BOSCOREALE ( Campania )





IL PAGUS POMPEIANO

Ritrovamenti recenti fanno supporre l’esistenza di un insediamento anteriore al II sec. a.c., quando a Boscoreale, villaggio (villaggio = pagus) di Pompei, furono edificate aziende agricole che sfruttavano il fertile terreno alle pendici del Vesuvio. Nel territorio erano sorte già a partire dall'epoca sannitica numerose ville romane rustiche che sfruttavano la fertilità del suolo.

Con il tempo molte di esse si trasformarono in residenze lussuose, unendo il vantaggio dei prodotti della terra alla dimora raffinata, e in età augustea il sito, insieme all'attuale Boscotrecase era divenuto un sobborgo della vicina Pompei con il nome di Pagus Augustus Felix Suburbanus.

Le ville individuate sono più di cinquanta, non tutte scavate, alcune delle quali celebri per le notevoli pitture parietali ora esposte nei musei di tutto il mondo.

Le ville di Boscoreale vennero distrutte dall'eruzione del Vesuvio del 79 d.c., ma in seguito il territorio venne probabilmente rioccupato, come sembra testimonia il ritrovamento di lucerne con simboli cristiani del IV sec. La località fu lentamente rioccupata, come testimoniano le necropoli, con tombe databili sino al IV sec. d.c.



GLI SCAVI

Nel suburbio nord pompeiano di Boscoreale, vennero eseguiti, soprattutto tra la fine dell’Ottocento ed i primi decenni del Novecento, numerosi scavi archeologici: eseguiti a cura di privati, proprietari dei fondi, finalizzati alla scoperta ed al recupero di decorazioni parietali e pavimentali e di oggetti di valore.

Questi confluirono, per totale assenza di tutela da parte dello stato italiano, nelle collezioni di vari Musei, come il Museo Nazionale di Napoli quando andava bene, il Louvre di Parigi, il Metropolitan Museum di New York quando andava male, o, peggio, in collezioni private.

Le antiche residenze romane erano per lo più aziende agricole di piccole e medie dimensioni a conduzione familiare o affidate a schiavi, ma anche complessi più ampi, con settori padronali sontuosamente decorati destinati alla villeggiatura o al saltuario controllo del ricco proprietario, con settori destinati alle lavorazioni e alla manodopera servile.

Grazie alle condizioni ottimali di conservazione di strutture e suppellettili, per il seppellimento da materiali vulcanici dell’eruzione del 79 d.c., gli scavi hanno consentito di ricostruire fasi di produzione e lavorazione dei prodotti agricoli in area vesuviana: il vino, destinato anche all’esportazione, e l’olio, per lo più al fabbisogno del mercato locale.

Gli edifici, dopo ogni esplorazione, furono in genere reinterrati. In alcuni casi, come nella Villa della Pisanella, rimasero in luce e quindi soggetti a barbare spoliazioni, per cui ben poco vi è rimasto.
  • La storia dei più importanti scavi archeologici a Boscoreale e Boscotrecase va dal 1700 ad oggi. Dopo gli scavi a Pompei del 1748, l'architetto Karl Weber venne a Boscotrecase a stendere la relazione di uno scavo iniziato nel 1758 durante i lavori di costruzione della strada da Torre Annunziata a Boscotrecase, in contrada Mortellari. Vennero rinvenuti dolii, muratura romana, grappe di ferro, mosaici, una colonna e condutture in piombo. Lo scavo fu sospeso nel 1759 non rinvenendosi più materiale archeologico.
  • Un altro scavo nel 1760 nel fondo di Aniello Boccia, in contrada Setari, a Boscotrecase, dove si scoprono piccole stanze e monete d'argento e d'oro portate al Reale Museo di Portici.
  • Nel 1774 si scavò nella proprietà di Giuseppe Bergamasco, contrada Casavitelli. Scavando lapillo da una grotta emersero statue in bronzo, iscrizioni, cucchiai d'argento, serrature, vasi e molto altro, tutto portato al R. Museo di Portici. Lo scavo fu abbandonato nel 1774, poiché non si era più rinvenuto alcun reperto.


