SOTTO PIAZZA SAN GIOVANNI IN LATERANO

PIAZZA SAN GIOVANNI IN LATERANO OGGI

La zona del Laterano a Roma conserva pregevoli resti romani come l'acquedotto neroniano, l'obelisco di Thutmosis II, i resti di un edificio termale romano ed il battistero del IV secolo, oltre alle straordinarie testimonianze sotto il piano stradale e sotto la basilica di S. Giovanni. Gli scavi si sviluppano per circa 5100 mq.

In età romana il Laterano era un'appendice del Celio ai confini con l'Esquilino, al di fuori della cinta muraria di età repubblicana ma all'interno delle mura aureliane. Il nome Laterano derivava da un cognomen riconducibile ad esempio a Plauzio Laterano, congiurato dei Pisoni. Con il colpo di stato contro Nerone (54-68 d.c.) che fallì, i suoi beni passarono al demanio imperiale.


CASTRA NOVA EQUITUM SINGULARIUM

IL LATO NORD DELLA PIAZZA NEL 1800
(INGRANDIBILE)
Nei sotterranei della basilica di S. Giovanni si conservano i resti della caserma dei cavalieri scelti come guardia del corpo dell'imperatore, gli Equites Singulares, la guardia imperiale a cavallo, istituita da Settimio Severo verso la fine del II sec. d.c. appunto di stanza al Laterano, presso le attuali via Torquato Tasso e via Emanuele Filiberto.

Fu Settimio Severo a far spianare per circa un ettaro questa area del Laterano e costruire una nuova sede con piccole stanze intonacate di rosso (rosso e giallo erano i colori ufficiali di Roma), delle quali rimangono ancora mura, soglie e stipiti delle porte. 

RESTI ROMANI SOTTO LA PIAZZA
(INGRANDIBILE)
Al centro della caserma c'era anche un ambiente per il culto dell'imperatore, simbolo perenne della romanità.

I cospicui resti sotto la navata centrale della basilica sono identificabili con la zona del praetorium, l'area del comandante della caserma, disposta attorno ad un lato cortile rettangolare. porticato su pilastri architravati; sull'altro lato c'era il sacrarium, dove si custodiva la suppellettile sacra, e sugli altri lati gli ambienti per gli ufficiali.

Sotto l'attuale transetto della basilica, c'era il dormitorio dei soldati, con camere su due livelli e tra loro parallele, coperte da volte a crociera. Un  capitello rovesciato reca incisa la data del 2 giugno 203 d.c., dedicata a Settimio Severo e al figlio Geta (probabilmente per volere del fratello Caracalla, che dopo averlo ucciso ne cancellò il nome e le sculture in tutta Roma), dal Collegium degli Equites.

RICOSTRUZIONE DEI CASTRA EQUITUM SINGULARIUM

SOTTO I CASTRA

"Volendo Sua Santità in S. Giovanni Laterano far abbassare un certo rialto innanzi al coro, ed all’altare degli Apostoli, si scoprirono tre nicchie assai grandi, una accanto all’altra, con alcuni muri i quali camminavano in squadra con la Chiesa. Per questo rispetto si potrebbe dire, che Costantino fabbricando San Giovanni si servisse de’ fondamenti di altra fabbrica antica che vi fosse avanti. Il piano di detti nicchioni, dove camminavano gli antichi erano tutti di serpentini, e porfidi con altri mischj, sotto poi a questo trovarono altro pavimento circa sei palmi più basso; bisogna che fosse edifizio antichissimo, e nobilissimo."
(Memorie di Flaminio Vacca)


Sotto queste costruzioni si trovavano diverse case di livello elevato, demolite da Settimio Severo, ma sopravvissute nell'interrato dei Castra ancora con le pitture (figure in volo, nature morte), i mosaici e una scala con gradini di marmo perfettamente conservati. A 6 metri di profondità le costruzioni addossate le une alle altre sono servite come fondamenta della basilica paleocristiana. Una delle più case più antiche, del I sec. d.c. sembra appartenuta alla nobile famiglia dei Laterani, con un corridoio a pilastri ornato con pitture di IV stile.


L' edificio meglio conservato però è una costruzione del III sec d.c., attorno ad un cortile-cavedio porticato trapezoidale, con grande fontana circolare al centro, e con uno straordinario mosaico geometrico in tessere bianche e nere. Alcuni degli ambienti che si disponevano attorno al cortile conservano ancora le tracce delle decorazioni a fresco sulle pareti, a riquadri dipinti. 

