DOMUS SEVERIANA





Con la denominazione di Domus Severiana si intende un prolungamento della Domus Augustana, realizzato tra la fine del II e gli inizi del III sec.. Lo splendido edificio si erge sul lato sud del colle Palatino e di esso, purtroppo, oggi restano soltanto costruzioni in laterizio completamente spogliate di qualsiasi ornamento, come è tipico di questa zona del Palatino.

Per molti secoli infatti i papi fecero a gara a spogliare i monumenti romani di qualsiasi marmo e ornamento, in parte per abbellire chiese e palazzi patrizi, in parte per cancellare ogni traccia di un passato pagano che suonava come satanico e blasfemo, qualcosa da cancellare e dimenticare.

La Domus severiana fu l'ultimo ampliamento dei palazzi imperiali sul Palatino, realizzato a sud-est dello Stadio palatino, nella
Domus Augustana, da Settimio Severo.

Dallo Stadio si vedono infatti giganteggiare gli archi superstiti della Domus Severiana (193-211 d.c.), dove Settimio Severo ristrutturò le terme di Domiziano ed eresse una grande terrazza dotata di palco imperiale, da cui godere le gare che si tenevano nel sottostante Circo Massimo, uno dei più grandi edifici di tutti i tempi per spettacoli all'aperto. La gigantesca arena poteva ospitare fino a 200.000 spettatori, assiepati sulle gradinate in pietra in occasione delle corse dei carri.

INTERNO DELLA BASILICA SEVERIANA
I resti della Domus hanno oramai la forma di vere e proprie sostruzioni, con duplice ordine di volte con arcate sorrette da pilastri in laterizio, realizzazione architettonica che permise di ottenere un piano artificiale che prolungasse la superficie del colle Palatino, ormai completamente occupato dagli altri "Palatii", o Palazzi, che dal Palatino presero il nome.

In questo modo la nuova parte della Domus Augustana fu portata allo stesso livello delle altre Domus, e il vero e proprio edificio si trovava quindi sulla terrazza sotto le sostruzioni.

Un'enorme terrazza si affacciava peraltro sul Circo Massimo per assistere comodamente con la corte agli spettacoli circensi, su quella che veniva denominata la Valle Murcia, mentre dal lato opposto il palazzo imperiale godeva dello splendido panorama dell'Aventino.
L'imponente edificio, lungo quasi 100 m, sorgeva così nella valle tra Celio e Palatino e nella parte posteriore della zona permangono i resti delle note Terme Severiane.





TERME SEVERIANE

Le terme severiane, le cui arcate sono collocate nella parte più interna, sul lato est dello Stadio Palatino, sono state riconosciute come severiane in base alle fonti della Historia Augusta.

PARTE DELLE TERME
Disposte su diversi piani, furono oggetto di scavi sotto Pio X da parte di archeologi pontifici con poco rispetto del monumento, tesi solo al reperimento di sculture o fregi da asportare.

Sembra che l'edificio termale risalga all'epoca di Domiziano che voleva dotare il Palazzo imperiale di  terme proprie, come dimostrano gli ambienti intermedi, in buona parte ancora interrati, di età domizianea.

La parte alta della domus, cioè le terme, è stata costruita nei periodi successivi, tra i quali il più importante è quello di Settimio Severo, come dimostrano i bolli laterizi recuperati, e la costruzione è continuata fino all'epoca di Massenzio.

La presenza di tramezzi, aggiunte, rinforzi e ristrutturazioni soprattutto nei piani interni, confermano che le terme sono state sottoposte a numerosi interventi e non per un singolo progetto.

TERME SEVERIANE
Sono ancora visibili all'interno i resti di vasche, canalizzazioni e sistemi di riscaldamento tipici delle terme romane; i resti architettonici hanno fatto capire quanto fosse pregiata e ricca la decorazione interna, come dimostrano i capitelli e le colonne poste al piano terra.

A queste Terme l’imperatore Domiziano aveva collegato l’Acquedotto creato da Nerone attraverso un allungamento che, percorrendo ad arcate la piana situata tra il colle Celio e il Palatino, spazio oggi occupato dalla Via di San Gregorio, univa la Domus imperiale con il palazzo, posto all’estremità opposta, che sorgeva in prossimità dell’Arco di Dolabella e Silano.


IL SEPTIZONIO

Sul lato sud-orientale del colle, che si affaccia sulla nota Via Appia Antica, che iniziava proprio a Porta Capena, era situato il noto Septizodium innalzato dall’imperatore Settimio Severo, una maestosa facciata-ninfeo dotata di colonne che si sviluppavano su più piani e realizzata soprattutto con l’obiettivo di stupire tutti coloro che giungevano a Roma percorrendo la Via Appia. Si trattava di un'entrata scenica al palazzo, una struttura idrica monumentale, che conteneva le statue delle sette divinità planetarie di Saturno, Sole, Luna, Marte, Mercurio, Giove e Venere.

IL SEPTIZONIO
Il Septizonio era già fatiscente alla fine dell'VIII sec., trasformato in una fortezza medievale. Crollata la sezione centrale, le due parti delle rovine, dette Septem solia maior e Septem solia minor, entrarono nel sistema di fortificazioni dei Frangipane.

La maestosa costruzione fu rasa al suolo nel corso del XVI secolo per volere di papa Sisto V che decise di servirsi del materiale qui saccheggiato per realizzate diverse opere, tra cui la Cappella all’interno della chiesa di Santa Maria Maggiore e il Palazzo della Cancelleria.

Rodolfo Lanciani:
"Il rimanente (del Sptizonio) venne distrutto da papa Sisto V nell'inverno 1588-89 per mano del suo architetto Domenico Fontana. I lavori costarono al papa 905 scudi, abbondantemente compensati dal ricavato in peperino, travertino, marmi rari e colonne.
Trentatré blocchi di pietra furono usati nella fondazione dell'obelisco di Piazza del Popolo; 104 blocchi di marmo nel restauro della Colonna Antonina, includendo la base della statua di San Paolo che la corona; 15 nella tomba del Papa nella Cappella del Presepio in Santa Maria Maggiore, e altrettanti nella tomba di Pio V; la scalinata della Casa dei Mendicanti presso Ponte Sisto, il «lavatore» delle Terme di Diocleziano, la porta del Palazzo della Cancelleria, la facciata nord di San Giovanni in Laterano, con il cortile e la scalinata, infine la chiesa di San Giacomo degli Schiavoni, usufruirono delle spoglie del Septizodium.
" Insomma un vero vandalismo.


BIBLIO

- Paul Zanker - Arte romana - Bari - Economica Laterza - 2008 -
- Dario del Bufalo - Marmorari magistri romani - Ediz. illustrata - L'Erma di Bretschneider - 2010 -
- Flaminio Vacca - Memorie di varie antichità trovate in diversi luoghi della città di Roma - 1594 -
- Filippo Coarelli - Storia dell'arte romana. Le origini di Roma - Milano - ed. Jaca Book -
- Carlo Fea - Discorso intorno alle belle arti in Roma - 1797 -
- Rodolfo Lanciani - Ancient Rome in the Lights of Recent Discoveries - Boston -New York - Houghton - Mifflin and Co. - 1888 -  L'antica Roma - Roma - Newton & Compton - 2005 -






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