Nel '700 non si trattava di scavi archeologici scientifici, perchè gli esploratori distruggevano molti di quei reperti che sarebbero stati di aiuto per lo ricostruzione della vita sociale ed economica nei paesi d'epoca romana.
  • Nel 1876, Luigi Modestino Pulzella, nel proprio fondo di via Settetermini alla Pisanella, Boscoreale, nei lavori per un muro di cinta, scoprì il quartiere rustico della villa di Cecilio Giocondo, detta del Tesoro di Boscoreale. Il Pulzella dovette fermare l'esplorazione archeologica, perchè lo costruzione romana continuava sotto lo proprietà del vicino, Angelo Andrea De Prisco, che non proseguì lo scavo. Fu suo figlio Vincenzo, che diventerà Deputato al Parlamento, ad intraprendere lo scavo della villa negli anni 1894-99.
  • Vincenzo De Prisco infatti riprese poi gli scavi mettendo in luce una grande casa di campagna con stanze di soggiorno, bagni, depositi per la fabbricazione e conservazione di vino e olio e persino un locale per la pigiatura. Vi trovò intatti suppellettili e mobili, vasche da bagno in bronzo ornate di protomi leonine, un grosso cofano con cinquanta chiavi e vasellame d'argento; nella cucina lo scheletro del cane morto alla catena; nella stalla le ossa di parecchi cavalli legati, di cui uno era riuscito a divincolarsi e a fuggire, nel cortile dei torchi tre scheletri umani, fra cui quello di una donna, con splendidi orecchini in oro e topazi.
  • Ma la scoperta più sensazionale si ebbe nel 1895. Un operaio riferì al De Prisco che il cellaio del vino, completamente vuoto, aveva sul pavimento uno scheletro in mezzo a meravigliosi vasi d'argento, bracciali, orecchini, anelli, una doppia catena d'oro e un sacco zeppo di monete pure d'oro.                                                                                                                                      Oltre a moltissimi vasi d'argento splendidamente lavorati, c'era un sacco di cuoio dall'iscrizione ancora visibile, con mille monete d'oro con l'effige di tutti gli imperatori susseguitisi da Augusto a Domiziano, fino al 76 d.c. Alcuni erano del tempo di Galba, Otone e Vitellio, quindi rarissimi, perché avevano regnato solo pochi mesi.                                                                        I pezzi dell'epoca augustea e tiberiana erano più consumati, ma quelli dell'epoca neroniana, 575 in tutto, erano praticamente fior di conio. Nonostante venisse pagato per il suo silenzio l'operaio vantò la scoperta ma il tesoro era giò stato venduto ahimè oltre frontiera: i 117 pezzi di argenteria e il sacco con le preziose monete si trovavano a Parigi.                                            Dapprima furono offerti al museo del Louvre per la somma complessiva di mezzo milione di franchi, poi, avendo il museo fatto una contro offerta di 250.000 franchi, pagabili in cinque rate annue, le trattative furono interrotte e gli oggetti furono venduti al barone Edmond Rotschild, che ne tenne alcuni per la sua collezione privata, e donò 109 pezzi di argenteria e tutte le monete al museo del Louvre.
  • Fra i vasi d'argento ritrovati a Boscoreale, ve ne sono due particolari, i Vasi degli Scheletri che, con la rappresentazione della morte, esortano a godere della vita prima che sia troppo tardi.                                    Le cesellature di una delle coppe raffigurano il poeta tragico Sofocle, il poeta e filosofo platonico Mosco e l'epicureo Zenone; quelle dell'altra gli scheletri di Euripide, di Menandro e del poeta cinico Monimo. Mosco e Menandro, poeti delle gioie segrete dell'amore, tengono in mano delle maschere femminili che rappresentano le eroine delle loro commedie, e le leggende greche tracciate a punteggiature spiegano l'allegoria.
