sesto Appuleio, console nel 14. L'ultimo discendente di Ottavia Maggiore è il suo bisnipote, anche lui Sesto Appuleio, figlio di suo nipote e di sua moglie, Fabia Numantina.

OTTAVIA MINORE

Ottavia Minore - figlia minore di Gaio e sorella di Augusto; sposò dapprima il console Gaio Claudio Marcello e poi Marco Antonio.

27 a.c. - Gaio Ottaviano - il primo imperatore romano. Fu adottato da Cesare nel suo testamento e nominato Augustus dal Senato nel 27 a.c.

- Ottavio Rufo - amico di Plinio il Giovane. Ad Ottavio Rufo: " Si scusa bellamente del non poter prestare il Suo patrocinio a Gallo contro i Betici. Considera a che altezza mi poni, attribuendomi la stessa possanza e lo stesso regno che diè Omero a Giove Ottimo Massimo: Parte gli assente Giove, e parte niega. Giacché anch' io con pari assenso e dissenso risponder posso a tua richiesta. E di vero, in
quel modo che m' è lecito, a tuo riguardo specialmente, astenermi dalla difesa de' Betici contro un solo avversario, cosi sarebbe contrario a mia lealtà, ed alla costanza che tu pregi, l' impugnare una provincia, che mi affezionaron già tante mie sollecitudini, tante fatiche, e perfino pericoli. Io m'atterrò dunque al temperamento di scegliere fra le due, cui chiedi una, la cosa che sia al tuo desiderio, e sia al giudizio soddisfaccia. Perché non solamente io debbo aver rispetto a quello che tu, saggio come sei, di presente domandi, ma a quello ancora che approverai sempre. Spero di essere in Roma intorno ai quindici d'Ottobre; e allora potrò confermare tutto questo anche in persona al tuo e mio Gallo: alle però dotte facoltà di far fede fin d'ora dell'animo mio. "

42 a.c. - Lucio Ottavio Balbo - un eminente giurista e giudice (judex) dell'epoca di Cicerone; nel 42 a.c. fu bandito e condannato a morte dai triumviri.

- Gaio Ottavio Lampadione - un filologo, che suddivise il Bellum Poenicum di Nevio in sette libri.

14-37 - Ottavio Frontone, contemporaneo di Tiberio (r. 14 - 37), fu pretore e nel 16 parlò contro il lusso in Senato, contrapponendosi ad Asinio Gallo. Fu uno dei discepoli romani di Cratete di Mallo.
Publio Ottavio, epicureo famoso durante il regno di Tiberio.

34 d.c. - Gaio Ottavio Lenate - curator aquarum dal 34 al 38 durante i regni di Tiberio e di Caligola.

58 d.c. - Ottavio Sagitta - tribuno della plebe nel 58, uccide l'amante Ponzia Postumia che, dopo aver lasciato il marito, rifiuta di sposarlo. Condannato ed esiliato, tornerà a Roma dopo la scomparsa di Nerone

131 d.c. - Sergio Ottavio Lenate Ponziano - fu console nel 131 con Marco Antonio Rufino, durante il regno dell'imperatore Adriano. Nacque da Sergio Ottavio Lenate sconosciuto e da una certa Pontia. Discende dal famoso generale e politico del I secolo, Marco Antoinio (86 ac, - 30 ac.) ed è l'ultimo discendente noto di Tiberio. Un'iscrizione trovata a Tuscolo cita sua nonna Rubellia Bassa, figlia di Gaio Rubellio Blandus, il quale aveva sposato la figlia di Giulio Cesare Druso, che era figlio dell'imperatore Tiberio. Suo marito era Gaius Octavius ​​Laenas. Ma Sergio Ottavio Laenas Pontianus aveva anche un legame di sangue con l' imperatore Nerva, essendo un discendente (forse pronipote) di Gaio Ottavio Lenate (console suffect nel 33 ), che aveva una sorella di nome Sergia Plautilla, che ha sposato una Marcus Cocceio Nerva e la cui unione generò l'imperatore romano Nerva.

184 d.c.Gaio Ottavio Vindice - consul suffectus nel 184.

217 d.c. - Gaio Ottavio Appio Suetrio Sabino - originario di Histornium, nel Sannio, figlio del senatore Suetrio Sabino e nipote di Appia Veturia Coeciva Sabinilla, figlia di Appio Claudio Pulcro. Fu decemvir stilitibus Iudicandis (193/194), quaestor candidatus (201), tribunus plebis candidatus (203) e praetor de liberalibus causis (206). Nel 207 fu legato d'Africa, poi curator viarum della Via Latina (209/210), iuridicus per Aemiliam et Liguriam (210/211), pontifex e augure. Nel 211-213 Sabino fu legato della Legio XXII Primigenia in Germania superiore. Accompagnò l'imperatore Caracalla, come comes e comandante di alcune vessillazioni della XI Claudia, nella campagna germanica dell'estate-autunno 213, dopo la quale divenne legato della Rezia per tre mesi (ottobre-dicembre 213). Nel 214 Sabino divenne console, poi prefetto dell'annona (215/216), venendo nominato "electus ad corrigendum statum Italiae". Divenne poi governatore della Pannonia inferiore, incarico dal quale venne destituito dall'imperatore Macrino nel 217. Nel 240 concluse la sua carriera col secondo consolato.

- Ottavio Oraziano - a cui viene talvolta attribuito il Rerum Medicarum Libri Quatuor, che invece i più attribuiscono a Teodoro Prisciano, medico che visse a Costantinopoli nel IV secolo.

Marco Ottavio Erennio - mercante, fece erigere una cappella a Ercole presso Porta Trigemina ai piedi dell'Aventino, presumibilmente come ringraziamento per essere stato liberato dai pirati. Si ignora la data,


BIBLIO

- Cicerone - De officiis - II -
- Valerio Massimo - Factorum ac Dictorum Memorabilium -
- Cassio Dione -  Storia romana -
- Tacito - Annales -
- Tacito - Historiae -
- Masurio Sabino - Memoralia -
- Plinio - Epistulae -
- Svetonio - De viris illustribus -
- Velleio Patercolo - Historia romana -
- William Smith - Dictionary of Greek and Roman Biography and Mythology - Londra, Taylor, Walton & Maberly, 1849.


GENS VIBIA


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GENS VIBIA - SEPOLCRO

La gens Vibia era una famiglia plebea che compare nella storia romana durante il periodo della II Guerra Punica, nessun membro di questa gens viene trovato a Roma fino all'ultimo secolo della Repubblica.
Il primo dei Vibii ad ottenere il consolato fu Gaio Vibio Pansa nel 43 a.c., e da allora fino al periodo imperiale i Vibii occuparono regolarmente gli uffici più alti dello stato romano.
Gli imperatori Treboniano Gallo e Volusiano rivendicarono ciascuno la propria discendenza dalla famiglia.



