IL ROMANO IDEALE





"SI FUERIS ROMAE, ROMANO VIVITO MORE"

Citava un famoso detto dell'antica Roma.
Letteralmente significava, se stai a Roma comportati secondo gli usi e i costumi romani.

Ma non era una frase generica, perchè Roma non era una qualsiasi città, ma era la Caput Mundi.
Pertanto erano gli stranieri a doversi integrare a Roma, e non solo dentro l'Urbe, perchè l'Impero romano era l'impero di Roma.

A Roma il 74 % dei cittadini era nato aldifuori della capitale, la più grande città multirazziale del mondo. Roma era il paese delle opportunità, era l'America di altri tempi, dove chi sapeva fare qualcosa, qualsiasi cosa, aveva la possibilità di lavorare e vivere. Ma soprattutto Roma è stato il faro della civiltà che ha illuminato il mondo.

Ma quali erano gli usi e i costumi di Roma che tanto li distinguevano dai barbari? Ovvero qual'era il comportamento ideale di un vero cittadino romano?

"Tuttavia fra tutte le ricompense della virtù, se si dovesse farne una valutazione, la più grande è la gloria: essa è l'unica capace di consolare della brevità della vita col ricordo della posterità, di renderci presenti anche se siamo assenti, di farci vivere anche se siamo morti; essa è, infine, la scala per mezzo della quale l'uomo sembra salire addirittura in cielo".
(CICERONE - PRO MILONE)

Doveva essere al massimo, ma senza strafare. Uno dei codici non scritti ma massimamente considerati dai romani era la continenza. godere di tutto ma senza lasciarsi prendere dalla cupidigia.
Un vero romano non ostentava, non si vantava, non gridava, non si ubriacava, non trascurava la famiglia nè i propri beni. Un vero romano aveva un portamento tranquillo e dignitoso, basta guardare una statua romana per comprenderlo.

Perfino gli oratori che dovevano affascinare gli uditori lo facevano con modi eleganti, con voce chiara e contenuta e con gesti sobri ma evidenti. Un vero romano doveva saper parlare bene, la retorica, ma doveva pure saper gesticolare bene, cioè con eleganza.

Le età successive hanno abolito la gestualità, fino al 'novecento, e ancora oggi, gesticolare è considerato disdicevole, in realtà il bel gesto ha un grande potere comunicativo, purchè sia misurato e armonioso. Le emozioni, in linea generale, sono piacevoli ed anzi indispensabili, purchè consapevoli e quindi gestite. Questo era l'optimum per i romani. Questo li distingueva dai barbari.



L'UOMO ROMANO IDEALE

LAVARSI E RADERSI

L'uomo ideale romano doveva lavarsi e radersi. Il romano si radeva tutti i giorni, anche negli accampamenti militari, anche in guerra. Radersi significava ricordarsi di essere romani. Mentre gli ausiliari dell'esercito potevano far crescere capelli e barba, i legionari non potevano, perchè loro erano "romani", cioè un popolo superiore. Un romano con pidocchi e cimici era inammissibile, sarebbe stato respinto dai suoi stessi compagni.

Cesare diceva: "I miei soldati si profumano ma combattono bene." Lo stesso Cesare, oltre a sbarbarsi e farsi i capelli si depilava le gambe, e Augusto, che faceva tutto ciò che aveva fatto Cesare, si depilava a sua volta.


IN PALESTRA

Nelle palestre doveva dare il massimo dal che si deduce che i romani fossero abbastanza "palestrati", ma con muscoli veri, dovuti alle varie forme di allenamento, dalla corsa al lancio del giavellotto, dal cesto (pugilato) al pancrazio (la lotta), dal lancio dei pesi al lancio del disco.

Pertanto l'uomo ideale romano doveva essere muscoloso e col ventre piatto, anche perchè poi, divenuto in età di combattere, si allenava nei campus esercitando la corsa, l'arrampicata, il salto, i pesi e doveva pure saper nuotare perchè se occorreva traversare un torrente non si poteva perdere tempo a costruire barche.

Non solo, ma il buon romano doveva saper fare di tutto, perchè in guerra imparava a fare di tutto: lastricare strade, costruire forti e fortini, ponti, case, acquedotti ecc. ecc. L'uomo romano doveva cavarsela in ogni occasione e soprattutto non doveva aver paura di affrontare i pericoli. Cesare ai suoi legionari insegnò pure ad andare a cavallo, e naturalmente Augusto proseguì la tradizione.


LE TERME

I romani andavano alle terme tutti i giorni, uomini e donne, e perfino gli schiavi quando avevano tempo libero. Essendoci acqua corrente non si diffondevano malattie e tutti si lavavano. I romani non usavano il sapone ma avevano degli equivalenti. Uno di questi era: un misto di equiseto in polvere, argilla e olio di oliva, oppure farina di fave, polvere di pomice e olio d'oliva. Si spalmava sul corpo, si lavava e poi si tirava via con lo strigile.