  • Le coppe, fabbricate al tempo di Alessandro Magno, rimandavano alla concezione epicurea "Godi finché vivi, poiché il domani è incerto. La vita è una commedia, il godimento il bene supremo, la voluttà il tesoro più prezioso: sii lieto, finché sei in vita". Gli scheletri ammonivano: "Guarda quelle lugubri ossa, bevi e godi finché puoi: un giorno anche tu sarai così."
  • La vendita all'estero del tesoro di Boscoreale provocò un'nterpellanza al Parlamento italiano, ma non ci fu nulla da fare. Tra la fine dell'800 e gli inizi del '900, anche il fratello del De Prisco, Ferruccio, nel fondo di proprietà Acunzo presso la Stazione delle FS di Boscoreale, rinvenne nel 1903 una villa rustica dalle pareti intonacate, di una modesta famiglia di agricoltori.
  • L'On. Vincenzo De Prisco, certo della sua ingiusta immunità, proseguì l'esplorazione archeologica in fondi limitrofi al suo ed in altre sue proprietà a Scafati ed alla Giuliana, rinvenendo altre ville rustiche. Nel fondo di Ippolito Zurlo, alla Giuliana di Boscoreale, nel 1895-97; nella proprietà di Vito Antonio Cirillo, presso piazza Mercato a Boscoreale, nel 1897; nel fondo Acanfora, conosciuta come Villa di Domiti Aucti, nel 1899; nel suo fondo in contrada Crapolla del Lazzaretto, a Scafati, agli inizi del 1900; nel fondo De Martino alla contrada Pisanella di Boscoreale, conosciuta come Villa di Aselli, nel 1903-04.
  • Ma il più importante rinvenimento del De Prisco, oltre quello della villa del Tesoro delle argenterie, resta la villa di Fannio Sinistore nel fondo Vona, in via Grotta a Boscoreale, interessantissima per gli affreschi a grandezza naturale, simili a quelli di villa dei Misteri. La villa era una residenza nobile, con grandi camere affrescate nel Il stile di proprietà della gens Fannia. L'archeologo Della Corte suppone proprietario della villa P. Fannius Caepio, personaggio del seguito di Augusto che nel 22 a.c. è a capo di una congiura contro l'imperatore. Possessore della villa negli ultimi tempi di Pompei, come è provato dal suggello rinvenuto, era L. Herius Florus.
  • Lo scavo di questa villa avvenne nel 1894-95 e come i precedenti fu riseppellita, dopo averne asportato dipinti ed oggetti. Da qui provengono gli splendidi dipinti ora conservati al Metropolitan Museum di New York (affreschi dall'esedra, dal cubiculum e dal grande triclinio), al Museo Nazionale di Napoli (affreschi dal triclinio e dal grande triclinio), al Louvre di Parigi (affreschi dal triclinio) ed al Museo di Mariemont, in Belgio (affreschi dal triclinio e da altre stanze).
  • Nel 1898-899 De Prisco, non contento del precedente arricchimento, scavò anche a Boscotrecase, in contrada Setari, nella proprietà del cav. N. Vitelli, portando alla luce una villa rustica con anfore vinarie, macine per il grano e piccoli bronzi. Il proprietario della villa era L. Arellius Successus.
  • Nel 1903 vi fu il ritrovamento della famosissima villa di Agrippa Postumo, proprietà Santini, nel suo fondo di via Rota, odierna via L. Rossi a Boscotrecase. Lo scavo egli anni 1903-05 dell'archeologo Della Corte, fu ricoperto nel 1906 per l'impossibilità di interrompere temporaneamente la via di grande traffico congiungente Torre Annunziata a Boscotrecase. Questa spaziosa villa, con ampie terrazze sul golfo, capace di alloggiare una quarantina di schiavi nella vasta azienda agricola circostante, una costruzione di m. 29,60 x 300, ricca di suppellettili perchè mai toccata da precedenti scavatori, fu risotterrata col suo atrio nobile, il bagno, il pistrino, il torchio vinario, e la fastosissima decorazione architettonica di Il stile, metà I sec. a.c., del peristilio. La villa fu possesso di Agrippa e del figlio Postumo e, passati i poteri dai Giuli ai Claudi, ai procuratori Tiberio e Claudio. In questa villa si rinvennero anche lucerne paleocristiane col simbolo della croce.
