DOMUS ACILII - MAUSOLEO





LE ORIGINI

Lungo la via Salaria venne scoperto un complesso cimiteriale di gallerie ipogee articolate su più piani, le cosiddette catacombe di Priscilla. Su di esse ci sono diverse ipotesi. Alcuni studiosi ipotizzarono che le rovine in superficie appartenessero alla domus della famiglia, sotto la quale essi avrebbero "autorizzato" lo sviluppo della catacomba, Altri studiosi di fede cattolica pensarono che la fondatrice e donatrice del terreno fosse stata Santa Priscilla, membro della gens Acilia.

Altri, che costituiscono oggi la maggioranza, pensano che le strutture esterne siano i resti di un grande mausoleo degli Acilii, risalente al I sec. d.c., dotato di una sua cisterna, e di gallerie idrauliche a livello del criptoportico, che fu appunto rimaneggiato fino a divenire, nei secoli successivi, l'ipogeo di cui si tratta.

FACTIO PANIS

DESCRIZIONE

Le catacombe comprendono tre nuclei principali:
- la regione degli Acilii,
- l'arenario,
- la regione della "Cappella Greca".

Oggi si è compreso che la regione degli Acilii era una serie di ambienti che in origine non avevano alcuna destinazione cimiteriale, ma facevano parte di alcuni settori seminterrati di una villa privata, probabilmente appartenenti all'antica gens romana degli Acilii.

I RE MAGI
Dalla villa si dipartiva infatti un corridoio rettangolare in laterizio realizzato in "opus vittatum" o "a fasce", con volte a crociera e un ambiente completamente impermeabilizzato che doveva essere la cisterna della villa per l'irrigazione di campi e giardini.

Il corridoio sbocca in un grande ambiente, anticamente una cisterna per la conservazione dell'acqua; al momento di trasformarla in ipogeo, si mantenne l'uso idraulico almeno in parte, come appare chiaro da una fistula plumbea (tubo) che si vede ancora in una parte della parete foderata in opus signinum.
Nella Cappella greca si evidenziano i resti di un criptoportico, poi parzialmente trasformato in cisterna.

De Rossi ha osservato che il labirinto delle gallerie convergevano verso una cripta originale, a forma di  Γ greca (Gamma), decorata con affreschi e una sala a pianta ottagonale con quattro nicchie absidale facente parte di un ninfeo. Dall'ipogeo si aprono altri cunicoli all'interno dei quali furono scavate sepolture più modeste, ritenute risalenti al periodo delle persecuzioni di Diocleziano contro i cristiani, per cui si dovettero aprire rapidamente un secondo livello di corridoi a spina di pesce.

In realtà tutti i locali di cui sopra vennero inglobati nelle catacombe di Priscilla solo nel III sec. d.c., quando anche un braccio del criptoportico fu trasformato in ipogeo cimiteriale e riccamente affrescato con scene relative di fede cristiana. Solo allora, in epoca decisamente cristianizzata, la proprietà e la villa degli Acilii furono da loro, o da chi per loro, messe a disposizione della comunità cristiana.



LA STORIA

Acilio Glabrione

Acilio Glabrione, console nel 191 a.c., conquistò i Macedoni nella battaglia di Thermopylai.

Di lui ci resta anche il piedistallo della statua equestre, di bronzo dorato, offerto a lui da suo figlio, il primo del suo genere mai visto in Italia, scoperto dal Valadier nel 1808, ai piedi della scalinata del tempio, e seppellito di nuovo.

A seguito di ciò eresse il Tempio della Pietà sul lato ovest del Foro Olitorio, ora trasformato nella chiesa di S. Nicola in Carcere.

Vennero pure rinvenute quattro iscrizioni, coi nomi di Manio Acilio. di sua moglie Priscilla, Acilio Rufino, Acilio Quinziano, e Claudio Acilio Valerio, oltre a un frammento di un sarcofago in marmo su cui era inciso: Acilio Glabrioni FILIO, quindi figlio del precedente, sepolto accanto al padre e ai suoi altri parenti.

