TERME DI TITO



VASCA E ALCUNE STATUE PRELEVATE DALLE TERME DI TITO ORA IN VATICANO.

Le Terme di Tito sono un sito archeologico di Roma, situato sulle pendici dell'Esquilino, e precisamente sul colle Oppio, in un'area compresa tra le attuali via Nicola Salvi, via delle Terme di Tito e viale del Monte Oppio. Si tratta di uno dei più antichi esempi di terme romane di tipologia "imperiale".

Si ritiene che furono i geniali architetti di Nerone a inventare il cosiddetto tipo di terme "imperiale", ma delle terme di Nerone nel Campo Marzio restano troppo pochi elementi per esserne certissimi.

ECCO COME DOVEVANO APPARIRE

R. LANCIANI

"Dai resti di queste Terme vedesi chiaramente essersi Tito servito di una fabbrica anteriore per sostenere una parte del suo edifizio, si viene a confermare il detto di Svetonio, cioè che furono tali Terme edificate con sollecitudine. 

Le camere denominate comunemente Esquiline, che si trovano esistere sotto il piano delle Terme di Tito, a me sembra che si debbano attribuire aver appartenuto alla immensa fabbrica che Nerone fece edificare sull'Esquilino, e che per la sua grandezza e magnificenza fu denominata la Casa Aurea; imperocchè dai ben cogniti versi di Marziale del secondo Epigramma ricavasi avere queste Terme occupato il superbo campo che faceva parte della casa Neroniana.

È da osservarsi nella disposizione di questi due fabbricati, che l'anteriore, ossia il Neroniano, era situato perpendicolarmente alla linea Meridionale, e che il posteriore, appartenente alle Terme di Tito, aveva una direzione alquanto inclinata verso Occidente.

Intorno alla combinazione ed all'architettura di tali fabbricati molte cose si osservano nel parlare delle terme in particolare nella seconda Parte dell'architettura Romana da me pubblicata; e quì avvertirò solo che da un frammento della più volte nominata Pianta Capitolina, nel quale conobbi esservi stata scolpita una parte delle terme di Tito, 58 distinto quivi col N. XXV si viene a riconoscere con più sicurezza la intiera disposizione di questo edifizio."


M. POGGIO

THERMAE TITI (?) AD VINCVLA. « San Pietro ad vincula: vi sta un grandissimo labbro fuso di pietra, ed accanto un simulacro » p. 260.


PLANIMETRIA DELLE TERME DI TITO

I RESTI

Dal Colosseo per mezzo di un portico, come se ne vede traccia al centro del suo lato nord, e come si trova disegnato nelle medaglie che lo riportano, si comunicava colle Terme di Tito. Come narra Svetonio, dopo la dedicazione dell'Anfiteatro da lui terminato, fece edificare accanto e molto velocemente le grandiose Terme.

Sull'Esquilino, accanto al Colosseo, rimangono diversi resti di queste Terme, un fronte a semicolonne in laterizio e vari tratti di murature. Una vasca di granito orientale riutilizzata a fontana e proveniente da queste terme, giace nei giardini vaticani, nel cortile del Belvedere.

Ma la maggior parte dei resti delle Terme di Tito si trovano all'interno del Parco del Colle Oppio, purtroppo ancora perloppiù interrati. Si sa che accoglieva statue, alcune delle quali, come la vasca in porfido rosso, già provenienti dalla Domus Aurea.
Roma antica è più interrata che in luce, perchè se ci vuole tempo e soldi per scavare, ce ne vogliono molti di più per restaurare e mantenere.

Si può osservare che Tito si servì di un edificio anteriore per sostenere una parte della costruzione, forse perchè, come disse Svetonio, l'imperatore aveva molta fretta. Comunque le terme furono ultimate sotto Domiziano.

Le camere denominate Esquiline, che si trovano sotto il piano delle Terme di Tito, sono attribuite alla Domus Aurea neroniana, come confermano i versi di Marziale, per cui le Terme avrebbero occupato parte della casa Neroniana.

Si tratta di un edificio non molto grande, preceduto sul lato dell'anfiteatro da una grande scalea.

Le Terme di Tito, costruite da Tito Vespasiano nell'80, "dopo la dedicazione dell'Anfiteatro Flavio da lui portato a compimento, fece edificare con celerità ivi vicino, come narra Svetonio nella di lui vita, le suddette terme" poi terminate sotto Domiziano, causa la morte dell'imperatore.

Probabilmente furono progettate come riadattamento ad uso pubblico dei grandiosi bagni privati della Domus Aurea neroniana, secondo i principi di Vespasiano e Tito di restituire al popolo romano gli spazi pubblici di cui Nerone si era indebitamente appropriato. Sicuramente molti marmi, labrum e statue furono recuparate dalla Domus Aurea, un recupero attento come attenti furono sempre Vespasiano e Tito, alle spese a all'arte.

Le Terme erano orientate esattamente come i resti della Domus Aurea, con la quale confinava a est. Ciò, unito alla rapidità con cui vennero conclusi i lavori, può far supporre che si trattasse degli stessi bagni della Domus Aurea, rifatti o riadattati, in perfetta linea con la Damnatio Memoriae degli edifici neroniani, e con la loro restituzione al pubblico.