Poi gli scavi archeologici passarono di nuovo a Boscoreale.
  • Nel 1906-908 Giovanni Di Palma, nel suo fondo alla Pisanella, esplorò una villa rustica con affreschi di III stile.
  • Nel 1906 Giovanna Zurlo Pulzella esplorò nel suo fondo in via Settetermini alla Pisanella di Boscoreale, una villa rustica, di cui era proprietario o procuratore, N. Popidius Florus. Tra i rinvenimenti affreschi, mosaici, utensili in bronzo, e un suggello in bronzo col nome del proprietario. Di tale villa oggi è visibile la sola sezione dei bagni. La villa è oggi proprietà Faraone Mennella, dunque non ancora espropriata.
  • Anni dopo, in contrada Spinelli, fu rinvenuta una villa rustica da Gennaro Matrone, con grande cortile per lo scarico dei carri con l'uva, la cella vinaria all'aperto con i dolii infossati, un quartiere servile molto ampio ed un quartiere nobile con la sezione dei bagni per il proprietario.
  • Dall'archivio della Soprintendenza Archeologica di Napoli sappiamo che nel 1914, durante l'istallazione dell'acquedotto vesuviano del Serino, presso la stazione Circumvesuviana di Boscotrecase, furono rinvenute tombe romane del Il sec. d.c..
  • Nel 1918 in via Promiscua a Boscotrecase, contrada Balzani, vi fu un rinvenimento fortuito di antiche mura, un acquedotto romano o il criptoportico di una villa. Le indagini finirono lì.
  • Nel 1928, in proprietà Uliano a Boscoreale, via V. Emanuele 111, durante uno scavo per lo sfruttamento del lapillo, si incontrarono delle mura romane. La Soprintendenza diede inizio allo scavo sistematico della villa rustica, portando alla luce gli ambienti rustici e una grande quantità di monili ed oggetti femminili, come avori e gemme, oltre a vasi di bronzo e terracotta.                                    
  • Ma la scoperta più sensazionale fu quella del suggello in bronzo del proprietario o procuratore della villa, con la scritta Marcus Livius Marcellus, un esponente della gens Livia, nientemeno che un parente dell'imperatore Augusto.
  • Ultimo scavo archeologico ufficiale nel 1928 a Boscotrecase, proprietà Lettieri, in via Cavour, dove si rinvenne una cella vinaria romana ed un bollo con la scritta Barniu Erotis, sicuramente il nome di un procuratore della villa; una villa rustica, poiché si rinvennero dolii fittili, quasi tutti infossati, e molti frammenti di condutture in piombo e terracotta.
  • Dll'Archivio degli scavi di Pompei sappiamo che in contrada Vasca vecchia, nella zona alta di Casavitelli, a Boscotrecase, l'archeologo Maiuri individuò nel dopoguerra un supposto albergo romano, con pavimento in cocciopesto e muro perimetrale in opus incertum.
  • Nel 1950, da una costruzione in via Diaz a Boscoreale, furono rinvenute tombe di epoca romana con iscrizioni non conservate. Negli anni '60, nella proprietà De Gaetano in via Diaz a Boscoreale, si rinvennero dolii con bolli indicanti l'officina o il proprietario, Quintii.
  • Ultima nel tempo la villa rustica apparsa nel 1977 durante i lavori per il rione Gescal in contrada Villa Regina a Boscoreale. La villa è tuttora in corso di scavo.