Quest' ultima costruzione confinava con l' originaria via Tuscolana, che le passava quasi tangente a un lato; gli scavi eseguiti nella metà del secolo scorso ad opera dell'architetto Virginio Vespignani, scavi occorsi per il malaugurato rifacimento ottocentesco della primitiva abside con deambulatorio risalente al periodo delle ristrutturazioni medievali della basilica, che fece rinvenire appunto quest' ultima parte.



LA BASILICA

Dopo la battaglia di Ponte Milvio, dove le truppe di Costantino sconfissero quelle di Massenzio con cui il corpo della guardia imperale a cavallo si era schierato, la caserma venne per punizione completamente rasa al suolo da Costantino, che dopo l' Editto di Milano ( 313 d.c.), volle qui celebrare la costruzione della prima basilica cristiana a Roma e dedicarla al Salvatore tra il 314 e il 318 d.c..

Così i muri della caserma, come anche delle altre costruzioni prima citate, servirono sia come piano d'appoggio alla nuova fabbrica, che come camera di contenimento entro la quale, attraverso una grande opera di riempimento, si riuscì a creare una sorta di piattaforma per la costruzione della basilica.

STATUA EQUESTRE DI MARCO AURELIO

MEMORIE DI FLAMINIO VACCA

STATUA EQUESTRE DI MARCO AURELIO

" Il Cavallo di Campidoglio di bronzo fu ritrovato in una vigna incontro le Scale Sante a San Giovanni in Laterano, e stando in terra molti anni, non tenendosene conto, fu creato Sisto IV (1414-1484) e lo dirizzò nella Piazza Lateranense con un bel piedistallo di marmo, con la sua arme, ed Epitaffio col suo nome, ed ivi è stato al tempo di Paolo III (1468-1549), quale lo condusse in Campidoglio, e fecegli fare un piedistallo da MichelAngelo, e fu guasto un pezzo di fregio, ed architrave di Trajano (sig!), perchè non si trovava marmo sì grande; e perchè detto Cavallo fu trovato nella proprietà del Collegio Lateranense, per questo detto Collegio pretendeva esserne padrone, ed ancora litiga col Popolo Romano, né passa anno, che non facciano atti per mantenere le loro giurisdizioni. "

La statua fu ritenuta essere di Costantino a cavallo e pertanto venne gelosamente conservata dalla chiesa che peraltro aveva distrutto quante più statue poteva degli imperatori romani in quanto adoratori di falsi Dei.

SOTTERRANEI DELLA PIAZZA

COMPLESSO STATUARIO DI NIOBE

- "Poco fuori di Porta S. Giovanni mi ricordo, che furono trovate molte Statue rappresentanti la Favola di Niobe; come anche due Lottatori di buon maestro: il tutto comprò il Gran Duca Ferdinando, e sono nel suo Giardino del Monte Pincio" (cioè Villa medici, che ospita dal 1803 l'Accademia di Francia a Roma).



COLONNA DI GRANITO BIGIO

" Mi ricordo, che appresso alla porta di S. Croce in Gerusalemme, vi è un anticaglia, fabbrica assai sotterra, nella quale sono molti Santi dipinti conversa in vigne. Appresso di essa vi fu scoperta una strada selciata, e molto spaziosa, e vidi che si partiva da porta Maggiore, ed andava a S. Giovanni Laterano. Sopra di essa vi fu trovata una grossa colonna di granito bigio compagna di quelle, che sono in opera a San Giovanni Laterano nella nave degli Apostoli. Mi do a credere, che quando il Magno Costantino fabbricò il Lateranense, spogliasse qualche edifizio di Porta Maggiore, e la suddetta colonna per qualche accidente rimanesse in quel luogo; ancora si puol vedere. "

« Sotto lo spedale di s. Giovanni in Laterano vi attraversa un fondamento grossissimo, tutto di pezzi di buonissime figure. Vi trovai certi ginocchi e gomiiti di maniera greca: parea tutta la maniera del Laocoonte di Belvedere »

« È ferma opinione che nella via di s. Giovanni in Laterano, particolarmente dietro alla Scala Santa (di Sisto V) verso al mezzo di quelli muri di acquedotti (villa Wolkonsky) vi siano cose notabili: perchè ivi era un'abitazione principale al tempo dei Goti e altri, vi sono state fatte gran ruine; e poco si è scoperto »

PARTICOLARE DI VILLA WOLKONSKY

VILLA WOLKONSKY

Villa Wolkonsky è oggi la residenza ufficiale dell'ambasciatore britannico in Italia, immersa in una proprietà di undici ettari sulla collina dell'Esquilino, dentro le Mura Aureliane, non lontano dalla Basilica di San Giovanni in Laterano.

