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COLONIA FLAVIA SCUPINORUM - SCUPI (Macedonia del Nord)


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L'ANFITEATRO

Le fortezze, o fortini romani, erano i cosiddetti castra (singolare castrum) erano gli accampamenti fortificati nei quali risiedevano, in forma stabile o provvisoria, le unità dell'esercito romano, anzitutto le legioni. Erano rettangolari e intorno possedevano numerosi sistemi difensivi. 

Le fortezze legionarie erano acquartierate lungo i limes a difesa dei confini e Scupi fu una di queste, una fortezza legionaria sorta ai tempi di Augusto, che pian piano si trasformò in una città. Oggi Scupi è un sito archeologico situato tra Zajčev Rid ed il fiume Vardar, alcuni chilometri dal centro di Skopje, una città nella Macedonia del Nord. 

Fin dal II secolo a.c. fu un importante centro dei Dardani, una tribù dell'Illirico. Fu quindi conquistato attorno al 29-28 a.c. durante le campagne militari di Marco Licinio Crasso che ebbe il consolato nel 30 a.c. e che, lungo il basso corso del Danubio, sconfisse numerosi popoli tra cui Geti, Daci, Bastarni, Mesi, Triballi e Dardani.


Crasso intraprese la sua prima campagna per aiutare la popolazione alleata dei Denteleti, che era stata attaccata dai Bastarni, che in precedenza avevano sottomesso anche le popolazioni limitrofe di Triballi e Mesi. sembra che Crasso partì da Eraclea Sintica, percorse la via lungo il fiume Strymon, liberando per prima cosa la città di Serdica (capitale dei Denteleti). 

Poi avanzò contro i Mesi, invadendone le terre e battendoli insieme ai Bastarni del re Deldo, alla confluenza tra il fiume Ciabrus ed il Danubio, presso Ratiaria. Nel 29 a.c. Crasso costrinse i Bastarni a tornare alle loro sedi originali, in Scizia, mentre i Mesi vennero sottomessi a Roma.

PORTA DI ACCESSO URBANO

L'anno successivo, nel 28 a.c., Crasso attaccò le popolazioni dei Traci, che avevano osato attaccarlo sulla strada del ritorno l'anno precedente, vincendo così e sottometendo i Maedi, i Serdi e i Bessi, ma non gli Odrisi che si erano da subito dimostrati fedeli alleati di Roma. Riuscì, infine, a battere alcune tribù geto-daciche, presso le cave di Ciris, conquistando la loro roccaforte di Genucla, in Dobrugia.

Sulla strada del ritorno, divise l'esercito in due colonne: con la prima attaccò i Mesi Triballi (la cui capitale era probabilmente Oescus, oggi Gigen), con la seconda, guidata da lui stesso, batté i Mesi Artaci. 

Al termine di questo secondo anno di campagna è, però, poco probabile che i Mesi siano stati annessi alla provincia di Macedonia.

L'AREA ARCHEOLOGICA

Al contrario, le tribù della Tracia, pur rimanendo ancora indipendenti, diventarono popoli clienti di Roma. Crasso era così riuscito ad affermare il prestigio romano sull'intera regione a sud del basso Danubio.

Una quindicina di anni più tardi, durante le campagne dalmato-illiriche del 13-9 a.c., Tiberio, ai tempi di Augusto, operò lungo il fiume Sava arrivando a sottomettere i pannoni Breuci, grazie all'alleanza della potente tribù celtica (sottomessa nel 14-13 a.c.) degli Scordisci.

Sembra, invece, che l'allora governatore della provincia macedonica, Marco Vinicio, sotto l'alto comando di Tiberio, abbia prima condotto il suo esercito lungo il fianco orientale dell'Illirico, consolidando la via di penetrazione che da Scupi conduceva a Naisso e poi a Sirmio.


Successivamente riuscì ad occupare l'intera area della Dardania e della bassa valle della Sava (inclusa la piana di Sirmio), conquistando i territori della popolazione degli Amantini, sia sottomettendo (o stipulando con gli stessi un trattato di alleanza) anche il potente popolo degli Scordisci.

ARA LOCALE

Tiberio al termine delle operazioni decise di privare i suoi nemici delle armi e vendette come schiavi la maggior parte dei loro giovani, dopo averli deportati, mentre per questi successi Augusto concesse a Tiberio, non il Trionfo, ma gli ornamenta triumphalia.

Contemporaneamente, lungo il fronte orientale, il governatore di Galazia e Panfilia, Lucio Calpurnio Pisone, era stato costretto ad intervenire in Tracia, poiché le genti del luogo, in particolare i Bessi, minacciavano il sovrano trace, Remetalce I, alleato di Roma. 

Al termine di queste operazioni, l'intero Illyricum fu occupato dalle armate romane e rimase in pace fino alla rivolta dalmato-pannonica del 6-9. In seguito a questi eventi potrebbe essere stata, pertanto, costruita una fortezza legionaria, sopra il preesistente centro dei Dardani. 

A questo periodo potrebbe riferirsi l'iscrizione di un veterano della legio IV Macedonica. Divenne Colonia Flavia Aelia Scupi e molti veterani di numerose legioni dell'esercito romano furono qui posizionati.

Fu poi fondata una città romana al tempo dell'imperatore Domiziano (81-96), tanto che Scupi divenne capitale della romanizzata Dardania. Durante le guerre marcomanniche un'orda di barbari Costoboci fu qui intercettata ed annientata dalla Cohors II Aureliae Dardanorum.


Durante il periodo delle invasioni barbariche del III secolo, venne combattuta nei suoi pressi una battaglia, nella quale i barbari (forse Sarmati) vennero respinti dall'allora governatore di una delle due Mesie, Regaliano.

La città fu poi abbandonata nel 518 in seguito ad un devastante terremoto che distrusse completamente la città e non fu mai più ricostruita.


BIBLIO

- M.S.Kos, The military role of Macedonia from the civil wars to the estabilishment of the moesian limes - 11th Intern. Congress of Roman Frontier Studies - J.Fitz - Budapest - 1977 -
- Historia Augusta - Triginta tyranni -
- Cassio Dione Cocceiano - Storia romana -
- Andràs Mòcsy - Pannonia and Upper Moesia - Londra - 1974 -
- H.H.Scullard - Storia del mondo romano - vol. II - Milano - 1992 -
- Cambridge University Press - Storia del mondo antico, L'impero romano da Augusto agli Antonini - Milano - 1975 -
-  Velleio Patercolo - Storia di Roma - II -



VIRUNUM (Austria)


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IL CIRCO ROMANO

Claudium Virunum, o Virunum, o Virunensis, era una città romana nella provincia del Norico, sull'odierno Zollfeld, nella Carinzia, in Austria. Si presuppone che Virunum sia stato il nome del più antico insediamento celtico-romano sulla collina di Magdalensberg, nelle vicinanze.

