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VIA NOVA (Spagna)


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VIA NOVA

La Via Nova, detta anche Geira e Via XVIII dell'Itinerário de Antonino, è una delle strade romane meglio conservate della penisola iberica e con il maggior numero di miliarios (281) rimasti, che collegavano due importanti città a nord-ovest dall'Iberia: Bracara Augusta, attuale città di Braga, in Portogallo, antica capitale della provincia di Galécia, e Astúrica Augusta, attuale Astorga, in Spagna, antica capitale del convento delle Asturie, in un percorso di miglia CCXV (circa 318 km).

La strada fu probabilmente inaugurata alla fine del I secolo, intorno all'anno 80, dal governatore della Hispania Citerior Caio Calpetano Râncio Quirinal Valério Festo, sotto l'egida degli imperatori Vespasiano e di suo figlio Tito.

Il nome originario della Via Nova (che si può leggere su diversi cippi miliari che conservano questa iscrizione) deriva dal fatto che esisteva già un altro percorso che andava anch'esso da "Bracara Augusta" ad "Astúrica Augusta", con questo percorso primitivo che aveva più miglia rispetto alla Via Nova/Geira, catalogata come Via XVII nell'Itinerario Antonino.

Però si trattava di due percorsi diversi, perché la Via XVII costeggiava la Serra do Gerês seguendo Aquae Flaviae (ora Chaves), mentre la Via Nova, o Geira, passa tra Serra Amarela e Serra do Gerês attraverso Portela do Homem (750 m).

MONUM. NAZION. DAS. CRUZ SOUTO A PORTELA DO HOMEM

Questa seconda strada romana tra Braga e Astorga e del suo tracciato originario (in cima alla Serra) viene fornita da Domingos Silva, quando descrive le rovine rinvenute in cima a Vila de Caldelas (Amares) sul collina di Castello, di una torre romana:

"Sul fianco, ad ovest del monte di S. Pedro, su uno sperone conico sopra la pieve di Portela, vi sono tracce di un sistema di comunicazione: una torre quadrata, aperta in alto ai quattro venti, con cui attraverso fuochi e suoni di trombe i romani trasmettevano gli ordini dalla capitale dell'Impero alla penisola occidentale in due giorni contando anche le notti, come riferisce Strabone".

Lo sviluppo della città di Braga costrinse i romani a collegarla a Roma mediante una una nuova strada per la maggiore mobilità agli eserciti, per facilitare attività mineraria e la transazione di merci, in particolare la circolazione di l'oro di Vale do Homem e le miniere di Las Médulas.



IL PERCORSO

La Via Nova ha un tracciato diagonale che collega il triangolo politico-amministrativo e viario stabilito da Augusto, con vertici nelle tre città: Bracara Augusta (Braga), Luco Augusto (Lugo) e Astúrica Augusta (Astorga).

IL PERCORSO (INGRANDIBILE)
Geira iniziò a Bracara Augusta, Largo de São Francisco; Rua dos Chaos;
- Rua de São Vicente, conduceva alle rive del fiume Cávado passando per il lato orientale di Dume e Palmeira,
- entrava nel comune di Amares attraversando il fiume Cávado a Lugar da Ponte in Lago,
- proseguiva attraverso le località di Barreiros, Carrazedo, Ferreiros,
- poi salendo per Caires, Paredes Secas e Seramil.
- All'arrivo a Santa Cruz Souto, è entrato nel comune di Terras de Bouro e nella valle del Rio Homem. In questo comune la strada è molto ben conservata nel suo percorso e nei suoi resti archeologici.
- A Terras de Bouro attraversa le parrocchie di Souto, Balança, Chorense, Vilar, Chamoim, Covide, Campo do Gerês e infine arriva a Portela do Homem, quindi in territorio spagnolo.

Nell'Itinerario Antonino sono menzionate le seguenti tappe della Via Nova:

1 Bracara Augusta - Braga (Portogallo) 
2 Salania - Lugar de Saim Chorense o Lugar do Pontido Chamoim (Portogallo)
3 Acquis Originis - Covelo Baños de Rio Caldo (Lobios, Ourense)
4 Acquis Querquennis - Castro de Rubias (Orense)
5 Gemelli - Sandias (Ourense)
6 Salientibus - Xinzo da Costa, (Ourense)
7 Praesidium - Castro de San Martino vicino a San Pedro do Burgo, (Ourense)
8 Nemetobriga - Davanti al ponte Bibei, a Lugar da Quinta (Ourense)
9 Foro (Forum gigurrorum) - Ponte Cigarrosa, tra Petín e A Rúa (Ourense)
10 Gemelli - Cabarcos (Leone)
11 Castro Bergido - Castro Ventosa Cacabelos (Leão)
12 Interamnio Flavio - Alla periferia di Bembibre, San Román de Bembibre (León)
13 Asturica Augusta - Astorga (Leone)

VIA NOVA PRIMA DI AQUIS ORIGINIS A SUD

PROGETTO A PATRIMONIO MONDIALE DELL'UMANITA'

A Terras de Bouro ci sono più di 150 pietre miliari, che segnavano i km sulla strada e facevano conoscere al viaggiatore la distanza dalla città più vicina. E' anche possibile intravedere:
- tracce di ponti romani: su Ribeiro da Maceira, Ribeira do Forno, Ribeiro de Monção e il Ponte São Miguel, sul fiume Homem,
- marciapiedi con segni di ruote.



PIETRA MILIARE CRUZERO
- Campo do Geres
- cave da cui sono state ricavate pietre miliari estratti e blocchi di pietra per costruire i ponti.
- Anche resti archeologici di piccoli villaggi indigeni o di supporto alla costruzione della Via, e il Comune di Terras de Bouro sta sviluppando, insieme ad altri comuni, università e regioni turistiche, un progetto di recupero e valorizzazione della Via Nova. Si prevede di istruire, dopo le azioni di recupero, il processo di candidatura a Patrimonio Mondiale dell'Umanità.

CROCE DEL CAMPO

I MONUMENTI NAZIONALI

- Nel comune di Terras de Bouro, dal miglio XIV (Lugar de Santa Cruz, Souto) al miglio XXXIV (Albergaria), una parte della Via Nova (Geira) è stata classificata come Monumento Nazionale dal 2013.

- Le pietre miliari di Geira (Série Capela), a Balança, sono state classificate come Monumento Nazionale dal 1910.

- La Croce del Campo è una pietra miliare romana eretta durante il regno dell'imperatore Decio (249 -251). che segnava il miglio XXVII della Via Nova.


BIBLIO
- Istituto nazionale per la conservazione della natura. Geira: Via Romana XVIII.
- LEMOS, F. de Sandé; BATTISTA, A. Martinho - Studio di un tratto di Via XVIII dell'Itinerario di Antonino a Serra do Gerês - Cadernos de Arqueologia - 1995 -
- RODRIGUEZ COLMERO, A.; FERRER SIERRA, Santiago; ALVAREZ ASOREY, Rubén D. - Miliarios e altre iscrizioni stradali romane del nord-ovest ispanico.
- Manuel José Martins Capela - Pietre miliari del Conventus Bracaraugustabus in Portogallo - 1895 -


VIA XIX (Spagna)


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VIA XIX

La Via XIX era una strada romana del tempo di Augusto, che si snodava nella penisola iberica (Portogallo e Spagna) descritta nell'Itinerario Antonino, che collegava le città di:
- Bracara Augusta (Braga),
- Ponte de Lima,
- Tude (Tui),
- Turoqua (Pontevedra) la scoperta nel 1988, all'estremità sud del ponte, di una pietra miliare dedicata all'imperatore Adriano nell'anno 137 conferma il passaggio della strada romana in quel luogo,
- Aquis Celenis (Caldas de Reis) i Romani vi si insediarono attratti dalle sorgenti termali,
- Iria (Iria Flávia),
- Lucus Augusti (Lugo)
- Asturica Augusta (Astorga)
in un'estensione di 299 miglia romane.

