DOMIZIANO - DOMITIANUS





Nome completo: Domitianus Augustus Germanicus
Nascita: Roma, 24 ottobre del 51
Morte: Roma, 18 settembre del 96
Predecessore: Tito
Successore: Nerva
Coniuge: Domizia Longina
Figli: uno morto in età infantile
Dinastia: ultimo della dinastia Flavia
Padre: Vespasiano
Madre: Flavia Domitilla maggiore
Fretelli: Tito, Flavia Domitilla
Regno: 81-96 d.c.

Domiziano nacque nel 51 a Roma, nella regione Malum Punicum, il melograno, dove farà poi costruire un tempio. I genitori, Vespasiano allora console e Flavia Domitilla avevano già altri due figli: Flavia Domitilla minore e Tito. Ricevette una ricca educazione: studiò retorica, letteratura, legge e amministrazione.



GLI ANTECEDENTI

Appena eletto Vitellio dovette affrontare la rivolta delle legioni della Giudea, che avevano proclamato Vespasiano imperatore. Lasciando al figlio Tito il compito di combattere i giudei, Vespasiano si mise alla testa delle sue truppe. Vitellio spaventato abdicò ma i suoi veterani di Germania non accettarono e presero d’assalto il Campidoglio dove si era rifugiato il fratello di Vespasiano con le sue coorti e con Domiziano che riuscì a scappare travestito da sacerdote di Iside.

Nel 70 Domiziano costrinse al divorzio Domizia Longina per sposarla. Lucio Elio Lamia, suo marito, non potè opporsi, e Domizia divenne nuora dell'imperatore. Ebbe con lei due figli che però morirono giovani.

Vespesiano sconfisse le truppe di Vitellio, che cercò di rientrare a Roma, ma il popolo che sapeva della sua sconfitta lo uccise. Vespasiano, capostipite della dinastia dei Flavi, venne incoronato col figlio Tito imperatore e console dal Senato nel 69, mentre Domiziano fu eletto pretore con potere consolare.

Intanto, le tribù germaniche si erano unite per la rivolta, ma Petilio Ceriale li sconfisse, senza bisogno di Domiziano che, sperando di dimostrare capacità di condottiero, aveva superato le Alpi col legato Muciano. Visto che l'ordine era tornato Muciano tornò a Roma con Domiziano, presentando questi alla truppe come reggente in attesa di Vespasiano.



LA REGGENZA

Nella reggenza Domiziano fece buona impressione ai senatori per modestia e moderazione, proponendo la riabilitazione di Galba e perchè invitò a non perseguitare i sostenitori del vecchio regime, limitandosi a revocare i consoli ordinati da Vitellio.

Con l’arrivo di Vespasiano, Domiziano dovette rinunciare al governo, ripiegando sulla letteratura. Il fratello maggiore Tito invece, per la lunga esperienza politica e militare, fu associato al governo dell'impero.

Tito però non aveva figli maschi, per cui Vespasiano dovette pensare che Domiziano più giovane dovesse un giorno succedergli. Per cui gli dette la carica di sacerdote, e dal 72 poté essere effigiato nelle monete, dal 74 potè anche battere moneta, portare la corona d’alloro e far incidere il suo nome nei monumenti accanto a quelli del padre e del fratello.

Durante il regno di Vespasiano, Domiziano fu console per sei volte, anche se ne esercitò uno solo ordinario perché Tito gli cedette il posto. la prima volta a venti anni, ottenne l’unico consolato ordinario nel 73, gli altri nel 75, 76, 77 e 79.

RICOSTRUZIONE GRAFICA DEL VOLTO (By Haroun Binous)

LA PERSONA

Svetonio lo descrive con una conversazione elegante, con grandi occhi e sopracciglia rialzate. Filostrato scrive lo sguardo inqiuetante e il tono basso della voce.
Era un bell'uomo, alto col viso tondo ma con vista debole. Di costumi viziosi e dissoluti, non si fermò davanti a nulla: rubò la moglie ad Elio Lamia, disonorò la nipote Giulia, figlia di Tito, causandone la morte; poi tornò a convivere con la moglie Domizia già ripudiata per adulterio.

