TAVOLINI ROMANI




Teniamo presente che i Romani adottarono e modificarono liberamente i modelli greci ed egiziani, entrambi già elaborati e di grande fantasia. Ma molto presero anche dai mobilieri etruschi, i quali usavano tavolini, sedili e armadi.

La casa romana non aveva molti mobili, però, se i proprietari ne avevano la possibilità l'arredavano con buon gusto, per il semplice motivo che la moda vigente prevedeva mobili e suppellettili di buon gusto.

Ed ecco i principali modelli di mobili e suppellettili:

n°1 - tavolino di marmo
n°2 - cassapanca o cassettone
n°3 - armadio-sacrario
n°4 - tsvolinrto leggio
n°5 - tavolinetto 3 piedi
n°6 - tavolinetto 3 piedi
n°7 - divano
n°8 - panca
n°9 - poggiapiedi
n°10 - sgabello curule
n°11 - tramezzo di legno
n°12 - vaso-braciere
n°13 - scalda-acqua
n°14 - armadio
n°15 - letto
n°16 - culla
n°17 - sedia
n°18 - versatoio
n°19 - specchio
n°20 - vaso-portafiori
n°21 - cilindro portacarte
n°22 - tavolino 4 zampi
n°23 - potiche porta oggetti

Del resto la casa romana non copiava nè l'egizia nè la greca, ma copiava quella etrusca, coll'impluvio e il guardino col colonnato.

CASA ETRUSCA (1)
Ovviamente ne copiò in parte anche le suppellettili.

Nell'immagine qua a fianco c'è l'esempio di una casa etrusca, con tanto di porticato e giardino-

L'unica differenza è che invece delle colonne usavano i pilastri in genere scanalati, anche se in seguito usarono le colonne, ma solo per i templi.

Però sappiamo pure che i romani ricavarono dai modelli altrui sempre uno stile proprio, che univa la praticità al lato estetico.

I modelli di mobili, e quindi anche dei tavolini, sono quelli che emergono dagli antichi dipinti ma pure quelli rinvenuti sotto all'eruzione del vulcano, quindi a Pompei, Ercolano, Oplontis ecc.

TAVOLO EGIZIO 
Alcune differenze basilari di stile ci sono. Ad esempio questo tavolino egizio, come molti altri, ha le zampe rivolte in dentro, mentre i tavoli romani li hanno quasi sempre rivolti in fuori.

Nelle case più ricche esistevano tavoli e arredi di materiali quali bronzo, ferro, marmo. madreperla e avorio.
Ma i mobili romani non erano molti nemmeno nelle domus lussuose. I tipi di mobilio erano limitati come tipologia, ma illimitati come modelli.

TAVOLINO DI BOSCOREALE (2)
Anzitutto i romani non usavano i tavoli come noi oggi, per il semplice fatto che mangiavano sdraiati sui triclini.

Ora è vero che c'erano anche i poveri che mangiavano magari col cibo sulle ginocchia o poggiandolo su una cassa, ma è anche vero che a Roma c'erano meno poveri di oggi.

Bisogna tener conto che Roma era l'America di oggi, anzi di alcuni decenni fa, era il paese delle possibilità.

A Roma, se si aveva la minima capacità di fare una qualsiasi cosa si poteva vivere o sopravvivere, i poveri erano quelli che non parlavano la lingua e che non avevano nè un'istruzione nè un qualsiasi mestiere.

Pertanto i mobili c'erano più o meno in tutte le case, modeste o lussuose che fossero, ma con una certa parsimonia. Comunque i tavoli grandi con gli zampi alti non esistevano.

Viceversa esistevano i tavolini, anzi oggi li chiameremmo tavolinetti.

Venivano usati per poggiare il cibo, o qualche accessorio di arredamento, tipo una brocca d'argento, o semplicemente adornati con una tovaglietta preziosa.

TAVOLINO (4)
I tavolini in genere erano fatti in legno con gli zampi in metallo, oppure rivestiti di metallo ed erano o bassi e un po' estesi, o alti e piccoli, ma comunque più bassi dei nostri tavoli da mensa.