La mansio, al plurale mansiones, era un edificio, albergo o locanda, a volte fortificato, di proprietà dello Stato, posto lungo le strade romane, atto a ospitare i funzionari dello Stato viaggianti: ufficiali civili e militari, del Corso pubblico, o servizio di corriere imperiale, cioè delle Poste. e persone munite di licenza diplomatica concessa dall'imperatore. Queste locande fornivano ai viaggiatori e ai loro compagni vitto e alloggio gratuiti, oltre a foraggi e ricovero per gli animali.

IN VIOLA LA VIA XIX

Nell'itinerario Antonino, elenco di stazioni e distanze lungo molte delle strade dell'Impero Romano, sono menzionate per la Via XIX le seguenti mansiones:



- Bracara Augusta - Braga (Portogallo), Il nome è una congiunzione tra il nome degli indigeni residenti, i Bracari e il nome dell'imperatore Augusto in onore della loro alleanza.
- Lima - (Portogallo) Castro de Santa Maria Madalena, Fornelos, Ponte de Lima (costruito dai Romani, di cui rimane ancora un tratto significativo sulla riva destra della Lima).
- Tude - (Tui), dell'Hispania Citeriore.
- Burbid - (Portogallo) Cappella di Santiaguiño das Antas, Saxamonde, Redondela (con 5 pietre miliari nella contea che, ad eccezione di Vilar de Infesta, si trovano nel Museo di Pontevedra).
- Turoqua - (Spagna) Pontevedra, che deriva dall'insediamento di Turocqua, sulla riva sud del Lérez. Pontevedra deriva dal latino e significa "ponte vecchio". 
- Acquis Celenis - Caldas de Reis, (Spagna) I Romani si insediarono nella zona attratti dalle sorgenti termali che sono all'origine del nome (latino: Aquae Celenae).
- Iria Flavia - (Spagna) sulla strada tra Braga e Astorga che i romani ricostruirono come Via Nova e rifondarono il porto celtiberico come Flavian Iria in onore dell'imperatore Vespasiano.
- Assegoia - (Spagna) Ledesma o Sergude, Boqueixón.
- Brevi - (Spagna)
- Marcie - Intorno a Santiago de Entrambasaugas, Guntín, comune della Spagna nella provincia di Lugo,
- Luca Augusti - (Spagna)
- Timalina -  (Spagna)
- Ponte Neve - I ponti di Gatín, Liber, Becerreá (comune in Spagna nella provincia di Lugo).
- Uttaris -  (Spagna) città dei Callaici nel nord-ovest della Hispania Tarraconensis, sulla strada da Lucus Augusti ad Asturica, tra Pons Neviae e Bergidum.
- Bergido - Castro Ventosa Cacabelos, comune in Spagna nella provincia di León.
Interamnio Flavio - (Spagna) Alla periferia di Bembibre, San Román de Bembibre, (León).
- Asturica Augusta - Astorga (Leon - Spagna)


BIBLIO

- Sáez Taboada - Contributi al tracciato del percorso 19 dell'itinerario di Antonino durante l'attraversamento della Galizia - 2002 -
- Villanueva, Raúl - Le Vie Romane 19 e 20 dell'Itinerario Antonino - 2006 -
- Moralejo, Juan J. - Toponomastica delle strade romane della Galizia - 2009 -
- Antonio Rodríguez Colmenero, Santiago Ferrer Sierra e Rubén Álvarez Asorey - Milliarios e altre iscrizioni stradali romane nel n-o ispanico - 2004 - 
- Manuel José Martins Capela - Pietre miliari del Conventus Bracaraugustabus in Portogallo - 1895 -


VIA AGRIPPA (Francia)


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LA VIA AGRIPPA

Con il nome di via Agrippa si indica non una sola via ma un'intera rete stradale della Gallia romana che venne disegnata e realizzata da Marco Vipsanio Agrippa, a sua volta incaricato da Augusto di riorganizzare tutto il territorio gallico onde renderlo più ricco, maneggevole e redditizio. Complessivamente, in Gallia i Romani costruirono 21000 km di strade che fecero prosperare ogni attività e commercio della zona.



LA RETE STRADALE


La rete stradale ideata da Agrippa si irradiava dal nuovo centro strategico di Lugdunum (Lione), che i coloni romani, cacciati da Vienne, a circa 100 km a sud, nel 62 a.c., si stabilirono presso l'emporio alla confluenza del Rodano con l'Arar, gestito da compatrioti romani, fondando la nuova colonia di Lugdununi.

IL TRACCIATO (INGRANDIBILE)
Strabone riferisce i percorsi di questa rete stradale, che vennero poi identificati dall'archeologo Pierre Gros:

- un percorso che si dirigeva verso l'oceano Atlantico, da Lugdunum a Saintes (Charente-Maritime), Questo percorso partiva da Lione, passava per Augustonemetum (Clermont-Ferrand),  Augustoritum  (Limoges) e raggiungeva Mediolanum (Saintes, Charente-Maritime).

- un percorso che si dirigeva verso il Mare del Nord, passando per Reims, Beauvais e Amiens. 
Questo tratto della strada si separava dal percorso verso il Reno a Chalon; passava quindi per Augustodunum (Autun), Autessiodurum (Auxerre), Augustobona (Troyes), Durocortorum (Reims), Samarobriva (Amiens), per giungere infine a Gesoriacum (Boulogne-sur-Mer).

- un percorso che si dirigeva verso il Reno, passando per Langres, Treviri e Colonia. La strada romana Treviri-Colonia, passando per l'Eifel, collegava Beda (Bitburg), Ausava (Oos), Egorigio (Jünkerath), Marcomagus (Marmagen), Tolbiacum (Zülpich), per giungere infine a Colonia Claudia Ara Agrippinensium (Colonia).

- un percorso che si dirigeva a sud, lungo la valle del Rodano, fino a Marsiglia. Già esisteva una via del Sale che portava alle Bocche del Rodano percorrendo le basse pendici delle colline, evitando le pianure alluvionali talvolta paludose. Agrippa costruì una strada pavimentata vicina al fiume, passando per Vienna (Vienne), Valentia (Valence), Arausio (Orange), Acunum (Montélimar), Avenio (Avignone), Arelate (Arles). 
Tra le città creò delle stazioni di sosta (mutationes) in cui i corrieri ufficiali potevano sostituire i cavalli. Il percorso fu potenziato con la via Antonina lungo la sponda destra del Rodano. Ad Arles si congiungeva con la via Julia Augusta proveniente dall'Italia.

un percorso verso la Germania. Da Lione la strada si portava sulla sponda destra della Saône (Saona) e poi a Matisco (Mâcon), Cabillonum (Chalon-sur-Saône), Dibio (Digione), Andemantunum (Langres), Noviomagus (Neufchâteau), Tullum (Toul), Divodurum Metz), Ricciacum (Ritzig presso Dalheim) in Lussemburgo e poi Augusta Treverorum (Treviri) in Germania.