Nelle terme i romani si lavavano, mangiavano e si acculturavano in biblioteca. Ma soprattutto nuotavano, perchè il nuoto era anch'esso una palestra. Ogni soldato romano, anche se proveniva da una zona lontana dal mare, doveva saper nuotare. Frequentemente i legionari traversavano fiumi e mari, e saper nuotare significava sopravvivere. Naturalmente nelle terme c'era anche la palestra, per cui i romani erano si bassini ma pittosto muscolosi.



I VALORI MORALI

Sull'ordine dei valori morali non c'erano dubbi:

1) La Patria. Questo comportava:
- Combattere se la patria chiama.
- L'obbedienza all'Imperatore o al generale
- Dare la vita se la patria lo richiedeva.

Per un romano combattere o almeno aver combattuto per la patria era un dovere indiscutibile. Non solo non era possibile fare carriera pubblica senza il cursum honorum delle armi, ma anche per fare una carriera privata come ad esempio un avvocato o un medico, non ci si fidava di lui se non aveva combattuto onorevolmente.

Era meno grave che fosse un letterato o un poeta ad aver evitato i combattimenti, ma anche su questo delle critiche rimanevano, come si rammarica ad esempio Orazio, che purtuttavia deve seguire in guerra Mecenate.

Ma in famiglia poi madri, suocere e mogli volevano un figlio, o un genero, o un marito di cui andare fiere in pubblico. Non a caso le donne si recavano al tempio di Giunone Lucina a supplicare che il consorte si coprisse di gloria nel combattimento.

2) Onorare gli Dei. Questo comportava:
- Onorare ogni giorno gli antenati e gli Dei preferiti posti nel larario. Un'operazione spettante al padrone di casa che però occupava pochissimi minuti.
- Partecipare alla commemorazione della dedica dei templi del suo quartiere. Non a tutti però, ma solo agli Dei che aveva scelto di onorare. D'altronde la dedica si faceva una volta all'anno per ogni tempio. Certamente non poteva esimersi dalla triade Capitolina, da Marte se era un soldato, da Minerva se era un generale (la Minerva della triade era a parte). Se aveva poderi doveva pure ingraziarsi Cerere, e se cercava l'amore si rivolgeva a Venere.
- Poi c'erano le varie cerimonie: per la deposizione della barba, per il suo primo lavoro nel pubblico impiego, per il matrimonio, per ogni gradino in più della sua carriera, per i funerali, per avere un figlio, per vincere una battaglia e per tornare vivo da essa. Il romano faceva poche cerimonie però partecipava a molte, nel senso che pagava i sacerdoti che le facessero, lui al massimo assisteva, oppure faceva assistere la moglie o i figli o addirittura nessuno. L'importante era aver pagato i sacerdoti per la cerimonia.
- Ottemperare ai voti fatti. I romani facevano spesso voti agli Dei
- Esagerare nel pregare gli Dei era giudicato poco virile e pure ridicolo, proprio per il famoso principio della continenza. Al contrario ignorare gli Dei era pericoloso e poco romano.

3) Essere un buon "Pater familiae". Proteggere la "familia" (famiglia) era il compito del romano ideale, il che significava rispettare moglie e figli. Pur essendo il "comandante della nave", egli doveva rispettare proteggere tutti i suoi sottoposti, servi e schiavi compresi. Ciò significava che il buon padre provvedeva a tutti i bisogni finanziari della famiglia, compresa l'educazione dei figli che poteva avvenire con un pedagogo personale, o in una scuola privata o in una scuola pubblica. Naturalmente il pedagogo costava più della scuola privata mentre quella pubblica era gratuita. In genere a questa andavano gli schiavi. La scuola elementare riguardava maschi e femmine, mentre quelle superiori, di retorica e filosofia riguardavano solo i maschi. Tuttavia nelle famiglie agiate anche le figlie ricevevano un'educazione superiore mediante i pedagoghi.

Essere un buon padre di famiglia non riguardava solo la famiglia stretta ma pure i parenti. Era usanza che se il figlio di un parente rimaneva orfano di ambedue i genitori, oppure di solo padre, il pater familiae se ne faceva carico, badando alla sua istruzione e a volte anche adottandolo.
Infatti Fu Gaio Mario ad occuparsi dell'addestramento in palestra del nipote Giulio Cesare, dandogli anche l'orgoglio della razza e il valore dell'addestramento estremo e continuo, cosa che Cesare riverserà sui propri legionari.

Il buon pater era clemente coi suoi schiavi, evitando di essere troppo severo con loro e dando loro la libertà quando a suo avviso lo meritavano. Sono stati rinvenuti a Roma i colombari dei liberti di Augusto e di Livia, duemila di Augusto e 400 della moglie. Da notare che aveva provveduto anche ai loro funerali e alla collocazione nei colombari di sua proprietà.