Tito Flavio Domiziano lo descrive: - Di alta statura, con un'espressione modesta nel volto che spesso arrossiva, occhi grandi ma miopi. Era bello e ben proporzionato, specie da giovane. -
Plinio il Giovane scrive che - Era sempre alla ricerca di isolamento, senza mai uscire dalla sua solitudine se non per crearne un’altra. -
Svetonio - Cenava da solo e fino all’ora di coricarsi altro non faceva se non passeggiare in disparte.-
Aurelio Vittore invece ne descrive un particolare curioso: - Per qualche ora teneva lontani tutti e si metteva ad inseguire battaglioni di mosche. -
Lo cita anche Svetonio: - Vibo Crispo, interrogato da un tale se ci fosse qualcuno con l’imperatore, gli rispose: No, neppure una mosca. -
E pure Dione Cassio: - E’ per conto suo, non ha con sè nemmeno una mosca. -

Piuttosto frugale e sobrio, faceva in genere un pasto al giorno, e pur dando frequentemente festini li faceva terminare al tramonto.
Amante delle tradizioni greche, istituì a Roma giochi ellenici a cui assisteva vestito alla greca ed era molto devoto di Athena.

Probabilmente invidioso del padre e del fratello, verso il quale avrebbe mostrato risentimento anche dopo la morte, criticandone gli atti e abolendo le feste in onore all’anniversario della nascita. Misantropo e collerico, - S’irritava allo stesso modo con chi si mostrava cortigiano e con chi cortigiano non era: secondo lui, gli uni volevano lusingarlo, gli altri disprezzarlo. -

Domiziano ristabilì la politica dei Giulio-Claudi, rafforzando il proprio potere per contrastare quello dei patrizi. Si fece chiamare "Signore e Dio nostro". Durante la guerra contro i Daci, alcune legioni si ribellarono costringendolo a firmare una pace sfavorevole. Sentendosi tradito, Domiziano vide congiure ovunque, fissandosi sempre più sul culto della sua personalità.

Un’iscrizione del 93, che ancora si legge a Porta Maggiore a Roma lo cita:
- IMPERATOR CAESAR, DIVI VESPASIANI FILIUS, DOMITIANUS AUGUSTUS GERMANICUS, PONTIFEX MAXIMUS, TRIBUNICIA POTESTATE XII, IMPERATOR XXII, CONSUL XVI, CENSOR PERPETUUS, PATER PATRIAE. -
A sua moglie moglie Domizia Longina fece dare il titolo di Augusta.

Il re dei Parti, aveva chiesto a Vespasiano di inviargli un esercito alleato guidato da un figlio, e Domiziano chiese al padre l'incarico, ma questi rifiutò.
Domiziano ripiegò allora sulla poesia, guadagnandosi le adulazioni di Quintiliano: - Cosa vi è di più sublime, di più dotto, di più armoniosamente bello delle sue poesie composte nell’ozio in cui si è confinato nella sua giovinezza, dopo averci fatto dono dell’Impero? Chi potrebbe cantare meglio la guerra di colui che la fece così gloriosamente? A chi dovrebbero mostrarsi più benigni gli Dei che presiedono agli studi? I secoli futuri parleranno meglio di me; ora la sua gloria poetica è eclissata dalla fama dei suoi altri talenti.-

Alla morte di Vespasiano, nel 79, Tito rimase unico imperatore e, come il padre, escluse Domiziano dagli affari di Stato, ma lo dichiarò suo successore e gli fece ottenere il consolato ordinario nell’80 proponendogli di sposare la figlia Giulia: Domiziano rifiutò di separarsi da Domizia ma Giulia divenne poi la sua amante.

Tito morì di febbri malariche nell'81, e Domiziano partì precipitosamente per Roma, per farsi acclamare imperatore dai pretoriani. Partì così di fretta che qualcuno sospettò che lui entrasse in qualcosa nella morte del fratello. Era infatti ambiziosissimo. Il giorno dopo il Senato gli concesse il titolo di Augusto e padre della patria, poi il pontificato, la potestas tribunicia e il consolato.



L'IMPERATORE

« Domiziano ricostruì numerosissimi monumenti importanti, che erano stati distrutti dal fuoco, e tra questi anche il Campidoglio, che si era incendiato di nuovo... qui innalzò un nuovo tempio a Giove Custode e costruì il Foro che oggi si chiama di Nerva, ed anche un tempio alla gente Flavia, uno stadio, un auditorio musicale e una naumachia, le cui pietre in seguito servirono a restaurare il Circo Massimo... »
(Svetonio, Vite dei Cesari, libro XII, Domiziano, 5.)