Descrizione

A Boscoreale sono emerse ville suburbane di notevole importanza, tra cui:
Villa Asellius, Villa di Fannius Synistor, Villa di Livius Marcellus, Villa a Piazza Vargas, Villa alla Pisanella, Villa in Contrada, Villa Regina.



VILLA REGINA

La villa rustica in contrada Villa Regina, scavata a partire dal 1977, è una delle poche visibili, poiché le altre furono ricoperte. Le stanze della villa si aprono su un atrio porticato che fungeva anche da rimessa; l’area esterna alla villa risulta, da tracce di radici, coltivata a vigneto.

Fu integralmente riportata in luce dalla Soprintendenza archeologica di Pompei. Sono conservati gli ambienti con il torchio per la spremitura dell'uva e la cantina con i dolii infossati per conservare il vino, il magazzino degli attrezzi e le stanze residenziali, con i cubicola (camere da letto) e un salone affrescato in IV stile.

Nella villa è ospitato l'Antiquarium "Uomo e ambiente nel territorio vesuviano", dedicato alle attività produttive e alle ville rustiche antiche del territorio vesuviano.

Villa Regina era un edificio di modeste dimensioni, con 13 ambienti, risalente al I sec.d..c., a circa 6 m. sotto il livello stradale. Dall'ingresso, dove sono stati tratti i calchi delle ante del portone, si entra nel cortile interno, su cui si aprono numerosi locali. Uno di essi, torcularium, alloggiava il torchio per la produzione del vino, simile a quello della Villa dei Misteri a Pompei. Accanto alla pressa c'è il calcatorium, in cui si schiacciava l'uva con i piedi. Di fronte era la cella vinaria con 18 dolia sotterrati, per una capacità complessiva di ben 10000 l. Su uno di essi c'è un graffito in osco.

Ogni recipiente vinario aveva un duplice coperchio, di cui il più esterno, il tectorium, riparava il dal sole. Uno dei dolia conserva il marchio di fabbrica M(ARCI) PACCI SEC(UNDI), dell'area al confine tra Campania e Lazio.

Intorno al cortile c'è il triclinio, unica stanza decorata con pitture del IV stile, e il magazzino, nel quale è allestito un cucinino, essendo la cucina principale in restauro all'epoca dell'eruzione del 79 d.c.

Su una colonna del porticato è stato rinvenuto il graffito di una nave e, all'esterno della villa, si sono effettuati i calchi delle radici del vigneto, di tronchi di piante, delle ruote di un carro e di un maialino.

Complessivamente si tratta di una villa povera, senza separazione tra zona padronale e di servizio. Un rustico adibito al mantenimento di un piccolo fondo dove hanno vissuto e lavorato una decina di persone, forse componenti dello stesso nucleo familiare.



VILLA LUCIO CECILIO GIOCONDO

Detta anche Villa della Pisanella, perchè in località Pisanella, scavata in parte nel 1876 dal proprietario del fondo.

Lo scavo venne proseguito dal 1894 dal proprietario del fondo accanto, il deputato Vincenzo Giuseppe De Prisco, che vi rinvenne ambienti con suppellettili e i corpi di persone e animali colti dalla morte dall'eruzione.

Nella villa venne soprattutto rinvenuto nel 1895 il Tesoro di Boscoreale, oltre un centinaio di pezzi in argento e oro, e un sacco pieno di monete d'oro, che venne esportato clandestinamente in Francia, venduto dal De prisco al barone Edmond de Rothschild ed è oggi conservato presso il Museo del Louvre di Parigi, a cui il barone l' aveva generosamente donato.