Il Municipium Claudium Virunum fu fondato sotto l'imperatore Claudio come capitale della provincia del Norico, succedendo alla città sulla collina del Magdalensberg, forse prendendo anche il nome da quell'insediamento, che si ritiene sia stato la capitale reale del regno celtico preromano del Norico, una città il cui nome non è ancora noto. 

La nuova fondazione romana si trovava sulla via principale che dall'Adriatico portava al Danubio, con una diramazione attraverso la Carinzia sud-orientale che collegava Virunum alla Via dell'Ambra. Fondata su una terrazza a prova di inondazione ai margini di Zollfeld, alcune parti della città si estendevano fino alla collina di Töltschach, a est.

PLANIMETRIA DI VIRUNUM

Il diritto latino. o cittadinanza latina (in latino: ius Latii o ius latinum), era un insieme di diritti legali originariamente concessi ai Latini secondo il diritto romano nel loro territorio originario (Latium vetus) e quindi nelle loro colonie (Latium adiectum). La "Latinitas" era comunemente usata dai giuristi romani per indicare questo status di privilegio non accordato ad altri territori sottomessi e ridotti a provincia. 

Con l'espansione romana in Italia, molti insediamenti e colonie al di fuori del Lazio ebbero diritti latini.
Così fu per Virunum che ebbe il diritto latino e fu sede del governatore provinciale (procurator Augusti provinciae Norici) fino alla metà del II secolo. 

Dopo le guerre marcomanniche (che i Romani chiamavano bellum Germanicum) l'amministrazione della provincia fu trasferita a Ovilava, l'attuale città dell'Alta Austria di Wels, ma l'amministrazione delle finanze della provincia rimase a Virunum. 

Quando l'imperatore Diocleziano divise la grande provincia del Norico, Virunum divenne la capitale della provincia di Noricum mediterraneum.


Nell 343 d.c. Virunum divenne sede vescovile. Poco si sa del declino della città. Essendo non fortificata e situata in una valle pianeggiante, durante il periodo delle migrazioni, ovvero delle invasioni barbariche, la città fu probabilmente abbandonata in parte o del tutto dai suoi abitanti, che scamparono rifugiandosi nelle colline circostanti, come Ulrichsberg o Grazerkogel, più facili da difendere. 

Nel V secolo si parla di Teurnia, nella Carinzia occidentale vicino all'odierna Spittal an der Drau, come capitale del Norico.

Il territorio amministrato da Virunum comprendeva la Carinzia centrale e inferiore e parti della Stiria e copriva un'area di circa 9000 km². Le autorità consuete, come il consiglio comunale, il magistrato e il doppio mandato ("II viri iure dicundo"), sono note in parte per nome.



DESCRIZIONE

La città vera e propria copriva un'area di circa 1 km². Gli scavi furono intrapresi nella seconda metà del XVIII e all'inizio del XIX secolo, ma la documentazione in merito è piuttosto scarsa. Dalla fine del XIX secolo fino al 1931 furono effettuati scavi estesi e sistematici. Ulteriori scavi furono intrapresi solo alla fine del XX secolo e culminarono con lo scavo dell'anfiteatro.

La pianta della città è quella di una scacchiera, con l'asse principale che corre da SSW a NNE, lungo il quale sono stati scavati il Foro e il Capitolium con due blocchi adiacenti a ovest. È stato scoperto un mosaico di Dioniso di quasi 30 metri quadrati. 

Le strade della città non erano circondate da mura perchè avevano rapporti commerciali coi paesi vicini, ma il sistema fognario, le condutture di piombo e le fontane d'acqua pubblica dotavano la città di un buon approvvigionamento e smaltimento delle acque.

PRUNNEKREUZ SANCTUARY 1692 CON REPERTI ROMANI E CELTICI

EDIFICI PUBBLICI

Oltre alla città capitale, è stato scavato un dolichenum dedicato appunto al Dio guerriro Giove Dolicheno, inoltre sono state scoperte iscrizioni che provano l'esistenza di due mitrei e nel 1999 sono state trovate due lastre votive in rilievo da un tempio di Nemesi vicino all'anfiteatro. Nella parte settentrionale della città sono stati rinvenuta i resti di una chiesa paleocristiana, di cui tuttavia si supponeva da tempo l'esistenza.

Virum era dotata di un vero e proprio teatro romano con palcoscenico, l'unico conosciuto in tutto il Norico, e pure un anfiteatro ellittico, ambedue situati sul pendio della collina di Töltschach. Si ritiene che un grande edificio più a est fosse il palazzo del Praeses o del governatore provinciale.

ISCRIZIONE DI PRUNNER

LA PRUNNERKREUZ

Diverse lastre di pietra romana provenienti da Virunum sono state incorporate nella Prunnerkreuz (Croce di Prunner), un piccolo santuario del 1692 ai confini settentrionali della città. Johann Dominikus Prunner era il Segretario degli Estati del Ducato di Carinzia e un archeologo privato.

STELE IN MEMORIA DI C.
IULIUS CENSO E IULIA PRIVATA
Ritenendo che il nome della città fosse Sala, da cui sarebbe derivato il nome della vicina Maria Saal, Prunner fece collocare nella parete meridionale del santuario una stele medaglione su cui fece aggiungere l'iscrizione 
HIC LOCVS EST UBI SALA STETIT - PENETRARE VIATOR (Questo è il luogo dove un tempo si trovava Sala. Viandante, entra). 

Le altre pietre di Virunum integrate sono:
- Una stele della metà del I secolo d.c. è in memoria di C. Iulius Censo e della sua consorte Iulia Privata.
- L'iscrizione di una tomba del 200 circa per T. Accius Marcus, sua moglie Saturnina e il loro figlio Accius Maximus, soldato del corpo di segnalazione della Legio II Italica.

Due capitelli di pilastri paleocristiani erano, fino a poco tempo fa, l'unica testimonianza di una chiesa paleocristiana a Virunum.

PIETRE ROMANE EFFIGIATE SOTTRATTE A PRUNNERKEUZ

"Incredibile furto in Carinzia: Rubata una tavoletta antica di pietra da Prunnerkeuz, una cappella a Zollfeld nel comune di Maria Saal. La pietra con il titolo “Busti di due ragazzi” potrebbe essere stata strappata con la forza dal monumento culturale con uno scalpello o un piede di porco.

Hanno anche danneggiato altre sette pietre romane mentre cercavano di rubarne altre. In una prima stima, l'antica pietra romana ha un valore di mercato nero di diverse migliaia di euro. È probabile che il danno totale effettivo al monumento culturale sia significativamente più alto. La pietra romana rubata è alta circa 83 cm, larga circa 66 cm e profonda circa 20 cm. La polizia sta indagando.
"

ORNAMENTO ROMANO

LA CROCE DI PRUNNER 

Una cappella a nicchia in piedi sullo Zollfeld con una moltitudine di iscrizioni e pietre in rilievo dal periodo celtico fino al XIX secolo. 