I NOMEN

Il nomen Vibius è un cognome patronimico, derivato dal praenomen Vibius, che doveva appartenere a un antenato della gens. Il nome è generalmente considerato un praenomen osco e si trova diffusamente in Campania, ma era usato anche nel Lazio e compare a Roma fin da un periodo molto precoce, essendo usato dai patrizi Sestii e occasionalmente dai membri di alcune famiglie plebee di spicco. La stessa gens vibonese era probabilmente osca.



I PRAENOMINA

I principali praenomina dei Vibii erano Gaio, Lucio e Quinto. Una famiglia di epoca imperiale utilizzava il praenomen Titus, mentre sono noti singoli esempi di Aulus e Sextus.



I COGNOMINA

I cognomina dei Vibii sotto la Repubblica erano Pansa e Varus, ciascuno dei quali compare sulle monete. Entrambi i cognomi derivano dalle caratteristiche fisiche delle persone a cui si applicavano originariamente; Pansa si traduce come "piede storto" (secondo altre versioni alluderebbe al culto del Dio Pan), mentre Varus è "ginocchio a terra" (derivato dal culto della Dea del Destino).



MEMBRI ILLUSTRI

- Vibius Accuaeus - originario di Accua, un villaggio dell'Apulia, guidò una coorte di soldati paeligni nell'esercito romano nel 212 a.c., durante la II guerra punica, e combatté con notevole coraggio. Non è certo se Vibius fosse il suo praenomen o il suo nomen. 

- Vibius Paciacus - o forse Pacianus, diede rifugio a Crasso, che si era rifugiato in Hispania per sfuggire alle proscrizioni di Marius e Cinna nell'86 a.c..

- Gaio Vibio Pansa - fu proscritto da Silla nell'82 a c., e forse per questo suo figlio fu sempre un fedele seguace di Cesare.

- Lucius Junius Vibius Paciacus - prestò servizio sotto Cesare nella guerra di Spagna, 45 a.c. e fu inviato da Cesare con sei coorti e alae di cavalleria per rafforzare Ulia. che fu assediato dal Cn. Pompeo. Paciacus, non è un nome romano. Orelli legge Paciaecus, che è preferibile; ma può forse essere Pacianus, o Pacciano, o Paciaso.

- Vibius - un uomo che assomigliava molto a Gneo Pompeo Magno e veniva spesso scambiato per il generale.

DENARIO DI VIBIO PANSA CON PAN E SILENO

- Gaio Vibio Pansa - padre adottivo del console Pansa Caetronianus.

- Lucio Vibio - un equo, capo dei pubblicani a Siracusa al tempo di Verre.

- Sesto Vibio - residente a Larinum, fu ucciso da Oppianicus.

- Vibius Cappadox - abitante di Larinum, che Aulus Cluentius Habitus fu accusato di aver avvelenato.
Pro Cluentio è un discorso dell'oratore romano Cicerone pronunciato in difesa di un uomo di nome Aulus Cluentius Habitus Minor, accusato nel 69 ac dalla madre Sassia di aver avvelenato il suo patrigno, Oppianico che Cluentius aveva perseguito con successo nel 74 ac per aver tentato di avvelenarlo, assicurando l'esilio di Oppianico. E che morì in disgrazia tre anni dopo. I delitti di Oppianico furono così enormi, che Cluentius non ebbe bisogno di corrompere i giudici
Nell'80 ac Oppianico si innamorò di Sassia, vedova di Aulo Cluentius Habitus il Vecchio, vittima delle proscrizioni sillane e la vedova Sassia si innamorò del genero Melino e costrinse la figlia a divorziare da lui per sposarlo. Oppianico organizzò l'omicidio di Melino in modo che Sassia potesse essere libera di sposarlo; non era incline, tuttavia, a essere una matrigna, quindi Oppianico uccise i suoi due figli più piccoli prima che lei accettasse il matrimonio.
Cicerone ebbe un tale successo che il giovane Cluentius fu assolto dalle accuse. Nel processo la reputazione del Sassia fu completamente distrutta.

- Vibius Curius - uno dei comandanti della cavalleria di Cesare all'inizio della guerra civile. Diversi generali di Pompeo passarono a Cesare e furono accettati da Curione. Probabilmente è lo stesso Vibio che diede a Cicerone i libri del poeta Alessandro Lychnus.

- Gaio Vibio Pansa Caetronianus - (tribuno della plebe del 51 ac., pretore del 48 ac., edile del 49 ac.,) console nel 43 a.c., guidò le forze romane contro i sostenitori di Marco Antonio nella battaglia di Forum Gallorum, dove ottenne la vittoria grazie all'assistenza del suo collega, Aulo Irzio. Pansa fu ferito mortalmente durante il combattimento e morì poco dopo.

- Gaio Vibio Postumus - console suffectus dalle Calende di luglio del 5 d.c. Nel 10 d.c. sedò la rivolta delle Dalmate, per la quale ricevette gli ornamenti trionfali. Fu governatore dell'Asia dal 12 al 15.

- Aulus Vibius Habitus - console suffectus dalle Calende di luglio dell'8 d.c.

- Manius Vibius Balbinus - governatore della Gallia Narbonensis dal 15 al 17 d.c..

- Gaio Vibio Rufo - console suffetto nel 16 d.c.

- Gaio Vibio Sereno - uno degli accusatori di Marco Scribonio Libo nel 16 d.c.. Era governatore della Hispania Ulterior nel 23, quando fu condannato ed esiliato nell'isola di Amorgus, nelle Cicladi, con l'accusa di vis publica, sommossa o rivolta, ma in realtà perché nemico di Sejanus. Fu richiamato l'anno successivo, dopo che il suo stesso figlio lo accusò di aver complottato contro Tiberio, ma fu poi riportato ad Amorgus.

- Gaio Vibio Marso - che Tacito chiama "vetustis honoribus studiisque illustris", fu senatore romano e console suffetto per la seconda metà dell'anno 17 con Lucius Voluseius Proculus come collega. Fu menzionato nell'anno 19 come possibile governatore della Siria, ma la carica andò a Gnaeus Sentius Saturninus. Il nome di "Gaius Vibius Marsus", proconsole, compare su diverse monete di Utica in Africa, coniate sotto Tiberio: deluso per la provincia della Siria, venne forse nominato in quella dell'Africa intorno al 20 d.c.. Venne mandato a convocare a Roma Gneo Calpurnio Pisone per sostenere il suo processo. Nel 26, nei dibattiti del Senato; e poco prima della morte di Tiberio nel 37 scampò alla propria morte, essendo accusato come complice della famigerata Albucilla. Nel 47 è governatore della Siria. 

