LEGIO II PARTHICA





«Pia, Fidelis, Felix, Aeterna»  «Leale, fedele, fortunata, eterna.»
Questi i cognomina della Legio II Parthica concessile dall'imperatore Eliogabalo dopo la battaglia di Antiochia del 218.

La Legio II Parthica, così chiamata perchè venne fondata per la campagna partica, fu creata dall'imperatore Settimio Severo nel 197, in occasione della sua campagna contro i Parti. Fu attiva fino al V sec.. I suoi emblemi erano il toro e il centauro.

Fu fondamentale nell'ascesa al trono dell'imperatore della dinastia dei Severi Eliogabalo, che si ribellò all'imperatore Macrino grazie al sostegno della II Parthica.

Macrino era inviso all'esercito, perchè aveva firmato una pace coi Parti dai termini molto onerosi e aveva ridotto la paga dei soldati.

Il 16 maggio, la legione III Gallica, di stanza ad Emesa, proclama Eliogabalo imperatore, annientando una unità di cavalleria inviata da Macrino.

L'imperatore pentitosi fece un donativo alle truppe, e insieme alla II Parthica attacca Emesa, ma venne sconfitto.


SETTIMIO SEVERO (146 - 211)

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AQUILIFERO DELLA II PARTICA - APAMEA
Per combattere i i Parti, l'imperatore Settimio Severo decise di raccogliere altre tre legioni, la I, la II e la III Parthica, con cui conquistò e saccheggiò la capitale partiva di Ctesifonte.

Questa città era stata conquistata nel 116 da Traiano nelle sue campagne partiche, dopodiché fu ripresa da Lucio Vero nel 165 (campagne partiche di Lucio Vero).

Nel 198 fu nuovamente conquistata e stavolta distrutta da Settimio Severo, che assunse il titolo di Partico Massimo.


Campagna britannica

Dopo la conquista avvenuta ad opera di Claudio nel 43, la Britannia era diventata una provincia imperiale, governata dal legatus Augusti pro praetore di rango consolare.

La capitale fu stabilita nel centro di Camulodunum; poi, dopo la rivolta di Boudicca, fu spostata a Londinium. 

L'usurpazione di Albino (145 - 197) suggerì, allo scopo di mantenere la sicurezza, che se in Britannia stazionavano tre legioni, potevano fornire a un uomo ambizioso e sleale, una forte base per la ribellione, come era avvenuto per Albino. 

STELE FUNERARIA DI VERINO MARINO
BIBLIOTECARIO DELLA II PARTICA - APAMEA
Inoltre, qualsiasi ufficiale ribelle intenzionato a marciare su Roma e prendere il trono, avrebbe dovuto spogliare l'isola delle sue guarnigioni, lasciandola indifesa verso gli attaccanti, cosa che Albino aveva fatto nel 196.

Per questo, una volta sconfitto Albino (battaglia di Lugdunum nel 197), Settimio Severo nel 207 divise in due la provincia: Britannia inferiore (capitale Eburacum) e Britannia superiore (capitale Londinum).

La II Parthica aveva partecipato con rilievo alla campagna in Britannia. 

Dopo la guerra, la II ritornò in Italia, accampandosi non lungi da Roma, ai Castra Albana (Albano Laziale), diventando così la prima legione stanziata in Italia in due secoli.

La funzione della II Parthica non era come al solito di difendere una provincia romana, ma di fornire una riserva strategica per la difesa dei confini e come strumento a disposizione dell'imperatore a Roma contro eventuali usurpatori.

Severo negli ultimi anni di vita condusse nuove campagne in Scozia (dalla fine del 208 inizi del 209 fino al 211), ma i territori conquistati vennero nuovamente ceduti dal figlio Caracalla, dopo la morte del padre avvenuta ad Eburacum (York).