Costruito in onore di S. Antonius nel 1692 da Johannes Dominikus Prunner. 

Era un funzionario statale (registrar) a Klagenfurt e lo scopritore e appassionato primo ricercatore di Virunum. è l'autore del primo libro su Virunum, che erroneamente credeva fosse l'antica città di Sala. 

rilievi e le iscrizioni che ha trovato sono rimasti sul muro delle pareti esterne della cappella.


COMMENTO

Non ci meraviglia affatto che siano stati trafugati i reperti romani, ci meraviglia invece che siano stati abbandonati in una cappella isolata in mezzo alla campagna invece di venire accolti in un museo e mostrati al pubblico come reperto di quasi 2000 anni fa e per giunta romani.


BIBLIO

-  M. Hörig, E. Schwertheim - Corpus cultus Iovis Dolicheni (CCID) - Études préliminaires aux religions orientales dans l'Empire romain - Leiden - BRILL - 1987 -
-  G. Piccottini, H. Straube - Mithrastempel in Virunum - Klagenfurt: Verlag des Geschichtsvereins für Kärnten - 1994 -
-  R. Beck - Beck on Mithraism: collected works with new essays  - Farnham - Surrey: Ashgate Publishing - 2004 -
- Zwei Nemesis-Votivreliefs aus dem Amphitheater von Virunum with photos - 2016 - 
- Heimo Dolenz - Die frühchristliche Kirche im Municipium Claudium Virunum - Rudolf inum. Jahrbuch des Landesmuseums Kärnten 2006 - Klagenfurt 2007 -



BRACARA AUGUSTA - BRAGA (Portogallo)


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L'ANTICA BACARA AUGUSTA

Negli anni 138 - 136 a.c., morto il celebre condottiero lusitano Viriato, ebbe luogo la prima spedizione militare a nord-ovest della penisola iberica, comandata dal console romano Decimo Júnio Bruto Galaico, che vinse una grande battaglia contro i galiziani Bracaros, descritti come grandi guerrieri, con donne altrettanto guerriere, che preferivano morire piuttosto che essere catturati.
 
I Romani conquistarono Bracara nel 137-136 a.c. ma la sottomisero del tutto solamente sotto Augusto. Con le guerre cantabriche, finiscono infatti le operazioni di conquista e inizia la vera romanizzazione del territorio con la fondazione di grandi città e la costruzione di strade per operazioni commerciale e militari, e per la completa integrazione delle popolazioni nel mondo romano.

LA POSIZIONE

Fu a questo scopo che, durante il soggiorno di Augusto nel territorio peninsulare fu fondata la città di Bracara Augusta per promuovere e diffondere la cultura romana nei numerosi centri vicini. Alcuni autori sostengono l'esistenza di un castro, o di un ''oppidum'' (un esteso luogo fortificato, citato da Plinio il Vecchio, come oppidum dei Bracari), prima della fondazione della città di Braga.

Infatti nel 2002 venne rinvenuto uno stabilimento di terme sotto la stazione ferroviaria, a 300 m dal muro dalla città romana di Bracara Augusta. È stato scoperto durante gli scavi della nuova stazione ferroviaria di Braga. È lungo circa 4 m x 2 m di larghezza e, secondo gli archeologi, fu costruito durante il periodo preromano nel nord-ovest della penisola iberica.

BRACARA AUGUSTA RENDE OMAGGIO AL SUO FONDATORE

Lo stabilimento balneare era semi interrato, tipico dei castra dell'epoca, con muri in pietra e soffitto in lastre di pietra che si incastravano alle pareti esterne e trave centrale in legno. L'interno era suddiviso in tre zone: una sauna, un forno e una stanza di transizione intermedia. 

Tra il locale intermedio e la sauna c'è un grande solaio con apertura semicircolare, che permetterebbe l'ingresso e l'uscita dalla stessa. La lastra tratteneva il calore proveniente dalla sauna. All'esterno c'è un patio con un acquaio.

LA CINTA MURARIA

L'acqua che scorreva nel cortile serviva per bagni freddi e lavaggi, e proveniva da una linea d'acqua che scendeva dall'attuale centro cittadino fino al fiume Cávado.. All'interno delle terme, piccole pietre o ciottoli venivano posti nel forno, dove venivano riscaldati onde provocare i vapori che venivano convogliati nella sauna.

Quindi, se questo ''oppidum'' esiste, non è stato ancora scoperto, quindi il sito potrebbe quindi essere stato occupato da:

- Accampamento militare romano, come nel caso di Astorga e Lugo.
- Un luogo di incontro per i vari castros della regione, dove capi e anziani si riunivano per prendere decisioni importanti o risolvere disaccordi
- Un luogo sacro (con occasionale tempio, albero, masso) come luogo di incontro religioso, visto l'esistenza, su un lato della città, della Fonte doidolo, (luogo eretto da Celicus Franto, colono “romanizzato” di Ascobriga, a divinità pagane nel I secolo d.c.) ma che potrebbe già essere stata già sacra, e dall'altra le terme, altro presunto luogo di culto.
- Un mercato, un luogo di incontro ma anche di scambio.

PERSONIFICAZIONE DELLA CITTA' DEA BRACARA

Ad ogni modo questo spazio centrale con tanti castros intorno, potrebbe essere stato un luogo di incontro, una fiera, un luogo in parte sacro e anche con edifici precari. Tuttavia, è molto probabile che le terme non siano l'unico monumento preromano della zona, e che ci sia ancora molto da scoprire.

La città è stata costruita in modo pianificato in modo ortogonale  orientate nord-ovest/sud-est. Era suddiviso in blocchi quadrati, con un'area costruita di 120 x 120 piedi (35,52 m per 35,52 m), occupando complessivamente un'area rettangolare di 29,85 ha. 

GEIRA (VIA NOVA)

La sua origine è civile e il governo condiviso con le élite bracari. I primi decenni della città furono segnati da una grande crescita. Fu costruita la prima infrastruttura urbana con la cloaca, furono edificate le strade, si svilupparono attività economiche (metallurgia, ceramica e commercio) e nuovi quartieri. 

A Bracara Augusta si acquartierarono militari e immigrati che ben presto formarono famiglie. Già negli anni '50 d.c. il commercio svolgeva un ruolo fondamentale nella città e nella regione per l'aumeno della popolazione e soprattutto per l'aumento delle strade.

LE TERME

LA CITTA'  FLAVIO-ANTONINA (dal 68 al 192 d.c.)