Al suo interno si trovano le trentasei arcate dell'acquedotto di Nerone, raccordo all'Acquedotto Claudio del 52 d.c. per rifornire con l'acqua proveniente da Subiaco la Domus Aurea ed il ninfeo presso il tempio del Divo Claudio. Sono presenti anche tombe romane. Agli inizi dell'Ottocento questa zona ancora agricola, venne vergognosamente venduta ad Aleksandr Michajlovič Belosel'skij-Belozerskij, ambasciatore russo presso la corte sabauda a Torino. La figlia Zinaida Aleksandrovna Belosel'skaja, giunse a Roma dove si dedicò alla proprietà regalatale dal padre.

Incaricò l'architetto romano Giovanni Azzurri di costruire una piccola villa che comprendesse tre arcate dell'acquedotto e giunse ad un accordo col governo papalino per restaurare i ruderi dell'acquedotto, riuscendo così a trasformare i terreni, ai suoi due lati, in un giardino romantico, piantumandolo con roseti, siepi e varie specie arboree, con statue, grandi anfore, urne e frammenti romani nel giardino, riparò le arcate incorporandoli in grotte artificiali costruite sotto il livello del suolo ed eresse una colonna in granito rosso scuro su cui pose un busto dello zar Alessandro I.


Nella villa e nei suoi giardini si riunivano per serate e feste le principali personalità residenti o di passaggio a Roma: Stendhal, Walter Scott, James Fenimore Cooper, Gogol, Glinka e Donizetti. Alla morte della principessa la proprietà fu ereditata dal figlio Aleksandr, che scavò delle tombe romane oltre l'acquedotto, ed alla sua morte dalla marchesa Nadia Campanari, discendente di uno dei due figli adottati da Aleksandr.

Nel 1883 i Campanari avevano già venduto gran parte dei terreni approfittando del rapido sviluppo urbano, e costruirono una nuova villa nella parte meridionale della proprietà, da affittare a vari inquilini. Nel 1922 vendettero la villa al governo tedesco che ne fece l'ambasciata tedesca. Nel dieci anni successivi l'aggiunta di due ali e di un ulteriore piano raddoppiarono quasi la metratura dell'edificio. Dopo la liberazione di Roma nel 1944 il governo italiano la sequestrò e fu occupata dalla Legazione Svizzera e dalla Croce Rossa Italiana.

Nel 1946 l'ambasciata britannica di via XX Settembre fu distrutta da un attentato terroristico e il governo italiano mise a disposizione del personale britannico villa Wolkonsky, che divenne sede d'ambasciata. Nel 1951 il governo inglese ne acquistò (a vergogna dello stato italiano) la proprietà che divenne residenza ufficiale dell'ambasciatore. Nel 1971 si sarebbe dovuto espropriare il sito per metterlo a disposizione della cittadinanza romana come spazio pubblico all'aperto, ma vergognosamente rimase all'ambasciata britannica.

DOMUS FAUSTAE

DOMUS FAUSTAE

Tra via Amba Aradam e via dei Laterani durante la costruzione della nuova sede dell'INPS sono venuti alla luce, nel 1959, a una decina di metri di profondità, un gruppo di edifici su terrazzamenti digradanti verso sud e verso ovest, di età giulio-claudia, con muri in opera reticolata, e con restauri del II sec. d.c., oltre a un completo rifacimento del IV sec.. Era una vasta villa costeggiata dalle mura aureliane,  con un grande cortile interno e grandi ali laterali, e vasti giardini con piante e statue. 