- Gaio Vibio Sereno - accusò il padre esiliato di aver tramato contro Tiberio, insieme a Cecilio Cornuto, un ex pretore. Cornutus si tolse la vita prima del processo, ma l'anziano Serenus proclamò con veemenza la sua innocenza e sotto tortura i suoi schiavi lo sostennero. Il più giovane Sereno divenne un noto delatore, ma la sua accusa a Gaio Fonteius Capito non fu creduta.

- Vibius Fronto - comandante della cavalleria in Cilicia, catturò Vonones, il deposto re di Partia, durante la fuga di quest'ultimo in Armenia nel 19 d.c..

- Gaio Vibio Rufino - console suffectus nel 40 o 41 d.c. e governatore della Germania Superior dal 42 al 45 circa.

VIBIA SABINA

- Vibia - o Vibidia - moglie di Lucio Arruntio Camillo Scribonio, console nel 32 d.C., fu esiliata da Claudio nel 53 d.c., insieme al figlio Lucio Arruntio Furio Scribonio, con l'accusa di aver consultato astrologi per determinare la data della morte dell'imperatore.

- Lucio Vibio Secundus - probabilmente il fratello maggiore di Quinto Vibio Crispo.

- Quinto Vibio Crispo - poi Lucio Giunio Quinto Vibio Crispo, ricco oratore di notevole talento, fu console suffectus sotto Nerone nel 63 o 64 d.c., proconsole d'Africa nel 72 e 73, e console per la seconda volta nel 74 d.c., con il futuro imperatore Tito, dalle Idi di marzo alle Idi di maggio. Ottenne un terzo consolato sotto Domiziano, nell'82 o 83. Tacito suggerisce che ottenne la sua fortuna come delatore durante il regno di Nerone.

- Quinto Vibio Secundus - console suffectus dalle Calende di marzo alle Calende di maggio dell'86.

- Lucio Vibio Sabino - Lucius Vibius Sabinus, senatore romano e poi console suffectus nella seconda parte del I secolo, sposò Salonia Matidia, nipote di Traiano, e fu il padre dell'imperatrice Vibia Sabina, colei che sposò l'imperatore Adriano.

- Lucio Vibio Lentulo - segretario fiscale sotto Traiano, fu il primo equo di cui si abbia notizia a ricoprire questa carica, che in precedenza era affidata a liberti.

- Gaio Vibio Massimo - fu prefetto di un'ala di cavalleria delle truppe ausiliarie in Siria. Nel 93, sotto Domiziano , fu prefetto di una coorte, la III Alpinorum, in Dalmazia. Divenne poi governatore dell'Egitto dal 103 al 107 d.c..

- Vibia - moglie di Tito Sestio Cornelio Africano, console nel 112 d.c., e madre di Tito Sestio Lateranense, console nel 154.

- Tito Vibio Varo - console suffectus dalle Calende di settembre del 115 d.c..

- Vibia Sabina - figlia del console Lucio Vibio Sabino, divenne moglie di Adriano e imperatrice romana dal 117 d.c. alla sua morte, avvenuta nel 136 circa.

- Quinto Vibio Gallo - console nel 119 d.c.

- Tito Vibio Varo Laevillo - questore in Asia nel 132 d.c.

- Tito Vibio Varo - console nel 134 d.c.

- Tito Clodio Vibio Varo - console nel 160 d.c. fece carriera sotto Adriano, Antonino E Marco Aurelio

APOTEOSI DI VIBIA SABINA

- Vibia Aurelia Sabina - figlia di Marco Aurelio, sposò Lucio Antistio Burro, console dell'imperatore Commodo nel 181 d.c.. Burrus fu messo a morte per aver complottato contro Commodo nel 188.

- Vibia Perpetua - giovane madre, martirizzata cristiana a Cartagine nel 203, che lasciò un diario "Se ne andò sconfitto, lui (il padre che voleva abbandonasse la fede) e gli argomenti del diavolo". Poi Perpetua e altri cristiani furono portati in prigione nelle segrete. "O giorno amaro! Ero tormentata dalla preoccupazione per il mio bambino". La famiglia le portò il bambino e lei poté allattarlo. Ottenne il permesso di tenerlo con sé "Improvvisamente la prigione divenne una reggia per me, tanto che avrei preferito stare lì piuttosto che altrove".
Suo fratello le suggerì di chiedere a Dio una visione per sapere se sarebbe morta martire o sarebbe stata liberata. Le fu data una visione dove salì una scala che arrivava al cielo, calpestando la testa di un serpente e sottomettendolo nel nome di Cristo.  "E cominciammo a non avere più speranza in questo mondo".
Suo padre tornò "Abbi pietà di tuo padre. . non consegnarmi al disprezzo degli uomini. Pensa a tuo figlio, che non vivrà a lungo se tu muori. Rinuncia al tuo proposito, non distruggerci tutti".
"Questo disse baciandomi le mani e prostrandosi ai miei piedi". Fummo portati via per essere processati. Gli altri cristiani confessarono Cristo come Signore.  Quando il magistrato si avvicinò a Perpetua, arrivò il padre: "Compi il sacrificio, abbi pietà del bambino".
Invece Perpetua affermò la sua fede: "Sono cristiana". Allora Ilariano ordinò di gettare a terra il padre e di picchiarlo con una verga. Perpetua poteva fermare il processo sacrificando all'imperatore. Ma non volle rinnegare Cristo.
"Allora Ilariano ci condannò alle bestie; e noi scendemmo allegramente nella prigione". Chiese il bambino per dargli da mangiare, ma il padre rifiutò. Quello stesso giorno il bambino non aveva più bisogno di essere allattato.
Ebbe una visione del fratello pulito e riposato. "E mi svegliai. Allora capii che era stato tradotto dalle sue pene". Ebbe un'altra visione. Un brutto egiziano venne a combatterla. Le fu detto che se avesse vinto avrebbe ricevuto una ricompensa, sconfisse l'egiziano, ed entrò nella Porta della Vita. "Mi svegliai e capii che avrei dovuto combattere non con le bestie ma contro il diavolo; ma sapevo che la vittoria sarebbe stata mia".
Legate alle reti, Perpetua e la sua serva Felicitas furono esposte a una giovenca pazza, che le caricò e le scaraventò. Alla fine, tutti i cristiani affrontarono in silenzio e senza battere ciglio le spade delle guardie che venivano a finirli. 
L'episodio su Perpetua condivide la sua storia con i bambini dagli 8 anni in su, ispirandoli a confidare in Gesù e a preferire la "felicità eterna" alle ricompense terrene.