Prese la censura a vita e la carica di console ordinario che nel '84 si fece dare per la durata di dieci anni. A Domiziano veniva dato il titolo di Dio e padrone e l'imperatore cominciava ad indossare il manto di porpora, sempre più ossessionato e sospettoso. Quando non abitava a Roma, Domiziano risiedeva ad Albano, o in diverse ville al Tuscolo, a Gaeta, Anzio, Circeo e Baia.

Dom., XIII, 2
"Statuas sibi in Capitolio non nisi aureas et argenteas poni permisit ac ponderis certi. Ianos arcusque cum quadrigis et insignibus triumphorum per regiones urbis tantos ac tot extruxit, ut cuidam Graece inscriptum sit: 'arci.' "

"Non consentì che venissero poste in Campidoglio statue di lui, se non d'oro e d'argento e di peso determinato. Fece erigere per i vari quartieri dell'urbe un tale numero di volte e archi enormi con quadrighe e insegne trionfali, che su uno di essi si trovò scritto in greco: 'Basta!' "



LE PERSECUZIONI RELIGIOSE

Negli ultimi anni Domiziano divenne crudele, perseguitando ebrei e cristiani, e facendo uccidere molti senatori ed equites, inoltre osteggiava gli optimates, spesso sequestrando i loro beni per rimpinguare le casse dello stato, ormai sofferenti per le enormi spese per le opere pubbliche e i vari giochi circensi.

Nel 95 vennero condannati a morte per ateismo il console Flavio Clemente, cugino di Domiziano e Acilio Glabrione, già console con Traiano, mentre furono esiliati « molti altri cittadini che avevano adottato costumi ebraici » Tra questi ultimi, la moglie di Clemente, Flavia Domitilla, nipote dell'imperatore, fu relegata nell'isola di Ponza o di Ventotene.

Lo storico della Chiesa Eusebio (265 - 340) riferisce invece dell'esilio di una Flavia Domitilla, «figlia della sorella di Flavio Clemente », a "suo giudizio" una cristiana, affermando che Domiziano sarebbe stato il secondo imperatore, dopo Nerone, a scatenare una persecuzione contro i cristiani.

Non è chiaro se queste condanne fossero realmente motivate dalla necessità di combattere religioni che potevano rappresentare un pericolo per lo Stato romano, se invece fossero solo il capriccio di un tiranno, o se fossero un pretesto per colpire nemici personali di Domiziano. 

Può anche darsi che, colpendo Flavio Clemente e la sua famiglia, Domiziano volesse sbarazzarsi di pericolosi concorrenti al proprio potere. C'è chi ritiene probabile che anche i sette figli di Clemente fossero fatti morire, anche se non è certa la sorte di due di loro che erano stati adottati dall'imperatore stesso, i giovani Vespasiano e Domiziano.

Però, secondo, Tertulliano (155-230), scrittore e apologeta cristiano, quindi di certo contrario al paganesimo, scrisse di Domiziano a proposito delle persecuzioni sui cristiani, che « tentò di comportarsi » come Nerone nelle persecuzioni, ma « si tirò subito indietro, richiamando anche coloro che aveva condannato all'esilio ».



IL GOVERNO

I pregi e la buona amministrazione:
  • amministrò la giustizia con zelo e diligenza, tenendo in via straordinaria tribunale anche nel Foro.
  • perseguì i magistrati corrotti.
  • per tre volte distribuì trecento sesterzi ad ogni cittadino povero.
  • rifiutò le eredità lasciategli da chi aveva figli.
  • condonò le multe di oltre cinque anni prima.
  • proibì che si facessero degli eunuchi.
  • annullò la legge di Roscio Cepio che prevedeva il pagamento di un’indennità a favore dei senatori di nuova nomina.
  • ricostruì le biblioteche distrutte dagli incendi, facendo cercare libri in ogni parte del mondo.

