EMILIA PAULLA - AEMILIA TERTIA




Nome: Aemilia Paulla
Nascita: 230 a.c.
Morte: 163-162 a.c.
Marito: Scipione l'africano



Aemilia Tertia, meglio conosciuta come Aemilia Paulla (c. 230-163 o 162 ac), fu la moglie di Scipio Africanus (Scipione l'africano), grande generale e politico romano.

Fu la III figlia (almeno sopravvissuta) di un altro importante generale: Lucius Aemilius Paullus (console nel 216 ac. ucciso nella Battaglia di Canne), e sorella di un altro generale romano: Lucius Aemilius Paulus Macedonicus (console nel 182 e nel 168 ac).

Si dice che il nome Tertia non significava necessariamente che avesse delle sorelle. Infatti i nomi si ripetevano nei discendenti, così Ottaviano non era l'ottavo figlio di Azia, ma ripeteva il nome di un avo.

Ma c'è un particolare, le donne romane in realtà non avevano un nome, bensì assumevano quello della gens, quindi questa teoria non è veritiera.

Lo storico Valerius Maximus la chiama "Tertia Aemilia, moglie di Scipio Africanus e madre di Cornelia". Aemilia non si sa se ebbe sorelle vive, visto che la mortalità infantile all'epoca era altissima. Le figlie di Emilia furono Cornelia Africana Major e Cornelia Africana Minor, e la più giovane fu più famosa della maggiore e della madre.



MATRIMONIO

Si fece probabilmente tra il 213 e il 210 a.c. (quando Scipio andò prima in Sicilia e poi in Spagna). Aemilia Tertia e Scipio Africanus ebbero un matrimonio prolifico, (Livio e Polibio), e pure felice.

Ebbero due figli e due figlie, di cui la più giovane fu Cornelia, madre dei Gracchi.
Per quanto la moglie si dedicasse alla più ricca vita mondana e molti rimproverassero Scipione di questo, egli difese sempre sua moglie.

TRIONFO DI EMILIO PAOLO

CARATTERE DI EMILIA

Aemilia Tertia era presumibilmente di una disposizione molto mite, ma era fieramente fedele a suo marito che con il suo comportamento sconvolse molti Senatori, sfidando i vecchi capi nella loro strategia militare, e i romani conservatori per la sua adozione di alcune parti dello stile di vita greco. 

Lo storico greco Polibio, che visse nella casa di suo fratello Macedonicus Lucio Emilio Paolo per qualche tempo, e che quindi è stato un testimone oculare, scrisse di Aemilia Tertia:
:"Questa matrona chiamata Aemilia, usò mostrare grande magnificenza quando lasciò la casa per partecipare alle cerimonie cui attendono le donne, essendo patecipe della fortuna di Scipione quando era al massimo della prosperità. .. A parte la ricchezza dei suoi vestiti e dei suoi ornamenti, tutti i cesti, le tazze, e altri utensili dei sacrifici erano d'oro o d'argento, e la seguivano in tutte le solenni occasioni, .. ma anche il numero di servi e schiavi era adeguatamente grande".
(Polibio, Book 31)

Emilia è una delle poche donne romane a noi note della Media Repubblica perchè in quel periodo, gli ultimi decenni della Media Repubblica, ebbe una libertà e ricchezza insolita per una donna patrizia sposata, entrambe procuratele da un marito insolitamente liberale. A causa della sua insolita ricchezza e la libertà, nonchè del suo comportamento, ella fu un modello di emancipazione per molte donne romane, proprio come sua figlia Cornelia, madre dei Gracchi, sarebbe stato un modello importante ma non troppo evoluto per molte nobildonne romane tardo-repubblicane.

Secondo le varie fonti, Emilia era gentile, di buone maniere, e fieramente fedele al marito. Valerio Massimo riferisce un incidente in cui Scipione la tradiva con una delle proprie serve, ma Emilia scelse di non rendere pubblica la questione. Valerio Massimo e Plutarco avrebbero considerato tale comportamento protettivo per l'onore di Scipione, che non fu sconfessato da sua moglie. 