Il modello in alto (2) aveva ad esempio un piede unico di legno, retto però da tre piedini di bonzo. Sul fusto aveva applicazioni di bronzo dorato in orizzontale ad anello e in verticale a mo' di tralcio d'erba applicato al legni dipinto di verde.

(5)
Sopra vi era poggiata una torta ben guarnita con sotto una tovaglietta trasparente, forse di merletto.

I tavolini avevano spesso la forma incurvata di zampe di animali terminanti a piede di toro o di leone, ma anche a serpentello o ad artiglio d'uccello.

Venivano usati molto nei banchetti ma pure qua e là nella casa per un punto d'appoggio o per pura eleganza.

A volte come gli altri mobili, venivano decorati, dorati, finiti a cera o dipinti in vari colori anche cangianti o iridescenti e lucidati, con vari disegni colorati.

Nella figura sopra, la (4), i tavolinetti sono rotondi, a tre zampi terminanti in zampa di animale e in legno lucidato, potrebbero tranquillamente essere dei mobiletti attuali.

I legni più pregiati erano di ulivo, di tasso e di cedro, ma pure di quercia, di noce o di abete.

Nell'affresco qui sotto (6) si ha un altro tavolinetto, anche questo a piede unico ma trilobato ed intagliato, dipinto di giallo, decorato con applicazioni in bronzo dorato, con su una magnifica torta poggiata sulla tovaglietta di velo e merletto. 

TAVOLINETTO BOSCOREALE (6)
Nell'antica Roma non mancavano i tavolinetti intarsiati con inserti in bronzo, in madreperla, in avorio, o in legni diversi in modo da formare un colore diverso del legno o una sua diversità strutturale, uno stile che sarà poi ripreso dal maestro ebanista Maggiolini a fine '700, che giocherà proprio sui diversi tessuti del legno.

A volte i piani dei tavolini venivano intarsiati con applicazioni in pasta vitrea o addirittura in pietre preziose e semipreziose.

Nell'immagine qui sotto, la (7), una matrona siede sul triclinio del suo giardino a terrazza, godendosi la vista del mare. Accanto ha un tavolinetto di legno pitturato con teste di cavallo e marmo verde in superficie.

MATRONA IN GIRDINO (7)
Il mondo però conosce i mobili romani soprattutto grazie alla tragedia che si abbattè su Pompei nel 79 d.c., una catastrofe che cancellò dalla faccia della terra un'intera città, ma che la conservò in larga parte sotto la sua coltre di lava.

I reperti di Pompei danno un'idea chiara di come potessero essere i mobili dell'epoca, anche perchè le parti in bronzo non si sono fuse in quanto la cenere già sollevata dall'eruzione salvò il mobilio dal calore più cocente impedendogli di fondere o di sgretolare il legno.

TAVOLINO ORIGINALE (8) E RICOSTRUZIONE (9)
Si noti pertanto i fili di bronzo che assicurano la stabilità del tavolinetto della figura (8), fili che appartengono all'originale, infatti appaiono identici anche nelle pitture.

A lato, nella figura (9) si può ammirare la ricostruzione di un tavolinetto romano rivestito a foglia d'oro e con piccole decorazioni in rosso.

Il mobiletto ha un piano quadrato sostenuto da un fusto unico, che però si dirama alla base in tre zampi allargati.

Il fusto come i zampi è in legno scolpito e dorato con zigrinature e conchiglie, mentre i piedi sono a zampa di leone.

I lavori in legno venivano eseguiti a tornio o piallati con grande maestria, poi ricoperti a gesso e infine dorati a foglie d'oro sovrapposte.

Un lavoro di maestri artigiani di grande raffinatezza, con uno stile che potrebbe anche oggi essere attualissimo, anche se molto costoso qualora venisse fatto artigianalmente.

Un altro splendido tavolinetto compare nella pittura pompeiana n. (10), dove i commensali siedono su un triclinio, e dove sono poggiati delicati contenitori di vetro.

