IANUS GEMINUS



ECCOLO RAFFIGURATO IN UNA MONETA DI EPOCA NERONIANA

Lo Ianus Geminus, cioè bifronte, non era un vero tempio ma un passaggio coperto consacrato secondo la tradizione da Numa Pompilio nel Foro e precisamente nella parte più bassa dell'Argileto, secondo Tito Livio, o ai piedi del Viminale secondo Macrobio, e che veniva aperto in occasione di guerre e chiuso in tempo di pace.

Come attributi aveva un bastone e una chiave, in quanto portiere del cielo, su cui il cristianesimo impiantò San Pietro con le chiavi del Paradiso.

C'era poi il Giano quadrifronte con realtivo arco al Velabro con quattro aperture anzichè due. Anche questo fu definito tempio ma era un arco, evidentemente, come quello bifronte, dotato di una sua sacralità. Invece poi sembra che Giano con l'arco quadrifronte non c'entri per nulla, ma le leggende hanno spesso qualcosa di vero.

RICOSTRUZIONE
Invece lo Ianus Geminus del Foro Romano è scomparso senza lasciare traccia, un monumento importantissimo ed antichissimo, tanto che le fonti antiche lo riportano fondato o da Romolo o dal suo successore Numa Pompilio.

Sappiamo solo che stava vicino alla Curia, sulla via chiamata Argiletum, e sembra che sia stato distrutto e poi ricostruito nella piazza del Foro Transitorio da Domiziano, quando restaurò la Curia, nel 94. Pertanto i suoi resti dovrebbero trovarsi sotto Via dei Fori Imperiali.

Apprendiamo che era chiuso da porte sui due lati: così riportano le fonti e così è rappresentato su monete coniate da Nerone nel 66. Dentro l'arco era alloggiata la statua del Dio bifronte.

Queste porte restavano chiuse in tempo di pace e aperte in tempo di guerra, per permettere al Dio di accorrere in aiuto dei soldati romani, o almeno così si credeva, mentre Ovidio, un po' più scettico, dice che si usava in segno di augurio per ritorno vittorioso dell'esercito.

Nella storia di Roma queste porte sono rimaste chiuse pochissime volte, ma restarono chiuse soprattutto sotto Augusto, nell'era della Pax Augusta.
Con la cristianizzazione dell'impero i templi furono depredati e demoliti, l'apertura o chiusura delle porte sacre venne abbandonata e lo Ianus Geminus chiuso per sempre.

Ma la tradizione era così radicata che decenni dopo, durante l'assedio della città da parte dei Goti, nel 537, i cittadini cercarono di riaprire le porte, per permettere al Dio di andare in soccorso dei romani in pericolo, ma i cristiani non lo permisero.  (Procopio, La guerra gotica, I,25). Il che dimostra che nonostante i divieti la religione pagana, ancora nel VI secolo, era viva perfino nelle città e finanche nell'Urbe.


BIBLIO

- Procopio - La guerra gotica - I,25 -
- Mauro Quercioli - Le porte di Roma - Newton & Compton - Roma - 1997 -
- Mauro Quercioli - Le mura e le porte di Roma - Roma - Newton Compton Editori - 2007 -
- Laura G. Cozzi - Le porte di Roma - F. Spinosi Ed. - Roma - 1968 -



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