La cripta della Acilii Glabrioni fu riscoperta nel 1888, nelle Catacombe di Priscilla, che si trova sotto il Monte delle Gioie. L'anfiteatro invece venne scoperto un anno prima, nel 1887, in parte scavato nella parte rocciosa della montagna, in parte costruita in pietra e muri a sacco.  Le sue rovine giacciono sulle pendici ricoperte di viti di Albano e di Castel Savello,


Manio Acilio Glabrione

Il Glabrione più noto nella storia del I sec. è Manio Acilio, che fu console con Traiano nel 91. Venne messo a morte da Domiziano nell'anno 95, come riferito da Svetonio ( Domitianus):
" Ha corrotto parecchi senatori ed ex-consoli che devono essere perseguiti con l'accusa di cospirare contro il loro impero. - quasi molitores rerum novarum - Tra loro Civica Cerealis, governatore dell'Asia, Salvidieno Orfitus, e Acilio Glabrione, che erano stati precedentemente banditi da Roma. "

IL BUON PASTORE E LA DONNA ORANTE
L'espressione Rerum novarum molitores ha un significato politico, nel caso dei Cerealis e Orfitus, e uno religioso e politico, nel caso di Glabrione, convertito alla fede cristiana, chiamata "nova superstitio" da Svetonio e Tacito.

Ne scrissero pure Dione Cassio, Giovenale, e Frontone narrando che durante il suo consolato, ad 91, e prima del suo esilio, fu costretto da Domiziano a combattere contro un leone e due orsi nell'anfiteatro adiacente villa dell'imperatore ad Albanum.

Xiphilino aggiunse che nel  95, alcuni membri della famiglia imperiale vennero condannati da Domiziano con l'accusa di ateismo, insieme ad altri personaggi importanti che avevano abbracciato "i costumi e persuasione degli ebrei", cioè, la fede cristiana.

Vi venne implicato anche Manio Acilio Glabrione, come Clemens e Domitilla, apertamente cristiani. Giovenale aggiunge che per rabbonire Diocleziano,  Acilio, dopo aver combattuto nell'arena di Albanum, assunse un'espressione istupidita. Svetonio sulla condanna di Flavio Clemente, dice che fu assassinato da Domiziano "ex tenuissima suspicione", su un leggero sospetto della sua fede.

Glabrione fu comunque messo a morte in esilio, ma non si sa dove. Si dice che la sua fede si propagasse tra i suoi parenti e discendenti, servi e liberti, visto i ricchi sarcofaghi e i poveri loculi rinvenuti nella cripta, ma il luogo della sepoltura non dimostra nulla, se non che i padroni dettero lì sepoltura a parenti e schiavi, come facevano solitamente.



LA CRIPTA

Sia la cappella che la cripta erano stati devastati, i sarcofagi rotti in mille pezzi; i mosaici delle pareti e il soffitto strappati dalle mura, insieme alle incrostazioni di marmo, l'altare fu smantellato e le ossa disperse. Si diffuse fosse stata opera dei pagani per sfregio ai cristiani.

MIRACOLO DEI 3 EBREI
Tuttavia vi è la testimonianza di Pietro Sante Bartoli:

"Gli scavi sono stati effettuati sotto Innocenzo X (1634-1655), e Clemente IX (1667-. .), nel Monte delle Gioie, sulla via Salaria, con la speranza di scoprire un certo tesoro nascosto. 

La speranza è stato frustrata, ma, nel profondo delle viscere del tumulo, sono state trovate alcune cripte, incrostate di stucco bianco, e notevoli per la loro pulizia e conservazione. ho sentito da uomini fidati che il luogo è infestato da spiriti, come è dimostrato da quello che è successo a loro non molti mesi fa. 