TAVOLINO (10)
Il tavolinetto è tondo e a tre zampe di cavallo, dipinto e lucidato, nero sugli zampi con inserti lavorati e rosso sulla tavola

(11)
I tavolinetti erano per lo più rotondi e a tre zampi, ma non mancavano quelli quadrati, anzi più spesso rettangolari con una coppia di sostegni sotto la tavola di legno, a forma di animali, zampi di animali o  legni curvati e intagliati elegantemente.

Nel tavolino a fianco, il n. (11), si notano gli zampi a testa di cigno, ma a zampa di cavallo con il piede a zoccoletto, nonchè le lamine di bronzo che collegano gli zampi tra loro per la stabilità dell'appoggio.

I tavolini di pietra potevano servire sia nell'androne della casa dove il dominus svolgeva i propri affari, o in qualsiasi altro ambiente, semmai uno studio dove svolgere i propri affari quotidiani con i propri clientes, o per avere un appoggio dove la matrona potesse poggiare i suoi cosmetici, o le sue scatole con pettini e fermagli, o per lo scrigno dei gioielli.

Di solito i tavolini erano di marmo, in particolare quello dell'atrio che era rettangolare con sopra gli ingredienti per scrivere, con la cassetta delle monete o la brocca per bere ecc.

Quelli rotondi, sempre di pietra o marmo, avevano un basamento unico, a colonna o a parallelepipedo, talvolta col fusto dipinto oppure ornato da applicazioni di bronzo.

(12)
Più spesso il tavolino in marmo tondo aveva tre zampi a foggia di sfingi, o di draghi, o di leoni magari alati, come quelli dell'immagine (12), dove la matrona si mira allo specchio mentre si prova i suoi preziosi gioielli.

Gli zampi venivano di solito inseriti sotto al piano opportunamente scavato e magari assicurato con spunzoni in bronzo che sporgevano dalle basi per penetrare nel piano.

Sopra al tavolino da giardino, stavolta alto, sta il cofano dei gioielli con una brocca colma di fiori. Il tavolino da giardino è perfetto in marmo, perchè non risente delle intemperie e può costituire un angolino di relax.

Al contrario di noi che difficilmente porremmo tavolinetti di pietra o di marmo in casa, i romani  ne usavano, forse anche perchè avevano gli schiavi che avrebbero potuto spostarli ogni volta occorresse farlo.

I tavolini di pietra potevano servire sia nell'androne della casa dove il dominus svolgeva i propri affari, o in qualsiasi altro ambiente, semmai uno studio dove svolgere i propri affari quotidiani con i propri clientes.

Oppure serviva più all'interno, per avere un appoggio dove la matrona potesse porre i suoi cosmetici, o le sue scatole con pettini e fermagli, o per lo scrigno dei gioielli.

LA SCELTA DEL
PROFUMO (13)
La matrona della figura (13) sta in piedi accanto a un altro tavolinetto un po' simile al precedente, solo che mentre l'altro era in marmo bianco venato, questo è in marmo grigio anch'esso con venature.

La matrona sembra stia provando la sua scatola di profumi per decidere quale scegliere, e stavolta però è posto all'interno della casa.

Anche questo tavolinetto è a tre piedi, con teste e zampe di leone che a loro volta poggiano su tre basette di marmo un po' scanalate.

Guardando questi mobiletti comprendiamo come tutto il mobilio successivo, in ogni parte del mondo, sia derivato da Pompei e zone limitrofe.

La scoperta di Pompei determinò lo stile impero e gli stili successivi, ma già nel Rinascimento si ebbero i primi oggetti di bronzo, tra cui bracieri e sgabelli, che dettarono la moda e l'arte del mobilificio, nel medioevo quasi totalmente scomparsa.

Comunque nemmeno nel medioevo si ebbero i grandi tavoli per i banchetti, anche se tramontarono del tutto i triclini, che mal si addicevano alla vita austera propugnata dalla chiesa cattolica.