L'ampliarsi della produzione e del commercio fa si che e Bracara si crea un nuovo collegamento con Astorga mediante la Via Nova (Geira). Contemporaneamente prosegue la costruzione di edifici pubblici e la “monumentalizzazione” della città con teatro, terme, templi, anfiteatro. I quartieri crebbero e le persone benestanti si stabilirono nella parte orientale della città.

Sappiamo da Plínio il Vecchio che il convento di Braga era diviso in 24 civitates con una popolazione di 285.000 persone libere, essendo il più popolato del nord-ovest della penisola. C'era la promozione legale dei pellegrini alla cittadinanza romana, le élite della città e della regione circostante.

Il forte commercio è caratterizzato da importazioni di vetro, ceramica e oggetti di ornamento, alcuni prodotti importati erano di grande qualità e gusto raffinato, il che suggerisce l'esistenza di una potente élite. Le esportazioni sono state caratterizzate da ceramiche e metalli di qualità. La città dell'Alto Impero era già un riferimento a livello peninsulare.

Poco dopo il saccheggio della città di Tarragona da parte dei Franchi durante il regno di Galiano (218 - 268), attorno al centro della città di Bracara (oltre 48 ettari) fu costruita un'imponente cinta muraria larga 5 - 6 m, con torrette, mentre alcune case e monumenti come il teatro e l'anfiteatro vennero parzialmente distrutte per utilizzare la pietra per la nuova costruzione.

TERME DI MAXIMOS PRESSO BRACARA

L'imperatore Caracalla (188-217) creò la nuova provincia di “ Hispania Nova Citerior Antonina ”, futura Galécia, regione del nord-ovest dell'antica Hispania, corrispondente al moderno Portogallo settentrionale alla Galizia, alle Asturie e a León in Spagna. 

Dopo la conquista romana fece parte della provincia romana di Hispania Tarraconense e successivamente si trasformò in una provincia autonoma nota come Hispania Galécia. Tra le città romane della regione c'erano Bracara Augusta (Braga), Portucale (Porto), i centri amministrativi di Bracara Augusta.

Tra il 284 e il 289 d.c., per ordine di Diocleziano, Bracara Augusta diventa capoluogo della Galécia, che comprendeva i tre conventi del nord-ovest della penisola: Convento Braga, Convento Lucense e Convento Asturicense, e parte del convento di Clunia. A Bracara vengono ristrutturati e realizzati edifici pubblici, strade e ville private. Sembra che nel 385 Bracara Augusta avesse già un vescovado così diventa capoluogo della provincia ecclesiastica.

RESTI DEL TEATRO

L'ECONOMIA

Oltre alla produzione agricola, Bracara in epoca romana sviluppò una grande attività nella lavorazione del vetro, della ceramica (lampade ad olio (lucernas), ceramica comune e fine, anfore, dolia, materiali da costruzione.Tra i vari laboratori spicca il marchio “LUCRETIUS”, che riforniva il mercato della Galécia e della Lusitania settentrionale.

Ma la principale fonte di ricchezza per il convento di Braga era l'estrazione di metalli come stagno, ferro, piombo e argento, ma soprattutto oro, estratto dai i fiumi Douro e Sabor, il convento aveva 50 miniere attive, soprattutto a Trás os Montes come Tresminas (Vila Pouca de Aguiar) e Poço das Freitas (Boticas), e nel “Grande Porto” con le miniere di Fojo das Pombas nella Serra de Santa Justa e Pias (Valongo) e le miniere di Castromil (miniere d'oro di Paredes). 

I Romani estrassero da miniere sia a cielo aperto che nel sottosuolo con ingente forza lavoro. ma pure con macchinari come mulini idraulici (martelli) per la frantumazione del minerale grezzo. Le miniere furono sotto il controllo imperiale, con un procuratore metallorum nelle Asturie e in Galizia, responsabile fino a metà II e inizi III secolo, per la grave crisi dell'impero romano. Una fitta rete viaria del convento di Braga assicurava la rapida partenza dei metalli estratti.



IL NODO VIARIO

Braga era legata al triangolo politico-amministrativo, istituito da Augusto, su tre città: Bracara Augusta (Braga), Lucus Augusti (Lugo) e Astúrica Augusta (Astorga) per diversi percorsi:- la Via XVII : Braga-Astorga via Chaves.
- la Via XIX : Braga-Astorga via Lugo.
- la Via XX : Braga-Astorga, in parte via fiume e via mare.
- la Via XVI : Braga-Emerita
- la Via XVIII o Via Nova: Braga-Astorga, il percorso più diretto che taglia tra Serra Amarela e Serra do Gerês.


BIBLIO

- Marques - O Castelo de Braga (1350-1450) - Braga - 1986 -
- Fernando Mota de Matos - Terme romane di Maximinos in "Portugal: Heritage" - Vol I - Á. Duarte de Almeida, Duarte Belo, Círculo de Leitores, Rio de Mouro - 2007 -
- Topografia e urbanistica fondazionale di Bracara Augusta - M. M. Uminho, UAUM; C. Ribeiro UMinho; OH; J. Ribeiro FCT; U. e R. M. Università Rovira i Virgili - Tarragona -
- Gibbone Edoardo - Declino e caduta dell'Impero Romano - Chicago: Encycl. Britannica - collezione "Great Books" - 1952 -



LUCUS AUGUSTI - LUGO (Spagna)


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MURA DI LUCUS AUGUSTI

Lugo ovvero Lucus Augusti è un comune, una città della Galizia in Spagna, capoluogo della provincia di Lugo e dell'omonima regione. È una città di origine romana, come insediamento in onore del Dio Lug o Lugh e successivamente fondata come accampamento militare dell'impero nel 25 a.c. 

È il centro più antico della Galizia, sorto nei pressi di un castro; i numerosi resti romani, molti dei quali conservati nel Museo Provinciale, e soprattutto le mura romane testimoniano i suoi primi anni di storia, unico al mondo a conservarne l' intero perimetro e dichiarato Patrimonio dell'Umanità nel 2000. La città è uno dei pochi luoghi al mondo riconosciuti come Patrimonio dell'Umanità sia culturale che naturale. 

Lucus Augusti era la capitale più vicina alle finisterrae romane, l'ultimo anello delle fortificazioni romane, quindi dovrebbe essere molto più solida delle altre. La città si trova su un altopiano circondato da fossati naturali su tre lati, il fiume Miño a ovest ea sud e i torrenti Rato, Paraday e Chanca a est ea nord .

Nel 26 a.c., un corpo di spedizione romano al comando di Caio Antisto Veto arrivò nel nord-ovest della penisola iberica, che sarebbe diventata la Galécia, per controllarla. Stabilì nel 25 a.c. un accampamento nel territorio dell'attuale Lugo, che chiamò Luco Augusto, forse originato dalla divinità celtica Lug (che diede origine anche ai nomi di città come Lugano o Lione ) e che divenne capitale della Galecia Lucense. Luco Augusto significherebbe "il bosco sacro di Augusto".

