FULVIA




FULVIA CON LA TESTA RECISA DI CICERONE


Nome: Fulvia
Nascita: Tusculum, 77 a.c.
Morte: Sicione, 40 a.c.
Marito: Marco Antonio 
Padre: Marco Fulvio Bambalione


«Una dominatrice, una donna che non voleva solo comandare su un marito, ma un grande comandante di eserciti». Così lo storico greco Plutarco descrive Fulvia, la terza moglie di Marco Antonio.



LE ORIGINI

Fulvia nacque a Roma, nel 77 a.c. da Marco Fulvio Bambalione, detto anche Tartaglione,  della gens Tuditana, originario di Tusculum, e da Sempronia, discendente di Tiberio Sempronio Gracco. La famiglia era di recente nobiltà, per parte di padre, ma Fulvia. alla morte della madre, ne ricevette la cospicua eredità, divenendo una delle donne più facoltose di Roma. Così il fatto di essersi sposata solo a 22 anni quando le donne romane usavano farlo molto prima, fa pensare a una sua scelta, dato il suo particolare carattere.



IL I MARITO

Sposò Publio Clodio Pulcro, il Bello, colui che osò violare in casa di Cesare, i segreti dei rituali della Bona Dea, travestendosi da donna. Publio apparteneva all’antica e nobile gens Claudia, e si era distinto come traditore della patria, dissoluto, vizioso, sobillatore e violento. Era uno che tradiva la moglie, dato che era l'mante della moglie di Cesare, colei che a detta dello stesso Cesare "era aldisopra di ogni sospetto" in quanto moglie di Cesare, ma comunque la ripudiò.

Fulvia seppe però farsi amare o almeno rispettare, forse anche obbedire, fattostà che Clodio la portava con sé ovunque. Tra i suoi amici c'erano due giovani  gaudenti: Caio Scribonio Curione e Marco Antonio. Fulvia li avrebbe, in seguito, sposati entrambi. 

Clodio si fece eleggere tribuno della plebe, carica importante che gli permise di mandare Cicerone in esilio. Poi prese a provocare e spadroneggiare per le vie e le piazze di Roma. Fulvia, popolare per tradizione di famiglia, lo sosteneva attivamente, con la presenza, la passione e i soldi.

Nel 62 a.c. Clodio si avventurò coi suoi lungo la via Appia, lasciando Fulvia a Roma. Fu attaccato e ucciso dalla banda di Tito Annio Milone, seguace del suo avversario Pompeo. Fulvia disperata ma determinatissima convocò tutti gli amici di Clodio e andò a prendersi di prepotenza il cadavere, lo riportò in città e lo fece deporre nella Curia, mostrando le ferite inflittegli a tutti coloro che venivano a visitarne il feretro. Fulvia chiese e ottenne vendetta: in aprile presenziò al processo. La difesa di Milone, fuggito a Marsiglia, era  affidata a Cicerone, grazie al quale, ma pure grazie al diluvio di pianto della vedova, Milone fu condannato. Clodio le aveva lasciato una bambina, Claudia.



IL II MARITO

Fulvia era disperatissima. ma ciononostante iniziò una intensa relazione con Gaio Scribonio Curione e, terminati i dieci mesi dovuti di lutto, lo sposò. Ma Curione morì in Africa nel 49 a.c.;



IL III MARITO

Stavolta Fulvia fece passare degli anni alla sua vedovanza, guadagnandosi però la fama di donna dissoluta e viziosa, dopodichè, nel 44 a.c. sposò Marco Antonio, uomo di pessimi costumi, frequentatore di bordelli e di orge, e ne abbracciò in pieno la causa.

BUSTO DI FULVIA (Louvre)
Dopo la morte di Cesare, Antonio gestì la repressione contro i cesaricidi, ma Fulvia, che non poteva partecipare ai sontuosi banchetti “politici” organizzati dal marito, allestì nella sua casa, l’ex villa di Pompeo, una vera corte. Aveva cacciato gran parte del corteo buffonesco e parassitario che il marito si trascinava dietro e prendeva parte attiva ai giochi politici, tutt'altro che limpidi, di Antonio.

"Nihili muliebre prater corpus gerens" (Nulla di femminile tranne il corpo) è il giudizio espresso su Fulvia dallo storico Velleio Patercolo.

Nelle sale di rappresentanza della casa, dove si affollavano amici e postulanti e si decidevano importanti affari di Stato, Fulvia non mancava mai: era lì quando gli ambasciatori della Galazia riottennero, per il loro re Deiotaro, le terre che Cesare aveva già offerto ad altri sovrani dell’Anatolia. I diplomatici versarono alla mediatrice e a suo marito dieci milioni di sesterzi, come raccontò Cicerone.