Il corpo e i suoi piaceri erano fonte di peccato per cui anche la tavola doveva essere frugale (anche se lo fu solo per i poveri) ed era necessario togliere l'esposizione dei corpi mollemente sdraiati sui triclini coperti di morbide coltri. 

TAVOLINI (14)
I corpi andavano coperti sia nella pesantezza delle vesti che nel colore che doveva essere scuro e sia nel coprire qualsiasi centimetro di carne, si che persino i capelli dovevano essere coperti da cappelli o retine, potendo costituire fonte di bramosia e peccato.

Nell'epoca romana invece il piacere e l'amore non erano invisi agli Dei, e tantomeno il lusso, l'arte e la poesia.

L'arredamento era costituito soprattutto dalle decorazioni murali, sia pittoriche sia di marmi intarsiati, opus sectile.

Di mobili se ne usavano pochi ma quei mobili erano un capolavoro di intaglio, intarsio e pittura.

Come si può osservare nella figura (14) i tavoli potevano avere forme e dimensioni diverse.

Infatti un tavolinetto che fungeva da leggio, con base e forse anche stelo in bronzo, aveva la superficie rettangolare poco più grande della base anch'essa rettangolare, mentre il fusto, piuttosto sottile. era inserito di lato e non al centro.

Ciò doveva consentire di avvicinare il leggio a una seggiola di modo che potesse inserirsi senza urtare le ginocchia. Naturalmente il piccolo tavolino poteva essere usato anche per scrivere.

ZAMPO DI TAVOLO POMPEIANO (15)
Un'altra curiosità era la decorazione degli occhi dei mitici animali, che di solito venivano, almeno nel legno, incastonati per dar loro una vita.

Solitamente erano di ceramica, oppure dipinti. Era lo stesso trattamento che si faceva alle statue, dipinte, spesso panneggiate in costumi veri e con gli occhi di ceramica o di pasta vitrea lucidata.


Qui sotto, nella figura (15), possiamo ammirare lo zampo di un tavolino così come è stato rinvenuto a Pompei.

Alcuni mobili infatti per il forte calore dell'eruzione si sono quasi carbonizzati, o almeno lo sarebbero stati se avessero avuto l'aria per la combustione.

Essendo invece stati invasi dalla lava i legni sono diventati duri e un po' abbrustoliti ma solidi, ed ecco qua sotto un magnifico zampo di tavolino fatto a testa di drago, cornuto e alato, e con gli occhi di ceramica.

Di certo quegli occhi spalancati che sembravano veri dovevano fare un certo effetto, tanto più che in genere, quando il mobile era guarnito con occhi di pasta vitrea o ceramica, esso veniva dipinto con tinture particolari, lucide e sfumate, spesso guarnite a "piuma di pavone".

Trattavasi di una particolarissima decorazione di grande effetto, grande maestria nell'esecuzione e costo notevole, con preziosi colori che variavano nelle diverse sfumature soprattutto di blu e verde, imitando davvero le piume del pavone.

TAVOLINO IN MARMO (16)
Nella figura (16) invece c'è un tavolino di marmo bianco rettangolare a quattro zampi squadrati ma terminanti in zampe di animali.

Era posto per tradizione sul lato corto del compluvio e sembra che anticamente, in tempi ancora più remoti, fosse un altare.

Di solito questo tavolino era in marmo di Carrara, il marmo più bianco, forse perchè la tradizione richiedeva appunto un marmo candido, a simbolo della purezza del luogo e del rito.

I reperti di Pompei danno un'idea chiara di come potessero essere i mobili dell'epoca, anche perchè le parti in bronzo non si sono fuse in quanto la cenere già sollevata dall'eruzione salvò il mobilio dal calore più cocente impedendogli di fondere o di sgretolare il legno.

BANCHETTO  (17)
Naturalmente non potevano mancare anche tavolini bassi ma lunghi, però stretti, per oggiare cibi o vasellame e magari statuette che gli ospiti potessero ammirare, come quello qua sotto, in legno dipinto e lucidato con delicate applicazioni in oro e bronzo.

