CURIA ACCULEIA



ORATORIO DEI 40 MARTIRI (CURIA ACCULEIA)

Le attribuzioni di luogo e di edificio della Curia Acculeia sono molteplici:

1) - La Curia Acculeia viene menzionata da Varrone (LL. VI.23) come una località dove si celebravano le Angeronalia, e dove si offrivano sacrifici per tale festa, che venivano anche celebrate al sacellum Volupiae (Macrob. Sat. I.10.7; Hemerol. Praenest. ad XII Kal. Ian.).

2) - Secondo alcuni la Curia Acculeia era solo un altro nome del Sacellum Volupiae.

PLANIMETRIA
3) - Secondo altri invece si trattava di una non ben identificata struttura adiacente, che stava vicino al punto dove la Via Nova entrava al Velabro (HJ 45; RE IV.1821; Gilb. I.56‑58; II.104‑107).

Il 21 dicembre i pontefici, come riporta Macrobio, eseguivano un rito nel Sacello di Volupia, dove un'immagine di Angerona con la bocca imbavagliata era posta sull'altare del sacello. Nei Fasti (Prae. Maff. ) questo giorno è chiamato Divalia.

Plinio spiega la bocca imbavagliata come immagine del silenzio che deve essere mantenuto sul nome sacro di Roma e ciò deve essere inteso allo stesso modo dal grammatico romano Verrio Flacco in una nota dei Fasti Prenestini, sostiene che poichè il 21 dicembre è il solstizio d'inverno, ci si dovrebbero aspettare in questo giorno il culmine delle celebrazioni del nuovo anno.

Macrobio dice che Verrio Flacco derivò il nome di Angerona dalla sua capacità di disperdere "angores ac sollecitudines animorum". Aggiunge che Masurio spiega la sua presenza sull'altare di Volupia: "quod si suos dolores anxietatexque dissimulant perveniant patientiae beneficio ad maxima voluptatem "

4) - Secondo altre interpretazioni la Curia Acculeia fu semplicemente un recinto senza tetto, come la Curia Calabra, probabilmente una stazione augurale per l'osservazione di segni celestiali riferiti al solstizio.

INTERNI DELL'ORATORIO DEI 40 MARTIRI
5) - Varrone suggerisce una relazione tra la Curia Acculeia e Acca Larentia, la cui ricorrenza cade il 23 dicembre, due giorni dopo la festa del solstizio, e la cui tomba giace al Velabro presso la Porta Romana (Varro Ling.). Se il Sacellum Volupiae e la Curia Acculeia non erano identiche, i tre luoghi dovevano essere contigui, o vicini tra loro, come a grappolo, ai piedi del Palatino, appena a ovest di San Giorgio al Velabro, non necessitando di grande spazio.

Sembra che sia i Divalia che la Curia Acculeia fossero nomi ideati per nascondere il vero nome di Angerona, ammesso che questo fosse il suo vero nome. Se il suo bavaglio alla bocca aveva a che fare col nome segreto di Roma e la locazione del suo tempio giusto fuori la Porta Romana, ne consegue che possiamo considerarla come la protettrice della Porta.

6) - Al contrario Coarelli pone la Curia Acculeia vicino al Lacus Jugurtae. In effetti il Lacus Juturnae era luogo sacro e miracoloso In onore della ninfa Giuturna, a Roma e nel Lazio, si celebrava la festa Iuturnaria, per scongiurare la siccità. La fonte era tra i numerosi santuari dedicati alle divinità acquatiche dove si recavano gli ammalati per cercare beneficio nelle acque considerate medicamentose.

La parete di fondo dell' edicola di Giuturna infatti s' appoggia ad una sala con abside di buona opera laterizia, situata esattamente nell'asse della Nova Via. Si suppone trattarsi della Curia Acculeia, che in era cristiana fu trasformata in un oratorio dedicato ai Quaranta martiri. 
In quest'area la trasformazione in ampio piazzale pavimentato viene messa in relazione con la presenza della "tatio Aquarum" che si trovava nell'area già nel III sec.

