CULTO DI MARTE - ARES

ARES - MARTE

IL MARTE GRECO

Così lo apostrofa Atena nell'Iliade:
Ares, Ares funesto ai mortali, sanguinario, eversore di mura
non potremmo lasciare i Troiani e gli Achei
azzuffarsi, a chiunque offra gloria il padre Zeus?
e noi due ritirarci e schivare il corruccio di Zeus?


Il greco Dio Ares, figlio di Zeus ed Hera, era infatti Dio della guerra intesa come ferocia e sete di sangue. Nato nella selvaggia Tracia, sovente fu sconfitto in battaglia, come quando si battè con Eracle per vendicare il figlio Cicno, o quando combatté a fianco di Ettore contro Diomede, o nella mischia degli Dei sotto le mura di Troia, sconfitto da Atena.

Ares aveva una quadriga trainata da quattro cavalli immortali dal respiro di fuoco e i finimenti d'oro, un'armatura bronzea e luccicante e una lancia. I suoi uccelli sacri erano il barbagianni, il picchio, il gufo reale e l'avvoltoio. Secondo le Argonautiche gli uccelli di Ares, lanciando piume appuntite come dardi, difendevano il suo tempio costruito dalle Amazzoni su di un'isola vicina al Mar Nero.

Il suo culto non era molto diffuso nell'antica Grecia, tranne che a Sparta, dove c’era una statua di Ares incatenato, a simbolo di legame perpetuo con la città. Il suo tempio, nell'agorà di Atene, fu da Augusto trasformato in tempio di Marte.



NOMI DI ARES
  • Enialio (o Enialo) - legato al giuramento che gli efebi prestavano ad Atene.
  • Brotoloigos - distruttore di uomini.
  • Andreiphontês - assassino di uomini.
  • Miaiphonos - macchiato di sangue.
  • Teikhesiplêtês - che assalta le mura.
  • Maleros - brutale.
Pur essendo così brutale e selvaggio ebbe una relazione con la bellissima Afrodite, o Venere che dir si voglia. Da questa relazione ebbe due figli, che però somigliarono solo al padre, e si chiamarono Deimos e Fobos, spiriti del terrore e della paura. Ebbe come sorelle Enio, Dea degli spargimenti di sangue, Bia, la violenza e Cratos, la forza bruta.


La fondazione di Tebe

Per ordine dell'Oracolo di Delfi, Cadmio, figlio del re di Tiro Agenore, seguì una vacca finchè non si fermò e lì fondò Tebe, ma prima dovette uccidere un drago acquatico sacro ad Ares.

Per consiglio di Atena, ne aveva seminato i denti da cui erano sorti gli Sparti, uomini armati molto feroci che si gettarono ferocemente gli uni contro gli altri, fino a che non ne sopravvissero cinque: Ctonio, Echione, Iperenore, Pelore e Udeo. Cadmo però dovette servire Ares per otto anni per espiare l'uccisione del drago, nonché sposare la figlia del Dio e di Afrodite, Armonia.

Secondo un mito Helios una volta vide Ares ed Afrodite che si incontravano di nascosto nella camera di Efesto e che andò subito a riferirlo ad Efesto che forgiò una rete d'oro e li prese in trappola, poi chiamò gli Dei dell'Olimpo a testimoni. Ma Afrodite era così carina che gli Dei la perdonarono.



IL MARTE ITALICO

Figlio della Dea Tellus e di Giove, in altri miti del biancospino, era inizialmente il Dio della fertilità, della vegetazione e dei giardini, ma anche della folgore, del tuono e della pioggia.

In seguito venne associato esclusivamente alla guerra e la battaglia, tanto importante per l'impero romano, come il greco Ares.

In quanto Dio della primavera, quando rinasce la vegetazione, si tenevano le principali celebrazioni e feste a lui dedicate. Ma in seguito perchè in primavera ricominciavano le guerre.

Come protettore dalle calamità agricole abbiamo la preghiera rimastaci nel "De agri cultura" di Catone, che lo invoca per proteggere i campi da ogni tipo di sciagura e malattia. Gli fu dedicata la "legio sacrata", cioè la legione Sannita, detta anche linteata, cioè bianca.