VIA AGRIPPA PRESSO BEAUMONT-MONTEUX (DROME)

LE DATE

Mentre sono ben chiari i percorsi, non lo sono altrettanto le date di costruzione che, secondo gli autori di Guide romain antique, risalirebbe agli anni 39-38 a.c., mentre secondo Pierre Gros agli anni 22-21 a.c., e secondo lo scrittore Paul Petit agli anni 16-13 a.c.. 
Il ponte sulla Mosella è datato a circa il 18/17 a.c. sulla base del conteggio degli anelli di accrescimento annuale degli alberi in zona



OGGI

Nei pressi di Valence, l'odierna Via Nationale 7 segue il tracciato della via Agrippa che a nord dell'Isère, dopo aver oltrepassato l'incrocio Sept Chemins ("sette strade"), seguiva il percorso ora utilizzato dalla route départementale 101 verso Beaumont-Monteux

Qui una strada comunale e un sentiero ricalcano il percorso rettilineo romano che serve tuttora da confine tra i comuni di Beaumont-Monteux e Pont-de-l'Isère. Nei pressi, il toponimo vie Magne ricorda il passaggio della "via magna", la grande strada.


PIETRA MILIAREDELLAVIA AGRIPPA RIUTILIZZATA NELLA
CATTEDRALE DI VALENCE (DROME)

LE PIETRE MILIARI

Le pietre miliari con le loro iscrizioni per le indicazioni stradali venivano poste lungo il percorso a indicare la distanza in miglia tra il punto iniziale della via (capita viae) e Vienne, Valence o Avignone, insieme al nome del magistrato o dell'imperatore che le aveva poste o che ne aveva curato la manutenzione della via.

Oltre alle 22 pietre miliari superstiti recuperate lungo i percorsi, ve ne è una del III o IV secolo reimpiegata nell'ambulatorium del coro della cattedrale di Valence, in cui è inciso:

IMPerator CAESAR LUCIUS DOMITius /
AURELIANUs Pius Felix INViCTus /
AuGustus Pontifex MAximus GERmanicus MAXimus /
GoTHICus MAXimus CARPICus MAXimus/
ParTHICus MAximus TRIBunicia POTestate VI COnSul /
III Pater Patria PROCOnsul PACATOR ET RES /
TitutOR ORBbis refecit et /
rESTITUIT […] /
MILIA passum /
I[I] II

«L'imperatore Cesare Lucio Domizio Aureliano, pio, fortunato, invincibile, augusto, pontefice massimo, Germanico Massimo, Gotico Massimo, Carpico Massimo, Partico Massimo, tribuno per la VI volta, console per la [III?] volta, padre della patria, proconsole, restauratore della pace universale, rifece e restaurò, 3 [o 4] miglia (da Valenza).»


BIBLIO

- Strabone - Geografia - IV -
- Gros - La France gallo-romaine - 1991 -
- George Hacquard, Jean Dautry, O. Maisani - Guide romain antique - Hachette - 1952 -
- Paul Petit - La paix romaine - collection Nouvelle Clio - l’histoire et ses problèmes - Paris - 1967 -
- Philippe Ravit - Le paysage valentinois, de la fondation de la colonie de Valentia (Valence) au III siècle ap. J.C. - Lyon - 2007 -
- Philippe Ravit - Le paysage valentinois, de la fondation de la colonie de Valentia (Valence) au III siècle ap. J.C. - Lione - 2007 -


VIA DELAPIDATA (Spagna)


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VIA DELLA PLATA O DELAPIDATA

Nel periodo protostorico, in Hispania, con la presenza nel sud della cultura Tartessos, si hanno notizie di una rotta chiamata da alcuni studiosi "Vía del Estaño" (Via dello Stagno), che doveva servire per la circolazione dei metalli. Al sopraggiungere dei Romani divenne una delle vie principali spagnole insieme alla Via Eraclea, che traversava tutto il levante, da Cadice fino ad attraversare i Pirenei. La via Delapidata venne costruita per collegare Merida con Astorga.


LA DENOMINAZIONE

Ma la Via dell'argento, nonostante il nome, non fu mai il cammino del commercio dell'argento perchè tale denominazione si deve solo a una confusione fonetica. Durante l'epoca andalusa, questa rotta fu denominata al-Balat (il cammino lastricato), Forse venne collegato il suono a quello della Plata, si che nel 1504 e nel 1507, quando si documenta per la prima volta con Cristoforo Colombo come " la Plata " (l'Argento) e con Antonio de Nebrija come: " via nobilissima: Argentea vulgo dicitur " (via nobilissima che il volgo chiama Argentea). Un'altra ipotesi intende la via delapidata, come «cammino marcato con miliari» (da lapis, «piedra miliaria»).

VIA DELLA PLATA O DELAPIDATA

LA STRADA ROMANA

La via Delapidata (spagnolo: Via de la Plata) è una strada romana che da sud a nord attraversava la parte occidentale della Spagna, da Mérida ad Astorga. Due millenni dopo, il suo tracciato è servito per progettare il Sentiero del Giro turistico della Via dell'Argento, la strada di Gijón al Porto di Siviglia, e l'autostrada dell'Argento, vie di comunicazione che interessano l'occidente spagnolo.

Quest'ultima via è diventata una rotta turistica-culturale, finanziata istituzionalmente, ma con una grossa polemica, dato che le informazioni storiche, sia da fonti letterarie che archeologiche, evidenziano che il suo percorso si estende solo tra Mérida e Astorga, oggi estesa artificiosamente fino a Gijón al Nord e fino a Siviglia, al sud, dimenticando invece la rotta del nucleo di Astorga, l'unico autentico finale romano della strada.

In difesa del tracciato originale è sorta l'Associazione dei Popoli della Via dell'argento, presidiata dal sindaco d'Astorga, che dal 2006 effettua, tra le altre attività, azioni di protesta contro l'estensione artificiale della Via.



VIA CONSOLARE O MILITARE

Gli autori spagnoli del XVII e XVIII secolo, come Bernabé Moreno de Vargas, chiamavano la strada "Vía consular" e "Vía militar", convinti che esistesse già in epoca repubblicana, per facilitare i movimenti delle truppe, dato l'interesse dei romani all'esplorazione e conquista del nord peninsulare, come dimostra la loro prima spedizione a Gallaecia nel 137 a.c.

Scrive sui galleci nel I secolo il poeta Silio Italico nel suo "Punicorum" che riguarda appunto la I guerra punica: « La ricca Gallaecia invia la sua gioventù, conoscitrice della divinazione mediante le viscere animali, il volo degli uccelli e le fiamme divine, che urlava canti nella loro lingua nativa o, dopo aver colpito la terra con colpi alternati dei piedi, si dilettava a battere ritmicamente gli scudi sonori »

I callaeci (o galizi) affrontano i romani nel 137 a.c. restandone sconfitti da Decimo Giunio Bruto Albino che riceve dal Senato il titolo di Callaecus per aver punito i suddetti per le incursioni e i saccheggi nella regione lusitana. Durante l'epoca romana, la via si mantenne sia durante la conquista per l'accesso dalla Bética verso il nordest, sia in epoca imperiale.

IL TRACCIATO

L'ITINERARIO
 
La via è descritta dall'itinerario di Antonino, (Iter ab Emerita Asturicam) come la via che partiva da Augusta Emerita (Mérida), capitale della provincia Lusitania, per finire in Asturica Augusta (Astorga), capitale del Convento Asturicense e una delle principali città della provincia. Nel suo cammino la via attraversava Bedunia (San Martín de Torres), Brigeco (Castro Gonzalo), Ocelo Durii (Villalazán, provincia di Zamora), Salmantica (Salamanca), Cáparra o Norba Caesarina (Cáceres).