Gli errori e i vizi:
  • cercò di guadagnarsi il favore popolare con elargizioni, banchetti, feste e spettacoli.
  • fece magnifici banchetti nelle feste della sua pretura e per commemorare il nuovo e settimo monte a Roma.
  • fece celebrare i ludi secolari elevando fino a cento il numero delle corse giornaliere dei cocchi.
  • celebrò ogni anno le feste di Minerva, e in onore di Giove Capitolino indisse una gara quinquennale di musica, corse di cavalli ed esercizi ginnici; diede naumachie in un lago scavato presso il Tevere e nell'anfiteatro, combattimenti di fanti e cavalieri, giochi gladiatori e cacce notturne al lume delle fiaccole. Ai combattimenti fece partecipare anche donne e delle vergini alle corse nello stadio. Il che gli costò un patrimonio che pesò sulle finanze.
  • lasciò ai contadini per usucapione, le terre invase spettanti ai veterani e represse le persecuzioni fiscali.
  • per mantenersi fedele l'esercito, Domiziano aumentò la paga dei soldati: i pretoriani ebbero mille denari annui, cinquecento le milizie urbane, trecento i legionari.
  • proibì che le legioni ponessero il campo le une vicino alle altre.
  • vietò che la plebe assistesse agli spettacoli mescolata coi cavalieri.
  • si arrogò il diritto di condannare a morte i senatori reasponsabili di gravi reati.
  • accortosi del debito pubblico tolse le agevolazioni fiscali pesando soprattutto sui giudei.
  • sempre per il debito pubblico accettò qualsiasi eredità giungendo alla confisca illecita dei beni.
  • per incrementare la coltivazione del grano, vietò di piantare nuove vigne e ordinò che nelle province si riducessero della metà le piantagioni di viti.
  • radiò dal Senato un ex-questore perchè faceva il mimo e il ballerino, proibendo le recite in luoghi pubblici.
  • alle meritrici tolse il diritto di andare in lettiga e di ricevere legati o eredità.
  • punì i seduttori prima con l'esilio poi in pubblico comizio facendoli colpire a morte con le verghe.
  • cacciò dalla magistratura un cavaliere romano che aveva sposato di nuovo la propria moglie già ripudiata per adulterio.
  • fece condannare a morte tre vestali, per violazione del voto di castità, mentre i loro seduttori furono esiliati. E la grande sacerdotessa Cornelia, già assolta e nuovamente giudicata fu sepolta viva, malgrado le sue proteste d’innocenza.
  • per onorare gli Dei fece demolire il sepolcro che un suo liberto, servendosi di pietre destinate al tempio di Giove, aveva fatto costruire al figlio e ne fece gettare la salma in mare.
  • rimise in vigore i processi di lesa maestà aboliti da Tito, colpendo molti filosofi stoici.
  • ripristinò l’onere, imposto da Claudio ai questori entrati in carica, di offrire al popolo giochi gladiatori.
  • fece distruggere i numerosi libelli che circolavano contro i personaggi più in vista della città con pena di morte per gli autori.
  • applicò la lex Scantinia contro l’omosessualità e la lex Julia contro l’adulterio e il concubinato.

Le opere pubbliche:
  • ampliò la rete stradale: la Domiziana che da Sinuessa va a Pozzuoli, in Oriente costruì strade in Galazia, Ponto, Cappadocia, Pisidia, Paflagonia e Armenia Minore.
  • edificò in Campo Marzio, dove è la chiesa di Santa Maria sopra Minerva, il tempio di Iside e Serapide, e un tempio dedicato a Minerva, di cui si conserva ancora la statua, la Minerva Giustiniani.
  • Fece restaurare il Tempio di Giove Capitolino decorandolo con porte e tetto di bronzo doratocon la spesa folle di 12.000 talenti.
  • Anche la capanna di Romolo, conservata nel tempio, fu restaurata.
  • Fece costruire un santuario a Minerva accanto al restaurato tempio di Castore, sotto il Palatino.
  • Fece edificare un grande tempio si Minerva nel Foro di Nerva, del quale restano il grande portico e l’immagine della Dea.
  • A Campo Marzio fece fare un tempio a Minerva Calcidica circondato da portici (Foro Palladio) e un tempio alla famiglia Flavia.
  • Accanto al tempio di Giove Capitolino fece erigere un tempio di Giove Custode, in cui erano rappresentate le sue gesta e la sua immagine nella statua del Dio.
  • Marziale scrisse di due templi dedicati a Giunone da Domiziano e di un tempio a Ercole sulla via Appia, con la statua dell’imperatore.
  • Sotto il Campidoglio, nell’87 fece erigere un tempio dedicato a Vespasiano.
  • Nell'89 fece erigere statua equestre in bronzo in cui Domiziano teneva nella mano sinistra l’immagine della Dea che a sua volta sosteneva una testa di Medusa
  • Presso porta Flaminia eresse un tempio alla Fortuna Reduce e un arco di trionfo per celebrare la spedizione contro i Sarmati, con Domiziano in veste di auriga.
  • Sul luogo della sua nascita fece costruire un tempio-mausoleo dedicato ai Flavi.
  • fece costruire da Apollodoro un teatro musicale i cui resti stanno accanto al palazzo Massimo alle Colonne, e uno stadio, l'odierna piazza Navona, in cui si svolgevano i Giochi Capitolini.
  • Fece costruire un grande palazzo-reggia sul colle Palatino nel 92 oltre alla Mica Aurea, sul Celio.