Nella Pianta Capitolina, Forma Urbis, fu scolpita una parte delle terme di Tito, distinte col n° XXV. Le rovine delle terme erano ancora visibili nel Cinquecento, ma negli anni Trenta sparirono completamente quando venne sistemato il Parco del Colle Oppio.

Grazie agli scavi, iniziati nel 1986 dal Comune di Roma e basandosi sulla pianta realizzata un paio di secoli prima dal celebre architetto Palladio, sono stati acquisiti nuovi dati: si è ipotizzato che le terme sfruttassero il declivio della collina articolandosi su vari livelli.

PROSPETTO DELLE TERME


DESCRIZIONE

Inaugurate nell' 80 d.c. occupavano parte delle pendici del colle Oppio tra il Colosseo e San Pietro in Vincoli. Conosciamo la pianta, simmetrica come le terme Neroniane, dal disegno del Palladio, come dal disegno in alto, e probabilmente furono costruite dagli stessi architetti inventori della tipologia che si ripeterà ingigantita negli anni seguenti nelle successive terme di Traiano e di Antonino.

Situato in via delle Terme di Tito, è uno dei più antichi esempi di terme romane di tipologia "imperiale". Rispetto alle terme di tipo "repubblicano" presentavano una fusione del ginnasio con le terme vere e proprie e nella sistemazione degli ambienti lungo un unico asse, piuttosto che con ordine casuale. Inoltre divenne un'usanza comune la presenza del frigidarium.

Le terme erano precedute da una grande terrazza-palestra sulla sommità dell'Oppio, accessibile da una scala a doppia rampa coperta da due prospetti, davanti e dietro, con piccole volte a crociera.

Secondo il Palladio, che ne disegnò una pianta, la struttura sarebbe stata realizzata da Vespasiano, con un dislivello di 17,5 m. rispetto al Colosseo che fu colmato da una grande scalea.

Sappiamo così che l'edificio termale, a pianta quadrangolare simile a quella delle terme di Nerone, era scenograficamente preceduto da una grande terrazza-palestra, elemento scenografico che in epoca più antica aveva abbellito gli Horti di Cesare sul Tevere, poi seguito nuovamente dalle  architetture dell'epoca flavia, vedi il foro della Pace, la Domus Augustana e il Foro Transitorio.

Il terrazzamento, con pergolati, tende, tettoie, sedili, tavolini, siepi e fontane, si estendeva sulla sommità dell'Oppio occupando oltre la metà delle terme, delimitata da un alto muro perimetrale, accessibile da una scala a doppia rampa, frontale e tergale, con numerose e piccole volte a crociera, una innovazione architettonica dell'epoca.

Stando poi anche alle planimetrie cinquecentesche, le Terme si estendevano su un'area rettangolare di circa 125 x 120 m, con ambienti specularmente disposti ai lati di un asse centrale, di cui oltre la metà, sul versante meridionale, erano costituite da un grande terrazzamento.


Il versante settentrionale invece era occupato dal complesso balneare, con due calidarium come avancorpo, dotati di abside sul lato nord e di vasche sui lati. Da qui si accedeva, tramite un corridoio centrale che li separava, a un piccolo tepidarium rettangolare, oltre il quale si trovava il frigidarium, un grande salone con abside sul lato lungo e vasche laterali. Ai lati delle strutture termali si apriva una doppia serie di ambienti simmetrici: due cortili-palestre, due spogliatoi, due sale di lettura, recitazione, musica, ecc.

Simmetricamente disposti ai due lati di questi ambienti vi erano due grandi cortili porticati
seguiti da due serie di tre ambienti minori affiancati. L'ingresso principale doveva essere sul lato settentrionale ma una scalinata monumentale, come sopra menzionato, saliva dalla valle del Colosseo ed immetteva al centro dell'area aperta. Restauri si ebbero con Adriano (117-138) e nel 238, dopodichè l'abbandono.

ALCUNI ESEMPI DI DECORAZIONI E AFFRESCHI DELLE TERME

IL SEGUITO

"Si vuole che Agrippa sia stato il primo ad innalzare siffatte fabbriche al pubblico; il suo esempio venne seguito da Nerone; e finalmente Tito eresse in breve tempo le terme di cui parliamo. Il luogo scelto da lui, era comodissimo per la sua centralità, mentre quelle di Nerone e di Agrippa si trovavano nel campo di Marte.

Egli si valse all'uopo della casa e degli orti di Nerone; in seguito Domiziano vi fece delle aggiunte, e così pure Traiano ed Adriano, dimodoché ogni singola parte di esse prese il nome dell'imperatore da cui venne costruita; perciò tanto le terme di Tito, che di Domiziano, di Traiano ed Adriano non sono che altrettante parti divise di uno stesso edifizio.

Per cagione di simili aggiunte, le terme si allargarono dal Colosseo fino alla descritta chiesa di s. Martino; e ad onta di così vasta estensione, esse erano più piccole di quelle di Caracalla e di Diocleziano, ma che le superarono però in eleganza e buon gusto.