Sempre sulla suddetta via si incontravano le Mansioni (locande) di:
Augusta Emerita (Merida), Ad Sorores (Casas de Don Antonio), Castra Caecilia (Caceres el Viejo, insieme a Caceres), Turmulos (Garrovillas de Alconetar), Rusticiana (Galisteo), Capera (Caparra), Caelionicco (Finca de la Vega, Penacaballera), Ad Lippos (Valverde de Valdelacasa), Sentice (Pedrosillo de los Aires), Salmantica (Salamanca), Sabaria o Sibarim (Penausende), Ocelum Durii (Zamora), Vico Aquario (Castrotorafe), Brigaecium (Dehesa de Morales de las Cuevas, Castro Gonzalo, Zamora), Bedunia (San Martín de Torres), Asturica Augusta (Astorga).



LE LEGIONI

Poco dopo la fine della rivolta dalmato-pannonica del 6-9 e della disfatta di Teutoburgo, c'erano 28 legioni lungo i confini imperiali romani. Nell'Hispania Citeriore c'erano: 
- la Legio II Augusta a Patavomium (Retortillo), 
- la Legio IV Macedonica a Pisoraca (Herrera de Pisuerga), 
- la Legio VI Vitrix a Legio (Leon), 
- la Legio X Gemina ad Asturica Augusta (Astorga). 

In epoca imperiale c'erano: 
- la latina Asturica Augusta ad Astorga, 
- la latina Pisoraca, di epoca augustea a Herrera de Pisuerga, 
- la latina Legio da Augusto al V secolo a Leon, 
- la latina Lucus Augusti di epoca augustea a Lugo, 
- la latina Iuliobriga di epoca Augustea a Retortillo, 
- la latina Petavonium di epoca augustea a Rosinos de Vidriales.



IL PELLEGRINAGGIO CRISTIANO

Successivamente, con l'avvento del cristianesimo che avanzava verso sud, la via dell'argento, come unico itinerario della zona occidentale divenne cammino di pellegrinaggio verso Santiago de Compostela da sud, un uso che ancora oggi si mantiene.


LE ORIGIBI DELLA VIA

RESTI ARCHEOLOGICI

I Miliarii

Restano abbastanza tratti visibili della strada originaria. l'unica monografia scientifica su questa, risale al 1974, completata nel 1995, quando furono catalogati e studiati un totale di 189 miliari, tra conosciuti e inediti, tra cui si conservano vari miliarii iniziali, che marcano le miglia da I a XXVI, dall'uscita di Augusta Emerita (miglia II) fino alla mansio Ad Sorores, e dei finali, tra le miglia CLXXXIV a CCCXIII, da Salmantica a Asturica Augusta (attribuibile ad Augusto).

Ponte di Alconétar

I resti archeologici di:
- Ruinas de Augusta Emerita en Mérida.
- Castra Cecilia en Cáceres.
- Castra Servilia en Cáceres.
- Cuarto Roble en Cáceres.
- El Junquillo en Cáceres.
- Mausoleo de Fuente Buena en Calzada de Valdunciel.
- Ruinas de Cáparra en Guijo de Granadilla.
- Termas romanas en Baños de Montemayor.
- Villa romana de Torreáguila en Montijo.
- Ruinas de Asturica Augusta en Astorga.



ITINERARIO CULTURALE

Dalla fine del secolo XX, la via dell'argento è oggetto di rivalutazione come uso turistico e culturale, per valorizzare un itinerario con un grande patrimonio storico, artistico, etnografico, culturale e naturale. Infatti, alcuni dei nuclei che attraversa sono dichiarati Patrimonio dell'Umanità, Mérida, Cáceres o Salamanca, e altri, come Zamora o Astorga, contano su un importante patrimonio. Tutto questo lavoro si è concretizzato nell'elaborazione di guide turistiche, itinerari o pagine web come quella presentata dall'Asociación de Pueblos de la Vía de la Plata.


BIBLIO

- J. Gil Montes. «Vía Delapidata» - 2009 -
- C. Puerta Torres, Los miliarios de la via de la Plata, Madrid, UCM, 1995
- Río-Miranda Alcón, Jaime. La ciudad romana de Cáparra. Municipium Flavium Caparense, 2011
- Moreno de Vargas, Bernabé. Historia de Mérida ( 1.633).
- Roldán Hervás, J.M. Iter ab Emerita Asturicam: El Camino de la Plata, Salamanca, 1971.
- Río-Miranda Alcón, Jaime. La ciudad romana de Cáparra. La cerámica, 2012. 


VIA CLAUDIA AUGUSTA (Italia-Germania)


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La Via Claudia Augusta è una strada citata su ben due miliari romani, quindi non vi sono dubbi sulla sua esistenza, anche perchè è l'unica strada che sia citata da due cippi miliari, Essa è antichissima, poichè ebbe i suoi inizi nella preistoria come una semplice strada sterrata che faceva da collegamento tra il Veneto e la Baviera e per gran parte del suo tragitto ricalcò antichi tratturi e vie di comunicazione esistenti fin dal Neolitico pastorale e artigianale dei Palafitari, almeno dal Mesolitico se non  dall'Epigravettiano nel Paleolitico Superiore.

La via venne prolungata poi in epoca romana, nella prima metà del I secolo d.c. come via militare che conduceva ai confini settentrionali dell'impero romano. L'area era in effetti una delle più critiche, in quanto territorio delle mai sottomesse tribù 'barbare' germaniche e tale rimase nel Medioevo fino ai giorni nostri, partendo dalla Pianura Padana e raggiungendo, attraverso le Alpi, il Danubio in Baviera.

Tra gli archeologi c'era chi sosteneva che la via non fosse mai esistita, dati i pochi reperti e la mancanza di testimonianze scritte. In quanto a cippi sostenevano che i miliari venivano incisi prima della costruzione o completamento della strada che magari poi non veniva effettivamente eseguita. 

Il ramo più discusso fu quello Altinate, fin quando non venne scoperto il suo tracciato ancora ben riconoscibile tra Altino e Olmi di San Biagio di Callalta; gli studiosi conservano qualche dubbio sul tratto Padano, mentre è indiscusso il tratto da Trento a Burghöfe-Mertingen.

INIZIO PISTA CICLBILE CLAUDIA AUGUSTA


IL PRIMO MILIARIO

connslLll oesglnatus] Ill Imperator] Xl Plater] platne]
[vi]am Claudiam Augustam
quam Drusus pater Alpibus
bello patefactis derexserat
munit a flumine Pado at
[f]lumen Danuvium per [milia]
p[assuum] CC[CL]

Traduzione:
"Tiberius Claudius Caesar Augustus Germanicus, Pontifex
Maximus, investito per la sesta volta della tribunicia potestas,
designato console per la quarta volta, imperatore per l'undicesima, 
padre della patria, ha costruito la Via Claudia Augusta, che
suo padre Druso aveva tracciato, dopo la conquista delle Alpi
con la guerra, dal fiume Po al fiume Danubio per una lunghezza
di 350 miglia."

II miliario venne scoperto nel 1552 e si trova attualmente nel Museo civico di Bolzano. Nel luogo del ritrovamento, presso il ristorante Hanslwirt di Rablä, vi é stata esposta una copia, quella che osservate nella foto qua sopra.

