VIA TECTA O RECTA

VIA DEI CORONARI

Sin dall'età repubblicana uno degli assi principali della viabilità di Roma era la strada che in Campo Marzio correva da nord-ovest a sud-est, dal Terentum al Circo Flaminio e che si ritiene fosse conosciuta come Via Tecta, riportata poi per corruzione in età medievale come Via Recta.

Tuttavia esisterebbe un'altra Via Tecta o Via Recta, una strada fuori dalla porta Capena, trovata solo in Ovidio (Fast. VI.191-192: "lux eadem Marti festa est, quem prospicit extra oppositum tectae porta Capena viae", e probabilmente applicato alla via Appia tra la porta Capena e il tempio di Marte perché era delimitato da una sorta di colonnato (HJ 213).

Ma la via Tecta più famosa fu la strada nel campus Martius, menzionata tre volte nella letteratura del I secolo (Seneca, Apoc. 13: discesa "per viam Sacram ... inicit illi manum Talthybius ... et trahit. Campum Martium; et inter Tiberim et viam Tectam descendit ad inferos; Mart. III.5.5; VIII.75.1,2: dum repetit sera conducos nocte penates / Lingonus a tecta Flaminiaque recension", che sembra aver collegato la regione della via Flaminia e forse con il Tarentum.

La pavimentazione di un'antica strada che conduce in questa direzione generale è stata trovata in vari punti della Via di Pescheria, della via del Pianto, via de' Giubbonari, via de' Capellari e via del Banco di S. Spirito, e sulla stessa linea dei frammenti del Porticus Maximae. 

Si ritiene che questa fosse la via Tecta, così chiamata perché era protetta da una sorta di colonnato prima della costruzione del portico Maximae. Il nome Via Recta, che alcune autorità applicano alla strada ad est dal ponte Elio alla via Flaminia, è dovuta una lettura errata del primo passaggio.

Pertanto la Via Tecta o Recta era una strada posta nella parte settentrionale del Campo Marzio (Regio IX Circus Flaminius), che andava dalla Via Lata a est fino al ponte Neroniano a ovest, con un percorso rettilineo, come promette il nome Recta.

PIAZZA DI SAN SIMEONE

LA STORIA

Le vie coperte risalgono a Roma già al Palatino lungo i suoi versanti scoscesi con sostruzioni che sostenevano i templi eretti su vari livelli. Infatti la via tecta si fa risalire già al tempo dei Tarquini quando sul versante ovest del colle furono costruiti i primi terrazzamenti atti a sostenere i vicus che salivano al Palatino. 

- A partire dall'età media-repubblicana furono realizzate altre viae tectae sia sul Palatino che sul Campidoglio su cui agli inizi del III secolo a.c. vennero erette imponenti sostruzioni per sostenere il grande Tempio della Vittoria e la Casa Romuli, inglobando quelle di età regia.

- Nel 193 a.c gli edili Marco Emilio Lepido e Lucio Emilio Paolo con il ricavato delle multe comminate agli allevatori di bestiame, dopo aver allargato la piazza del mercato (Forum Boarium), prolungarono il porticus che c'era appena fuori Porta Trigemina così che andasse a congiungersi con la via Tecta che arrivava dal Campo Marzio. 


- Nella prima metà del II secolo a.c., come riporta Velleio Patercolo, Scipione Nasica console del 162 a.c. per celebrare la definitiva resa di Cartagine, fece costruire a sue spese un portico lungo la Via Sacra che partendo dall'angolo della sua domus prospiciente il Foro Romano, saliva al Tempio di Giove Ottimo Massimo.  

- Sulla pendice ovest del Palatino sorse una nuova via tecta dopo che nel 111 a.c un incendio aveva gravemente danneggiato il Tempio della Magna Mater. Metello Numidico che finanziò la ricostruzione del tempio lo volle ampliare e fu necessario edificare Viae tectae e portici sul lato che si affacciava sul Circo Massimo e dall'altro guardava al Capitolium. 