Nomi nelle varie zone italiche:
  • Mars
  • Marmar
  • Marmor
  • Mamers
  • Marpiter
  • Marspiter
  • Mavors
  • Mamerte

NUMISIO MARTIO (1889)

"Dalla draga Valeria sono stati ripescati nel letto del fiume (TEVERE), presso il ponte Garibaldi:
- Lastrina di colombario, di m. 0, 1 1
- Piccola base circolare (alt. m. 0,15, diametro m. 0,14), sulla quale si legge in caratteri arcaici, forse del principio del sec. VI:
JONIUS Q f NVMISIO
MARTIO DONOM
DEDIT MERETOD

Importante è questo monumento, per la denominazione del nume al quale fu dedicato. Conoscevasi già un'altra simile basetta, ora esistente nel museo di Firenze che essendo danneggiata nel primo verso, non lasciava supporre con sicurezza il nome della divinità. Il Mommsen propose dubitativamente di leggervi [NU]misio Marti prendendo a confronto un'iscrizione di Atina dedicata Marti sive Numiterno.

Ora possiamo stabilire con certezza, che ambedue le piccole basi portavano la stessa dedicazione NVMISIO MARTIO (non Marti); quantunque poi resti del tutto oscuro il significato di Numisius congiunto a Martius (strano che non sia stato collegato al termine latino Numen, cioè Dio, Divinità)

Compiuti gli sterri attorno all'ara dell'incendio neroniano, di cui fu detto nelle Notizie del 1889 (p. 159 sq.), sono stati recuperati i seguenti oggetti:
- Piede di statua, ben modellato, della grandezza naturale.
- Capitello corinzio, alto m. 0,46, col diametro di m. 0,33
- Gamba appartenente ad una statua di Mercurio, con parte del piede munito di alette.
- Fibula di bronzo, nella cui staffa è rilevato un globetto ;
- Frammento di lapide marmorea, di m, 0,25 X 0,25.



MAMERTE

Nel Parco del santuario di Rossano c'è un'area sacra che costituiva il santuario federale dei Lucani nel IV sec. a.c., sorto in un'area coperta di fitti boschi e in prossimità di una sorgente, alla congiunzione di diversi tratturi.

Il santuario era dedicato a Mefite, Dea osca alla quale veniva attribuito un potere taumaturgico legato alle acque. Al culto della Dea era affiancato anche quello del Dio Mamerte, testimoniato dalle iscrizioni. Probabilmente il Dio era suo figlio e poi marito, insomma un figlio-vegetazione che moriva e rinasceva ogni anno. Forse da lui prende nome il carcere mamertino di Roma.



IL MARTE ROMANO

Il Dio Marte, Mars in latino, secondo la mitologia romana del I secolo a.c., era il Dio della guerra, il Dio dei soldati che a lui si raccomandavano e a cui dedicavano i nemici uccisi, perchè Marte era felice di ogni nemico colpito sul campo, sia perchè proteggeva Roma sia perchè si inebriava del sangue versato. Il suo nome provenne probabilmente dall'etrusco Maris.

Marte, nella società romana, assunse un ruolo molto più importante del greco Ares, perché considerato il padre del popolo romano, inoltre era marito di Rea Silvia e padre di Romolo e Remo, che fondarono Roma.

Di conseguenza i romani si chiamavano tra loro Figli di Marte. I suoi più importanti discendenti furono Pico e Fauno.


Il Mito

Secondo una leggenda, Giunone, invidiosa che Giove avesse concepito da solo Minerva, chiese aiuto a Flora per ottenere altrettanto, e la Dea le indicò un fiore che cresceva nelle campagne in Etolia che permetteva di concepire al solo contatto.

Così diventò madre di Marte, che fece allevare da Priapo, il quale gli insegnò l'arte della guerra. La leggenda è di tradizione tarda come dimostra la discendenza di Minerva da Giove, secondo il mito greco, mentre Flora testimonia una tradizione più antica che faceva discendere gli Dei dalla Grande Madre Terra.

A Roma vi era anche una fontana consacrata a Marte e venerata dai cittadini. L'imperatore Nerone, una volta, si bagnò in quella fontana, gesto interpretato dal popolo come un sacrilegio. Da quel giorno l'imperatore iniziò ad avere problemi di salute, secondo la gente dovuti alla vendetta del Dio.