- Vibio, dei Brutti - andò con il fratello Paccio dal console Q. Fabio, nel 209, per chiedere il perdono ai Romani.

VIBIA SABINA

- Vibio Virrio di Capua - convinse i compatrioti a schierarsi dalla parte di Annibale dopo la battaglia di Canne nel 216. La famiglia si stabilì a Roma diverso tempo dopo tempo dopo (Grueber).
"Vibius Virrius, disse chet era giunto il tempo che i Campani recuperassero non solo il territorio sottrattogli ingiustamente dai Romani, ma che raggiungessero addirittura il dominio sull'Italia.
Essi avrebbero potuto firmare un trattato con Annibale ai loro termini, e quando la guerra fosse finita e Annibale dopo la sua conquista fosse tornato in Africa, la sovranità sull'Italia sarebbe spettata ai Campani.
"
Il popolo e la maggioranza del senato si prepararono alla rivolta; e gli stessi emissari che erano andati dal console Romano vennero mandati da Annibale (quindi anche Vibio Virrio).
Prima che la rivolta fosse iniziata, emissari furono mandati da Capua a Roma per chiedere come condizione per la loro assistenza che un console avrebbe dovuto essere un Campano e, tra l'indignazione che questa richiesta sollevò, si ordinò che gli emissari fossero cacciati dal Senato, e che un littore li conducesse fuori dall'Urbe con l'ordine che non restassero un solo giorno in territorio romano.
[Tito Livio, Ab Urbe Condita, XXIII, 6]
Così visti i Romani sconfitti a Canne, i Capuani cercano prima di trarre il massimo profitto dalla disgrazia dell'alleato chiedendo che uno dei loro massimi magistrati fosse Capuano, e quando ottengono una risposta negativa vanno a siglare l'alleanza con Annibale.

- Gaio Vibio Treboniano Gallo - già console e governatore della Moesia superiore, fu proclamato imperatore nel 251 d.c.. Fu ucciso nell'agosto del 253, mentre Emiliano marciava su Roma.

- Gaio Vibio Volusiano - figlio di Treboniano Gallo, fu proclamato imperatore al fianco del padre, dopo la morte di Ostiliano nel 251. Volusiano fu ucciso insieme al padre nel 253.

- Vibia Galla - figlia di Treboniano Gallo imperatore romano dal 251 al 253 e di Afinia Bebiana, e sorella di Gaio Vibio Afinio Gallo Veldumniano Volusiano.

- Vibius Passienus - secondo Trebellius Pollio, Vibius Passienus proconsole d'Africa e il generale del limes tripolitanus Fabio Pomponiano proclamarono imperatore nel 265, XII anno di regno di Gallieno, Tito Cornelio Celso, un ex tribuno militare, che viveva nella provincia d'Africa, uomo senza grandi tratti se non quello dell'onestà. La ribellione fu sedata e Celso ucciso in una settimana per mano di Galliena, cugina dell'imperatore, e il suo corpo dato in pasto ai cani.

- Vibius Sequester - autore di un trattato che nomina e descrive brevemente varie caratteristiche geografiche presenti nei poeti romani, tra cui fiumi, sorgenti, laghi, boschi, paludi e montagne. Potrebbe aver preso in prestito da Servio, il che lo collocherebbe nel V secolo. Il titolo dell'opera è Vibii Sequestris de fluminibus fontibus lacubus nemoribus paludibus montibus gentibus per litteras; ma forse Virbius Sequenter è uno pseudonimo attinto alla Pro Cluentio, 25, di Cicerone, oppure il Sequester è un'aggiunta fatta in ricordo del passo ciceroniano.

- Vibius - l'incisore di una calcografia in corniola raffigurante il leggendario guerriero spartano Othryades.


BIBLIO

- Cicero - In Verrem - Pro Cluentio - Pro Cluentio - Epistulae ad Atticum - Epistulae ad Familiares.
- Gaius Julius Caesar - Commentarii de Bello Civili. -
- Fasti Capitolini - AE 1927 -
- Fasti Ostienses - CIL XIV -
- Fasti Antiates - CIL X, 6639 -
- Fasti Potentini - AE 1949 -
- Gallivan - The Fasti for the Reign of Claudius -
- Gallivan - Reign of Nero - The Fasti for A.D. -
- Tacitus - Annales - Historiae - Dialogus de Oratoribus -
- Titus Livius - History of Rome -


GENS FURIA


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IL TRIONFO DI FURIO CAMILLO

I Furii furono una gens romana patrizia, famosa e gloriosa, i cui membri ebbero infatti incarichi nelle magistrature per tutta la durata della Repubblica romana. Ebbero un periodo di oscurità tra il III e il I secolo a.c. tornando poi alla ribalta sotto il Principato augusteo e la dinastia giulio-claudia. Il primo a ottenere la carica di Console della Repubblica romana fu Sesto Furio Medullino Fuso nel 488 a.c., ma il più celebre fu Marco Furio Camillo, onorato come il Secondo Fondatore di Roma.



I PRAENOMINA

Nella Gens Furia erano usuali i praenomina Marcus, Spurius, Lucius, Publius, e Agrippa. I Furii Pacili usano anche il prenome Gaius, che gli altri rami non usarono.



I COGNOMINA

Cognomina dei Furii furono: Camilli, Medullini, Fusi, Pacili, Phili, Bibaculi, Purpureones, Prassides, Brocchi.

MARCO FURIO CAMILLO
 
FURII CAMILLI

tribuno consolare nel 401 a.c., nel 398 a.c., nel 394 a.c., nel 386 a.c., nel 384 a.c. e nel 381 a.c. e dittatore nel 396 a.c., nel 390 a.c., nel 389 a.c., nel 368 a.c., nel 367 a.c.,

- Spurio Furio Camillo
figlio del precedente, fu tra i primi pretori.

Lucio Furio Camillo - 
figlio di Marco Furio Camillo. dittatore nel 350 a.c. e 345 a.c. e console nel 349 a.c.

Lucio Furio Camillo -
console nel 338 a.c. e nel 325 a.c.

Marco Furio Camillo - 
console nell'8 d.c..

- Marco Furio Camillo -
figlio del precedente, membro del collegio dei Fratres Arvales nel 37 d.c..