In Germania esiste una pista ciclabile, denominata Claudia Augusta come la strada romana, che si snoda appunto sul Danubio, a sud della città di Donauwörth, poco distante da Mertingen. L'inizio del percorso è contrassegnato da una copia moderna di un miliario romano. Inoltre a  Rieden, nei pressi del Forggensee, si intravedono tracce della via romana appena visibili sotto i prati. La cittadina di Epfach, che era un tempo la romana "Abodiacum", era sede di un presidio militare sulla via Claudia Augusta.



LA STORIA

La costruzione della via iniziò nel 15 a.c. ad opera del valoroso Druso Maggiore, generale di Augusto, nonchè figlio della sua terza moglie, Livia Drusilla, durante la campagna militare che portò alla conquista della Rezia e della Vindelicia, corrispondenti al Tirolo occidentale e alla Germania meridionale. Nel 47 d.c. ancora sotto il dominio romano, la strada venne ampliata e completata dal figlio di Druso, il futuro imperatore Claudio, da cui prese il nome di via Claudia Augusta applicato poi anche al tratto Pisa-Ostiglia.

Il percorso della strada che congiunge Trento con Burghöfe-Mertingen (Submuntorium) è stato individuato con precisione, anche se resta qualche perplessità nel territorio delle Alpi Bavaresi, essendo  condiviso che il superamento del confine avvenisse nel Passo di Resia. Per ciò che riguarda la Padana invece, grazie anche alla testimonianza della Tabula Peutingeriana, sappiamo che la via Claudia Augusta collegava Ostiglia a Verona e a Trento, dove si congiungeva all'Altinate.

IL TRACCIATO

IL TRACCIATO

Mentre in Germania e Austria il tracciato romano è facilmente individuabile, il suo percorso in Alto Adige è meno riconoscibile, perché attraversa zone più intensamente abitate e coltivate, e ancor meno si individua il tratto che andava dal Veneto a Trento. Soprattutto è oggetto di discussioni la strada che da Altino raggiungeva Trento passando per Feltre e la Valsugana, e forse pure per Belluno.

Dalle iscrizioni presenti sui miliari, le uniche fonti sono quelle di Cesiomaggiore e Rablà, con due tracciati, l'uno con partenza da Ostiglia (Hostilia), ramo Padano, e l'altro da Altino (Altinum), ramo Altinate, convergenti a Tridentum (antica Trento), ambedue città economicamente importanti per gli scambi commerciali. A sud di Hostilia, dove il Po si traversava coi traghetti, c'era l'importante tratto stradale che portava a Bononia (Bologna) e poi a Pisa.

- Secondo il conte Aurelio Guarnieri Ottoni, la strada da Altino toccava Oderzo, Serravalle e Belluno, per poi piegare verso l'attuale Cesiomaggiore e infine Feltre. 
"Dissertazione del Conte Aurelio Guarnieri Ottoni, Patrizio Osimano, Intorno al Corso dell'Antica Via Claudia Dalla Citta di Altini Sino al Fiume ..." -

- Secondo il grande Theodor Mommsen (1863), la strada passava per Treviso dopo aver risalito la riva destra del Sile. Poi entrava in città tramite la Porta Altinia e usciva per l'attuale Porta Santi Quaranta, coincidendo poi con la strada regionale Feltrina; incrociava la via Postumia presso Postioma, passava per Montebelluna e Cavaso del Tomba e raggiungeva infine Feltre.

Per il percorso oltre Falzè di Piave, sono ipotizzati diversi itinerari:

- Secondo Vittorio Galliazzo (1939  ...) la via continuava sino a Vidor, oltrepassava nuovamente il Piave, mantenendosi sull'argine destro sino a Quero; da Feltre toccava Belluno, traversava il Cadore, la Val Pusteria e raggiungeva il Brennero;

- Secondo Luciano Bosio (1970 e 1991), la strada non attraversava il Piave e proseguiva per Moriago e Valdobbiadene e poi a Cesiomaggiore; "le strade romane della Venetia e dell'Histria di Luciano Bosio".

- Secondo Alberto Alpago Novello la strada doveva raggiungere Follina, poi valicava le Prealpi Bellunesi al passo di Praderadego; 

- Secondo Plinio Fraccaro (1883 - 1959) ritiene che la strada valicasse le Prealpi nel passo San Boldo.

- Secondo Alessio De Bon (1898 - 1957), accetta l'ipotesi di Fraccaro fino a Feltre, ma poi fa proseguire la strada sino a Belluno, traversando il Cadore, la Val Pusteria fino al passo del Brennero. 



I REPERTI

I cippi di Rablà e Cesiomaggiore vennero scoperti rispettivamente nel 1552 e nel 1786, testimoni dell'esistenza della strada, di cui riportano il nome.



PIETRA MILIARE DI RABLA'

«Ti[berius] Claudius Caesar Augustus German[icus] Pont[ifex] max[imus] 
trib[unicia] pot[estate] VI con[n]s[ul] desig[natus] IIII imp[erator] 
XI p[ater] p[atrie] [vi]am Claudiam Augustam quam Drusus 
pater Alpibus bello patefactis derexserat munit a flumine Pado 
at [f]lumen Danuvium per [milia] p[assuum] CC[CL]» (IT)

«Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico, pontefice massimo, 
insignito della tribunicia potestas per la sesta volta, 
console designato per la quarta, imperatore 
per l'undicesima, padre della patria, la via Claudia Augusta, che il padre Druso, 
aperte le Alpi con la guerra, aveva tracciato, munì dal fiume Po 
al fiume Danubio per miglia CCCL.»



CIPPO DI CESIOMAGGIORE
PIETRA MILIARE DI CESIOMAGGIORE


«Ti[berius] Claudius Drusi f[ilius] Caesar Augustus Germanicus 
pontifex maxu mus tribunicia potestate VI co[n]s[ul] IV imp[erator] 
XI p[ater] p[atrie] censor viam Claudiam Augustam quam Drusus pater Alpibus bello pate factis derex[e]rat munit ab Altino usque ad flumen Danuvium m[ilia] p[assuum] CCCL» (IT)

«Tiberio Claudio Cesare Augusto Germanico, figlio di Druso, 
pontefice massimo, insignito della tribunicia potestas per la sesta volta, console per la quarta, 
imperatore per l'undicesima, padre della patria, censore, la via Claudia Augusta, che il padre Druso, aperte le Alpi con la guerra, aveva tracciato, munì da Altino fino al fiume Danubio per miglia CCCL.»

A Egna (già Endidae, nella regione Trentino-Alto Adige) degli scavi archeologici hanno portato alla luce una stazione di sosta ben conservata, che lascia supporre che il percorso si sviluppasse lungo quella strada, dove sono stati rinvenuti resti di ponti e tratti di strada romana datati all'epoca di Druso.



I LEGIONARI ROMANI

I legionari romani ebbero spesso a usare la strada chiamata in ricordo dell'imperatore Claudio il quale, attorno al 46 d.c., potenziò la traccia segnata dalle campagne alpine e contro i Reti, attorno al 15 a.c., dal padre Druso, facendone un sistema di strutture militari. Infatti il santuario romano del Monte Calvario, presso Auronzo di Cadore, ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo, fu frequentato per svariati secoli dalle legioni.

La strada partiva infatti da Altinum, la più importante città a vocazione militare della X Regione Romana, centro di smistamento del grande porto mercantile sull'Adriatico e porta verso i confini nord-orientali dell'impero. 