CARACALLA (188 - 217)

COSTUME LEGIONARIO II PARTHICA
La presenza del potente castrum nei pressi di Roma agì sui giochi di potere imperiali. Quando Caracalla assassinò il fratello e collega Geta (dicembre 211), si recò immediatamente ai Castra Albana per guadagnarsi il sostegno dei legionari, che avevano reagito negativamente alla notizia. 

Così narrò di essersi dovuto difendere da un complotto di Geta, e sedò l'inizio di rivolta dei soldati pagando loro un grosso donativo e aumentandone la paga del cinquanta per cento.

Narra Erodiano che Caracalla creò un'unità militare che fu il primo esempio di legione romana di lanciarii: la legio II Parthica Antoniana, che assomigliasse il più possibile alla falange macedone, in quanto l'imperatore voleva a tutti i costi essere uguale ad Alessandro Magno.

I suoi ufficiali dovevano, inoltre, portare i nomi dei generali di Alessandro, e infine, arruolò alcuni giovani di Sparta e formò una nuova unità militare chiamata Laconica e Pitanata


Campagna contro gli Alemanni

Il primo documento in cui gli Alemanni vennero menzionati è la descrizione della campagna di Caracalla del 213, dello storico Cassio Dione Cocceiano. Gli Alemanni occupavano il bacino del Meno a sud del territorio popolato dalla tribù dei Catti. Dione fa degli Alemanni le vittime del suo sanguinario imperatore.

LANCIARII II PARTHICA
Caracalla infatti, chiamato in aiuto dagli stessi Alemanni avrebbe approfittato della loro debolezza per colonizzare il loro territorio, cambiare il nome dei loro insediamenti e uccidere i loro guerrieri più valorosi. Quando l'imperatore cadde ammalato gli Alemanni rivendicarono di aver lanciato su di lui una maledizione.

Caracalla si dice, contrastò questa influenza malvagia chiamando in aiuto gli spiriti dei suoi antenati, e in risposta al loro maleficio l'imperatore inviò loro contro la Legio II Traiana Fortis che li sconfisse e che fu per questo chiamata Germanica. Caracalla venne assassinato nel 217 mentre si recava in Partia per una seconda spedizione.

Lo storico Erodiano dice che a ucciderlo fu Marziale, un ufficiale della guardia del corpo imperiale, poiché questi voleva vendicare la morte del fratello, condannato da Caracalla. Cassio Dione, invece, afferma che lo fece per il risentimento di non essere stato nominato centurione. Certo è che Marziale fu ucciso poco dopo da un arciere.



MACRINO (164 - 218)

Sembra invece che fu il comandante della II Parthica, Marco Opellio Macrino che in occasione della campagna contro i Parti di Caracalla, assassinò l'imperatore e ne prese il posto. 

Caracalla si recò a visitare un tempio, presso il luogo di una precedente battaglia, accompagnato solo dalla sua guardia del corpo, Macrino compreso. Sembra certo che Caracalla venne ucciso a questo punto del viaggio. Al ritorno, l'11 aprile, Macrino, il prefetto del pretorio, si autoproclamò imperatore, ma governò solo sino al 218.



ELIOCABALO  (203 - 222)

La legione rimase di stanza ad Apamea in Siria. Nel 218 Eliogabalo apparve presso le legioni orientali di stanza ad Edessa_(Mesopotamia), reclamando il trono come figlio illegittimo di Caracalla.

Macrino si recò ad Apamea e cercò di garantirsi la fedeltà della II Parthica, pagando un sostanzioso donativo e nominando il proprio figlio Diadumeniano (rinominato Antonino, vero nome di Caracalla) Augusto.



DIADUMENIANO (200 – 218)

Marco Opellio Antonino Diadumeniano, il figlio dell'imperatore Macrino, quando nel 217 suo padre si nominò imperatore, venne da questi nominato "Cesare" ed erede. L'anno seguente nel 218 venne nominato "Augusto".

Secondo la Historia Augusta, Diadumeniano incitò Macrino a non risparmiare nessuno di quelli che potevano opporglisi o che tramavano contro di loro. Tuttavia godette poco di quel potere, perché le legioni della Siria si ribellarono e proclamarono il quattordicenne Eliogabalo come imperatore dell'Impero Romano.