Mentre montavo sul Monte delle Gioie per una merenda, la conversazione cadde sui fantasmi che hanno ossessionato la cripta sottostante, quando improvvisamente la carrozza che li aveva portati lì, spinto da mani invisibili, ha cominciato a rotolare lungo il pendio della collina, ed è stata infine precipitata nel fiume Anio fino alla sua base. dovettero essere utilizzati diversi buoi trasportare il veicolo fuori del flusso. Questo è accaduto a Tabarrino, macellaio a S. Eustachio, e ai suoi fratelli che vivono in Via Due Macelli, le cui facce portano ancora i segni del grande terrore vissuto quel giorno. "

L'aneddoto si riferisce alla tomba degli Acilii Glabrioni, che giace sotto il Monte delle Gioie, ed è l'unico nelle Catacombe di Priscilla che si noti per un rivestimento di stucco bianco. La sua distruzione, dunque, si è svolta sotto Clemente IX, nel XVII sec, e fu opera di cacciatori di tesori, cioè di scavi clandestini condotti da ignoranti.

LA CAPPELLA GRECA

La Cappella Greca è molto particolare, perchè usciti dal criptoportico si percorre uno stretto e basso cunicolo, fino a raggiungere una larga camera con volta a botte interamente dipinta di scene bibliche, con uno stile molto informato ma con grande accuratezza formale.

LA CAPPELLA GRECA
Pur ricordando una chiesa è in realtà un mausoleo ipogeo, con banconi in muratura lungo il perimetro, per far sedere gli ospiti in occasione del refrigerium cioè del banchetto rituale che si svolgeva in ricordo dei defunti.

Sull'arcosolio centrale, in campo rosso, è raffigurato un banchetto che gli studiosi hanno intitolato "Fractio Panis" o "Eucarestia": ad un triclinio semicircolare, dove sono serviti pane e pesce sono seduti sette personaggi tra cui un giovane uomo che spezza il pane e una donna velata.

Vi sono poi raffigurati episodi tratti dall'Antico Testamento: Mosé che fa scaturire l'acqua dalla roccia battendovi sopra con la verga; i tre giovani nella fornace, descritti dal Profeta Daniele, soggetto che ricorre anche nel cubicolo della "Velatio"; Susanna insediata dai malvagi anziani che la accusano.
A destra, la Fenice, animale che la mitologia dice capace di rinascere dalle sue ceneri, insieme alla palma; in greco la palma e la fenice hanno la stessa denominazione "foinix".

Le gallerie sono scavate nel tufo, tenera roccia vulcanica utilizzata per la costruzione di mattoni e calce, e si estendono per circa 13 km. di lunghezza, in vari livelli di profondità.

DONNA ORANTE

LA DONNA ORANTE

Nella lunetta di fondo, una giovane donna, con abito sacerdotale e velo sul capo, alza le braccia in gesto di orante. Ai lati della donna forse due episodi della sua vita. Al centro della volta è dipinto il Buon Pastore  tra pavoni e colombe, con la scena dell'uscita di Giona dalla balena. Nella lunetta di sinistra del cubicolo è raffigurato il Sacrificio di Isacco e in quella destra i Tre giovani ebrei nella fornace di Babilonia.

Il piccolo oratorio all'estremità meridionale della cripta sembra invece essere stato consacrato solo alla memoria del suo primo occupante, l'ex-console Glabrione.
Come si può notare la qualità delle pitture, pur di grande interesse storico,  aveva perso totalmente la sua qualità artistica, neppur lontanamente paragonabili all'arte pompeiana o romana dei secoli passati.


BIBLIO


- Alison E. Cooley - "History and Inscriptions, Rome" - in The Oxford History of Historical Writing - eds. A. Feldherr & G. Hardy - Oxford University Press - Oxford - 2011 -
-  J. Bodel - Death on display: looking at Roman funerals - in The art of ancient spectacle - eds. B. Bergmann, C. Kondoleon - Washington - 1999 -
- N. Purcell - Tomb and Suburb - Gräberstraßen - 1987 -
- Leonella De Santis e Giuseppe Biamonte - Le catacombe di Roma - Roma - Newton Compton Editori - 2011 -
- James Stevenson - La civiltà delle catacombe - Roma - Club del Libro - 1987 -




1 comment:

nanussa on 5 gennaio 2015 alle ore 15:09 ha detto...

complimenti per l'interessante e bellissimo sito!! :)

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