L'edificio della Statio aquarum (ufficio degli acquedotti) si trovava nel Foro Romano tra la Fonte di Giuturna, il tempio di Vesta e la Casa delle Vestali, con strutture murarie di varie fasi, dalla tarda repubblica all'epoca di Costantino, e venne identificato grazie a due iscrizioni su un cippo reperito in una stanza dell'edificio.

L'edificio era decorato da varie statue, come quella di Esculapio ancora in sito (che ricorda forse la virtù medicamentosa delle acque), mentre un Apollo arcaicizzante è stato portato nell'Antiquarium del Foro. Il pavimento dell'interno dell'Oratorio è realizzato rozzamente utilizzando pezzi di marmi di vari colori, il che testimonia che qui e intorno vi fossero invece preziosi pavimenti in opus sectile.



7) - Secondo Fabiano Nardini il tempio rotondo di Ercole (o di Vesta):

 " Non è strano che fosse il Sacello di Volúpia di cui Varrone parlando della Porta Romanula - Qui habet Gradus in annuncio navalia Volupie Sacello que Nauali - il testo non voglia dire in Nova Via che dal Palatino si riguardavano altrove, esser stato possibile non necessario dir che fosse l' antico sbarco prima ch'al tempo d 'Anco Marzio fosse col Ponte Sublicio impedito alle navi arrivar tant'oltre.

Anzi assai dopo esservi durato lo sbarco de burchij ch'una seconda del fiume venivano prima che si fabricassero gli altri ponti non ê negabile. Se dunque l' annuncio Sacello Volupie si riferisce da Varrone ai Navali, parola più prossima, il Sacello è cosa facilissima fosse questa convenendo in quella della fabrica rotonda e corintia. Più ch 'annuncio altro Nume se il medesimo annuncio si riferisce alla Porta Il Sacello di Volúpia fu altrove.

Tra S Anastasio e S Teodoro dovumque si fosse nell'altare di questa Dea esser Stato il simulacro di Angerona fuit contraria scrive Macrobio nel Primo libro de Saturnali - Duodecimo Vero Feriae sunt Dive Angeronie cui Pontifices nel Sacello Volupie facrum faciunt quam Verrio Flacco Angeroniam dici ait quid Angares ac animorum sollicitudines propiciata depellat Mafurtui adjcit simulacrum eius Dee minerale obligato atque obsignato in air Volupie Praeterea collocatum quod qui suos dolores anxietatesque dissimulant perveniant patientie beneficio annuncio maximam voluptatem -

(Fabiano Nardini - Roma Antica - 1666)

DENARIO CON DIANA NEMORENSE (ACCA LARENTIA)

Giuturna - Acca Larenta - Acca Larenzia - Dea Lara - Angerona - Voluptas - Curia Acculeia

Ai piedi del Palatino, tra il Tempio di Vesta e quello dei Dioscuri, c'era una sorgente dedicata alla ninfa Giuturna.  Il gruppo dei Dioscuri ad essa correlati fu trovato in pezzi (dovuti a una furia depurativa cristiana) nella vasca della Fonte di Giuturna e poi ricomposto, databile tra la fine del II sec. e l’inizio del I sec. a.c.. 

Sui quattro lati vi sono raffigurati i Dioscuri, su un lato Giove e su un altro Leda, genitori dei gemelli, e davanti una figura femminile con fiaccola, che si suppone Giuturna. La statua di stile arcaizzante di Apollo in marmo greco, dell I-II secolo d.c., probabilmente decorava il vicino edificio dell’amministrazione delle acque e degli acquedotti (Statio aquarum).

Del punto dove sorgeva la fonte è visibile il bacino con al centro il calco dell’ara. Un’edicola sacra, probabilmente il tempietto dedicato a Giuturna, e l’edificio in mattoni della Statio Aquarum, in origine decorato da numerose sculture, completano il sito della fonte più importante a Roma in età arcaica. Dietro la parete dell'edicola sorgeva, a quanto dicono, la Curia Acculeia.