Lucio Arrunzio Camillo Scriboniano -
nato Furio Camillo, fratello dei precedenti, fu adottato dal console del 22 a.c. Lucio Arrunzio, ne assunse il nome e ricoprì la carica di console nel 32 d.c. Sotto il principato di Claudio istigò una rivolta delle truppe contro l'imperatore, ma fu sconfitto e graziato con l'esilio in vistù della gloriosa famiglia.

- Marco Furio Camillo Scriboniano -
figlio del precedente, fu esiliato nel 53 d.c. per aver consultato gli Oracoli Caldei sulla morte di Claudio. Morì avvelenato in esilio.



FURII MEDULLINI

- Sesto Furio Medullino Fuso -
Fu il primo membro della gens a essere eletto console nel 488 a.c., con Spurio Nauzio Rutilo per collega. Roma venne assediata dai Volsci, condotti da Coriolano esiliato da Roma, e da Attio Tullio, uno dei capi Volsci. I consoli prepararono la difesa, ma i plebei li implorarono di tentare la pace. Allora una delegazione di cinque ex-consoli, Marco Minucio Augurino, Postumio Cominio Aurunco, Spurio Larcio, Publio Pinario Mamercino Rufo e Quinto Sulpicio Camerino Cornuto si recò presso le Fossae Cluiliae, dove stava Coriolano con il suo accampamento.
Marco Minucio, che si era opposto all'esilio di Coriolano, chiese la pace, ma Coriolano congedò gli ambasciatori. Non gli fecero cambiare idea nè una seconda ambasciata nè i sacerdoti, ma vi riuscirono la madre Veturia e la moglie Volumnia.

Spurio Furio Medullino Fuso - Uno dei primi esponenti della gens Furia, eletto console nel 481 a.c. insieme a Cesone Fabio Vibulano, in un momento difficile per le lotte contro Equi ed Veienti. Malgrado i vecchi dissensi tra patrizi e plebei, il tribuno della plebe Spurio Licinio tentò di far promulgare la legge agraria, ma venne ritenuta più importante la leva militare. Mentre Cesone guidava la spedizione contro gli Equi, Spurio guidò le truppe contro i Veienti ma durante questa campagna non accadde nulla.
Secondo Dionigi invece, che lo riporta eletto in rappresentanza della plebe, Spurio Furio marciò contro gli Equi e Cesone Fabio contro i Veienti. La campagna di Spurio fu un successo, poiché i nemici non osarono affrontarlo, ed egli ricavò un consistente bottino, sia in denaro che in schiavi, distribuendone buona parte ai propri soldati, guadagnando così il favore popolare.

ROMANI CONTRO VOLSCI

console: nel 474 a.c..

- Publio Furio Medullino Fuso -
Era il fratello di Spurio Furio Medullino Fuso, console nel 464 e nel 453 a.c. Nel 472 a.c. Publio fu eletto console con Lucio Pinario Mamercino Rufo, e il tribuno della plebe Publilio Volerone propose una legge per cui i magistrati plebei, e i tribuni della plebe, dovevano eletti dai comizi tributi, da cui erano esclusi i patrizi. La legge, la Lex Publilia Voleronis, non fu votata quell'anno, per i forti dissidi tra patrizi e plebei, e per una pestilenza a Roma.
Furio fece parte con Tito Quinzio Capitolino Barbato e Aulo Virginio Tricosto Celiomontano del triumvirato incaricato della suddivisione e dell'assegnazione delle terre ai coloni. Nel 464 a.c. fu legatus del fratello Spurio Furio Medullino Fuso, divenuto console, nella guerra contro gli Equi. I romani vennero assediati nel loro campo dagli Equi e Publio venne isolato con i suoi soldati durante una sortita e massacrato insieme ai suoi uomini.


- Spurio Furio Medullino Fuso -
Fu eletto console nel 464 a.c., con Aulo Postumio Albo Regillense, nell'anno della guerra contro gli Equi. Mentre Postumio rimaneva a Roma, a Furio Medellino fu dato il comando contro gli Equi, che avevano sconfinato nei territori degli Ernici, alleati dei romani. Lo scontro non fu favorevole ai romani, inferiori per numero, che per non soccombere, si ritirarono nell'accampamento, subito assediato dai nemici. In un tentativo di sortita, morì il fratello Publio Furio Medullino Fuso, e lo stesso console rimase ferito, nel tentativo di salvare il fratello, circondato dai nemici. 
A Roma, mentre Postumio difendeva la città, si inviò Tito Quinzio Capitolino Barbato, console dell'anno precedente che sbaragliò i nemici, inseguendoli sul territorio romano e sgominandoli. Nel 453 a.c. Spurio fu poi scelto come consul suffectus per sostituire il console Sesto Quintilio Varo colpito dalla pestilenza, ma rimase anche lui vittima della stessa malattia.

Agrippa Furio Medullino Fuso -
Nel 446 a.c. venne eletto console con Tito Quinzio Capitolino Barbato console per la IV volta.
Profittando dei dissidi tra Patrizi e Plebei, per l'ennesima volta Volsci ed Equi avevano razziato le campagne, arrivando impunemente sotto le mura di Roma. Tito Quinzio pronunciò un discorso al popolo romano riunito, come riporta Tito Livio:
«Tenetevele strette le vostre assemblee e continuate pure a vivere nel Foro: ma la necessità di prendere le armi - da cui rifuggite - vi incalza. Vi pesava marciare contro Equi e Volsci? Ora la guerra è alle porte. Se non si riuscirà ad allontanarla, presto si trasferirà all'interno delle mura e salirà fino alla rocca del Campidoglio, perseguitandovi anche dentro le case.»
Approntato l'esercito, Agrippa cedette il comando delle proprie legioni a Tito Quinzio riconoscendone il valore. Lo scontro, al quale Agrippa partecipò come legato del collega più anziano, fu breve e cruento, e i romani vittoriosi, tornarono in città con un grande bottino. Ma il popolo romano riunito, sobillato da Publio Scapzio, decise di avocare a Roma la proprietà di territori contesi tra Ardea ed Ariccia, per i quali le due città avevano chiesto il giudizio di Roma

Lucio Furio Medullino -
Fu eletto tribuno consolare nel 432 a.c. con Lucio Pinario Mamercino, e Spurio Postumio Albo Regillense, tutti e tre patrizi, come tribuni consolari dell'anno precedente. Mentre Roma si riprendeva dalla pestilenza e dalla carestia dell'anno precedente i plebei lamentavano che le massime magistrature repubblicane fossero appannaggio dei patrizi. Nel 425 a.c. fu eletto per la II volta Tribuno consolare con Lucio Quinzio Cincinnato, Aulo Sempronio Atratino e Lucio Orazio Barbato. Durante l'anno fu concessa una tregua di venti anni a Veio, ed una tregua di tre anni agli Equi. 
Nel 420 a.c. fu eletto tribuno consolare per la III volta insieme Marco Manlio Vulsone, Lucio Quinzio Cincinnato e Aulo Sempronio Atratino. In città ci furono tensioni per l'elezione dei questori, carica ancora appannaggio dei Senatori, anche se una nuova legge prevedeva che per quelli di nuova istituzione potessero essere eletti anche i plebei.