Quindi conduceva in Rezia, la regione centrale dell'area germanica danubiana e bavarese. Lungo tutto il tragitto vennero edificati castelli, torri, ponti e città, che sopravvissero oltre la caduta dell'impero. In Valsugana è evidentissima la regolare infilata di castelli: Castello Ivano, Castelnuovo, Castel Telvana a Borgo Valsugana (Ausugum), Tor Quadra, Castel Selva, Levico e Castello di Pergine. Il fatto che la strada passasse per alti valichi montuosi conferma le ipotesi di tracciati preistorici attraverso le alture per evitare i fondovalle paludosi ed insicuri.


LA REPUBBLICA - Novembre 2020

"Volendo estendere i confini dell’impero fino ai fiumi Elba e Danubio, Augusto dovette sottomettere le popolazioni della Rezia, tra le attuali Svizzera, Austria e la provincia di Belluno. Per questo il generale Druso, figlio adottivo dell’imperatore, iniziò nel 15 a.c. la costruzione di una strada militare che collegasse la Pianura Padana alla Baviera attraverso le Alpi. 

Settanta anni dopo l’imperatore Claudio, figlio di Druso, completò la strada che prese il suo nome: la Via Claudia Augusta. La porzione che insiste in Germania e Austria è ancora visibile e il suo tragitto è stato identificato con certezza. Meno facile è la localizzazione nel territorio italiano, ma alcune pietre miliari restituiscono un’immagine abbastanza fedele del tracciato originale.

Lungo 388 km (su 600 km totali) il percorso italiano, dalla Val Venosta a Quarto d’Altino, si snoda tra il Trentino-Alto Adige e il Veneto. Dal confine con l’Austria la tappa di partenza è Curon Venosta: il paese sommerso nel 1950 in seguito alla realizzazione del Lago artificiale di Resia.

Arrivati a Castelbello-Ciardes è d’obbligo una visita al Castello di Castelbello che ospita una mostra permanente dedicata alla Via Claudia Augusta. Da qui si raggiunge Parcines, dove in località Rablà venne rinvenuto, nel 1552, un cippo che descrive il percorso della via. Raggiunto il capoluogo, si passa per i vigneti di Cortaccia e Cortina sulla Strada del Vino,. Si fa quindi tappa a Trento, prima di proseguire per il Lago di Levico e risalire la Valsugana fino ad arrivare al Castello di Castel Ivano (imponente struttura militare del VI secolo) e a Pieve Tesino.

Si entra quindi in Veneto presso Lamon, si continua lungo il corso del Piave e si arriva a Valdobbiadene, infine, superata Treviso, si arriva a Quarto d’Altino, che ospitava l’antica città portuale di Altino, importante scalo commerciale romano sull’Adriatico "
.


BIBLIO

- Gianni Ciurletti e Nicoletta Pisu - I territori della via Claudia Augusta: incontri di archeologia -Trento - TEMI - 2005 - 
- Wolfgang Czyz - Statale romana via Claudia Augusta. La sezione settentrionale tra i piedi delle Alpi e il Danubio - La Venetia nell'area Padano-Danubiana. Le vie di comunicazione - Padova - 1990 -
- Dissertazione del Conte Aurelio Guarnieri Ottoni, Patrizio Osimano, Intorno al Corso dell'Antica Via Claudia Dalla Citta di Altini Sino al Fiume Po - 2018 - - Plinio Fraccaro 
- La Via Claudia Augusta - Opuscula - Pavia - 1939 - 
- A. De Bon - Rilievi di campagne - La Via Claudia Augusta Altinate - Venezia - Ist. Ven. di Scienze, Lettere ed Arti - 1938 - 
- Vittorio Galliazzo - Guadi, traghetti e ponti lungo la via Claudia Augusta - 2002 - 
- C. Marzoli - Dodiciville, via Claudia Augusta, zona d'espansione Rosenbach - Bolzano - 2002 - 
- Alberto Alpago Novello - Da Altino a Maia sulla via Claudia Augusta - Milano - 1972 -


STRATA DIOCLEZIANA (Siria)


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LIMES ARABICUS

La Strata Diocletiana era una via di comunicazione militare del tardo Impero romano (o Basso Impero romano), che va dalla presa di potere di Diocleziano (244 - 313), nel 284, alla caduta dell'Impero romano d'Occidente nel 476.

La strada venne costruita lungo il tratto del limes arabicus, un lunga catena di mura, forti, fortini e torri di avvistamento, ai tempi dell'Imperatore romano Diocleziano, attorno al 298, al termine delle campagne sasanidi di Galerio, dopo una guerra durata due anni, dal 296 al 298. La strada rimase in uso fino al VI secolo.

La Strata Diocleziana era munita di una lunga serie di fortificazioni, costruite tutte allo stesso modo: si trattava di castra rettangolari con mura molto spesse e con torri sporgenti verso l'esterno. Erano situate normalmente ad un giorno di marcia (ca. 20 miglia romane) le une dalle altre.

STRATA DIOCLETIANA

Il percorso cominciava presso il fiume Eufrate a Sura, città posta nella parte meridionale dell'antica Babilonia, nonchè città della Mesopotamia antica, situata sull'Eufrate, lungo il confine prospiciente il nemico sasanide.

La strada continuava poi verso sud-ovest, passando prima per Palmira e poi per Damasco, che fece parte dell'Impero romano per circa 700 anni, inclusa nel territorio della provincia siriaca che aveva per capitale Antiochia, la terza città dell'impero. Infine la Strata Docleziana andava a congiungersi con la Via Traiana Nova. 

Quest'ultima, già nota come Via Regia, era stata ricostruita dall'imperatore Traiano tra il 111 ed il 114 ed era chiamata Via Traiana Nova per distinguerla dalla Via Traiana in Italia. Essa collegava Aelana, città posta sulle rive del Mar Rosso, con la fortezza legionaria di Bostra, antica città nel sud della Siria, per un certo periodo capitale del regno nabateo e capitale della Provincia Arabica sotto i romani, provincia denominata Arabia Petraea.

IL PERCORSO

Il suo proseguimento naturale era appunto la Strata Diocletiana, costruita quasi duecento anni più tardi da Diocleziano e che congiungeva Bostra con il fiume Eufrate. L'imperatore romano fu il creatore della «tetrarchia», ovvero il «governo dei quattro», dove ciascun Augusto avrebbe governato su metà dell'impero coadiuvato dal proprio Cesare, al quale avrebbe delegato il governo di metà del proprio territorio e che gli sarebbe succeduto (come nuovo Augusto) dopo venti anni di governo, nominando a sua volta un nuovo Cesare.

Vi era poi una diramazione che si spingeva ad est dell'Hauran, regione della Siria meridionale, per Imtan (con le sue rovine di bagni pubblici romani), fino all'oasi di Qasr Azraq, grande fortezza situata, oggi, nell'est della Giordania. Si trattava in sostanza di un sistema continuo di fortificazioni che dall'Eufrate collegava il Mar Rosso presso Aila.



BIBLIO

- D. Graf -  The Via Militaris and the Limes Arabicus in "Roman Frontier Studies 1995" - XVIth International Congress of Roman Frontier Studies - ed. W. Groenman-van Waateringe, B. L. van Beek, W. J. H. Willems, e S. L. Wynia - Oxbow Monograph 91 - Oxford: Oxbow Books -
- Sergio Rinaldi Tufi - Archeologia delle province romane - Roma - 2007 -
- David Kennedy - L'Oriente - in Il mondo di Roma imperiale: la formazione - Bari - 1989 -
- S. Parker - The Roman Frontier in Central Jordan Interim Report on the Limes Arabicus Project - 1980-1985 - BAR International Series - Oxford - 1987 -



LA VIA DELLE GALLIE - ALPIS GRAIA (Francia)


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VIA DELLE GALLIE

GIULIO CESARE

Nel 45 a.c., i Romani costruirono, su ordine di Giulio Cesare, una strada che congiungeva Milano a Vienne. È questa la via, chiamata Alpis Graia, che sarà utilizzata fino al 1858, quando verrà rimpiazzata dalle attuali strade statali SS26 e RN90. Sembra che in precedenza lo stesso passo sia stato utilizzato nel 218 a.c. dall'armata di Annibale per attraversare le Alpi con i suoi elefanti.