Il tavolo accompagnava di solito i triclini dove si serviva la cena che iniziava dopo il tramonto del sole per protrarsi magari quasi fino all'alba, come si vede nella figura (17).

(18)


Nella riproduzione di cui sopra, la (18), si nota un tavolinetto rettangolare molto basso, quasi alla giapponese, con zampi diritti e leggermente rastremati, il legno è dipinto di un grigio verdolino, a parte un inserto sotto la tavola di color bianco.

Ma l'arte del mobile era eclettica per i romani. Un tavolinetto poteva avere mille fogge, come quello qua sotto, nella figura (19), dove un mercante, o lo scultore stesso, sta presentando al padrone di casa una vera e propria opera d'arte.

(19)
E' la statuina di una Venere che viene poggiata su un tavolinetto rettangolare, a 4 zampi di legno lavorati, che avevano a supporto dei tasselli di legno piatto per irrobustire le estremità degli zampi.

Questi ultimi riproducevano zampe di animali e, per assicurarsi la stabilità oltre questi supporti c'erano delle stanghe di legno che univano a x i due zampi davanti tra loro e i due dietro tra loro.

(20)
Il tutto verniciato in nero e lucidato mentre il piano del tavolo, anch'esso in legno, era pitturato di verde e decorato.

Tra i tavoli di marmo non potevano mancare quelli variegati, come quello qua sotto (20), in genere colorati sopra e bianchi sotto, visto che i marmi colorati erano in genere i più pregiati.

Erano tondi, quadrati, rettangolari e pure ovali, come questo qui sotto, in marmo rosso ovale e modanato, e con zampi finemente lavorati.

Dei mobili usati dagli antichi Greci rimane traccia su vasi dipinti, monete e bassorilievi dove compaiono divani, tavolini e thronoi (troni) dove sedevano gli Dei e i personaggi mitici.

Sembra che sia gli etruschi che i romani abbiano attinto molto dai mobili greci, ma i romani, specie in età imperiale, erano molto più ricchi dei greci per cui andarono oltre.

Infatti fecero grande uso di mobili in legno, per quanto nelle case dei più ricchi vi fossero anche mobili in bronzo, in osso e in avorio.

Sui tavolini poi si sbizzarrirono con le tarsie, geometriche e non, sovente a motivi floreali o vegetali.

Una volta instaurata l'opus sectile, essa fu usata anche sui tavolini, il cui piano veniva coperto di tarsie marmoree, di mosaici, di paste vitree e pure pietre preziose importate largamente dall'oriente, per costituire disegni vari.

Nelle scene di banchetto, dove il kline che svolgeva la duplice funzione di divano e di letto, si ponevano tavole quadrate a quattro gambe (trapeza) e a tre gambe (tripous) con piano quadrato o tondo.

Per avere il tavolo vero e proprio bisogna attendere il Rinascimento, quando ormai i triclini sono scomparsi da un pezzo ma comincia a scomparire anche il senso di colpa per la buona tavola e i piaceri della vita. Ovvero il popolo ha il senso di colpa ed espia, ma nobili e alti prelati se la godono.

(21)
Teniamo conto che la nuova aristocrazia tende a coptare le alte cariche del clero che rendono più delle cariche nobiliari. Ogni casata ambisce pertanto ad avere il proprio cardinale se non papa.

Il papa è il monarca assoluto che può assegnare alla sua famiglia tutte le terre che vuole. Le famiglie più ricche sono quelle che hanno avuto un papa in famiglia.

Ma il Rinascimento è la Rinascita, come indica la parola stessa, dello stile pagano, anche se rivisitato e corretto, spesso anche con meno linearità dello stile romano, che a volte era già fin troppo ricco di dorature, sculture, arabeschi e pitture.

Qua sopra, nell'immagine (20), c'è un curioso tavolinetto sopra cui è poggiato un cuscino sagomato. E' un tavolinetto-leggio che serve anche per poggiarsi o per poggiare oggetti. E' di legno leggero, in modo che possa venire spostato secondo le necessità.