Lucio Furio Medullino - 
console nel 413 a.c. e nel 409 a.c., tribuno consolare nel 407 a.c., nel 405 a.c., nel 498 a.c., nel 497 a.c., nel 495 a.c., nel 494 a.c., nel 491 a.c..

- Spurio Furio Medullino -
tribuno consolare nel 400 a.c. con Publio Manlio Vulsone, Lucio Titinio Pansa Sacco, Publio Melio Capitolino, Publio Licinio Calvo Esquilino e Lucio Publilio Filone Volsco. Fu il primo plebeo ad essere eletto alla massima magistratura romana.

- Lucio Furio Medullino Fuso -
Nel 381 a.c. fu eletto tribuno consolare con Marco Furio Camillo, Lucio Lucrezio Tricipitino Flavo, Aulo Postumio Albino Regillense, Marco Fabio Ambusto e Lucio Postumio Albino Regillense.
La guerra contro i Volsci, che avevano occupato Satrico, fu affidata a Furio Camillo e a Lucio Furio suo aiutante. Furio per quanto con esercito numericamente inferiore volle attaccare i Volsci e Camillo gli lasciò il comando. 
I romani vennero sconfitti ma salvati da Camillo con le sue riserve. Furio fece ammenda con Camillo che accettò le scuse e anzi, quando il senato ordinò la presa di Tusculum affidandola a Furio Camillo questi volle comunque Lucio Furio al suo fianco perchè combatteva con grande valore, e Tusculum si arrese senza combattere.
Nel 370 a.c. Furio fu eletto per la seconda volta tribuno consolare con Servio Sulpicio Pretestato, Gaio Valerio Potito, Aulo Manlio Capitolino, Servio Cornelio Maluginense e Publio Valerio Potito Publicola.
Velletri attaccò Tusculum, ora alleata dei romani che assediarono Velletri ma non la espugnarono. Il suo nome appare nei Fasti Capitolini dell'anno 363 a.c., quando ricoprì la carica di censore assieme al collega Marco Fabio Ambusto.

- Spurio Furio Medullino -
tribuno consolare nel 378 a.c. con Quinto Servilio Fidenate, Licinio Menenio Lanato, Marco Orazio Pulvillo, Publio Clelio Sículo e Lucio Geganio Macerino. Mentre Patrizi e Plebei dibattevano sulla schiavitù dei cittadini romani a causa dei debiti, i Volsci iniziarono a razziare la campagna romana.
Il senato inviò l'esercito che fu diviso in due; Spurio e Marco Orazio entrarono nel territorio dei Volsci lungo la fascia costiera, mentre Quinto Servilio e Lucio Geganio guidavano l'esercito, seguendo una direttrice più interna. Poiché i Volsci rifiutarono il combattimento in campo aperto, i Romani si limitarono a saccheggiarne le campagne.

- Livia Camilla Medullina
in origine Furia Camilla, figlia del console dell'8 d.c., promessa sin dall'età degli otto anni al futuro imperatore Claudio, si ammalò e morì il giorno delle nozze.



FURII FUSI 

- Sesto Furio Fuso -
citato da Rufio Festo nel 486 a.c., probabilmente un tribuno militare, ucciso per aver cospirato con il console Spurio Cassio Vecellino.

- Sesto Furio Fuso
padre di Agrippa Fuso, tribuno consolare del 391;

- Marco Furio Fuso -
Nel 403 a.c. fu eletto tribuno consolare con Manio Emilio Mamercino, Lucio Valerio Potito, Appio Claudio Crasso, Lucio Giulio Iullo, Marco Quintilio Varo. Mentre i Romani assediavano Veio, i Veienti capirono che le altre città etrusche non avrebbero combattuto contro Roma. Giunse l'inverno e l'esercito romano venne mantenuto in armi ad assediare Veio, ma i tribuni della plebe si opposero, ma un'improvvisa sortita dei Veienti, per distruggere le opere d'assedio romane, riuscì a riportare la concordia.

- Agrippa Sex. Furio Fuso -
tribuno consolare nel 391 a.c. con Lucio Furio Medullino, Servio Sulpicio Camerino, Lucio Emilio Mamercino, Lucio Lucrezio Tricipitino Flavo e Gaio Emilio Mamercino. A Lucio Lucrezio e Gaio Emilio fu affidata la campagna contro Volsinii, e ad Agrippa Furio e Servio Sulpico quella contro i Sapienati, interrotte per la pestilenzia a Roma.
I Romani vinsero i Volsinii e iniziarono a razziarne il territorio, fino a che i Volsinii non ottennero una tregua ventennale, in cambio della restituzione di quanto razziato ai romani l'anno precedente, e la paga dei soldati romani per quest'anno.



FURII PACI

- Quinto Furio Pacilo Fuso -
pontifex maximus nel 449 a.c., tenne i comizi in cui furono selezionati i tribuni della plebe.

- Gaio Furio Pacilo Fuso -
Venne eletto console a Roma nel 441 a.c. con il collega Manio Papirio Crasso. Il tribuno della plebe Petelio propose di assegnare terre alle plebe, ma non ebbe alcun seguito. Nel 426 a.c. fu nominato tribuno consolare con Tito Quinzio Peno Cincinnato, Marco Postumio Albino Regillense e Aulo Cornelio Cosso, con il compito di condurre la guerra contro Veio.
Effettuata la leva, mentre i primi tre conducevano l'esercito in territorio etrusco, Aulo Cornelio Cosso restava a guardia della città. I romani vennero sconfitti, soprattutto per l'incapacità dei tribuni di coordinare le loro azioni. A Roma la notizia fu accolta con terrore, tanto che il senato nominò un dittatore, ricorrendo perla terza volta a Mamerco Emilio Mamercino.

- Gaio Furio Pacilo -
console nel 412 a.c. con Quinto Fabio Vibulano Ambusto. Durante l'anno, il tentativo del tribuno della plebe Lucio Icilio di discutere la questione agraria, fu frustrato dalla pestilenza che invase Roma.