Vicino alle dette terme trovavasi il palazzo di Tito, in cui ammiravasi il celebre gruppo di Laocoonte, ritrovato nella vigna de Fredis, fra le Sette Sale e s. Maria Maggiore, al tempo di Giulio II; gruppo che in oggi esiste nel museo Vaticano, e che forma l'ammirazione di ognuno.

Le terme di cui si ragiona sono quasi interamente distrutte, e pochi avanzi ne danno a conoscere la magnificenza trascorsa.

Pur tuttavia i sotterranei sono ben conservati, ed appartengono la maggior parte agli appartamenti di Nerone, che Tito fece servir di sostegno alle sue terme, coll'aggiungervi altri muri, cosicché restarono privi di aria e di luce.

Circa trenta camere e diversi corridoi porgono anche al presente pitture ad arabeschi, che per la loro varietà, per la purgatezza del disegno, per la vivezza del colorito formano l'ammirazione degli artisti.

Vuolsi perfino che Raffaello, avendo avuta conoscenza di tali affreschi, ne prendesse l'idea per gli ornati delle logge del Vaticano, e che di poi facesse interrar nuovamente le camere; ma quantunque la prima supposizione possa esser vera, la seconda certamente non è che una calunnia, giacché l'amore di quel sommo per le cose antiche, lo spinse ad offerire a Leone X un progetto pel disotterramento dell'antica Roma.

Che più si hanno prove sicure, che i suddetti sotterranei furono quasi sempre accessibili, e che soltanto nel principio dello scorso secolo furono scordati, perché resi impraticabili, venendo nuovamente aperti nel 1776, ed esaminati dal Mirri che ne pubblicò le pitture.

Fino dall'anno 1812, essendo quasi affatto ingombri, non vi si poteva entrare che con fatica; ma dopo una tale epoca furono sgombrati di guisa che gli amatori delle arti belle possono ora percorrerli liberamente, e prendere così una idea della disposizione e degli ornati de' sontuosi appartamenti degli antichi.

Fra gli scavi praticati vi si rinvenne una cappella dedicata a s. Felicita, costrutta in una delle camere di questi sotterranei verso il secolo XVI, come pure si scoperse una curiosa iscrizione dipinta nella parete".

Anche a noi l'interramento delle terme ad opera di Raffaello sembra una calunnia, tenendo conto di varie cose e cioè: l'amore fortissimo che Raffaello aveva per le opere romane, la totale assenza di invidia per le opere altrui che sovente ammirava e copiava per apprendere sempre di più, e la totale assenza di timore sull'opera sua, tanto era ammirata e pagata che dovette istituire una nutrita schiera di artisti che dipingevano ciò che a volte egli semplicemente disegnava.

Del complesso restano una fronte a semicolonne in laterizio e vari tratti di murature, ma è possibile farsene un'idea precisa anche grazie alla pianta disegnata da Andrea Palladio nel XVI secolo, quando i resti erano ancora notevoli.

Si sa che queste subirono un restauro nel 238, e i resti murari testimoniano anche di un rifacimento di epoca adrianea.

Con l'avvento del cristianesimo tutte le terme subirono un certo abbandono perchè spogliarsi e lavarsi era alquanto scandaloso, anche se le terme separavano ormai i maschi dalle femmine.

In compenso vi fu un ampio riutilizzo riutilizzo dei marmi e dei materiali edilizi per l'edificazione di palazzi e chiese, come le cappelle laterali della chiesa del Gesù edificate con parti delle terme nel 1590, la vasca riutilizzata per la fontana del Cortile del Belvedere, in Vaticano, e la vasca di porfido rosso riutilizzata nel museo Clementino sempre in Vaticano.

Disponeva inoltre di splendidi pavimenti musivi policromi, anche se purtroppo la maggior parte di questi capolavori di pavimentazione, che erano diffusi ovunque, nelle basiliche, nei templi, nei palazzi imperiali, nelle terme, nelle curie, nei portici, nei giardini, nei fori, nelle domus, fu demolita barbaramente.

Basta osservare qualsiasi piccolo lavoro di scavo a Roma, anche un semplice albero piantato a nuovo su una strada, immediatamente vi si individuano pezzi di coccio romano e tessere musive, in genere bianche, talvolta nere e perfino in pasta vitrea.

Oggi la maggior parte dei reperti si trovano sul Colle Oppio, che copre, oltre a parte della Domus Aurea, parte di queste terme. Il Colle oppio ha molti segreti ancora da svelare.


BIBLIO

- A. Staccioli -  Le terme romane - (Descrizione degli impianti termali di Roma) - Tascabili Newton Compton - Roma - 1995 -
- I. Nielsen - Considerazione sulle prime fasi dell’evoluzione dell’edificio termale romano - Analecta Romana Instituti Danici - XIV - 1985 -
- I. Nielsen - Thermae et balnea. The architecture and Cultural History of Roman Public Baths - Aarrhus - 1991 -
- M. Pasquinucci (a cura di) - Terme romane e vita quotidiana - Catalogo della Mostra (Rosignano Marittimo 1987 – Roma 1989) - Modena - 1987 -




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