COSTUMI II PARTHICA
Quando Macrino venne sconfitto dagli insorti nella battaglia di Antiochia, l'8 giugno 218, cercò la fuga e inviò il figlio con un ambasciatore dal re dei Parti. Entrambi vennero però catturati e giustiziati. Diadumeniano venne decapitato e la sua testa venne presentata come trofeo ad Eliogabalo.

Sotto il successore di Caracalla, Macrino (217-218), era salito al rango di prefetto del pretorio. Stava in oriente con l'imperatore quando, nella vicina Antiochia di Siria, il presunto figlio di Caracalla, Eliogabalo (218-222), venne nominato imperatore dalle truppe della Legio III Gallica.

Macrino inviò Ulpio Giuliano, già al servizio di Caracalla, e parte della II Parthica a sedare la rivolta, e Giuliano mandò la cavalleria numida contro il nemico, ma senza risultati: allora fece avanzare la legione contro l'accampamento nemico. 

I difensori misero il quattordicenne Eliogabalo in vista sugli spalti delle mura e mostrarono le immagini di Caracalla, a invocare la imperiale discendenza. Allora i soldati di Giuliano, , anche della II Partica, che avevano amato Caracalla tanto quanto non gradivano Macrino, passarono al nemico e uccisero Giuliano. In seguito i soldati diedero la testa di Giuliano a Macrino, durante una cena.

All'inizio dunque la II legione combatté per Macrino, ma quando Macrino si ritirò ad Antiochia lasciando la II Parthica ad affrontare i ribelli, questa passò dalla parte di Eliogabalo, aiutandolo nella sua salita al trono e sconfiggendo Macrino nella Battaglia di Antiochia (218).

 

ALESSANDRO SEVERO (208 - 235)

Adottato dal cugino e imperatore Eliogabalo, dopo il suo assassinio salì al trono. Alessandro Severo regnò dal 222 al 235, anno della sua morte.

Venne ucciso nel 235 a Mogontiacum (Magonza), insieme alla madre, dove era accampata la II Parthica, in un ammutinamento probabilmente capeggiato da Massimino Trace, un generale della Tracia, che ad ogni modo si assicurò il trono.

Per questo motivo la legione fu premiata dal nuovo imperatore Massimino Trace con i cognomina Pia Fidelis Felix Aeterna ("Pia, fedele, fortunata, eterna"), imperatore che marciò su Roma a capo di diverse legioni tra cui la II Parthica, ma fu assassinato dai propri soldati.



MASSIMINO TRACE (173 - 238)

Nella lotta per la successione la II Parthica puntò su Massimino il Trace, al quale il Senato romano oppose (238) Gordiano III, dichiarando Massimino persona non grata. Ma la II Parthica seguì Massimino nella sua marcia su Roma.

TOMBA DI AURELIUS MUCIANUS
LEGIONARIO DELLA II PARTHICA
Giunti ad Aquileia, arrivarono voci di sommosse nella capitale, alle quali gli uomini fedeli a Massimino risposero causando vittime tra i civili: i soldati, preoccupati per la vita dei loro famigliari, si lamentarono con Massimino, il quale venne poi ucciso dai propri uomini.

È possibile anche che i soldati, stimato che il loro comandante non avesse buone possibilità di riuscita, decisero di ucciderlo prima di arrivare allo scontro con le forze senatoriali. L'esercito di Massimino fu rimandato alle proprie guarnigioni, tranne i pretoriani e la II Parthica, che si recarono a Roma.

Il Senato perdonò alla legione la fedeltà a un nemico dello Stato, e le concesse di tornare al suo accampamento sui monti Albani. Nei decenni successivi la II fu utilizzata come rinforzo di diverse province, e come strumento di lotta per il trono da parte di numerosi pretendenti del III secolo.