LE GUERRE

Guerra Dacica

La guerra germanica di cui nell'84 Domiziano celebrò a Roma il trionfo non fu nemmeno combattuta. I Chatti che stavano molestando la frontiera all'avvicinarsi delle legioni romane furono pronti a ritirarsi.

I Daci guidati dal re Decebalo invasero la Mesia dove c'era solo una legione romana che fu trucidata. Domiziano affidò il comando della guerra a Cornelio Fusco, recandovisi di persona, senza però prendervi parte. I Daci, sperando di attirare i Romani ripassarono il fiume ma Domiziano, visto il pericolo allontanarsi, fece ritorno in Italia.

L'anno seguente Cornelio Fusco attaccò i Daci ma fu sconfitto e ucciso. Giuliano, governatore della Mesia, passò nella Dacia sconfiggendoli in una battaglia sanguinosa. Da questa vittoria i Romani avrebbero potuto trarre non pochi vantaggi, ma Domiziano non accettò la pace, la guerra riprese con tali perdite che dovette fare un pessimo accordo con Decebalo.


Guerra Britannica

I Caledoni scesero dalle montagne in trentamila e assalirono i Romani al monte Graupio. Agricola mandò prima ottomila ausiliari e tremila cavalieri, poi cinque coorti che misero in fuga i Caledoni, lasciandone ventimila sul campo. I superstiti, dopo aver barbaramente ucciso figlioletti e mogli, si dispersero tra i boschi e sui monti della Scozia.
Nel frattempo la flotta di Agricola giungeva alla punta settentrionale della Britannia e dava la notizia che questa era un'isola. Malgrado i successi Domiziano richiamò Agricola a Roma.



LA MORTE DI DOMIZIANO

Plinio il Giovane - Fine di Domiziano, odioso tiranno.

"Quella belva disumana aveva fortificato il palazzo imperiale con un violentissimo terrore, ora come rintanata in un qualche antro, beccando il sangue dei congiunti, ora levandosi a sanguinosi massacri di illustrissimi cittadini. 

Orrore e minacce si aggiravano dinnanzi alle porte del palazzo, e una paura uguale sia per coloro che vi erano ammessi, sia per quelli che ne erano esclusi. Nessuno osava avvicinarsi, nessuno rivolgere la parola a lui che cercava sempre le tenebre e la solitudine e non usciva mai dal suo deserto se non per fare il deserto. 

Tuttavia egli, tra le pareti e le mura con le quali gli sembrava di proteggere la sua incolumità, rinchiuse con sé l'inganno, le trame e un Dio vendicatore dei misfatti. 

Il castigo forzò e penetrò i posti di guardia e irruppe attraverso gli stretti e inaccessibili passaggi non diversamente che per porte spalancate e soglie ospitali: allora lontana gli era la sua divinità, lontani quei misteriosi corvi e quegli inumani recessi, ai quali si era spinto con il terrore, l'arroganza e l'odio degli uomini. "

Si allude alla congiura di palazzo che eliminò Domiziano.

Agricola tornò a Roma e celebrò il trionfo morendo poco dopo. Qualcuno sospettò dell'imperatore. Domiziano sapeva di essere odiato. Due congiure erano state scoperte per cui ormai ne vedeva dappertutto.

Aveva raddoppiata la guardia del palazzo, cambiato spesso il prefetto urbano e il capo dei pretoriani.
Presto si organizzò un'ultima congiura cui partecipò anche la moglie Domizia, Il compito, come scrive Plinio, fu affidato al liberto Stefanio nel 96.

Nel giorno stabilito, Stefanio, che per allontanare i sospetti da tempo portava il braccio fasciato, chiese di parlare a Domiziano per informarlo di una congiura. Mentre Domiziano leggeva il foglio coi nomi dei congiurati, Stefanio tirò fuori dalla fasciatura il pugnale e lo colpì al ventre, ma la ferita era lieve. Iniziò una colluttazione ma accorsero altri congiurati che uccisero Domiziano con sette pugnalate.