LA DONNA IDEALE ROMANA

La donna ideale romana fu per lunghi secoli una schiava, in effetti badava alla casa e ai figli, cioè filava la lana, cuciva, cucinava e teneva la casa pulita. In più onorava e pregava gli Dei e lasciava al marito ogni idea politica. La madre dei Gracchi che si dedicò strenuamente alla vita dei suoi figli fu un esempio per i romani, anche se purtroppo le vennero uccisi ambedue, e vien da pensare che avesse loro insegnato l'onestà e la fierezza ma un po' meno la prudenza.

Già verso la fine della repubblica il suo ruolo era cambiato, e vi erano donne che lavoravano in proprio, con un negozio o un banchetto, o facevano le sarte, o dirigevano i lavori della terra, o svolgevano una professione, ad esempio il medico.

Ma fu con l'impero romano che la donna si emancipò, ottenendo il divorzio e la possibilità di scegliere di sposarsi senza riconoscere l'autorità maritale. Naturalmente nelle classi più povere si tendeva di più ad esercitare il potere sulla donna, ma man mano che si saliva di ceto le donne ebbero sempre più occasioni.

Anche se non andavano nelle scuole pubbliche se non in quelle elementari, le donne delle famiglie abbienti avevano un precettore e studiavano. Vale a dire che il precettore del figlio maschio insegnava pure alle figlie femmine, per cui le romane divennero istruite, accolsero scrittori e poeti nei loro banchetti e gareggiarono con loro.


La caduta della civiltà e dei valori

Con l'avvento della chiesa cristiana la cultura decadde e divenne peccato, le donne poi dovevano essere totalmente ignoranti per venire asservite più facilmente. per la stessa ragione vennero bruciati i libri in generale e soprattutto gli scritti delle donne.

I manoscritti della poetessa Sulpicia, ad esempio, si salvarono perchè furono ritenuti scritti da Tibullo, della donna la chiesa si chiedeva se avesse un'anima, figuriamoci se la ritenevano intelligente. Così tutti valori morali dei romani decaddero facendo posto al servilismo indiscusso rispetto ai dettami della religione che invase ogni attimo della giornata.

Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente cadde in effetti la grande civiltà romana, quella della tolleranza religiosa, del riconoscimento dei diritti delle donne, dell'istruzione  e dell'arte. Il mondo bizantino non produsse le belle opere letterarie dei latini, e pure l'arte decadde, divenendo nelle decorazioni labirintica e contorta come la mente dei bizantini. Basta guardarne i volti negli affreschi o nei mosaici per accorgersi degli sguardi vuoti privi di sentimenti e di emozioni.

L'avvento della Chiesa produsse così l'evo oscuro, il Medioevo.


BIBLIO

- Antonietta Dosi - Spazio e tempo - (coautore Francois Schnell) - Vita e Costumi dei Romani Antichi - Quasar - Roma - 1992 -
- Antonio La Penna - Orazio e la morale mondana europea, in Orazio - Tutte le opere - Sansoni - Firenze - 1968 -
- P. Marin - The Myth of Cato from Cicero to the Enlightenment  -
- Luciano Perelli - Il pensiero politico di Cicerone: tra filosofia greca e ideologia aristocratica romana -
- Florence Dupon - Daily Life in Ancient Rome - Blackwell Publishing - 1993 -




7 comment:

Lorica Valtiberina on 9 marzo 2018 alle ore 14:50 ha detto...

Interessante ed ottimo articolo.

MementoMori on 17 marzo 2018 alle ore 22:15 ha detto...

Tolleranza religiosa ? E i pagani che perseguitavano i cristiani dove sono andati a finire ?

Anonimo ha detto...

I pagani perseguitavano i cristiani perchè il cristianesimo anteponeva il cristo all'imperatore a roma e all'impero, in poche parole andava contro all'impero stesso e alle sue basi. Cosa che non faceva nessun altra religione oltre a quella ebraica, non è infatti un caso che le religioni pagane erano tutte accette e nessuna pestava i piedi all'altra. Quella cristiana al contrario violeva distruggere le altre minando le basi dell'impero dato che bersagliava anche lo stesso imperatore. Il monoteismo è sempre stato fonte di distruzione e fanatismo, il paganesimo di per se non ha mai nuociuto ad alcuna religione se questa non voleva debellarlo come poi appunto fece il cristianesimo. E' un pò diverso.

Anonimo ha detto...

Le persecuzioni furono molto più rare di quello che ci vuol fare credere la Chiesa. Origene scrisse che "il numero dei martiri è piccolo e facile da calcolare". Ma i cristiani, che quando erano all'opposizione ivocavano la tolleranza, non la applicarono dopo che ebbero conquistato il potere.

Anonimo ha detto...

che zuzzo

Anonimo ha detto...

Infatti, purtroppo la storia è scritta dai vincitori e adattata come meglio preferiscono questi.

Giovy on 7 dicembre 2022 alle ore 11:46 ha detto...

Bravissimo se esiste un Dio sicuramente non è dentro il vaticano ha mietuto solo vittime sangue potere

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