Il sesso coniugale era considerato essenzialmente procreativo nella Medio-Repubblica Romana. L'anno dell'incidente dovette essere il 191 a.c. o il successivo, in cui Emilia era incinta del suo bambino più piccolo o aveva partorito da poco. Secondo Valerio Massimo il fatto che Emilia scegliesse di non esporre l'infedeltà del marito fu o per risparmiargli l'imbarazzo, o il suo desiderio di evitare imbarazzi per se stessa. 

Una moglie romana non poteva aspettarsi fedeltà dal marito, e la sua cattiva condotta sia a casa che fuori non era motivo di divorzio. Inoltre, divorziando da suo marito avrebbe perso la custodia dei suoi figli e di solito doveva tornare a casa di suo padre o fratello. Il marito avrebbe inoltre potuto mantenere la maggior parte della sua dote, in modo che Emilia avrebbe potrebbe ottenere non più di un quinto della sua dote.

La cognata di Aemilia, Papiria Masonis, era divorziata c. 183 a.c. dal marito, semplicemente perché questi si era stancato di lei, che si era comportata in modo del tutto irreprensibile, dopo averlo dotato di due figli e due figlie, e la sua castità non era mai stata in discussione. Dopo il divorzio, visse in ristrettezze, e senza i suoi figli che rimasero invece con il padre.

Fonti come Polibio sottolineano anche il suo amore per il lusso e la sua stravaganza, guidava un carro speciale per processioni religiose femminili, con la partecipazione di un gran numero di servi. Una fonte sostiene avesse buon gusto, anche se acquistò opere d'arte stravaganti.



VALERIO MASSIMO

Nacque a Roma nel I secolo a.c. e morì a Roma nel 31 dc. e fu uno storico, di famiglia povera, che scrisse un manuale di esempi retorico-morali, il " Factorum et dictorum memorabilium". Opera erudita di carattere divulgativo, che raccoglieva fatti e aneddoti ripresi da fonti diverse con carattere moraleggiante. Per questa ragione si continuò a citarlo nei secoli futuri, perchè lo stile e i contenuti erano in realtà modesti.

Come quasi tutti i moralisti Valerio temeva le donne e la loro libertà, per cui qualche dubbio su di lui è lecito. Egli scrisse che Emilia non divulgò il tradimento di Scipione per evitargli un discredito. Ma a Roma i mariti tradivano continuamente le mogli, e se per giunta avveniva con una schiava il tradimento neppure contava. Ma ammesso che così fosse, se discredito c'era, chi l'aveva divulgato visto che i coniugi l'avevano taciuto? E poi da quali fonti l'aveva tratto Valerio visto che dal fatto erano passati quasi due secoli?

Ancora: teniamo presente che Scipione venne osteggiato parecchio dagli altri nobili arrivisti, perchè la sua gloria e la sua notorietà erano straordinarie e pure pagatissime. Gli si rimproverò pertanto tutto il rimproverabile, e pure che sua moglie viveva in grande lusso. Perchè non avrebbe dovuto visto che Scipione era ricco? Perchè per i romani dare troppo alle mogli era sbagliato, la donna doveva essere sfruttata e relegata, ci vorrà l'illuminatissimo Augusto a concederle una libertà che le fu poi tolta, alla caduta dell'impero, per quasi duemila anni.



SCIPIONE
MORTE DI SCIPIONE

Scipione morì di malattia nel 183 a.c, dopo essersi ritirato nella sua casa di campagna a Liternum nel 185 ac.

Durante i suoi ultimi anni, scrisse le sue memorie in greco, opera scomparsa, così come è scomparsa la storia della sua vita scritta da Plutarco. Gli sopravvissero la sua vedova e quattro figli, e suo fratello Scipione Asiatico, anche se in disgrazia politica.