Il toponimo Lucus, deriva dal latino e significa bosco sacro; ma è anche possibile che avesse una radice precedente, poiché il nome del Dio celtico della luce era Lugh, e sarebbe stato venerato in epoca preromana.



LA FONDAZIONE

Paulo Fabio Máximo fondò Lucus Augusti nel 14-13 a.c., sull'accampamento militare già installato nel 25 a.c. La città sarebbe stata la capitale del Convento Legale Lucense, in cui era integrata la Gallaecia settentrionale. La città è basata su un altopiano a 475 m. di altitudine circondato da fossati naturali su tre lati, il fiume Miño a ovest ea sud e i torrenti Rato, Paraday e Chanca, a est; A nord, Lucus Augusti aveva la sua Muraglia.



LE MURA

L'antica città romana di Lucus Augusti, fondata da Paulo Fábio Máximo per conto di Augusto nel 13 a.c. per annettere all'Impero Romano il nord-est della penisola iberica, era dotata di una cinta muraria che durò, con poche ristrutturazioni, fino ai giorni nostri, ed è la meglio conservata delle mura romane situate nella penisola iberica. 

MILIARIO ROMANO
Il muro romano di Lugo segue le linee guida dell'ingegnere romano Vitruvio, è stato dichiarato Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO nel 2000 e dal 6 ottobre 2007 è stato collegato con la Grande Muraglia cinese a Qinhuangdao.  Esso venne eretto alla fine del III secolo, tra gli anni 260-310, quando Roma iniziò a sentire la minaccia barbarica ed è forse il recinto fortificato più importante e meglio conservato del mondo romano. 

Le mura misurano circa 2150 m. di lunghezza, con un'altezza tra i 10 ed i 15 m. Si ritiene che sia stato eretto in un unico progetto, terminato a metà o alla fine del IV secolo. Nell'VIII secolo la città cadde nelle mani dei musulmani, e nel 998 Almançor demolì parte delle mura, anche se non riuscì a conquistare la città.

Si conservano 71 cubi, 60 circolari e 11 quadrangolari degli 85 che aveva. Otto sono sezionati e cinque scomparsi. Su ogni cubo c'era una torre di due o tre piani e quattro finestre in ciascuna di esse, ma solo una parte di una è conservata, nella zona conosciuta come A Mosquera. I materiali utilizzati nella sua costruzione sono principalmente ardesia e, in misura minore, muratura in granito. Il materiale di riporto è una malta composta da terra, pietre sciolte e ciottoli, cementata con acqua. 

Alla cinta muraria e alle torri si accedeva da scale a doppia ala incastonate nei solidi cubi. Sono state scoperte sedici scale di questo tipo e si presume che ce ne sia una in ciascuna torre romana originale. La città aveva 12 porte, attualmente si ritiene che cinque delle sue dieci porte siano romane, anche se con aggiunte successive. 

C'era inoltre un fossato a circa 5 m dalle torri, largo 20 m e profondo 4, un fossato non continuo, ma con più tratti, tra il muro e gli edifici c'era un intervallum che correva lungo tutto il contorno dello stesso, come un camminamento circolare inferiore, a 32 metri dalle mura. Nel tempo venne occupato da edifici.
 
CESARE AUGUSTO E PAOLO FABIO

LE TORRI

La cinta mantiene una serie di torrioni difensivi, con una distanza tra 8,80 e 9,80 m a 15,90 e 16,40 m, e un'altezza tra 8 e 12 m all'esterno. Erano 85, 46 di loro sono intatte mentre ci sono tracce delle altre 39.
Le torri hanno dimensioni da 5,35 m a 12,80 m nella cavità. La forma è poligonale, con vertici smussati.

Vennero costruite: in granito, per la finitura delle porte e degli angoli per rinforzare le torri, e lastre di ardesia per l'esterno delle mura. L'interno è riempito con una malta composta da terra, pietre e ciottoli cementati con acqua. Tutti questi materiali sono abbondanti nella zona.

Delle 85 torri originarie se ne conservano 71, di cui 60 circolari e 11 quadrate. La disposizione delle torri evita i punti ciechi. Ogni torre doveva avere una struttura superiore con almeno due piani, con grandi vetrate colorate dove si trovavano balestre, onagri o scorpioni. La cinta muraria presentava cinque porte di accesso che corrispondevano alle strade principali della città.

In epoca romana le cinque porte coincidevano con quelle attuali di Porta Miñá (Minhã), Porta Falsa, Porta de São Pedro, Porta Nova e Porta de Santiago. La Porta Miñá e forse la Falsa sono originali, gli altri tre sono successivi. 

L'accesso alla merlatura avveniva tramite scale ricavate nei muri delle torri. Si stima che ci fosse una scala per ogni torre. Le scale non raggiungevano il pavimento, per farlo occorrevano scale mobili, una misura di sicurezza.

TERME ROMANE DI MAXIMUS

LE TERME

Le terme romane si trovano all'interno dell'attuale edificio termale. Sono stati datati al primo periodo imperiale, I-II secolo. Questo set è unico in tutta la Galizia. I resti conservati si possono dividere in due nuclei: 
- l'Apoditeryum, che è praticamente intatto e si suppone fosse adibito a spogliatoio, per l'esistenza di nicchie con archi a tutto sesto. Costruito con conci di ardesia.
- Il Caldarium, la stanza adibita ai bagni caldi poi trasformata in cappella cristiana.
In altre parti delle terme sono presenti resti romani, canali e mura e su di essi spicca l'originaria presa d'acqua.

Accanto alla cattedrale di Lugo, vi sono le tracce della piscina romana di Santa María, del IV secolo, è nota dal 1960 e la sua collocazione specifica è avvenuta nel 2004. Faceva parte di un edificio più ampio, probabilmente terme romane o un grande edificio privato. Sembra chiaro che fosse acqua fredda. 

La piscina è di forma rettangolare, con due absidi e conserva un gradino di accesso. Misura 3,5 x 1,80 metri e la sua capacità approssimativa è di 4.000 litri. Né è escluso che in un periodo successivo alla sua costruzione sia stato utilizzato come fontana pubblica.



I RESTI ROMANI

Alcuni resti romani a Lugo sono il muro della basilica romana all'interno del nuovo edificio tecnologico, il muro romano in Plaza Santo Domingo, la base della porta romana in Rúa Nova, e i resti funerari apparsi nel vecchio carcere. Il recupero della fogna romana di Lugo, l'unica che sarà visitabile in Galizia, forse nel febbraio 2023. È lunga 13 metri ed è stata costruita nel IV secolo.