NOMI DI MARTE
  • Mars Alloprosallo - incostante.
  • Mars Artipoo - perfetto.
  • Diuum deus - Dio degli Dei.
  • Gradivus - colui che va in battaglia.
  • Leucesios - lucente.
  • Silvanus: per i suoi aspetti legati alla natura.
  • Ultor - vendicatore, dato da Augusto in onore della vendetta per i cesaricidi.


SIMBOLI

Il picchio, il cavallo, la lancia, lo scudo bilobato, le hastae martiae, le lance di Marte, che erano conservate nel sacrario della regia e si scuotevano in caso di gravi pericoli.



ALETTRIONE

Giovane soldato, confidente e favorito di Marte, il quale faceva la guardia durante gli amori di questo Dio con Venere, per avvertirlo dello spuntar del giorno. Essendosi egli un giorno addormentato. Apollo (Sole) scoperse gli amanti e riferì a Vulcano che li circondò con una rete e li espose abbracciati alla vista degli Dei. Marte, sdegnato, cambiò Alettrione in un gallo che, memore della sua negligenza, annuncia all'alba l'avvicinarsi del sole.



LE FESTE
    MARTE E VENERE
  • Templum Martis apud Portam Capenam: si celebrava il 1° giugno in onore di Mars. Si ricordava la dedicatio del tempio di Marte presso Porta Capena all'inizio della via Appia.
  • Templum Martis Ultoris in Capitolio: festa celebrata il 12 maggio. Anniversario della dedicatio del tempio di Mars Ultor sul colle Capitolium.
  • Templum Martis Ultoris in Foro Augusti: festa celebrata il primo agosto. Anniversario della dedicatio del tempio di Mars Ultor nel Forum Augusti. Il tempio venne costruito dall'imperatore Augustus dopo la battaglia di Philippi.
  • Ludi Martiales Circenses: Ludi celebrati il 12 di maggio in onore del Dio Mars.
  • October Equus: festa celebrata il 15 ottobre in onore di Mars, Dio della guerra. Corsa di carri. Veniva sacrificato il cavallo che correva all'esterno del carro del vincitore.
"I Salii, sacerdoti di Marte, andavano per la città, portando degli scudi sacri, chiamati Ancili, cantando canzoni con una danza solenne".

I Salii erano i sacerdoti addetti quasi esclusivamente al culto di Marte, Quirino e dei membri della famiglia imperiale. Secondo il mito cadde un giorno dal cielo uno scudo biconvesso nel Campidoglio e venne interpretato dai sacerdoti come lo scudo di Marte. 

Finchè lo scudo venisse conservato Roma sarebbe stata vittoriosa. Allora Numa Pompilio fece costruire 11 scudi analoghi di modo che non si potesse riconoscere l'originale per derubarlo.

VENERE E MARTE
Nei rituali dei sacerdoti Salii veniva cantato il "Carmen Saliare", di cui si hanno pochi frammenti in latino arcaico. 

I riti si tenevano a marzo ed ottobre, con processioni in cui i sacerdoti, portando armature ed armi antiche, eseguivano la loro danza sacra e cantavano il Carmen.

La creazione dei sacerdoti Salii è antecedente all'epoca della Repubblica Romana e risalgono a Numa Pompilio.

I sacerdoti Salii venivano scelti tra i figli di famiglie patrizie i cui genitori fossero in vita al momento della scelta.

La nomina era a vita, ma era permesso abbandonare l'ordine in caso di sacerdozio di maggiore importanza o di una grossa carica pubblica. Fu sacerdote Salio anche Publio Cornelio Scipione, detto l'Africano.

Alcuni frammenti dell'inno, composti in versi saturni, si sono conservati grazie a Marco Terenzio Varrone:

"Cantate Lui, il padre degli Dei, 
supplicate il Dio degli Dei,
qundo tuoni, o Dio della luce, 
davanti a te tremano 
tutti gli Dei che lassù 
ti sentono tuonare dalle nubi."