Nel sito oggi resta solo un grande avvallamento e qualche rudere, per uno scavo fatto solo per depredare. La villa, il cui plastico è esposto insieme ad alcuni reperti nell'Antiquarium di Boscoreale, presentava ambienti molto signorili, tra cui un piccolo bagno termale mosaicato, con un ampio porticato sul lato ovest.

Il settore rustico invece, con numerosi ambienti tra cui due torcularia, torchi vinari, si dipanava attorno a una grande cella vinaria con 84 dolii fittili interrati, destinati alla conservazione del vino, ben 72 dolii per un totale di circa 10000 l., oltre a olio e granaglie.

Nella villa, attribuita da alcuni studiosi al banchiere pompeiano Lucius Caecilius Jucundus, si rinvenne, in un vano sotterraneo del torcular, celato dagli antichi proprietari, il ricchissimo tesoro di cui sopra.



VILLA FANNIUS SYNISTOR

Un’imponente abitazione signorile è la villa di Fannius Synistor, nota per le celebri pitture parietali di II stile, del 50-40 a.c., che ornavano le pareti con vedute prospettiche, soggetti mitico-storici e immagini di divinità.

Fu scavata sempre da Vincenzo De Prisco, sulla proprietà di Francesco Vana, e come al solito fece asportare i numerosi affreschi, facendoli incorniciare per poi venderli all'asta, oggi esposti al Metropolitan Museum di New York, tratti dall'esedra, dal cubicolo diurno e dal grande triclinio; al Museo archeologico nazionale di Napoli, dal triclinio e dal grande triclinio; al Louvre di Parigi, dal triclinio, e al Musée royal di Morlanwelz, in Belgio, dal triclinio e da altri ambienti. Insomma solo una minima parte è restata nella sua terra d'origine.

La villa, costruita intorno al 40-30 a.c., venne già venduta all'asta nel 12 d.c. e al momento dell'eruzione apparteneva a Lucio Erennio Floro. Alcuni affreschi, probabilmente della prima fase, sono in I stile pompeiano, con le caratteristiche imitazioni di marmi e i pannelli figurati.

Altri sono in II stile con architetture fantastiche che espandono illusionisticamente gli ambienti. Le deliziose pitture, di valore sia storico che artistico, staccate e vendute dai privati, sono purtroppo attualmente esposte nei vari musei del mondo.

Come tutti quelli dell'epoca, questi scavi lasciarono molto a desiderare, e in ogni caso l'onorevole depredò per maggior guadagno un patrimonio italiano spargendolo ai quattro angoli della terra.

Un graffito della villa indica che la sua prima asta della villa fu fatta il 9 maggio dell'anno 12, con almeno due proprietari nel corso del I secolo d.c. Uno era Publio Fannius Synistor, come risulta da un'iscrizione su una nave in bronzo trovata in loco.

L'altro proprietario portava il nome di Lucio Erennio Floro, come da timbro in bronzo trovato nella villa ed ora nel Museo Metropolitan. Non conosciamo però il nome del primo proprietario o dell'uomo che commissionò gli affreschi. La villa è di solito denominata Villa di Fannius.

I dipinti superstiti sono raffinati esempi della fine II Stile, l'esempio più famoso dei quali è la Villa dei Misteri a Pompei.

Gli affreschi hanno una fantasiosa ambiguità visiva, ad esempio nei dettagli architettonici che sembrano reali, come il bugnato in muratura, o pilastri e colonne che proiettano ombre nello spazio dello spettatore, accanto al più convenzionale trompe l'oeil di paesaggi lontani. Dentro e intorno la camera da letto gli oggetti sono rappresentati così meticolosamente, con ombre, trsparenze e riflessi, da sembrare reali, con vasi di vetro e metallo sugli scaffali e sui tavoli che sembrano sporgere dalla parete.