Domiziano morì a 44 anni con 15 anni di regno. Fu posto in una bara plebea e i modesti onori funebri gli furono dati in casa di campagna della nutrice dell' imperatore, che portò poi di nascosto le ceneri nel tempio dei Flavi.
Il popolo fu felice dell'assassinio ma non i pretoriani che invasero il palazzo, linciando il congiurato Stefano. I capi dei pretoriani però li indussero alla calma promettendo loro ricche compense. Con lui si estinse la dinastia dei Flavi.



RODOLFO  LANCIANI

"Tra i due palazzi appena descritte, il Pomponiano e il Valeriano, nello spazio ora occupato dal Palazzo Albani e la chiesa e il convento di S. Carlino alle Quattro Fontane, c'era una casa umile, che apparteneva a Flavio Sabino, fratello di Vespasiano. Qui l'imperatore Domiziano nacque, il 24 ottobre dell'anno 50. La casa che si trovava in un angolo del Semita e la strada "Melograno" è stato convertito da lui in un memoriale di famiglia, o mausoleo, dopo la morte del padre e del fratello. Qui sono stati sepolti, oltre a Vespasiano e Tito, Flavio Sabino, Julia, figlia di Tito, Domiziano e, infine, se stesso.
La storia della sua morte è la seguente:

Dopo aver ucciso suo cugino Flavio Clemente, il principe cristiano, la cui sorte che ho descritto nel capitolo I, la sua vita è diventata un peso insopportabile per lui. Il timore che qualcuno improvvisamente insorgesse per vendicare il sangue innocente in cui aveva immerso le mani lo fece tremare ogni istante per la sua vita; tanto è vero che fece incrostare i portici del palazzo imperiale col marmo Phengite, nella cui superficie brillante poteva vedere il riflesso dei suoi seguaci e assistenti, e poteva guardare le loro azioni, se pure fossero a una certa distanza dietro lui. 

Per diverse settimane fu spaventato da fulmini. Una volta che il Campidoglio venne colpito, accanto alla tomba di famiglia sul Quirinale, che aveva ufficialmente dedicato Templum Flaviae Gentis; e un'altra volta il palazzo imperiale e anche la sua propria camera da letto. Egli è stato sentito a borbottare a se stesso in preda alla disperazione, "Lascia che facciano: chi se ne frega" In un'altra occasione un ciclone furioso strappò l'epigrafe dedicatoria dal piedistallo della sua statua equestre nel Foro.

Nel 194 sognò che Minerva, la divinità protettrice dei suoi giorni più felici, era improvvisamente scomparso dalla sua cappella privata. Ciò che lo spaventava di più, tuttavia, fu il destino di Askletarion l'indovino. Avendo chiesto che tipo di morte Askletarion avesse previsto, la risposta era stata: "Io molto presto sarò sbranato dai cani."

"Per convincere se stesso e ai suoi amici che queste previsioni non meritavano alcun credito, Domiziano, che aveva appena ricevuto un tristissimo avvertimento da parte dell' Oracolo della Fortuna Prenestina, fece uccidere l'indovino, e fece seppellire le sue spoglie in una tomba ben custodita. Ma mentre la cremazione era in corso, un uragano spazzò l'ustrinum, e cacciò via gli addetti spaventati, in modo che i resti mezzo-carbonizzati andarono in preda ai cani. La storia venne riferita all'imperatore quella sera mentre era a cena.

I dettagli dell'assassinio, che ha avuto luogo pochi giorni dopo, il 18 settembre del 96, nel 45° anno della sua età, e la 15° del suo regno, non sono ben noti, perché, con l'eccezione dei quattro assassini, l'atto è stato testimoniato solo da un bambino, al quale Domiziano aveva dato la cura delle immagini degli Dei in camera da letto.

I nomi dei cospiratori sono Saturius, il capo servitore, Massimo, un liberto di una classe inferiore, Clodianus, un ordinato, e Stefano, che era il capo del partito. Vennero portati a commettere il crimine nella speranza che le malversazioni di cui erano colpevoli nella loro gestione della proprietà di Flavia Domitilla, nipote dell'imperatore, non sarebbero mai stati scoperti o puniti.