La tormentata vita coniugale di Fulvia aveva attirato il malevolo giudizio di Cicerone, il quale la sollecitò ironicamente (Filippiche, II, 113) a “liberarsi pure del suo terzo debito verso i Romani”, ossia a liberare i romani dello stesso Marco Antonio.

Antonio e Fulvia furono accusati di far traffico degli atti autentici di Cesare e di non pochi apocrifi. Furono cioè sospettati di gestire il testamento del condottiero in libertà e a proprio vantaggio. Nell’ex villa di Pompeo, si insinuava, il denaro non si contava più, ma si pesava. Fulvia seguiva Antonio ovunque, come aveva fatto con Clodio. Erano insieme a Brindisi, per esempio, quando il console soffocò nel sangue una ribellione di legionari macedoni. Fulvia non solo insistette per la decimazione, ma assistette così vicina da essere schizzata dal sangue dei giustiziati.

Cicerone, nelle sue Filippiche, scritte tra il 2 settembre 44 e il 21 aprile 43, additò Marco Antonio come il principale nemico della libertà di Roma e le pagò con la vita. Fulvia guardò molto soddisfatta la testa di Cicerone appesa al foro a monito dei nemici di Antonio.

Il senato non aveva accolto la richiesta di Cicerone ma aveva tolto al marito di Fulvia tutti gli incarichi per l’anno successivo. La donna, allora, supplicò nelle case degli aristocratici insieme con la madre di Antonio e il figlio Antillo. Quando però in seguito alcune donne facoltose, cui era stato richiesto di consegnare i propri beni, si recarono dalle donne delle famiglie dei triumviri per un aiuto, quando si rivolsero a Fulvia, ottennero insulti e umiliazioni.

Nel 43 i soldati della Repubblica e i veterani di Antonio si scontrarono presso Modena: il grande stratega perse ma riuscì a portare i suoi centurioni in Gallia, accolto dal governatore Emilio Lepido che passò dalla sua parte, anche grazie alla mediazione di Fulvia.  Alla fine si decise di costituire un nuovo triumvirato che fu suggellato dal matrimonio di Claudia, la figlia di Fulvia e Clodio, quasi una bambina, con Ottaviano.

Il matrimonio, come il triumvirato, non durò a lungo: Claudia fu rimandata a casa ancora vergine; e  i rapporti tra Fulvia e Ottaviano si guastarono. Quando Cicerone fu decapitato e la sua testa esposta sui Rostra, con la mano destra che aveva scritto le Filippiche, secondo Appiano la testa rimase esposta anche nella villa di Fulvia, che, ne trafisse la lingua con uno spillone da capelli. 

Sembra si dovessero alla moglie di Antonio, in quel periodo, un numero incredibile di sentenze di morte, in più le proscrizioni le permisero di raccogliere moltissimo denaro per le successive campagne di guerra. Nell’estate del 42 Fulvia era di nuovo incinta, ma volle accompagnare Antonio all’imbarco a Brindisi.  Da Antonio avrebbe avuto Antillo e Iullo.



I TRADIMENTI DI ANTONIO

La battaglia di Filippi, nell’ottobre 42, segnò la vittoria di Antonio su Bruto e Cassio, la loro morte e la spartizione dell’impero fra i triumviri. Ad Antonio toccò l’Oriente, e qui non perse tempo, allacciando una relazione con la bella Glafira, madre di Archelao Sisines, pretendente al trono della Cappadocia.

Il bell'Antonio era incontenibile, sempre a caccia di donne e di luoghi malfamati,  Fulvia gli aveva imposto di abbandonare la meretrice Volumnia, tra le sue amanti più assidue, ma nulla poté sugli amori levantini del marito.

Antonio in Egitto divenne alleato ed amante di Cleopatra VII, sovrana d’Egitto e già amante di Giulio Cesare. Naturalmente a Roma si seppe ma non fece grande scalpore. Anche Cesare era stato l'amante di Cleopatra, ma non le aveva fatto soppiantare nè Roma nè il posto di sua moglie.

Un epigramma tramandato da Marziale (Ep. XI 20, vv.3-8) insinua che Fulvia avrebbe agito per gelosia nei confronti di Glafìra, e non di Cleopatra; Plutarco (Vite Parallele, III, 1, Marco Antonio, 10) sostiene, peraltro, che Fulvia aveva sempre desiderato “governare un governante e comandare un comandante di eserciti”, ma la sua influenza sul marito, ad un certo punto, le si sarebbe ritorta contro:  Fulvia avrebbe indebolito Marco Antonio sino al punto di avergli insegnato a “subire del tutto la signoria di una donna” (Plutarco, Idem), ossia la bella Cleopatra.