Con il nome di Carmen Saliare si identifica un frammento in latino arcaico il cui testo, nell'antica Roma, veniva recitato nello svolgimento dei rituali praticati dai sacerdoti Salii" (conosciuti anche come i "sacerdoti saltellanti")

I riti erano imperniati soprattutto attorno alle figure degli Dei Marte e Quirino, e si tenevano nei mesi di marzo ed ottobre. Consistevano in processioni durante le quali i sacerdoti, portando armature ed armi antiche, eseguivano la loro danza sacra e cantavano il Carmen Saliare.
 


I TEMPLI

Tempio di Marte Ultore al Foro di Augusto

Ottaviano aveva promesso di erigere a Roma un tempio dedicato a Marte Ultore alla battaglia di Filippi del 42 a.c., in cui con Marco Antonio aveva sconfitto gli uccisori di Cesare.

Il grande tempio sostituiva un'edicola provvisoria nel Campidoglio.

Venne finanziato con il bottino di guerra ottenuto con le proprie vittorie, ossia su un terreno acquistato a proprie spese, alle pendici del Quirinale, a ridosso della Suburra.

Il Foro di Augusto, col tempio di Marte Ultore, venne inaugurato nel 2 a.c.

Il tempio si innalzava su un podio di 3,5 m. rivestito in blocchi di marmo con otto colonne corinzie davanti e otto su ciascuno dei fianchi. I colonnati e le pareti esterne della cella erano realizzati in marmo lunense. L'ordine architettonico del tempio ha rappresentato un modello per l'evoluzione della decorazione architettonica romana.

Il podio era costituito da fondazioni in opera cementizia e in blocchi di tufo, sotto i muri, e in tufo e travertino, sotto i colonnati; le fondazioni erano rivestite da blocchi di marmo.

Vi si accedeva con una scalinata frontale di 17 gradini in marmo, con al centro da un altare.

La cella aveva le pareti interne decorate da due ordini di colonne, con sul muro altrettante lesene.

Sul fondo un'abside, con un podio per le statue di Marte e Venere, e una scalinata rivestita in lastre di alabastro.

Vi erano ospitate le statue di Marte e di Venere, con altre sculture nelle nicchie che si aprivano sulle pareti tra le colonne.



TEMPIO DI MARTE EXTRAMURARIO

"Tacito stabilisce che l'Arco di Nerone Claudio Druso sia nell'Appia presso il Tempio di Marte Extramuraneo e l'essere costrutto di un sol fornice come si vede nelle medaglie di Claudio
Dagli Acquedotti Vicino alla Porta Capena si ascendeva per un Clivo al Tempio di Marte situato alla radice del Celio e perciò detto Extramuraneo.

ll P Eschinardi vuole che fosse dove è la Chiesa di San Sisto Vecchio e che questa Chiesa sia fondata nello stesso luogo del Tempio di Marte ma essendosi fuori dalla Porta al Casino del Marchese Nari trovata una Iscrizione che si vedeva essere al suo luogo ove giusto fu trovata la Colonna Milliaria del primo miglio che adesso si vede in Campidoglio fa credere diversamente.

L'iscrizione è la seguente: 
SENATVS POPVLVSQVE ROMANVS 
CLIVVM MARTIS PECVNIA PVBLICA 
IN PLANITIEM REDICENDVM CVRAVIT 
Questa Iscrizione ci rende certi essere stata spianata la parte montuosa che era ivi poco distante dal Tempio di Marte".

(Ridolfino Venuti Cortonese 1763) . .

Vedi anche: LISTA DELLE DIVINITA' ROMANE


BIBLIO

- D. Sabbatucci - La religione di Roma antica - Il Saggiatore - Milano - 1989 -
- James Hillman - Un terribile amore per la guerra - Milano - Adelphi - 2005 -
- Robert Turcan - The Gods of Ancient Rome - Routledge - 1998, 2001 -
- H.S. Versnel - Apollo and Mars - One Hundred Years after Roscher, in: Visible Religion: Annual for Religious Iconography. Approaches to Iconology, Brill, 1985–86 -
- George Dumezil - Jupiter, Mars, Quirinus (Jupiter Mars Quirinus. Parigi, Gallimard, 1941). Torino, Ed. scientifiche Einaudi, 1955.

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