Per evitare sospetti, l'assassino è apparso per diversi giorni prima del tentativo con il braccio fasciato, e al collo, in modo che potesse portare un'arma nascosta impunemente, anche Il cadavere venne occultato in un giardino di proprietà della sua nutrice Phyllis, ai confini della Via Latina; e le ceneri vennero segretamente mescolate con quelle di sua nipote Giulia, dalla sua nutrice Phyllis, e depositate nel mausoleo di famiglia sul Quirinale.

Il mausoleo, che si erge al centro dell'atrio della vecchia casa dei Flavi, è stato scoperto e distrutto verso la metà del XVI secolo. Ligorio descrive la struttura come un tempio rotondo, con un pronao di sei colonne di ordine composito. Gli scavi sono stati fatti a spese del cardinale Sadoleto. Ha trovato tra le altre cose una bella statua in marmo di Minerva, con uno scudo nella mano sinistra e una lancia nella destra. La villa del cardinale Sadoleto fu poi acquistata da messer Uberto Ubaldini, che livellò tutto al suolo, e sradicò le fondamenta dell'edificio. Così facendo scoprì diverse statue di marmo senza testa. Flaminio Vacca aggiunge, che le colonne erano di Bigio africano, alte quattordici piedi."

STATUA EQUESTRE DI DOMIZIANO-NERVA

LA STATUA EQUESTRE

La Statua equestre di Domiziano-Nerva, equus domitiani, è un monumento onorario del Sacello degli Augustali, un tempio romano destinato ai riti di culto degli imperatori e si trova a Miseno (Campania).

All’interno dell'enorme tempio sono state rinvenute statue di divinità ed imperatori, tra cui appunto la statua equestre di Domiziano-Nerva ed ora sono tutte conservate ed esposte al Museo Archeologico dei Campi Flegrei di Baia.

La statua equestre di Domiziano-Nerva, malgrado sia stata ritrovata in numerosi frammenti, rappresenta sicuramente una delle statue più importanti del tempio, scoperto nel 1968, che accoglieva le immagini degli imperatori della dinastia flavia: la statua equestre di Domiziano-Nerva e le statue in marmo di Vespasiano e Tito.

La statua equestre venne eretta nel 91 d.c. per celebrare le vittorie dell’imperatore Domiziano contro i Germani. La scultura di bronzo, con intarsi d’argento e di rame, raffigura Domiziano in sella ad un cavallo, in posizione rampante, che tiene in modo vigoroso le redini verso sinistra. L'imperatore indossa una corazza con decorazioni a rilievo e il braccio destro è sollevato ad impugnare l’asta.

Importanti anche le raffigurazioni della corazza decorata, al centro del torace, con una strana Medusa dall’aspetto fiero e insieme mite. La Medusa era un'ipostasi della Dea Minerva di cui Domiziano era fervente seguace. Sullo spallaccio, pezzo dell’armatura destinato a proteggere la spalla del guerriero, era raffigurato un Eracle fanciullo che strangola i serpenti e sta a rappresentare la Virtus e la forza dell’imperatore predestinato ad onori e gloria.

Poichè tuttavia l'imperatore venne alla sua morte condannato alla "damnatio memoriae", la testa della statua venne segata dal corpo e sostituita con la testa di Nerva, suo successore.


BIBLIO

- Svetonio - Domiziano - 13 - Edizioni dell'Ateneo - 1991 -
- Brian W. Jones, The Emperor Domitian - London & New York - Routledge - 1992 -
- Stephen Williams - Diocleziano - Un autocrate riformatore - Genova - 1995 -
- Timothy Barnes - The New Empire of Diocletian and Constantine, Cambridge, MA Harvard University Press, 1982 -
- Stephen Williams - Diocleziano - Un autocrate riformatore - Genova - 1995 -
- Brian W. Jones - The Emperor Domitian - London & New York - Routledge - 1992 -



2 comment:

Anonimo ha detto...

non capisco nulla non c'erano i consoli???? Poi questo Domiziano ha la faccia storta e sembra Chandler di Friends. Non capisco cerco aiuto #domidaddy #history4life #sonoobbligatoafareunapresentazionedistoriasudomizianoaiuto

Anonimo ha detto...

Ti giuro anche io devo fare sta presentazione di storia e non ci sto capendo niente

Posta un commento

 

Copyright 2009 All Rights Reserved RomanoImpero - Info - Privacy e Cookies