FULVIA CONTRO OTTAVIANO

Nel 40 a.c., mentre Antonio era in Egitto  Fulvia convinse Lucio Antonio, fratello del triumviro, a proporsi come difensore di coloro che erano stati colpiti da Ottaviano, sia direttamente con le proscrizioni, sia indirettamente con gli espropri necessari a trovare le terre per i veterani.

 FULVIA
In un primo momento le truppe di Fulvia e Lucio occuparono l’Urbe ma furono messe in fuga e si ritirarono a Preneste (Palestrina). Il conflitto ha preso il nome di guerra di Perugia, dove si svolse lo scontro decisivo, ma le battaglie furono diverse.

Fulvia, racconta Dione Cassio, "cingeva lei stessa la spada, dava la parola d’ordine ai soldati e spesso arringava le truppe". Alla fine i due cognati si arroccarono a Perugia e aspettarono Marco Antonio, con le sue truppe, tutto l’inverno.

Marco Antonio non arrivò mai. Riuscita a fuggire dopo la caduta della città, si recò a Brindisi, qui  Fulvia scelse con i suoi figli l’esilio volontario in Grecia e lasciò l’Italia insieme con un certo Planco, che Velleio Patercolo definisce, «suo compagno di fuga».

Alcuni storici sostengono che Fulvia pensasse che Antonio fosse legato a Cleopatra solo da ragioni politiche e per questo lo lasciasse fare. Comunque solo attraverso Fulvia e suo fratello Lucio, console nel 41, Antonio mantenne il suo potere su Roma. Almeno fino a quando moglie e fratello non scatenarono una guerra civile contro i seguaci di Ottaviano.

Fulvia raggiunse Marco Antonio ad Atene, ma il marito la rimproverò duramente per avergli causato il grave problema della guerra con Ottaviano, tanto che Fulvia si ammalò. Antonio lasciò la moglie a Sicyon, mentre lui proseguiva per Brindisi dove pose l’assedio contro Ottaviano. Ma misteriosamente e all’improvviso, Fulvia morì a Sicione, nel Peloponneso. Secondo Dione Cassio a ucciderla fu il dolore dell’amore tra Antonio e Cleopatra.

Sulla sua morte William Shakespeare fa dire a Marco Antonio:
«Ora che se n’è andata, ella m’è cara,
e la mano che un giorno la respinse
vorrebbe ora riprenderla con sé
...».

Difficile però che Antonio abbia pianto, perchè si affrettò a far la pace con Ottaviano, gettando su Fulvia tutte le colpe. Secondo Dione Cassio (Storia di Roma, XLV, 33,3), Ottaviano ed Antonio “deposero le armi e vennero ad un accordo perchè era stata Fulvia ad alimentare in passato la loro inimicizia
Ora vedovo, Antonio poté comunque sancire l'accordo con Ottaviano sposandone la sorella Ottavia Minore.

Fulvia aveva dato ad Antonio due figli: Marco Antonio Antillo, che venne ucciso per ordine di Ottaviano dopo la sconfitta del padre, e Iullo Antonio, che invece si salvò (perchè troppo piccolo) e venne accudito dalla sorella di Ottaviano, che lo fece con grande affetto.

Di certo Fulvia fu demonizzata parecchio sia dai Romani che non vedevano di buon occhio le donne forti e intriganti, sia soprattutto dalla Chiesa che non voleva le donne alla ribalta. "Che le donne nelle assemblee cristiane non prendano la parola. Esse devono tacere" raccomandava San Paolo " le domande le facciano al loro marito a casa."

Una donna con tale grinta spaventava, a Roma le donne potevano intessere operazioni politiche militari ma senza mai comparire, sempre dietro l'uomo, mai a fianco. Pertanto Fulvia venne definita perfino brutta mentre il suo ritratto mostra una bella donna. C'è da dire però che Fulvia amava gli uomini che erano molto egocentrici e presi da se stessi. Lei dava l'anima ma in cambio non le davano nulla. Diciamo che si sceglieva sempre gli uomini sbagliati, come capita ancora oggi.


BIBLIO

- C. Virlouvet - Fulvia la Pasionaria - in Roma al femminile - a cura di A. Fraschetti - Laterza - Roma-Bari - 1994 -
- F. Rohr Vio - Fulvia. Una matrona tra i 'signori della guerra' - Edises - Napoli - 2013 -
- C. L. Babcock - The Early Career of Fulvia - American Journal of Philology 86 - 1965 -
- Plutarco -Vita di Antonio - commento a cura di Rita Scuderi - La nuova Italia editrice - Firenze - 1984 -
- Appiano - Bellum civile - IV -
- A.Gellio - Notti Attiche - a cura di Luigi Rusca - vol. II - BUR - 1992 -
- G. Traina - Marco Antonio - Laterza - Roma-Bari - 2003 -


1 comment:

Anonimo ha detto...

ci sono troppe fulvie

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