Il culto della Curia Acculeia e della Dea Acca Larentia (o Acca Laurentina) hanno in comune il nome di Publius Accoleius Lariscolus, magistrato monetario nel 43 a.c., che pose la testa di Acca Larentia su una moneta in corso. La testa di Acca richiama Accoleius e il nome Larentia richiama Lariscolus. E' possibile che Acculeia fosse un nomen derivato da Acca. Questo potrebbe spiegare il fatto che la Curia Acculeia effettuasse un sacrificio in onore di Angerona, Dea tutelare della stessa Roma, durante la Angeronalia.

MOSTRA DELLA FONTE DI GIUTURNA
Nella Curia Acculeia aveva luogo il sacrificio ad Angerona (Varrone) che altre fonti (Macrobio) ambientano nel Sacellum Piae Volupiae: per questo è probabile che Ara Volupiae e Signum Angeronale si trovassero all'interno della Curia Acculeia.

Ma quest'ultima prende probabilmente nome da Acca Larentia, ciò che obbliga legarne il culto a quelli di Volupia e di Angerona: si tratta ovviamente di un rapporto di carattere cultuale, oltre che topografico, risulta anche dalla posizione del sacellum Larundae (forse da identificare con la curia Acculeia) in cui Tacito riconosce l'angolo Acca Larentia, Larunda.

La connessione con Angerona era interpretata dagli antichi come una relazione tra “piacere” (voluptas), pertinente alla Dea Volupia, e “dolore” (angor), pertinente alla Dea Angerona. Sembrerebbe un inno al masochismo, ma è tutt'altro.

Questi miti sono tutti molto arcaici e preromani, che appartenevano a diversi riti italici. Volupia (Voluptas= sesso) e Angerona erano il duplice volto della Dea della vita e della morte. Angerona custodiva il segreto della morte, evidentemente retaggio di un antico culto misterico.

Acca Larentia, antica Dea Lupa, era connessa alla prostituzione sacra e alla morte e rinascita. Anche qui la sessualità, produttrice di vita, era connessa con la morte. Lara o Larenta o Larunda, madre dei Lares, era una Dea degli inferi, e quindi connessa ad un rito ctonio e segreto.

Ma c'era anche la Dea Muta o Tacita, Dea degli inferi che presiedeva ai culti funebri intesi come trapasso da ciò che è semplicemente morto a ciò che diviene sostegno per nuova vita. E’ dal rito propiziatorio alla Dea Tacita che è nata la tradizione delle fave dei morti, i dolci che in molti paesi vengono preparati e mangiati durante le annuali feste dei morti.

La fava era sacra in quanto una volta aperto il baccello questo moriva e ne usciva invece il seme della nuova vita, che era commestibile ma pure interrbile come seme per la pianta. Insomma era un simbolo di reincarnazione.

La Dea Tacita si poneva il dito sulle labbra intimando il silenzio, oppure era imbavagliata come Angerona. Si sa, i culti nei tempi si trasformano per adattarsi ai nuovi tempi, ma a cercar bene si ritrovano le loro origini sacre e molto antiche.

La Curia Acculeia doveva accogliere queste antiche divinità ctonie adorate nei diversi luoghi e in età diverse sotto diversi nomi. La gente si raccoglieva in loro nome per riconoscersi e applicare la giustizia o prendere decisioni ispirate dalla Dea della vita e della morte.


BIBLIO

- Marcus Terentius Varro - De Lingua Latina -
- Giulia D'Angelo and Alberto Martín Esquivel - "P. Accoleius Lariscolus (RRC 486/1)" - Annali dell'Istituto Italiano di Numismatica - vol. 58 - 2012 -
- Alberto Martín Esquivel, Giulia D'Angelo - "Un cuño romano republicano de P. Accoleius Lariscolus" - Nvmisma. Revista de estudios numismáticos - Año LXIV - 2014 -
- Carlo Prandi - Mito in Dizionario delle religioni - a cura di Giovanni Filoramo - Torino - Einaudi - 1993 -
- U. Lugli - Miti velati. La mitologia romana come problema storiografico - ECIG - Genova - 1996 -



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