All' area archeologica conservata nel sottosuolo "si accede" dall'angolo tra via dei Laterani e via Amba Aradam, accanto ad un resto di muro in grossa opera reticolata di tufo d' epoca neroniana, si raggiunge un cortile lastricato un tempo di marmi policromi ad intarsio di cui un frammento si conserva nell'angolo vicino alla scala d' accesso. Gli edifici sono tre e il più interessante conserva un ampio corridoio largo 5 m di cui è stato possibile scavare 27 metri di lunghezza, in direzione est-ovest.

Sul lato sud presenta grandi finestre, su quello nord, all'interno, grandi affreschi di età costantiniana con personaggi maggiori del vero, purtroppo mal conservati e difficili da decifrare, del IV sec. Il corridoio si allarga all’estremità orientale in un'esedra, anch’essa finestrata, con un basamento al centro. Si suppone che l’esedra fosse il centro di un portico di 60 m, per un edificio orientato nord-sud con un profondità di circa 40 m. 

Oggi si tende a riconoscere in questo edificio la Domus Faustae, la moglie di Costantino e sorella di Massenzio, la sfortunata donna che venne fatta giustiziare da suo marito facendola soffocare in un bagno bollente. (Costantino, assassino anche del figlio, venne considerato santo e "simile agli apostoli" dalla Chiesa ortodossa, da alcune Chiese orientali antiche e dalla Chiesa cattolica in Sardegna). La domus sorgeva nei pressi della Basilica, probabilmente verso l’attuale Via Amba Aradam, e i terreni coprivano tutta la zona che comprende anche l’attuale area basilicale.

SOTTERRANEI DELL'OSPEDALE DI PIAZZA SAN GIOVANNI IN LATERANO


SANTAMARIA SCRINARI

Gli studi condotti dalla professoressa Valnea Santamaria Scrinari (Commendatore della Repubblica Italiana e Cavaliere della Regina di Danimarca per i meriti di archeologa) vennero pubblicati dal Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana di Roma “Dalle aedes Laterani alla Domus Faustae”, incluso nell’opera “Il Laterano imperiale” (Città del Vaticano, 1991). 

SOTTO LA BASILICA
La Scrinari collegò il più antico nucleo del sito con il testo di Giovenale, che nella satira decima nomina le Egregiae Lateranorum Aedes, cioè, la sontuosa dimora dei Laterani, in relazione ai funesti tempi di Nerone e ai giardini di Seneca.

L’archeologa ipotizzò che fosse la lussuosa casa di Plauzio Laterano, console nel 65 d.c., che partecipò alla congiura contro l’imperatore Nerone, ordita da Gaio Calpurnio Pisone. 

Le dimore erano decorate e arredate riccamente, come dimostrano i reperti (statua femminile, erma fallica, colonna, pavimento, affreschi…). Inoltre l'attuale Battistero della Basilica sfruttò le sottostanti Terme di Fausta. Seguì poi la confisca delle proprietà dei congiurati e l'annessione al demanio imperiale. Sembra che la proprietà dei laterani sia per un breve periodo tornata privata, quando, nel III sec. d.c., Settimio Severo ne fece dono a Sestio Laterano, console nel 197, condottiero vittorioso nelle spedizioni d'Oriente.

La cortina laterizia di mattoni rossi è tipica struttura muraria severiana e potrebbe suffragare le ipotesi della Scrinari, tanto più che negli scavi sono emerse condutture di piombo con inciso il nome dei Laterani. Si ritiene infatti che i due nuclei più antichi fossero la casa di Pisone e quella dei Laterani, espropriate durante il regno di Nerone e inglobate nel IV sec. nel palazzo imperiale di Fausta, di cui farebbe parte il terzo nucleo, quello con il corridoio affrescato. 

FLAVIA MAXIMA FAUSTA
Fausta venne interpretata come l'imperatrice Flavia Maxima Fausta, moglie di Costantino. In quanto alla domus l'imperatore l'avrebbe donata, in tutto ο in parte, al papa, in occasione del sinodo e comunque in connessione con l'erezione della basilica e del battistero. Una decina d'anni Ernest Nash fece presente però che nulla attesti che questa Fausta, citata da Optatus, sia proprio l’imperatrice, che anzi è assai difficile che la moglie di Costantino abbia posseduto un palazzo a Roma in quanto non sarebbe mai tornata in questa città.

Inoltre anche il Liber Pontificalis che elenca tutti i doni e le proprietà assegnati da Costantino alla basilica e al battistero, non cita la donazione del palazzo imperiale.