Nel 1964 si iniziò a scavare ad Oplontis, a Torre Annunziata, vicino Napoli. Qui gli scavi hanno messo in luce la scuola di pittura cui sono dovuti anche gli affreschi della villa di Fannius a Boscoreale. Gli affreschi di Oplontis, coi fantastici colonnati, improbabili e sottili architetture, esserini alati, fregi aerei e sottili e schemi decorativi, ricordano molto quelli di Boscoreale.
La camera da letto, che aveva un salotto, diurnum cubiculum, a sud, è eccezionale per il dettaglio delle scene, che si combinano col soffitto a stucco e con le effettive caratteristiche architettoniche della stanza creando un'atmosfera molto stravagante e piacevole.

Le rosse colonne corinzie, con avvolte sinuose viti floreali, sostengono la trabeazione decorata con scudi a emblemi vari, suddividendo le pareti est ed ovest.

Tra le colonne, sul lato sinistro, un santuario noto come syzygia, che significa manifestazione complessa di un insieme divino, che consiste in una trabeazione sostenuta da due pilastri: al centro del santuario, in parte avvolto da una tenda scura, una Dea con una fiaccola accesa in ogni mano. Come dire una divinità luminosa che esce dall'ombra.

Il portale centrale, con doppia porta, è decorato a intarsi in tartaruga. L'architettura dipinta va illusoriamente oltre la stanza, nell'esterno favolistico, mostrando balconi, torri e palazzi che dilatano la parete in un aldifuori fantastico.

Immagini di divinità, satiri, e pescatori si susseguono con un fine paesaggistico che poco ha di religioso. E' da tener conto che i Romani in genere erano più superstiziosi che non religiosi, il che evitava il fanatismo, per cui i dipinti sono una mostra di erudizione mitica e di amore del bello, piuttosto che una devozione al culto.

Nella sala grande, di 25 mq, la decorazione è composta da otto scene, con figure o gruppi di figure. Ogni scena è separata dalla successiva da una colonna che fa praticamente da cornice.

Al centro della parete nord spicca un'immagine di Afrodite con una figura minuta di Eros, a sinistra Dioniso poggiato allle ginocchia di Arianna, e sulla destra si manifestano le Tre Grazie in posa classica.
Sulla parete ovest una falsa porta, un anziano con la barba appoggiato a un bastone, e un paio di figure, una seduta e una in piedi, con uno scudo tra loro. Il muro est ha tre dipinti ora giacenti nel museo Metropolitan di New York: un citaredo e una ragazza, un uomo e una donna seduti, e un'immagine di donna che reca uno scudo.

Era usanza delle ville campane di decorare il peristilio con copie di statuaria classica, e si può supporre che questa villa non abbia fatto eccezione. Purtroppo nei numerosi trafugamenti nulla si è salvato di questa sezione.
La ricostruzione illustrata della stanza, effettuato per una mostra ad Essen in Germania, nella Villa Hugel già apartenente alla famiglia Krupp, dà un'idea della bellezza degli scenari.



VILLA VITO CIRILLO

Villa nel fondo di Vito Antonio Cirillo, scavata nel 1897-1898, in cui venne rinvenuto un torchio da vino e un larario con affreschi oggi conservati nel Field Museum di Chicago.



CAUPONA ACUNZO

La Caupona, taverna, cosiddetta perchè rinvenuta nel fondo Acunzo, fu parzialmente scavata agli inizi del XX sec. Le statuette in bronzo del larario sono oggi conservate presso la Walters Art Gallery di Baltimora.



VILLA NUMERIO

Villa di Numerio Popidio Floro, ancora in località Pisanella, scavata negli stessi anni e di cui sono tuttora visibili le terme. Vi vennero ritrovati affreschi di II e IV stile pompeiano, oggi conservati presso l'Antiquarium di Boscoreale e presso il Paul Getty Museum di Malibu.



VILLA MARCELLO

Villa di Marco Livio Marcello, rinvenuta nel 1928 nel centro urbano in via Vittorio Emanuele.