Su questa strada i Romani costruirono anche una mansio, destinata ad ospitare i viaggiatori e a fornire un servizio di posta con cavalli freschi. Le sue fondamenta sono ancora visibili sul versante italiano del passo. Sulla cima vi venne anche edificato un tempio dedicato a Giove, simile a quello del colle del Gran San Bernardo. Questo tempio sarebbe stato ornato da una statua del Dio posta sulla sommità di una colonna, la Columna Jovis, localmente in francese Colonne de Joux. Il sistema viario veniva più comunemente chiamato Via delle Gallie.

IN ROSSO LA VIA DELLE GALLIE

OTTAVIANO AUGUSTO

Ottaviano Augusto aveva una autentica venerazione per lo zio tragicamente assassinato, per cui tentò di compire o di proseguire tutte le opere che Cesare aveva intrapreso, convinto che se suo zio la riteneva una buona opera, così doveva essere. 

Pertanto Augusto fece prolungare la via delle Gallie (via Publica o strata Publica), da lui voluta in qualità di console a partire dall'Alpis Graia cesariana, sulla traccia di sentieri preesistenti per facilitare l'espansione militare e politica romana verso le Alpi collegando la Pianura Padana con la Gallia, da cui il nome della strada, e fu la prima opera pubblica realizzata dai Romani in Valle d'Aosta, e attraversava in parte le moderne Italia, Francia e la Svizzera.

PONTE ROMANO DI S. VINCENT - VALLE D'AOSTA SUL TORRENTE CILLIAN

DA MEDIOLANUM AD AUGUSTA EPOREGIA

La via delle Gallie iniziava da Mediolanum (la moderna Milano) e passava per Augusta Eporedia (Ivrea) biforcandosi in due rami all'altezza di Augusta Praetoria (Aosta), ed era conosciuta all'epoca come "via Publica" o come "strata Publica".


I RAMO

Esso andava da Augusta Praetoria e si dirigeva verso il passo del colle del Piccolo San Bernardo (Columna Iovis) fino a Lugdunum (Lione), città fondata nel 43 a.c., dal luogotenente di Giulio Cesare. Lucio Munazio Planco, incaricato dal Senato romano, che ne tracciò i confini con un aratro, sulla collina di Fourvière (Forum Vetus).
Fu Munazio a darle il nome di Lugdunum, "fortezza del dio Lug", la suprema divinità dei Galli, per il sacro rispetto che avevano i romani per le altri divinità, che consideravano degne di esistere quanto le loro. La città venne eretta probabilmente su di un precedente accampamento militare di base alla spedizione gallica di Cesare. L'evento fu commemorato con il conio di una moneta.


II RAMO

L'altra diramazione giungeva al passo del colle del Gran San Bernardo (lat. Mons Iovis) dove sul colle venne edificato il tempio dedicato a Giove Pennino, per poi condurre verso Octodurus (Martigny, già menzionato da Giulio Cesare nel corso della conquista della Gallia come capitale del popolo dei Veragri), nel moderno Canton Vallese, in Svizzera. Nell'area intorno al tempio romano sono stati scoperti degli edifici risalenti alla stessa epoca. Questi potrebbero essere le mutationes lungo la via che conduceva oltre le Alpi.

In epoca medievale vi si sovrapporrà il tracciato della via Francigena, mentre nel XX secolo, per lunghi tratti, coinciderà con la strada statale 26 della Valle d'Aosta e la strada statale 27 del Gran San Bernardo.



LE MULATTIERE

Un tempo le vie della Valle d'Aosta avevano un tracciato obbligato lungo il crinale dei monti per evitare gli straripamenti della Dora Baltea a valle, percorribile solo a dorso di mulo. All'epoca dei Salassi, popolazione di origine celtica, esistevano infatti varie mulattiere che collegavano tra loro i centri abitati situati a mezza costa o lungo le pendici dei monti. 

Un tratto di mulattiera preromana, costituito da un corridoio di dieci gradini scalpellati a mano tra strette rocce, venne ritrovato anche nei pressi di Avise (lat. Avisio), nella zona di Pierre Taillée
Nell'Ottocento Pierre-Louis Vescoz individuò i resti di un'antica strada preromana tra Pont-Saint-Martin (Pons Heliae) e Donnas (Donasium), detta chemin des Salasses, oggi ancora visibili a tratti, sebbene estremamente ridotti:

«Si incontrano ancora ai giorni nostri, sparsi qua e là, cinque o sei pezzi visibili di questa antica strada, tracciata in parte sulla roccia e in parte sul terreno, e la cui larghezza in genere è di due metri e trenta centimetri.»

Le sostruzioni ciclopiche nel tratto tra Bard (Castrum Bardum) e Donnas (Donasium) sono datate non molto prima della nascita di Augusta Praetoria, ovvero della città romana corrispondente alla moderna Aosta, che fu fondata nel 25 a.c. La Valle d'Aosta era, fin dall'antichità, una naturale via di transito di uomini e merci. Strabone così descriveva le vie di comunicazione valdostane negli anni precedenti alla conquista romana delle terre salasse:

«Per il viaggiatore che valica la catena delle montagne venendo dall'Italia, la strada segue dapprima questa valle. In seguito, essa si divide in due tronchi, uno dei quali passa per quello che è detto il Pennino, impraticabile ai carri verso la cresta delle Alpi, l'altro che passa più a ovest, per il territorio dei Ceutroni... l'uno è praticabile ai carri sulla maggior parte del percorso, l'altro, per il Pennino, stretto e ripido, ma corto.»

PONTE ROMANO DI CHATILLON (CASTELLUM AUGUSTENSIUM PRAETORIANORUM) -
VALLE D'AOSTA - SUL TORRENTE MARMORE

Ipotesi sull'epoca della costruzione

- Secondo l'ipotesi dell'archeologo Carlo Promis, che cita un passo di Polibio, esisteva in Valle d'Aosta, già in epoca repubblicana, quindi prima della conquista romana, che è avvenuta durante il principato di Augusto, primo imperatore romano, una strada di fondovalle regolare, quindi più che un sentiero, la cui costruzione si sarebbe conclusa tra il 121 a.c. e il 120 a.c."

- Ma Pietro Barocelli, archeologo e soprintendente di Piemonte e Liguria, ha messo in dubbio le conclusioni di Carlo Promis: «esse appaiono troppo assolute anche solo se si pensa alla grandiosità dei lavori e allo stato di guerra durante i quali sarebbero stati fatti, inframmezzato da malfide paci».

- Almeno parte della strada, in particolare il tratto che da Augusta Praetoria si diramava verso le Alpi Pennine, deve essere stato contemporaneo, oppure posteriore, alla fondazione della città. Alcuni storici svizzeri concordano che il tratto del colle del Gran San Bernardo (Mons Iovis) risalga all'epoca dell'imperatore Claudio (41-54), al quale sono dedicati alcune pietre miliari: Claudio elevò infatti l'antico oppidum celtico di Octodurus (oggi Martigny) a municipium, essendo uno dei punti terminali della via delle Gallie.