GALLIENO  (218 - 268)

L'imperatore Gallieno conferì alla legione i cognomina V Fidelis V Pia VI Fidelis VI Pia, rispettivamente "Cinque" e "Sei volte fedele e pia". Nella prima metà del III sec. metà dei soldati della II Parthica provenivano dalla Tracia, i restanti da Italia e Pannonia.

All'inizio del IV secolo, la II Parthica aveva abbandonato l'Italia, e stazionò sulla frontiera del Tigri; a metà del IV secolo, subito prima della sconfitta dei Romani a Singara in Mesopotamia.

Nel 360 il sasanide Sapore II attaccò e conquistò l'importante città fortificata di Bezabde (Cizre in Turchia), che era parte dell'Impero romano, e si trovava sul confine con l'impero dei Sassanidi. difesa dalla II Parthica, dalla Legio II Armeniaca e dalla Legio II Flavia Virtutis.

La popolazione venne massacrata, dopo aver valorosamente difeso la città. Shāpūr riparò le mura e vi installò una guarnigione, in quanto la città era in posizione strategica. Nemmeno l'imperatore romano Costanzo II (317 - 361) riuscirà a riprendere la città, malgrado l'uso pesante di artiglieria.



I CASTRA

Secondo la Notitia Dignitatum, la II Parthica stazionò:
- A Cepha, Turchia, attorno agli anni 420, sotto il comando del Dux Mesopotamiae. -
- Nei Castra Albana, in Italia dal 197 - al 218. -
- Ad Apamea, in Siria dal 218 al 234. -
- A Moguntiacum, in Germania dal 234 - al 238 -
- Di nuovo nei Castra Albana dal 238 all'inizio IV sec.. -
- A Bezabde, in Mesopotamia nel 360. - 
- Di nuovo a Cepha, in Mesopotamia, agli inizi V sec. -

PORTA PRAETORIA DEI CASTRA ALBANA

CASTRA ALBANA

I Castra Albana erano un accampamento fortificato e stabile della Legio II Parthica fondato dall'imperatore Settimio Severo (193-211) nel sito dell'attuale centro di Albano Laziale (appunto nel Lazio). I castra della Legio II Parthica furono denominati "Albana" riguardando il quadrante occidentale dei Colli Albani, che faceva ancora riferimento alla mitica capitale della Lega Latina Alba Longa, fondata dal figlio di Enea, Ascanio, trent'anni dopo la fondazione di Lavinium,.

Il nome albano riguarda in zona anche il Lacus Albanus (lago di Albano), Mons Albanus (Monte Cavo), aqua Albana (forse un acquedotto che correva sul lato meridionale del lago omonimo) ed il rivus Albanus (marana delle Pietrare presso Marino) e l'aggettivo Albanus era spesso usato poeticamente come sinonimo di Romanus.

Non a caso dunque la stessa legio II Parthica venne soprannominata "legio Albana", ed i legionari "Albani", sebbene l'unità non abbia soggiornato stabilmente presso i Castra Albana, ma abbia avuto anche altri accampamenti in Mesopotamia.



ONORI di BATTAGLIA della II Parthica (dal 197)

- Pia Fidelis Felix Aeterna, "Pia, fedele, fortunata, eterna" (dal 218) -
- V Fidelis V Pia, "Cinque volte fedele, cinque volte pia" (253/260) -
- VI Fidelis VI Pia, "Sei volte fedele, sei volte pia" (prima del 260) -


BIBLIO

- Pino Chiarucci - Settimio Severo e la Legione Seconda Partica - Comune di Albano Laziale - Musei Civici - 2006 -
- L. Keppie - Legiones and veterans: Roman Army - 1971-2000 - Stuttgart - Franz Steiner - 2000 -
- H. Parker - Roman legions - Cambridge - 1928 -.
- Peter Connolly - The Roman Fort - Oxford University Press - 1991 -
- A.K. Goldsworthy - Storia completa dell'esercito romano - Modena - 2007 -



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