(22)
Comunque tutto cambia dopo la scoperta di Pompei quando iniziano a diffondersi i testi a stampa raffiguranti gli scavi di Pompei e Ercolano.

Non manca l'interesse al mondo greco, con le descrizioni dei monumenti edite da R. Dalton (1749, 1751), di Le Roy (1758), Stuart e Revett (1762) e di Choisel-Gouffier (1782) che influenzarono lo stile dell'epoca.

Il mondo greco e pure romano si ispira all'architettura e alle sue decorazioni.

La scoperta delle pitture e degli arredi pompeiani detta ai pittori neoclassicisti di fine '800 molte pitture sul tema.

Il bello è che questi pittori, pur essendo extraitalici e per la maggior parte inglesi, sono estremamente documentati sui costumi, sulle architetture e pure sui mobili, tutto ripreso dalle numerosissime stampe che vengono all'epoca profuse ovunque.

Fateci caso, gli antichi mobili riproducono le decorazioni che si facevano in architettura, i motivi scavati nel marmo vengono incisi sul legno.

Non mancano mobili, specie librerie o letti, con lesene, con colonnine e con frontoni, a parte le riproduzioni su legno di serti di allori, di capitelli.

Il tavolo della figura (22), che potrebbe essere un normale tavolo da cucina per le dimensioni che ha, corrisponde invece ad un tavolo da lavoro dove l'artigiano rifinisce il suo vaso.

(23)
Insomma nel fine '700 e fino alla fine '800 tutto il mondo romano  trova felice espressione negli artisti che lo ritraggono, lo reinventano o lo ricostruiscono, particolarmente con il veneziano G.B. Piranesi, che ammira e decanta la superba architettura dell’Urbe nella sua “Magnificenza ed Architettura de’ Romani” del 1765.

Il Piranesi, incisore e architetto, diviene famoso in tutta Europa, si che il suo studio in via Lata a Roma, diventa meta degli artisti ed eruditi del tempo, e per l’ultima volta nella sua storia, Roma torna ad essere la prima nel mondo pe le arti. Poi cala di nuovo il silenzio.

Ma già il Winckelmann aveva pubblicato la sua “Storia dell’arte presso gli antichi”, un testo che divenne il vademecum dell’estetica Neoclassica, estetica che influenzò il mondo.

(24)
Inoltre vi fu la pubblicazione tra il 1762 e il 1779 in sei volumi illustrati delle “Le pitture antiche di Ercolano” determinarono in tutto il mondo occidentale il gusto neoclassico in senso archeologico. 

Nella immagine sopra,  la (23), si nota un particolare tavolino in marmo  rettangolare, bordato e guarnito in bronzo (Metropolitam Museum).

La distinzione, nell’ambito di una stessa cultura artistica, tra mobili dozzinali, pratici ma di poco pregio, e altri particolarmente eleganti e raffinati ci fu fin dal tempo dei romani e continuerà nei secoli successivi, evidenziando con il costo e la raffinatezza i diversi ceti sociali.

Qui a fianco. immagine (24), un semplice ed elegantissimo tavolino leggermente rettangolare in legno scuro, piccolo ma con alti zampi lavorati, nel numero di quattro, con un piano dipinto e cerato.

Spesso i romani facevano dipingere, oltre alle mura di casa, i propri mobili, ciò non comportava alti costi, perchè gli artigiani abbondavano.

Avere una casa o dei mobili dipinti non dimostrava una grande ricchezza, ma ne richiedeva il ricorrere ad artisti eccelsi.

Questi costavano effettivamente moltissimo e non molti potevano permetterseli. Tenendo conto poi che i romani avevano l'occhio educato al bello, soprattutto per le pitture, sculture e decorazioni di cui erano corredati gli splendidi edifici pubblici.

Tuttavia i romani non gradivano le ostentazioni di ricchezza specie se prive di gusto, tanto è vero che si sosteneva che un uomo raffinato preferiva avere pochi pezzi di argenteria ben cesellati che tutto il servizio d'argento che non avesse pregi di esecuzione.