Secondo Polibio, Scipione fece generose disposizioni per la sua vedova, per assicurare che avrebbe mantenuto la stesso stile di vita che era abituata come sua moglie. Inoltre concesse alle sue figlie 50 talenti d'argento ciascuna, che era una dote molto grande per l'epoca. Anche questo fece scalpore: e a chi avrebbe dovuto lasciare i soldi Scipione se non alla moglie e ai figli?



EMILIA VEDOVA

Aemilia Tertia sopravvisse al marito e ad entrambi i suoi figli. Aveva due figlie superstiti alla sua morte, avvenuta intorno al 163-162 ac.

Continuò il suo lussuoso stile di vita, nonostante la vedovanza, garantita, come si disse, dal reddito generoso per volontà del marito. Ma se era sua moglie perchè non avrebbe dovuto? Semplice, perchè piuttosto avrebbe dovuto dare la maggior parte dei suoi beni a parenti maschi, e non alle donne, anche se erano moglie e figlie.

Tuttavia nel 169 i romani votarono la Voconia lex, che vietava alle donne di ereditare tanto da trasmettere la propria ricchezza per le femmine, insomma le donne non potevano disporre dei loro beni. Alla sua morte, il suo erede e nipote d'adozione, Scipione l'Africano II, o Scipione il Giovane (meglio noto ai romani come Scipione Emiliano) li diede però a sua madre Masonis Papiria, che era divorziata dal padre biologico L. Emilio.

Alla sua morte, passò quegli stessi beni oltre alle due sorelle biologiche: Aemilia Paulla Prima, moglie di Marcus Porcio Catone Liciniano ed Aemilia Paulla Secunda, moglie di Quinto Elio Tuberone. (Polibio, libro 31:.... 28, Plutarco Aem 2; Liv XXXVIII 57).
Nonostante la sua ricchezza e stile di vita confortevole, i suoi ultimi anni devono essere stati molto amari per la morte di entrambi i suoi figli..



I FIGLI

Aemilia Paulla e Scipio Africanus ebbero 4 figli sopravvissuti, due maschi e due femmine. Entrambi i figli non riuscirono a diventare consoli, anche se entrambi divennero pretori nel 174 ac. Il più grande deve essersi sposato ma non se ne hanno notizie; il più giovane cadde nella dissolutezza e non si sposò mai. Entrambi soffrivano di problemi di salute che impedirono loro di intraprendere la carriera militare.

Le figlie andarono meglio, con la concessione 50 talenti d'argento in dote, una somma molto grande, di cui la metà fu versata immediatamente dopo il loro matrimonio e l'altra metà in scadenza entro tre anni dalla morte della madre.


Publio Cornelio Scipione l'Africano
(m. 174 a.c.), divenne un sacerdote o Augur nel 180 ac (come lo zio materno), flamen Dialis o sacerdote di Giove (secondo la sua iscrizione tomba), e divenne pretore nel 174 ac. Alcune fonti sembrano implicare che era sposato, ma la moglie, se esistè, è senza nome. Sembra sia morto dopo il 174 a.c., e probabilmente prima del 167 a.c. (Battaglia di Pidna) in cui Scipione Emiliano è già noto come il figlio adottivo. Egli era certamente morto del 163 -162 a.c., quando sua madre morì, lasciando i suoi soldi al figlio adottivo ed erede. La data della sua adozione di Scipione Emiliano è sconosciuta, ma probabilmente tra il 174 e il 167 a.c., quando il fratello era probabilmente già morto.


Lucio Cornelio Scipione
(m. 174-170 a.c.), condusse una vita dissoluta, e fu espulso dal Senato l'anno in cui fu eletto pretore. (Livio) Questo figlio è più noto per essere stato catturato dai pirati c. 192-191 a.c., e di essere stato rilasciato senza riscatto prima della battaglia di Magnesia, che avrebbe causato i suoi problemi politici al padre. La data della morte è sconosciuta, ma probabilmente morì tra il 174 e il 170 a.c. Nessuna moglie venne menzionata da qualsiasi storico romano, e probabilmente morì celibe.