MOSAICO DI DEDALO E PASIFAE

Il Mosaico di Dedalo e Pasifae, l'unico pezzo di questo tipo di cultura romana che include la scena di Dedalo e Pasifae. È esposto al pubblico presso il Museo Provinciale. Il Mosaico raccoglie il momento del parto del vitello. È stato trovato nel 1986, in via Armañá. 

Pasifae, regina di Creta, era stata punita dagli Dei con una vergognosa passione per un toro e chiese a Dedalo, ingegnere del re Minosse e costruttore del famoso labirinto, di escogitare un rimedio per evitare la vergogna. Daedalus gli diede un vitello di legno ricoperto di pelle bovina. Pasifae si consegnò al toro e da esso generò il Minotauro, la famosa bestia del labirinto.



LA DOMUS DEL MITREO

La Domus de Mitreo è un sito che conserva i resti di una casa romana del II e III secolo. La sua estensione superava il muro. Si conservano i resti delle diverse sale e alcuni dipinti, ma pure uno spazio per il culto del Dio Mitra con un altare votivo dedicato da un centurione della Legio VII Gemina addetto al fisco di Lucus Augusti. Quando fu costruito il muro, parte della domus fu "espropriata". Si trova nell'edificio del Vicerettorato in Piazza Pio XII, nº 3. Nella domus si può vedere un telo originale del muro romano.

GRAFFITO DIN GIULIO CESARE

IL TEMPIO ROMANO

Nella Puerta del Obispo Aguirre si trovano i resti di un tempio romano, annesso all'edificio del Círculo de las Artes. La Sala Porta Miñá si trova in Rúa do Carme e ospita un'esposizione permanente della Lugo romana.



LA NECROPOLI ROMANA

Sempre fuori le mura, nei pressi della Porta San Pedro si trova il Centro Archeologico di San Roque, che ospita i resti di una necropoli romana del IV secolo con sepolture a cremazione e inumazione e uno stagno rituale legato a divinità orientali, oltre a un forno per la produzione della ceramica.



L'ACQUEDOTTO ROMANO

L'Acquedotto Romano si trova accanto al Consiglio Provinciale, Piazza San Marco, con i resti di un tratto dell'acquedotto romano del I secolo, che si estende per poco più di 2 km, costruito secondo alla tecnica dell'opus caementicium. La costruzione in ardesia appartiene a una riforma forse medievale, precedente ai lavori eseguiti dal vescovo Izquierdo nel XVIII secolo.

PONTE ROMANO DI LUGO

IL PONTE ROMANO

Il Ponte Romano faceva parte della Via XIX, che collegava Lucus Augusti con Bracara Augusta, le due capitali romane della Hispania nordoccidentale, insieme ad Asturica Augusta, passando per Iria Flavia (Padrón). Fu parzialmente distrutto con le invasioni barbariche. Questo ponte fu oggetto di numerose ricostruzioni, nei secoli XII, XIV e XVII.



SANTA EULALIA DE BOVEDA

Santa Eulalia de Bóveda si trova a 14 km da Lugo. Si tratta di un edificio di epoca tardo romana, a pianta rettangolare, con al centro una piccola vasca e volta a botte decorata da affreschi. All'esterno, una specie di atrio a due colonne precede la facciata, in cui si apre una porta con arco a ferro di cavallo. Molte interpretazioni sono state date sulla sua destinazione originaria: luogo di balneazione, ninfeo, tempio dedicato a Prisciliano. Successivamente fu riutilizzato per usi cristiani ed ebbe un nome cristiano.


LA CASA DEI MOSAICI

La Casa dei Mosaici o Domus Oceani si trova in via Doutor Castro - i resti di una domus costruita alla fine del III o all'inizio del IV secolo e abitata fino al V secolo, scoperta quando sul sito fu edificato un edificio che ha trasformato i resti archeologici in musei in situ. Spicca il mosaico dell'anticamera e dell'"oecus", con motivi geometrici e figurativi; e il suo ipocausto.

SACRAMENTUM IN CALLECIA - ALTARE DI LUCUS AUGUSTI - 10 a.c.

IL SACRAMENTUM

"Così Augusto concluse le sue imprese bellicose, così come le ribellioni in Hispania. Da allora in poi sarebbero rimasti fedeli e in pace costante, sia per la loro stessa disposizione, sia per la loro stessa disposizione, più disposti alle arti della pace, già dal piano di Augusto, il quale, sospettoso del riparo dei monti in cui si rifugiavano, ordinò loro di abitare stabilmente nelle città romane, che si trovavano in pianura e che il consiglio di le persone risiedono lì e si proteggono per il capitale. La natura del paese favoriva questo disegno, poiché l'intera regione circostante conteneva un'abbondanza di oro, borace, minie e altre sostanze coloranti. Per questo Augusto ordinò lo sfruttamento del suolo. Così, lavorando faticosamente in clandestinità, gli Asture cominciarono a scoprire le proprie risorse e ricchezze cercandole per gli altri."
(Lucio Anneo Floro, Epítome del Storia di Livio)

Augusto concesse ai suoi interlocutori la guida e lo status di capitale di il territorio. Questo patto ricevette nell'antichità il nome di Sacramentum; sacramento significava "alleanza sacra".

Durante la repubblica diveniva "Sacramentum" ciò che veniva affidato al tempio perché rimanesse custodito mentre si risolveva un processo, Ma pure veniva chiamato sacramentum qualsiasi tipo di patto, impegno o giuramento davanti agli Dei. Nel  12 a.c, Augusto, Princeps di Roma, amministratore della Gallia e dei Tarraconensi, fu nominato Pontefice Massimo della religione romana, dopo il suo trionfo.

Scrive Augusto nelle Res Gestae. "Quando tornai dalla Spagna e dalla Gallia, durante il consolato di Tiberio Nerone e di Publio Quintilio, dopo aver compiuto con tutto successo quanto era necessario in quelle province, il Senato, per onorare il mio ritorno, aveva consacrato, nel Campo de Marte, un altare dedicato alla Pace d'Augusto e incaricò i Magistrati, i Pretori e le Vestali di compiere su di esso un sacrificio in ogni ricorrenza."

Augusto doveva mantenere la pace nei territori vinti, perché oltre al suo prestigio in gioco, aveva bisogno delle legioni e delle risorse finanziarie per i conflitti in Germania e contro Reti e Pannoni.
Per questo inviò due dei suoi uomini di fiducia dell'ordine equestre, il figliastro Druso e Paulo Fabio Máximo, nei territori pacificati della Gallia celtica e della Callaecia per stipulare accordi con i capi di entrambi i territori. e completarli con rituali religiosi del dio nativo Lug da parte dello stesso Augusto, in quanto sommo pontefice di Roma.