(25)
Così come il dominus raffinato preferiva tre o quattro mobiletti ben lavorati abbinandoli magari a mobili di vimini che non avere molta mobilia di scarsa esecuzione. Ma nelle ricche domus apparivano anche tavolinetti semplicissimi, col duplice uso di tavolino e sgabello, come quello della figura sopra, la (25), perchè dei mobili si apprezzava anche il designer.

E come variarono nel tempo i mobili romani? In parte possiamo desumerlo dagli stili pompeiani.

PRIMO STILE (26)
- (150 - 80 a.c.) Il primo stile è alquanto sannita, quindi piuttosto greco-orientale, i marmi vengono imitati attraverso la pittura, le forme sono piuttosto squadrate.

- Il secondo stile (80- 20 a.c.) è proprio romano, appaiono le colonnine dei mobili, le lesene, i timpani e le zampe di animali per tavoli, letti e divani.

SECONDO STILE (27)
Qui sopra compare, nella figura (27), un divano di marmo con timpano e fregi, e un tavolino di pregiato marmo verde, tondeggiante e sostenuto da zampi e corduli in bronzo dorato.

- Il terzo stile (20 - 40 d.c.) lo stile si esilizza, diventa etereo, con zampi arcuati e sottili, spesso a foggia di motivi floreali; i candelabri snelli sostituiscono le colonne, i fregi sono sottili e sinuosi.

TERZO STILE (28)

Per rendere sottili gli zampi si ricorre spesso al bronzo o al ferro, ma si adopera anche un legno più compatto e quindi resistente.

Nella figura qui a fianco (28) si nota come il tavolinetto, seppure simili a molti precedenti, si sia snellito con zampi filiformi e un piano sottile.

TERZO STILE (29)
Come si vede, il tavolinetto poteva semplicemente essere usato per poggiarvi delle piante, o dei vasi di fiori, esattamente come oggi.

Che si tratti del terzo stile si nota anche dalla decorazione parietale, anch'essa esile e di stile grottesco.

- Il quarto stile (40 - 60) è il più ricco e sfrenato, Si moltiplicano gli ori, i ricami, i dipinti e gli intarsi, tutto è innovativo, fantasioso e celebrativo.

Si studiano nuove forme, si moltiplicano i materiali compositi e i diversi colori di marmi.

I risultati sono esaltanti, degni della glorificazione di un impero.
Eccone qua sotto una fedele ricostruzione.

Si tratta di un tavolino rotondo. immagine (29), rivestito a doratura, con fascia decorata a palme intorno al piano tondo, dove il piano è sorretto dalla testa e dalla sommità delle ali delle sfingi.

Il tavolo è in legno gessato e dorato, e i leoni sono in bronzo fuso e ripreso a casello.
Conclude la base un sottobase di legno a triangolo incurvato e zigrinato tutto intorno.

Al centro del avolo, sotto al piano, una colonna di legno scanalata e dorata con base in stile tuscanico sorregge il tavolo. o almeno ne soporta la maggior parte del peso.

Ma anche questo tavolinetto pompeiano, anch'esso fedelmente ricostruito, non è da meno.

Elegantissimo nelle due statuine femminili e slanciate che sorreggono il piano, con un terzo piede con vasetti e motivi floreali, tipo appunto grottesche.

La base è triangolare e sagomata, e i tre zampi sono legati tra loro da volute di motivi floreali. Il piano è in marmo cipollino.


BIBLIO

- Ernesto De Carolis - Il mobile a Pompei ed Ercolano. Letti, tavoli, sedie e armadi. Contributo alla tipologia dei mobili della prima età imperiale - L'Erma di Bretschneider -
- Carlo Fea - Miscellanea filologica critica e antiquaria - Tomo primo - 1790 -
- Carlo Fea - Discorso intorno alle belle arti in Roma - 1797 -
- A Ercolano i mobili in legno degli antichi romani - Artemagazine - Quotidiano di Arte e Cultura Roma -

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