VILLA CASONE GROTTA

Villa rustica in via Casone Grotta, rinvenuta nel 1986, di cui si sono riportati in luce ambienti su due piani riguardanti diverse fasi di costruzione.



VILLA CANGIANI

Villa in località Cangiani, rinvenuta nel corso di lavori di drenaggio di un canale nel 1993.



LONDRA – ritrovato un dipinto romano trafugato a Boscoreale

Un dipinto pompeiano è stato ritrovato a Londra per merito dei militari del Reparto operativo tutela patrimonio culturale e del Nucleo tutela patrimonio archeologico della Guardia di Finanza. L’affresco proveniva da una delle ville d’epoca romana presenti sul territorio di Boscoreale ed è stato rubato dalle rimesse appartenenti alla Soprintendenza Archeologica di Pompei.

L'AFFRESCO RECUPERATO
L’affresco, risalente a un periodo compreso tra il 63 e il 79 dc. e riconducibile al IV stile pompeiano, rappresenta Dioniso mentre porta a termine una libagione e il suo valore di mercato è di circa 400.000 euro. Il dipinto era posto in una nicchia rettangolare collocata nella parete sud del locale numero 22 di una villa romana di Boscoreale.

I malviventi, ancora non identificati, erano riusciti a trafugarlo, non si sa quando, dai magazzini appartenenti alla Soprintendenza Archeologica di Pompei. Alla fine del mese di ottobre del 2008, il dipinto era stato individuato all'interno di una galleria d’arte di Londra. L’ultimo possessore, una volta compreso che l’affresco non aveva una provenienza lecita, ha scelto di restituirlo, consegnandolo, il 23 dicembre 2008, ai membri della Sezione Archeologica, presso gli uffici londinesi dell’Ambasciata d’Italia.

 - Ma togliere un affresco non è come staccare un quadro, occorrono validissimi esperti che stacchino l'affresco attaccandolo poi su una base diversa e ben preparata, lavoro lungo e delicato, che solo validissimi esperti e restauratori potevano fare.
- Come mai quando viene sottratta un'opera d'arte dai musei italiani, a volte addirittura statue che di certo non si mettono dentro una cartella, non c'è mai un'inchiesta giudiziaria?
Questi sono i misteri italiani per cui una montagna di opere d'arte prendono il volo continuamente col beneplacito di tutti.

A Boscotrecase si trovano altre ville del medesimo comprensorio:


VILLA LUCIO ARELLIO

Villa di Lucio Arellio Successo, scavata nel 1898-1899 con affreschi in I stile e ambienti rustici.


VILLA AGRIPPA POSTUMO

Villa di Agrippa Postumo, parzialmente scavata nel 1903-1905. Rinvenuti un peristilio e ambienti decorati con affreschi in III stile, staccati e oggi al Museo archeologico nazionale di Napoli e al Metropolitan Museum di New York. Gli scavi vennero nuovamente ricoperti dalla lava nel 1906.


BOCCIA

Nella località Boccia al Mauro di Terzigno vennero rinvenuti nel 1981 i resti di diverse ville, sono parzialmente scavate per la loro parte rustica.


BIBLIO

- Vittorio Bracco - Campania - collana “Itinerari archeologici” diretta da Sabatino Moscati - Roma - Newton Compton - 1981 -
- Paola Poli Capri - Pompei, i tesori di Boscoreale - Van der Poel - 2001 -
- Antonio Cirillo, Angelandrea Casale - Il Tesoro di Boscoreale, Pompei - Associazione Amici di Pompei - 2004 -
- "The Villa of P. Fannius Synistor at Boscoreale" - The Metropolitan Museum of Art Bulletin. 45 - Winter 1987–1988 -
- Bettina Bergmann et al. - Roman Frescoes from Boscoreale: The Villa of Publius Fannius Synistor in Reality and Virtual Reality - Metropolitan Museum of Art Bulletin 62 - Spring 2010 -






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