- La strada, secondo Andrè Zanotto, sarebbe stata quindi costruita prima dai militari romani coadiuvati dalla popolazione locale, mentre dopo la sottomissione dei Salassi la forza lavoro degli schiavi sarebbe divenuta preponderante.

- Secondo Letizia Gianni, autrice di numerose guide sulla successiva e medievale via Francigena,la via delle Gallie fu fatta costruire intorno al 12 a.c., e quindi lastricata durante il principato dell'imperatore Augusto nel 47 d.c.."

TRATTO DELLA VIA DELLE GALLIE A BARD (CASTRUM BARDUM) - VALLE D'AOSTA

LA VIA DELLE GALLIE SUL SITO DELLA REGIONE AUTONOMA VALLE D'AOSTA
(Fonte)

Da Eporedia ad Augusta Prætoria

- La via delle Gallie procedeva da Eporedia (Ivrea) alla Bassa Valle verso Augusta Prætoria (Aosta) con una sede stradale, larga fra i 3,5 ed i 5 m, realizzata ad un livello più alto del corso della Dora, onde evitare i danni delle tracimazioni. Il percorso non aveva curve ma procedeva per segmenti rettilinei come tutte le strade romane. Nel tratto fra Donnas e Bard si riconoscono sostruzioni, tagli nella roccia, archi e ponti.

A Donnas la strada è tagliata nella roccia per un tratto di 221 m, con una parete alta fino a 12 m; vi si scorge un arco, volto a impedire lo sfaldamento della roccia, e la colonna miliare con l'indicazione di XXXVI miglia da Augusta Prætoria. poi il ponte sul torrente Lys a Pont-Saint-Martin, i resti della strada a Montjovet, le sostruzioni ciclopiche a Bard e i resti dei ponti di Saint-Vincent e Châtillon.

PONT SAINT MARTIN

Pont-Saint-Martin

A Pont-Saint-Martin vi è l’imponente arcata del ponte gettato sul torrente Lys, nel centro storico del paese, uno dei ponti romani più grandiosi e meglio conservati di tutto il nord-Italia, utilizzato ininterrottamente fino al 1836, quando venne sostituito dal ponte moderno.

In connessione con il tratto di sostruzioni in grossi blocchi poligonali, conservate sulla sponda sinistra, il ponte è costituito da un solo arco a sesto ribassato di ben 31,55 m di luce. L’arcata, composta da 87 cunei radiali, è formata da 5 anelli di cunei paralleli e indipendenti, distanti tra loro 32 cm, il cui intervallo è riempito con opera a sacco (schegge di pietra e malta). Le spalle sono  in grossi blocchi di pietra senza malta.

La carreggiata soprastante, larga 5 m esclusi i parapetti, si presenta per lo più in ciottoli, ma nella parte sinistra si conservano ancora alcune lastre poligonali, con incisioni orizzontali per evitare lo scivolamento degli zoccoli degli animali.

ARCO DI DONNAS

Donnas

A Donnas, nella parte ovest del borgo, a monte della SS 26 e della ferrovia, venne effettuata una tagliata di roccia per il passaggio della strada in un tratto di 222 m e un’altezza fino ai 13 m. Sempre nella roccia vennero ricavati il fondo stradale, la colonna miliare che indica i XXXVI milia passuum da Aosta (circa 53,29 Km) e un passaggio archivoltato.

Il piano stradale, largo 4,75 m, presenta solchi di carri e i resti del parapetto, alti 1,20 m. Colpisce la precisione assoluta delle tagliate che sembrano addirittura levigate anzichè spicconate.

PONTE DI BARD
Bard

A Bard vi sono diversi tratti di basolato e partendo da nord verso Donnas si incontra, lungo la SS 26, un'imponente tagliata di roccia sulla sponda destra di un piccolo torrente, cavalcato da un arco in blocchi lapidei appartenente a un ponte romano.

Verso il promontorio del Forte si incontrano altre tagliate di roccia per il passaggio della via romana, sostruiti a valle da strutture murarie. Sopra il parcheggio interrato del Forte: enormi blocchi di pietra squadrati, perfettamente sagomati e accostati gli uni agli altri, sorreggono la strada per un’altezza di 16 m e una lunghezza di 58 m.

Nel tratto tra il Municipio di Bard e Donnas, infine, la strada attuale presenta tratti di roccia tagliata a monte e imponenti muraglioni di sostegno in grossi massi poligonali a valle.


Montjovet

Vi sono ancora dei tratti visibili di basolato della Via delle Gallie nel comune di Montjovet, di cui due in buono stato di conservazione. Il primo si trova tra Balmes e Toffo, lungo un agevole sentiero che corre a mezza costa sulla collina, a monte della SS 26.

Sono perfettamente riconoscibili diversi tratti di sede stradale romana, con un fondo in roccia scalpellata, in cui sono visibili i solchi lasciati dai carri, e da una banchina laterale ai piedi della roccia verticale perfettamente scalpellata. La sede viaria in questo punto è larga più di 4,5 m, il che consentiva l’incrocio di due carri.


Vervaz

L’altro tratto conservato si trova al margine meridionale del comune, in località Vervaz, a monte della SS 26, alle spalle di una grande cascina: si riconosce un lungo tratto di sostruzioni della sede viaria, realizzate in opera cementizia (pietre e malta di calce) con facciavista regolarizzata. Sulla sede stradale, purtroppo mal conservata, si notano ancora i solchi carrai.


Saint-Vincent

Del ponte romano sul torrente Cillian, crollato, forse in seguito a un terremoto, l’8 giugno 1839, restano visibili un cospicuo tratto di strada e la spalla sinistra e una piccola porzione di quella destra.
Il ponte constava di tre parti, lungo oltre 49 m. 

La prima era costituita da un’ampia arcata a tutto sesto, di 9,71 m di luce, sostenuta da possenti spalle, in grossi blocchi squadrati, fondate direttamente sulla roccia; le due parti laterali e simmetriche si saldavano al tracciato della strada formando un angolo ottuso e presentavano, sulla fronte a valle, un’arcatella cieca. L’arcata centrale e le arcatelle minori erano inquadrate da robusti contrafforti.

I muri superiori alternano nel paramento lastre di pietra a fasce di schegge lapidee di prevalente colore verde, ravvivando la fronte del monumento. Le murature sono in opera a sacco, con schegge di pietra legate da malta di calce. La parte superiore del ponte comprendeva originariamente la sede stradale, larga 4,64 m, protetta da alti parapetti.


Châtillon

Il ponte romano di Châtillon cavalcava il torrente Marmore, con un’unica arcata a tutto sesto di circa 15 m di luce, sostenuta da robuste spalle che, ancora utilizzate dal ponte moderno, poggiano solidamente sulle alte sponde rocciose del corso d’acqua. 

Il ponte era formato, nello spessore, da nove archi, che si saldavano gli uni con gli altri: i cinque composti da cunei di pietra si alternavano ai quattro realizzati in muratura “a sacco”, ovvero con schegge di pietra unite da una malta di calce assai tenace.Nella parte superiore del ponte, che non si è conservata, la sede stradale doveva avere una larghezza di 4,60 m.


BIBLIO

- Carlo Promis - Le antichità di Aosta - 1864 -
Antonio Nibby - Delle vie degli antichi, aggiunta a Roma Antica di Famiano Nardini -
- Silvano Pirotta - "Le vie romane nella provincia di Milano: dagli antichi miliari stradali ai toponimi numerali delle località moderne", in "Storia in Martesana" -
- Le strade dell'Italia romana - DEA Store - Milano - 2004 -


 

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