Il Nash anzi osserva che la leggenda del palazzo lateranense di Costantino e della sua donazione al pontefice non comparirebbe prima del Constitutum Constantini, il famoso falso del VIII sec.

Ritiene, inoltre, che quest'ultima sia divenuta proprietà di Fausta, la moglie di Costantino e che sia quindi quella domus Faustae in Laterano nella quale si svolse il concilio del 313 e che Costantino avrebbe donato al papa per farne la sua sede: il primo nucleo del palazzo papale.



MARGHERITA GUARDUCCI

La studiosa Guarducci, ha fatto notare che l'imperatrice visse i primi cinque anni della sua fanciullezza a Roma e che quindi la casa che l'aveva ospitata da bambina potrebbe essere rimasta a suo nome, riconosce in quella Fausta la moglie di Costantino, sorella di Massenzio e nelle strutture con lungo loggiato il palazzo imperiale, che Massenzio aveva ristrutturato e aveva probabilmente intitolato alla sorella prima che andasse sposa a Costantino: la Domus Faustae.



I BENI CULTURALI VENDUTI AI PRIVATI, SOLO IN ITALIA...

Qui Inps, uffici e archeologia ai privati la domus di Costantino

Nel 1959 durante gli scavi per la costruzione della sede provinciale dell' Inps in via Amba Aradam venne individuata infatti la "Domus Faustae" cioè la dimora privata della famiglia di Costantino e di sua moglie Fausta che le fonti antiche ricordano nell' area un tempo proprietà dei Laterani.

Oggi questo sito, non aperto al pubblico, visitato da qualche scolaresca al seguito di un docente di storia dell' arte, è molto amata dagli studiosi stranieri. Stanno lì sotto ore e ore francesi e canadesi, tedeschi e americani.

Ora che il palazzo è stato ceduto al Fip questa sede archeologica potrebbe anche diventare proprietà privata e non essere più gestita ma solo protetta dalla sovrintendenza. Roma comunque potrebbe averla già persa.

Proprio prima che passasse la legge delle cessioni la sovrintendenza ai Beni archeologici stava concertando con l' Inps un piano per la messa in sicurezza e la valorizzazione di questo ritrovamento, già vincolato visto che fa parte dei beni del demanio.

Il vincolo vuol dire però che il palazzo si porta dietro una sorta di inalienabilità, ma nessun vincolo contiene la clausola dell'esposizione al pubblico di un bene sotto tutela. Eppure la vista di questa dimora romana è un' esperienza indimenticabile.

Lo scavo ha rivelato una serie di strutture edilizie interpretate come la domus di Fausta, (fine III inizio IV sec.), seconda moglie di Costantino e sorella di Massenzio, contestata da altri studiosi che vedevano due nuclei edilizi del I secolo d.c., la sede della domus di Calpurnio Pisone e quella della domus dei Laterani.

In ogni caso la dimora, schiacciata dai piloni di cemento dell'edificio dell' Inps, appare magnifica: c'è ancora un lungo tratto murario, un corridoio e delle stanze. Le pitture tardo antiche sono state portate al Museo nazionale romano, sono megalografie molto rovinate, che raffigurano una serie di personaggi della casa imperiale, una processione divina.

Alcuni studiosi sostengono che il basamento ritrovato quasi intatto accanto al portico fosse quello che sosteneva la Lupa capitolina. Come dire che il più pregnante simbolo della romanità non è più di Roma, anzi presto sarà venduto al miglior offerente.

(Anna Maria Liguori)


BIBLIO

- M. Guarducci - La Domus Faustae in Laterano e la Cattedra di S. Pietro in Vaticano - I - Bonn - 1986 -
- G. Pelliccioni - Il Concilio Lateranense e la Domus Faustae - Capitolium - 51 - 1976 -
- P. Liverani - Le proprietà private nell'area lateranense fino all'età di Costantino - Mélanges de l'Ecole française de Rome - Antiquité - 1988 -
- Stefano Zen - «La Donazione di Costantino nel Cinquecento tra filologia, apologia e censura ecclesiastica» - relazione 2011 - «L’età moderna di Romeo De Maio» - XIII Settimana della cultura -
- Paolo Liverani (a cura di) - Laterano 1 - Scavi sotto la Basilica di S. Giovanni in Laterano. I materiali, 

Nessun commento:

Posta un commento