Cornelia Africana Major
(m. 174 a.c.), la figlia più grande di Emilia, nacque nel 201 a.c.; la sua data di morte è sconosciuta, si sposò nel 182 a.c.,a giudicare dal l'anno in cui il figlio è diventato console. Suo marito era cugino di secondo grado. Non si sa se questo è stato il primo matrimonio tra cugini della gens stessa (una pratica che sarebbe stato in precedenza evitato per motivi di consanguineità), o se tali matrimoni non erano completamente sconosciuti prima del matrimonio di Cornelia.
Scipione Nasica Corculum, console nel 162 e nel 155 a.c., censore nel 159 a.c., e in seguito Princeps Senatus finchè fu deposto, cioè non rinnovato nella carica, e Pontifex Maximus fino alla sua morte, avvenuta nel 141 a.c..
Suo marito era il figlio del console omonimo del 191 a.c., che era lui stesso figlio di Scipione zio paterno maggiore Gneo Cornelio Scipione Calvo), il suocero e il marito erano entrambi illustri giuristi.
La data della morte di Cornelia Maggiore non è nota. Ebbe come figlio superstite, Scipione Nasica Serapio, anche lui console e Pontifex Maximus 141-132 ac,. Scipione Nasica Serapio è meglio conosciuto per il suo ruolo nella morte di suo cugino Tiberio Gracco nel 133 a.c. Questo nipote lasciò discendenti di cui il più illustre della tarda repubblica fu Metello Scipione e sua figlia Cornelia Metella (che morì senza figli). Discendenti in linea femminile, se esistono, non sono noti.

CORNELIA MINOR

Cornelia Africana Minor
(192-121 ac), la figlia più giovane, nata nel 190 a.c, sposata nel 172 a.c, e morta nel 121 a.c. dopo che il suo figlio più giovane Gaius Sempronius Gracchus si suicidò per non essere ucciso. Meglio conosciuta come Cornelia, madre dei Gracchi, era la moglie giovane del distinto console Tiberio Sempronio Gracco, due volte console e censore (morto nel 154 a.c), dal quale ebbe 12 figli, la maggior parte dei quali morti molto giovani, nonostante la cura assidua dei genitori.
Tre bambini sopravvissero fino all'età adulta, due dei quali sono fratelli Gracchi - Tiberio Sempronio Gracco e Caio Sempronio Gracco, il secondo nato nell'anno in cui suo padre è morto improvvisamente, e il più anziano, una figlia Sempronia. 
Tiberio Gracco morì molto giovane, e suo figlio Gaio lasciò solo una figlia Sempronia. Sempronia e Scipione Emiliano non avevano figli, il che contribuì all'amarezza del loro matrimonio.Così c. nel 45 a.c, unico discendente superstite di Cornelia Africana Minor era Fulvia Flacca Bambula.
Fulvia è stata la prima donna non-mitologico romana a comparire sulle monete, e attraverso i suoi tre matrimoni ottenuto l'accesso al potere. Il suo primo matrimonio con Publius Clodio Pulcher produsse due figli: un maschio, anche chiamato Publio Clodio Pulcher, e una figlia, Clodia Pulchra, che in seguito sposò Ottaviano.
Il suo secondo matrimonio con Gaio Scribonio Curione produsse un altro figlio. Terzo e ultimo matrimonio di Fulvia a Marco Antonio produsse due figli: Marco Antonio Antillo e Iullus Antonius. Ulteriori discendenti, derivanti da Iullus Antonius, erano vivi nel regno successivo di Cesare Augusto.


BIBLIO

- Furio Sampoli - Le Grandi Donne di Roma Antica - Roma - Newton & Compton - 2003 -
- Suzanne Dixon - Polybius on Roman Women and Property - The American Journal of Philology -vol. 106 - n. 2 - 1985 -- Polibio - Storie - a cura di Domenico Musti - Milano - BUR - 1993 -
- Santo Mazzarino - Scipio Africanus: soldier and politician - Londra - Thames and Hudson - 1970 -
- Howard Hayes Scullard - Scipio and the second Punic war - 1930 -


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