CHIOSTRO DEL MUSEO DI LUGO CON RESTI ROMANI

ARA AUGUSTI

Druso nel Lughansa Festival, il santuario federale dei Galli a Lugdunum, costituisce l'Ara Augusti dove rappresenta Augusto incoronato come il Dio celtico Lug. E' il patto di governo dei Galli con Augusto. Nelle monete è raffigurato al dritto Augusto come figlio di Giulio Cesare, padre della patria e conquistatore della Gallia, e al rovescio l'altare di Lugdunum con due colonne ai lati sopra le lettere ROM ET AVG.

Inoltre, nel territorio delle Voconces, presso Lugdunum, il santuario detto Foresta di Lugh, viene rinominato Lucus Augusti, bosco sacro ad Augusto (attuale Luc en Diois).


LA CALLECIA 12 a.c.

Paulo Fabio Máximo, per ordine di Augusto, fa un patto con gli abitanti della Callecia e, come descritto da Lucio Anneo Floro, che giurarono sarebbero rimasti fedeli e in costante pace, che avrebbero abitato stabilmente le città e gli accampamenti romani, e che il consiglio del popolo avrebbe risieduto presso di loro in qualità di città capitale dello stato. Nelle monete Augusto appare al dritto come Pontefice Massimo, e al rovescio come offerta sacra a Roma e ad Augusto.

Recenti ritrovamenti di una tabula hospitalis hanno permesso di verificare l'esistenza iniziale di un convento chiamato Arae Augustae, precursore della successiva suddivisione del convento operata da Paulo Fabio Máximo.

Così Augusto ordina al suo legato in Callaecia, Paulo Fabio Máximo, di fondare tre nuove città e nomina Lucus Augusti, Bosco Sacro di Augusto, capitale del territorio di Callaecia, iniziandone subito i lavori di costruzione.
AUREO CALICO DI AUGUSTO

Paulo Fabio Máximo divide il territorio della Callaecia in tre Conventi Legali:
- Lucensis con la città di Lucus Augusti. (Lugo)
- Asturum con la città di Astúrica Augusta. (Astorga)
- Bracaraugustanus con la città di Brácara Augusta. (Braga)

Contemporaneamente inizia l'attività economica mineraria ad Asturum e Bracaraugustanus, l'attività metallurgica ad Asturum e Lucensis, e l'attività agricola intensiva a Lucensis e Bracaraugustanus.
Sfruttamenti minerari (oro in particolare) e metallurgici (spade di ferro) sono sfruttati da migliaia di uomini liberi e la loro produzione è di diretta proprietà di Augusto.

L'anno successivo, Paulo Fabio Máximo viene nominato console da Augusto come ricompensa per i suoi servizi in Callaecia.  Tiberio, anni dopo e per ordine di Augusto, stipulò nuovi sacramentum o patti sacri: con i Retios e i Pannonici a Vindobona, l'odierna Vienna, e poi nell'Ara Ubiorum, odierna Colonia, con i popoli germanici.

Quattro furono i sacri patti che Augusto strinse con le genti del limes dell'impero: a Lione, Lugo, Vienna e Colonia. Dice Augusto nelle sue Res Gestae: 
- Ho allargato i confini di tutte le province del popolo romano confinanti con i popoli non soggetti al nostro dominio. Ho pacificato i Galli, gli Ispani e la Germania, fin dove l'Oceano li bagna, da Cadice alla foce dell'Elba. Ordinai la pacificazione delle Alpi, dall'immediata regione del Mare Adriatico al Mar Tirreno, senza far guerra ad alcuno di quei popoli che non fosse giusta. -


CRISTIANIZZAZIONE DEL SACRAMENTO

Il Catechismo della Chiesa Cattolica Romana proclama:
"La Chiesa è in Cristo come sacramento o segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano": essendo sacramento dell'intima unione degli uomini con Dio è il primo fine della Chiesa".

Il Santissimo Sacramento, pratica 
paleocristiana, era fatta per i malati e i moribondi. Nei secoli IX-XI, si diffuse il culto del Santissimo Sacramento, dichiarando eretiche le tesi che riducevano l'Eucaristia a un simbolismo. Eresia che in genere portava alla condanna al rogo. Il potere di concedere l'onore del Sacramentum alle città apparteneva solo Pontefice di Roma, con grande guadagno delle suddette a cui i fedeli in speranza di miracoli devolvevano denari e preziosi.

 
LUGO, CITTÀ DEL SACRAMENTO 

Lugo, capitale della Callaecia e del regno di Galizia, ha mantenuto la Forma Sacra come emblema sul suo stendardo e scudo fino ad oggi, conosciuta ancora oggi come la Città del Sacramento, senza dubbio a ricordo della sua fondazione come città del Sacramentum con Augusto. Questo emblema, insieme al muro romano sotto il periodo imperiale, è uno dei suoi segni distintivi rimasto nei secoli.


BIBLIO

- Alcorta Irastorza, Enrique - Scavo archeologico nell'area in proprietà nº 106 della ruota Muralla, Lugo - Azioni archeologiche - 2006 -



TIBISCUM - JUPA (Romania)


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FORTE ROMANO DI TIBISCUM IN ROMANIA OCCIDENTALE

Tibiscum (Tibisco, Tibiscus, Tibiskon) fu un insediamento dacico, poi città della Dacia romana, come municipium Tibiscensium, al tempo dell'imperatore Gallieno (253 - 268) ottenuto probabilmente sotto Settimio Severo (193 - 211). La città, oggi Jupa (presso Caransebeş in Romania),  era situata all'uscita del fiume Timiș dalle montagne e allo scarico del fiume Bistra, vicino a Caransebeș, oggi località di Jupa, Contea di Caraș-Severin.

Tibiscum sorgeva inoltre in un importante incrocio di strade: la strada romana che veniva dal sud, sulla riva destra del Timiş, e quella che correva verso est, parallela al fiume Bistra, sino all'attuale villaggio di Iaz, continuando sino a Sarmizegetusa.

GUERRIERO DACICO
La Missione archeologica rientra nel novero delle Missioni archeologiche del Ministero degli Affari Esteri Italiano. Gli scavi si concentrano nella fortezza geto-romana di Halmyris, posta sul Danubio, in prossimità del Mar Nero, che ebbe un ruolo importante come ultimo avamposto dell'Impero romano sul limes danubiano e nell'accampamento militare di Tibiscum, punto nevralgico nell'assetto difensivo della provincia della Dacia romana.

Anche ricercatori dall’Istituto di archeologia all’Università di Varsavia stanno studiando l’infrastruttura del forte romano di Tibiscum nella Romania occidentale. Finora, l’area attorno la fortezza non era stata oggetto di ricognizione archeologica estesa. Gli archeologi utilizzeranno anche droni che scatteranno fotografie aeree. Allo stesso tempo, ci saranno campionamenti topografici presso il vicino forte di Cornutel, che probabilmente era una torre di guardia per la strada che conduceva a Tibiscum.