- Gaio Furio Pacilo -
console nel 251 a.c. con Lucio Cecilio Metello durante la I guerra punica; i consoli vennero mandati dal Senato in Sicilia per contrastare l'esercito cartaginese comandato da Asdrubale di Annone. L'esercito romano restò inattivo terrorizzato dagli elefanti dell'esercito nemico, e i due consoli accettarono l'attesa. Allora il Senato richiamò a Roma il console Gaio Furio Pacilo; a quel punto Asdrubale vide la possibilità della vittoria ed attaccò l'altro console, ma fu sconfitto pesantemente da Cecilio Metello.

MARCUS FURIUS PHILUS

FURII PHILI

- Marco Furio Filo -
nonno del console del 223 a.c..

- Spurio Furio Filo -
padre del console del 223 a.c.;

- Publio Furio Filo -
Il primo dei Furii Fili ad ottenere una carica pubblica. Fu console con Gaio Flaminio nel 223 a.c., nella guerra contro gli Anari e gli Insubri, vennero richiamati dal senato per la cattiva interpretazione degli auspici, ma i consoli, presi dai preparativi aprirono la lettera dopo la fine della battaglia, o almeno così dissero. 
Furio tornò così a Roma dove il popolo, sebbene col senato contrario, gli concesse il trionfo su Galli e Liguri.Poi fu eletto assieme a Manio Pomponio Matone pretore peregrinus nel 216 a.c., nella II guerra punica; dopo la sconfitta a Canne, insieme al collega Matone, spinse il senato a migliori misure difensive per Roma. 
Poco tempo dopo Marco Claudio Marcello gli consegnò la flotta per l'Africa ma, gravemente ferito in battaglia, dovette tornare a Lilibeo (Marsala). Nel 214 a.c. divenne censore con Marco Atilio Regolo, ma dovettero arginare i tentativi di fuga dei Romani dopo le vittorie di Annibale. 
Con i nuovi tribuni della plebe ( 213 a.c.), venne col collega posto in stato d'accusa davanti al popolo dal questore Lucio Cecilio Metello, appena eletto tribuno che nell'anno precedente era stato privato da loro del cavallo, lo avevano allontanato dalla tribù urbana e lo avevano fatto diventare erario, poiché avrebbe cospirato dopo la battaglia di Canne per abbandonare l'Italia. 
L'intervento degli altri tribuni vietò ai censori di difendersi durante il loro mandato, fino almeno a quando non avessero cessato la magistratura (5 anni). La morte prematura di P. Furio impedì la fine dell'incarico e M. Atilio rinunciò alla carica. Furio fu anche augure fino al giorno della sua morte, avvenuta nel 213 a.c. ed ebbe un figlio, anche lui di nome Publio.

- Publio Furio Filo -
informò Scipione dell'intenzione di abbandonare Roma dopo la battaglia di Canne di Marco Cecilio Metello e altri.

Publio Furio Filo -
pretore nel 174 a.c..

Lucio Furio Filo -
pretore nel 171 a.c.,

- Lucio Furio Filo -
console nel 136 a.c. con Sesto Atilio Serrano e gli fu affidato il governo della Spagna Citeriore nonchè il compito di consegnare a Numanzia il console dell'anno precedente, Gaio Ostilio Mancino, nodo e legato, colpevole di aver concluso un trattato di pace sfavorevole per Roma. Ebbe come legati Quinto Pompeo e Quinto Metello, suoi nemici, così che poterono però testimoniare la sua rettitudine e integrità.
Filo, con Scipione Emiliano, Gaio Lelio Sapiente ed altri del Circolo degli Scipioni, era noto per l'amore per la letteratura e la raffinatezza greca, ospitando spesso i più dotti greci presenti a Roma Inoltre, così come per la purezza del suo latino.
 
- Marco Furio Filo
triumvir monetalis del 119 a.c., le sue monete commemorano la vittoria di Quinto Fabio Massimo Allobrogico dell'anno precedente.

PUBLIUS FURIUS CRASSIPES - AR DENARIUS

FURII CRASSIPEDES

Marco Furio Crassipede -
pretore nel 187 a.c. e nel 173 a.c..

Publio Furio Crassipede -
edile curule nell'84 a.c., durante il suo mandato coniò monete.

Furio Crassipede -
questore in Bitinia nel 51 e marito di Tullia, la figlia di Cicerone.

Furio Crassipede -
ufficiale di Sesto Pompeo in Sicilia tra il 43 e il 36 a.c..

Lucio Furio Crassipede -
pretore o propretore in Macedonia in data indefinita.



FURII BIBACULI

Il cognomen Bibàculo è diminutivo dell'aggettivo bibax, "bevitore": questo ci informa probabilmente qualcuno della famiglia fosse stato un famoso bevitore.

- Furio Bibaculo -
magister dei Salii, padre del pretore Lucio.

- Lucio Furio Bibaculo
pretore tra il 226 e il 219 a.c..

- Lucio Furio Bibaculo -
questore, caduto nella battaglia di Canne del 216 a.c.

Marco Furio Bibaculo -
Sembra sia nato più o meno nel 73 a.c., fece parte del circolo dei Poetae Novi ed è probabilmente da identificare con il Furio cui si rivolge Catullo nel carme 11. Scrisse violenti epigrammi satirici contro Augusto e forse contro Cesare, a noi non pervenuti. Secondo Plinio il Vecchio, fu autore anche di un'opera in prosa, Lucubrationes (Veglie), e di un poema epico sulla guerra gallica di Cesare, gli Annales, di cui restano pochissimi frammenti.



FURII PURPUREONES

- Spurio Furio Purpureone -
padre del Lucio console;

Lucius Furio Purpureo -
Lucio Furio Purpureo o Purpurione fu tribuno militare nel 210 a.c. sotto il console Marcello, e pretore nel 200 a.c. quando, unito le sue forze con quelle del console, difese Cremona, assediata da 40.000 Galli che sconfisse in battaglia. Nel 196 a.c. fu eletto console con Marco Claudio Marcello e, unitamente al collega, sconfisse i Galli Boi.
Fece erigere tre templi a Giove a ricordo delle vittorie contro i Galli: il primo inaugurato nel 194 a.c., mentre gli altri due (tra cui il tempio di Veiove) nel 192 a.c. Dopo la vittoria contro Antioco III in Siria, Purpureo fu uno dei dieci commissari inviati in Asia per concordare il trattato di pace e la sistemazione dei nuovi territori.
Nel 187 a.c. accusò Gneo Manlio Vulsone, di aver minacciato la pace fra i Seleucidi e Roma e non gli venne concesso il trionfo. Fu assolto e il Senato ne celebrò il trionfo nel 187 a.c.. Nel 184 a.c. fu uno dei candidati alla censura, ma furono eletti Marco Porcio Catone e Lucio Valerio Flacco. Nel 183 a.c. fu, con altri due senatori, legato romano presso alcune tribù della Gallia Transalpina.