Verso il Circo Massimo la platea era sostenuta da archi voltati mentre ad ovest fu costruito un lungo muro, in conseguenza per mantenere la viabilità dal Velabro al Tempio della Vittoria il vicus che partiva dalle Scalae Caci divenne una via tecta che passava sotto la platea della Magna Mater per poi scendere a valle sui terrazzamenti dell'angolo sud-ovest del colle. Questa strada che consentiva una viabilità importante da e verso il Palatino fu sempre oggetto di restauri e miglioramenti fino all'età imperiale.

ARA TERENTUM

Seneca (4 a.c. - 69 d.c.) cita la Via tecta in un brano del Ludus de morte Claudii:
"Inicit illi manum Talthybius deorum [nuntius] et trahit capite obvoluto, ne quis eum possit agnoscere, per campum Martium, et inter Tiberim et viam tectam descendit ad inferos."
La Via Tecta scendeva agli Inferi perchè terminava nei pressi del Terentum. l'antica ara di Dite e Proserpina ritenuta la porta degli inferi.

Nel VI sec. a.c. il sabino Valesus, antenato della gens Valeria, vi eresse un altare ipogeo in quanto gli Dei inferi gli avevano indicato sulla riva sinistra del Tevere i simulacra di Dite e Proserpina in una vicina grotta da cui usciva una sorgente d’acqua che fece bere ai figli che guarirono miracolosamente da una grave malattia. 

Così Valesus vi costruì un’ara per fare sacrifici in onore degli Dei, e un suo discendente vi fece costruire una cella profonda venti piedi dove nascondere i simulacra divini che venivano portati in superficie solo di notte ed in occasione di eventi fausti per Roma.

Anche Marziale cita una Via Tecta nel Liber III degli Epigrammata:
"Protinus hunc primae quaeres in limine Tectae: Quos tenuit Daphnis, nunc tenet ille lares."



VIA DEI CORONARI

La strada, chiamata Via Recta in età medievale quando era percorsa dai pellegrini in arrivo da nord, corrisponde grosso modo all'odierna Via dei Coronari. Non è certo se si chiamasse così in età antica e il nome deriva probabilmente da errori di lettura delle fonti antiche (la lettura corretta sarebbe dovuta essere Via Tecta, cioè "via coperta", con la quale si ritiene fosse indicata la strada che correva da nordovest a sudest lungo il lato occidentale del Campo Marzio). Indubbiamente, comunque, questa strada era uno dei principali elementi della viabilità del Campo Marzio.

Una attestazione di questa via tecta è stata individuata da Rodriguez-Almeida, lo studioso profondo conoscitore del FUR, nel frammento 252 della FUR che riporta due linee parallele che corrono lungo tutto il tratto di una strada, identificata come vicus Aesculapii; queste linee sono fiancheggiate ad intervalli regolari da semplici punti che probabilmente indicano colonne, elementi che la connotano come una via tecta.

Lungo questa via sorgevano alcuni monumenti:

- Le terme di Nerone,
- il cenotafio ottagonale di Gaio e Lucio Cesare, presso l’entrata del Pantheon sulla Via Recta.
- l'Excubitorium della I coorte dei vigili,
- L'Insula Felicles.


BIBLIO

- Strabone - Geografia -
- Via Tecta - Samuel Ball Platner (completato e rivisto da Thomas Ashby) - A Topographical Dictionary of Ancient Rome - Oxford University Press - Londra - 1929 -
- Hendrik W. Dey, - The Aurelian Wall and the Refashioning of Imperial Rome, AD 271–855 - Cambridge University Press - 2011 -
- R. Knobloch - Il sistema stradale di età romana: genesi ed evoluzione -
- L. Quilici, S. Quilici Gigli - Architettura e pianificazione urbana nell'Italia antica - L'Erma di Bretschneider - 1997 -

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