Le rovine della città e del castrum romano di Tibiscum che si estendono su una superficie di qualche ettaro si trovano sulle rive dei fiume Timiş, presso la confluenza con la Bistra, in località detta Peste Ziduri (= Alle vecchie mura), a nord del villaggio di Iupa. La città è attestata quale municipium all'epoca di Gallieno (C.I.L., iii, 1550), ma è certo che aveva questo rango anche in epoca anteriore (C.LL., III, 7997, 7962, 12595).

Anticamente la Dacia era abitato dai geto-daci, divisi in diversi stati, su un territorio compreso tra: il fiume Tisa (a ovest), il fiume Dniester e il Mar Nero (a est), il Danubio (a sud) e i Carpazi boscosi (a nord). In alcune parti superarono anche questi confini: a est attraverso il Dniester, verso il fiume Bug, e a ovest raggiunsero il Danubio pannonico.


Ebbe la massima estensione sotto il re Burebista, con i confini: la costa del Mar Nero e del Bug - a est, il quadrilatero boemo, il Danubio pannonico e la Morava - a ovest, i boscosi Carpazi - a nord, e il monte Haemus (la catena balcanica) - a sud. La capitale del regno era Argedava.

Sono visibili i resti di importanti edifici e officine del forte romano e dell'insediamento civile romano di Tibiscum. Gli insediamenti romani qui erano e rimangono le vestigia più importanti dell'antichità classica nel Banato, provincia storica oggi divisa tra Romania, Serbia (Banato serbo) e una minuscola parte dell'Ungheria.

Purtroppo finora gli scavi archeologici sono riusciti a portare alla luce solo il 5% circa dell'antica Tibis, che è stata poi ricostruita. 5% delle antiche rovine di TIBISCVM. La superficie totale del terreno gravato dal compito storico è di circa 27 ettari. Oggi sappiamo che l'antica città aveva il titolo di municipium nel III secolo ed era una delle città più importanti della provincia di Dacia, essendo situata proprio sulla strada imperiale che scendeva da Porolissum e si diramava qui verso Dierna e Lederata.

Situata nei pressi della capitale della provincia, la colonia dacica Ulpia Traiana di Sarmizegetusa, Tibiscum le apparteneva territorialmente e le unità militari qui stanziate avevano il compito di difendere la città e le strade che vi conducevano, dai barbari provenienti da ovest: i Sarmati-iazygi. 

La storia dell'insediamento inizia verso la fine della Prima guerra dacica di Traiano, quando un distaccamento di un'unità romana (sembra la Legio IIII Flavia Felix) stabilisce la sua guarnigione sulla riva sinistra del fiume Timis (Tibiscus) in un castellum di circa 60 x 60 m (Castrum I) di terra e legno che però scompare insieme alla guarnigione in un violento incendio, probabilmente quando Longinio viene fatto prigioniero dai Daci e Decebalo cerca di liberare il suo regno dai Romani, violando le condizioni di pace.


Alla fine della II Guerra Dacica, sul sito del Castrum I, viene eretto un castellum in terra e legno, il Castrum II, di m 101 x 100 dalla Cohors I Sagittariorum, che permane sotto Traiano. L'unità ausiliaria era composta da 500 arcieri siriani, fanti, che verso la fine del II secolo, giungeranno a 1000, avendo come presidio il castrum Drobeta.

All'inizio del regno di Adriano la palizzata di legno viene sostituita da un muro di pietra e un'unità irregolare di arcieri siriani di Palmira si stanzia a Tibiscum. Sotto Antonino Pio vi si aggiunge un'unità irregolare  a cavallo, i Numerus Maurorum (o Mauretanorum Tibiscensium) e venne eretto il Castrum III di m 160 × 140, a O della città antica, sulla riva sinistra del Timiş. Mattoni bollati e un diploma militare del 157 (C.I.L., xvi, 107) c'informano che nel castrum stazionava anche la cohors V Vindelicorum miliaria civium Romanorum; sono apparsi anche mattoni col bollo Leg. XIII Gem. (C.I.L., iii, 8064, 1).

Del suo muro perimetrale di pietra, con blocchi di media grandezza, si vedono oggi in piedi il lato orientale e parte di quello settentrionale. Lungo il lato E appare una porta con soglia di blocchi calcarei, fiancheggiata da due bastioni interni quadrilateri. Il resto delle mura è andato perduto

La Castrum IV, in pietra, di m 250 x 175, inglobava le aree dei Castrum II e III, e avvenne negli anni '60 del II secolo quando a Tibiscum si insediò la Cohors I Vindelicorum milliaria eq. un'unità ausiliaria di 1000 soldati celto-germanici. 



IL VICUS MILIARE

Il soldato, in tempo di pace, trascorreva la sua vita con la famiglia, lavorando il suo pezzo di terra o dedicandosi all'artigianato e al commercio. L'insediamento sorgeva a nord del castello con il primo stazionamento di un'unità militare romana a Tibiscum. Finora sono stati scavati 12 edifici del vicus.

Tra questi un forte centro artigianale con un collegium fabrum (collegio di fabbri), ma insieme a: falegnami, muratori, tabaccai, vasai, vetrai come testimonia poi l ritrovamento di diversi forni per vasai, di stampi per opaites e statuette fittili, di mattoni civili e militari bollati parla della forte produzione ceramica che la località aveva nell'antichità.

Nell'Edificio I e nell'Edificio VII c'era un'officina di ornamenti in vetro, soprattutto perline, con più di 12 tipi di forme, e di colori diversi, una produzione destinata al commercio esterno, e botteghe di ornamenti di bronzo sia nel castello che nell'insediamento civile, per equipaggiamento militare, finimenti, ornamenti e fibbie. Vi si ritrovarono pure molte anfore per il loro trasporto.

Tre i rilievi dedicati ai "cavalieri danubiani", un rilievo con rappresentazione delle fatiche d'Ercole, un altro con la Dea Venere, un coronamento di stele funeraria con una pigna tra due leoni, insieme a vari oggetti: un anello d'oro, fibule, anelli, orecchini, vaghi di collana, chiodi, frammenti di vasi vitrei, tubi fittili per acquedotti e istallazioni di riscaldamento con aria calda, lucerne, ceramica comune o d'importazione e numerose monete, troppo corrose e non identificabili.


BIBLIO

- Accademia della Repubblica Socialista di Romania - Dizionario Enciclopedico. vol IV - Casa editrice Politica - Bucarest - 1966 -
- Petru Urech - Tattiche, strategie e specifiche di combattimento delle coorti eque della Dacia romana -
- M. Fluss - in Pauly-Wissowa, VI A, 1936 -
Link: PAP – Science & Scholarship in Poland - Tibiscum Project -



 

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