- Furio Purpureone -
triumvir monetalis tra il 179 e il 170 a.c..

- Furio Purpureone -
triumvir monetalis tra il 169 e il 158 a.c..


FURII BROCCHI

- Gneo Furio Brocco -
padre del triumvir monetalis del 63 a.c..

- Lucio Furio Brocco -
triumvir monetalis del 63 a.c..

- Tito Furio Brocco
lo zio di Quinto Ligario, un soldato difeso da Cicerone.

- Gneo Furio Brocco -
colto in adulterio e punito.



ALTRI FURII

- Lucio Furio -
tribuno della plebe nel 307 a.c., fece in modo che Appio Claudio Cieco non potesse essere eletto console se non rinunciando alla censura, come da legge.

Gaio Furio Cresimo -
un contadino accusato di aver avvelenato i campi dei vicini, assolto dall'edile Spurio Postumio Albino (console 186 a.c.), forse nel 191 a.c..

- Gaio Furio Aculeone -
questore sotto Lucio Cornelio Scipione Asiatico nel 190 a.c..

- Spurio Furio -
triumvir monetalis tra il 189 e il 180 a.c.

- Marco Furio Lusco -
edile plebeo nel 187 a.c.;

- Gaio Furio -
duumvirus navalis nel 178 a.c. e legato nel 170 a.c..

- Aulo Furio Anziate -
Furius Antias poeta del I secolo a.c., ammirato da Aulo Gellio e da Virgilio; amico di Quinto Lutazio Catulo, che gli dedicò un libro sul suo consolato e sulle sue imprese. Narrò in un poema epico, gli Annales le guerre cimbriche alla quale Lutazio aveva partecipato. Di lui sono rimasti sei esametri tramandati da Aulo Gellio, Macrobio nei Saturnalia cita alcuni suoi versi che sarebbero serviti da modello a Virgilio.

Publio Furio - 
tribuno della plebe nel 99 a.c., sostenitore di Mario, pose il veto sulla proposta di legge che richiamava Quinto Cecilio Metello Numidico dall'esilio.

- Furio
un navarco (capo della flotta militare) di Eraclea Minoa, condannato a morte dal vizioso Verre, nonostante la sua innocenza.

- Numerio Furio -
un eques dell'epoca di Cicerone.

- Publio Furio -
uno dei coloni militari a cui Silla aveva assegnato terre a Faesulae, complice nella Congiura di Catilina.

- Aulo Furio Terzio
era presente ad Efeso quando Lucius Cornelius Lentulus Crus diede un ordine che esonerava i cittadini ebrei romani dal servizio militare nel 49 a.c..

- Tito Furio Vittorino -
un eques che ebbe numerosi incarichi dagli imperatori Antonino Pio e Alessandro Severo, per le sue capacità e il suo valore.

Furio Antiano - 
un giurista di data incerta, non oltre il regno di Alessandro Severo.

- Gaio Furio Sabino Aquila Timesiteo -
Forse di origine anatolica, era dell'ordine equestre e divenne consigliere degli imperatori Eliogabalo e Alessandro Severo. Massimino il Trace invece lo mandò in oriente, e infatti congiurò contro di lui nel 238. Nel 240 divenne prefetto del pretorio del giovanissimo Gordiano III a cui dette in sposa la propria figlia Furia Sabina Tranquillina.
La politica di Timesiteo e dei suoi due collaboratori, i fratelli Gaio Giulio Prisco e Marco Giulio Filippo (noto come Filippo l'Arabo), fu di restaurare il predominio dell'imperatore sul senato, come nel periodo severiano. La campagna di Persia del 243 contro i Sasanidi, fu preparata da Timesiteo, Gordiano non era diciottenne, evitando di scegliere i senatori in favore di persone con più esperienza militare; riorganizzò le truppe che presidiavano l'Africa; si occupò del confine danubiano, sconfiggendo le tribù dei Carpi, dei Sarmati e dei Goti. 
L'esercito romano, con a capo l'imperatore ma sotto il comando di Timesiteo, si mosse da Antiochia nel 243 e riconquistò le città di frontiera di Carre ed Edessa, poi si scontrò con  Sapore I nella battaglia di Resena, sconfiggendolo. Timesiteo, vero vincitore della battaglia di Resena, morì, forse di malattia, venendo sostituito da Filippo.

- Furia Sabina Tranquillina -
moglie di Gordiano III, augusta dell'Impero romano e imperatrice romana dal 241 al 244. Figlia di Timesiteo, sposò Gordiano nel 241, quando questi aveva sedici anni e Sabina quindici.

- Marco Mecio Memmio Furio Baburio Ceciliano Placido -
probabilmente discendente di Gaio Memmio Ceciliano Placido e parente di Furio Mecio Gracco.
Venne nominato: corrector Venetiarum et Histriae, Praefectus annonae Urbis sacrae cum iure gladii; Comes di primo ordine; Comes d'Oriente, di Egitto e Mesopotamia, Iudex sacrarum cognitionum, nel 340; ancora iudex, con nomina speciale. 
Poi Prefetto del pretorio dal 342 al 344 e console nel 343. La Historia Augusta riporta che, in occasione della sua proclamazione, diede in dono dei ricchi paragauda, i bordi per tunica decorati in oro che erano utilizzati dalle donne e dai magistrati come insegne della loro magistratura. Dal 346 al 347 resse la carica di Praefectus urbi di Roma. Fu anche Pontifex maior, Augur publicus p.R. Quiritum e membro del collegio dei Quindecimviri sacris faciundis. Era patrono di Puteoli.


BIBLIO 

- Tacito - Annales - Historiae -
- T. Robert S. Broughton - The Magistrates of the Roman Republic - New York - 1952 -
- Tito Livio - Ab Urbe Condita - IX -
- Marco Tullio Cicerone - In Verrem -  2021 -
- Marco Tullio Cicerone - De Oratore -
- Marco Tullio Cicerone - In Catilinam - 1834 -
- Gaio Sallustio Crispo - De coniuratione Catilinae -
- Flavio Giuseppe - Antichità giudaiche - XIV -
- M. Maecius Memmius Furius Baburius Caecilianus Placidus - PLRE (Prosopography of the Later Roman Empire - I -
- Theodor Mommsen - Storia di Roma antica - Firenze - Sansoni - 1973 -


 

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